ENNESIMO SCIPPO AI DANNI DELLE REGIONI MERIDIONALI VOLUTO E VOTATO DA LEGA-5S.

DOVE SONO I PARLAMENTARI DELLA LEGA E DEI 5S ELETTI NEL SUD, NEI NOSTRI TERRITORI? NON HANNO NULLA DA DIRE? NON AVVERTONO LA RESPONSABILITÀ DI DIFENDERE IL SUD?

Ha ragione Fabiano Amati, mio collega in consiglio regionale: prosegue la serie “scippi e rapine” ai danni del Sud. Nella nota disponibile da qui, Fabiano denuncia quanto si è consumato negli ultimi giorni con la conversione in legge del cosiddetto Decreto Semplificazioni.

Il governo e la maggioranza parlamentare Lega-M5S hanno ceduto alle regioni del nord la proprietà delle centrali idroelettriche e la possibilità di fissare, con leggi regionali canoni aggiuntivi, ristori e compensazioni per i territori di tali regioni, quote di energia elettrica prodotta da cedere gratuitamente alle medesime regioni.

Il tutto, logicamente, si tradurrà in minori introiti per lo Stato, quindi per tutte le regioni italiane, e maggiori oneri a carico dei cittadini di tutte le altre regioni.

Prosegue, dunque, la sistematica e scientifica azione di arricchimento delle regioni (già storicamente ricche) del Nord e di impoverimento delle regioni del Sud. Nel totale silenzio, nell’inquietante passività dei parlamentari del Sud, delle forze politiche che sembrano conquistare nuovi consensi al Sud (Lega) e di quelle (M5S) che hanno conquistato nelle regioni meridionali un enorme consenso nelle elezioni politiche dell’anno scorso, un consenso senza precedenti (nell’immagine in alto, l’attribuzione dei collegi parlamentari con le elezioni 2018, in giallo quelli conquistati dai 5S), che dovrebbe impegnare e far sentire la responsabilità della difesa del Mezzogiorno, magari delle stesse forze politiche che ci vengono a raccontare favole, delle briciole concesse ai nostri territori o che vengono ad aizzare contro le regioni del Sud che con grande fatica e con una grave scarsità di risorse devono gestire difficoltà di ogni genere, dal deficit infrastrutturale ai servizi sanitari, dal welfare ai problemi occupazionali.

Tutto questo, poi, a pochi giorni, sempre nel silenzio e nella inquietante passività degli stessi parlamentari del Sud, della prevista firma dell’intesa tra Stato e Regione Veneto sull’autonomia differenziata che andrà ad aggravare e costituzionalizzare il divario tra Nord e Sud, a rendere irreversibile la sperequazione, a dissolvere unità e solidarietà della Nazione, nella Nazione [avevo scritto qui]

ENZO COLONNA

____

Di seguito alcuni stralci dell’Art. 11-quater della legge di conversione del Decreto Semplificazioni:

«Alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza o rinuncia, le opere … passano, senza compenso, in proprietà delle regioni, in stato di regolare funzionamento.»

«I concessionari di grandi derivazioni idroelettriche corrispondono semestralmente alle regioni un canone, determinato con legge regionale …»

«Il canone così determinato è destinato per almeno il 60 per cento alle province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalle derivazioni. »

«Le regioni possono disporre con legge l’obbligo per i concessionari di fornire annualmente e gratuitamente alle stesse regioni 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione, per almeno il 50 per cento destinata a servizi pubblici e categorie di utenti dei territori provinciali interessati dalle derivazioni. »

«Fino all’assegnazione della concessione, il concessionario scaduto è tenuto a fornire, su richiesta della regione, energia nella misura e con le modalità previste dal comma 1-quinquies e a riversare alla regione un canone aggiuntivo, rispetto al canone demaniale, da corrispondere per l’esercizio degli impianti nelle more dell’assegnazione; tale canone aggiuntivo è destinato per un importo non inferiore al 60 per cento alle province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalle derivazioni. »

 

POLI INNOVATIVI PER L’INFANZIA DI ALTAMURA, BARI E CAPURSO: LUNEDÌ 11 FEBBRAIO, A BARI, PRESENTAZIONE DEI CONCORSI DI PROGETTAZIONE.

Lunedì 11 febbraio, presso il Palazzo della Provincia di Bari, a partire dalle 15.30, si terrà la prima delle tre iniziative legate alla progettazione dei nuovi Poli Innovativi per l’Infanzia di Bari, Altamura e Capurso, in attuazione del protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 10 dicembre tra Regione e i Sindaci dei tre comuni, selezionati con un avviso regionale all’inizio del 2018 in attuazione di una iniziativa del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca su scala nazionale, che assegnava alla nostra regione risorse complessive per 9.687.832,54 euro per la realizzazione di innovative strutture dedicate ai bambini fino a 6 anni.

Il protocollo d’intesa, ricordo, è finalizzato, per un verso, ad assicurare un’elevata qualità progettuale dei nuovi Poli, e, per l’altro, a favorire la più ampia partecipazione nella fase di ideazione degli interventi, mediante il ricorso allo strumento del concorso di progettazione, che ciascuno dei tre comuni dovrà bandire e svolgere seguendo specifiche linee guida comuni.

Si tratta di una ulteriore fase (inizialmente non prevista) della procedura che porterà alla costruzione dei Poli, una idea elaborata assieme all’Assessorato all’Istruzione, guidato da Sebastiano Leo, e in particolare alla Dirigente della Sezione “Istruzione e Università”, Maria Raffaella Lamacchia. Un’iniziativa che vedrà la Regione Puglia impegnata nell’attività di supporto ai comuni nello svolgimento dei concorsi di progettazione, attraverso la predisposizione di un bando-tipo e la concessione di un contributo di 70 mila euro ciascuno, dunque con uno stanziamento complessivo di risorse del bilancio autonomo regionale pari a complessivi 210 mila euro.

L’incontro di lunedì, organizzato dal Comune di Bari, sarà incentrato proprio sulla presentazione dei bandi di concorso e prevede, dopo i saluti istituzionali di Simona Montesarchio del MIUR, Sebastiano Leo (Assessore all’Istruzione) e Antonio Decaro (Sindaco di Bari e Presidente Anci), una tavola rotonda, di cui sarò moderatore, dal titolo “Lo spazio che educa”, una riflessione sul tema della progettazione di strutture educative e di istruzione per i bambini della fascia di età da zero a sei anni.

Vi prenderanno parte l’Ing. Samuele Borri dell’Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa (INDIRE), la prof.ssa Silvana Calaprice dell’Università di Bari e l’Arch. Marella Annese della task force dell’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione (ARTI).

A presentare i concorsi di progettazione per i poli dell’infanzia innovativi della Puglia interverranno i rappresentanti delle amministrazioni comunali interessate dai progetti, affiancati dai rispettivi tecnici comunali responsabili dei relativi procedimenti e in particolare: Rosa Melodia (Sindaco Di Altamura) con l’Arch. Anna Giordano, Paola Romano (Assessore politiche educative del comune di Bari) con l’Arch. Gaetano Murgolo e Francesco Crudele (Sindaco di Capurso) con l’Ing. Roberto Rotondo.

Modererà questa sezione dell’iniziativa l’Arch. Maria Raffaella Lamacchia, che ringrazio per il tanto e proficuo lavoro svolto.

Le conclusioni saranno affidate alla Dott.ssa Anna Cammalleri (Direttore Generale dell’ufficio scolastico regionale Puglia) e ai presidenti degli ordini professionali delle professioni tecniche, in particolare l’Arch. Paolo Maffiola (Ordine degli Architetti PPC di Bari) e l’Ing. Roberto Masciopinto (Ordine degli Ingegneri di Bari).

A questo primo appuntamento, ricordo, seguiranno gli eventi a cura dagli altri due comuni selezionati. Nello specifico il Comune di Capurso, entro 15 giorni dalla proclamazione dei progetti vincitori del concorso, dovrà organizzare una mostra degli elaborati; il Comune di Altamura, entro 4 mesi dal termine della fase concorsuale e in collaborazione con la Regione, curerà la pubblicazione di un volume contenente il racconto delle esperienze e i risultati dei tre concorsi.

P.S.: Per quanto riguarda Altamura ricordo che il progetto prevede la realizzazione del Polo per l’infanzia in un’area comunale di circa 5 mila metri quadrati nel quartiere Trentacapilli, per un importo stimato in 4 milioni e 150 mila euro.
Un grande obiettivo raggiunto dopo un grande lavoro svolto assieme ai residenti del quartiere (più volte riuniti presso la Parrocchia Redentore, con don Nunzio Falcicchio), agli uffici comunali. Per saperne di più rinvio ad una delle mie precedenti note, da qui.

ENZO COLONNA

IL LAVORO QUOTIDIANO. UN PASSO ALLA VOLTA, OGNI GIORNO.

Era un garage malmesso. È ora, dopo il trasferimento nella nuova sede del consiglio regionale, un parcheggio esterno. Il colore dell’auto è rimasto lo stesso.

Al termine di una giornata intensa, di quelle, come tante, fatte di un lavoro anonimo, di quelle in cui si lavora il campo, lo si prepara, sperando che doni i suoi frutti, che la sorte non si metta di traverso. Un passo alla volta, ogni giorno.

LOTTA ALLO SPRECO ALIMENTARE, LUNEDÌ 11 FEBBRAIO UN INCONTRO DI APPROFONDIMENTO AD ALTAMURA.

Si svolgerà lunedì prossimo 11 febbraio, alle ore 18.30, ad Altamura, presso la sede dell’Istituto di Ricerca Item Oxygen (Piazza Stazione) l’incontro sul tema “Gestione e riutilizzo delle eccedenze alimentari: modelli innovativi a supporto della legge 166/2016”.

All’incontro di lunedì prossimo, moderato dalla dott.ssa Laura Mongiello, prenderò parte e interverranno l’On. Maria Chiara Gadda (proponente e relatrice della innovativa legge statale 19 agosto 2016, n. 166 recante “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”), la dott.ssa Anna Maria Candela (Dirigente della Sezione Inclusione Sociale Attiva e Innovazione delle Reti Sociali della Regione Puglia), l’avv. Gabriele Sepio (tecnico estensore dei decreti di riforma del Terzo Settore), la dott.ssa Monica Tota (Area Nazionale Caritas Italia), l’ing. Giovanni Piccininno (direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Item Oxygen).

Sarà l’occasione per fare il punto sullo stato di attuazione, in Puglia, delle attività finalizzate a contrastare lo spreco in ambito alimentare e farmaceutico, vera e propria piaga dei nostri tempi, su cui la Puglia si è dotata, sin dal maggio 2017, di una sua legge regionale (n. 13/2017), che sin dal primo momento ho convintamente sostenuto e ho sottoscritto (primo firmatario il collega Ruggiero Mennea). È in corso la sua progressiva attuazione, ad esempio, con il bando a sportello pubblicato nell’ottobre del 2018, a valle di un articolato percorso partecipativo che ha coinvolto gli enti locali e tutto il mondo del terzo settore, e finalizzato a finanziare, fino a un massimo di 50.000 mila euro, progetti presentati da comuni pugliesi (uno per ciascun Ambito territoriale) per realizzare, in collaborazione con soggetti del mondo no-profit operanti sul territorio, interventi di recupero e riutilizzo delle eccedenze alimentari e farmaceutiche, con conseguente riduzione degli sprechi.

Per questa misura, per cui è ancora possibile candidare progetti fino a esaurimento dei fondi disponibili, sono stati stanziati dalla Regione complessivamente 1 milione e 150 mila euro, cui andranno a sommarsi ulteriori risorse provenienti da finanziamenti europei.

#PUGLIAPARTECIPA, 124 PROGETTI CANDIDATI ALL’AVVISO REGIONALE SULLA PARTECIPAZIONE, TRA CUI QUELLO DEL COMUNE DI ALTAMURA.

Ottimo riscontro per #Pugliapartecipa, l’avviso pubblico promosso dalla Regione Puglia per cofinanziare processi partecipativi promossi da soggetti pubblici e privati.

Si tratta di una iniziativa fortemente voluta dal Presidente Michele Emiliano, cui ha lavorato in particolare la sua consigliera per l’attuazione del programma Titti De Simone, con cui si è dato seguito a una delle misure previste dalla legge regionale n. 28/2017 in materia di partecipazione dei cittadini, in forma singola o associata, ai processi decisionali pubblici e alle scelte amministrative.

Sin dalla pubblicazione, nel novembre scorso, dell’avviso regionale avevo segnalato questa opportunità [da qui], sollecitando enti, istituzioni e organizzazioni del territorio a presentare candidature.

Come ha riferito il Presidente Emiliano durante una conferenza stampa tenuta sabato scorso, 2 febbraio, sono state 124 le candidature pervenute, entro il termine previsto del 31 gennaio, da parte di università, associazioni e comitati di cittadini, movimenti politici ed enti locali. La maggior parte delle proposte è arrivata dalle associazioni (71) e dai Comuni (40), principalmente dalle province di Lecce (37%) e Bari (30%).

Sono felice che tra i progetti presentati ci sia anche quello candidato dall’Amministrazione comunale di Altamura; un lavoro seguito in particolare dall’Assessore con delega alla partecipazione Michele Cornacchia, che spero possa essere positivamente valutato e finanziato.

A tale proposito, ricordo che le risorse disponibili per questa misura ammontano a 350 mila euro (max 20 mila euro per progetto). Il contributo regionale non può superare l’80% del costo complessivo della proposta che, quindi, dovrà essere cofinanziata dal soggetto proponente o da eventuali partner per almeno il 20%.

Ricordo anche che dal 1° al 31 maggio 2019 potranno essere candidati nuovi progetti.

Si tratta di una iniziativa significativa e certamente innovativa, che potrà consentire una condivisione reale dei processi decisionali da parte dei cittadini che, in questo modo, avranno la possibilità di cimentarsi concretamente con la difficoltà e la fatica del governo nell’assumere scelte delicate e impegnative, contemperando e confrontando i diversi interessi legittimi e le diverse esigenze.

 

SUPERARE IL PIANO CASA CON REGOLE CHIARE E MODERNE PER UNA BUONA URBANISTICA.

Nell’immagine un intervento pubblicato in Repubblica Bari di domenica 3 febbraio. Di seguito riporto comunque il testo, pubblicato dal quotidiano con qualche piccolo taglio per esigenze di spazio. Per saperne di più sulla Proposta di Legge a cui faccio riferimento rinvio a un mio precedente intervento, da qui.

___

L’interessante dibattito avviato nelle settimane scorse sulle pagine di Repubblica in ordine agli effetti, nel territorio pugliese, delle misure previste dalla legge regionale sul cosiddetto Piano Casa, prorogate alcune settimane fa dal Consiglio regionale a tutto il 2019, merita certamente qualche riflessione.

Sono convinto che i vantaggi e le utilità generate da questa legge siano ben maggiori rispetto ai riflessi negativi che pure comporta. Sono altresì convinto, da tempo, che non sia possibile continuare a prorogare queste disposizioni, nate ormai dieci anni fa come norme “eccezionali e urgenti”.

Il superamento di una norma eccezionale, tuttavia, può avvenire solo attraverso un quadro di regole ordinarie, di base, quanto più chiaro possibile, anche valorizzando e mettendo a sistema riferimenti, istituti e discipline che il quadro normativo statale e regionale già offre.

Sarebbe utile, a mio parere, emancipare le misure attualmente incentivanti la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente (le premialità volumetriche del “piano casa”) da un ambito puntuale, il singolo edificio, direzionandole verso interventi di riqualificazione su scala urbana, in ambiti definiti, a fronte dei quali riconoscere premialità volumetriche, con una densificazione della capacità insediativa dei territori già costruiti o da rigenerare.

Solo in questo modo credo sia possibile coniugare gli obiettivi legati al contenimento del consumo di suolo (e, più in generale, a una pianificazione urbanistica più razionale e maggiormente rispettosa del territorio e delle vocazioni che questo esprime) con azioni di sostegno e rilancio del settore dell’edilizia, che vede moltissime imprese, anche di grande valore, operare nel nostro territorio.

Sono proprio questi, ad esempio, il senso e l’obiettivo della proposta di legge a mia firma, depositata nel dicembre 2017, ora all’esame del Consiglio regionale. Si tratta di una iniziativa che punta ad introdurre, anche nel nostro ordinamento regionale, strumenti e metodologie innovative già in uso in altri contesti e finalizzate a coniugare, sempre più efficacemente, la tutela del territorio, la valorizzazione della bellezza dei luoghi quale principale risorsa di sviluppo della nostra regione e interventi antropici di riqualificazione e rigenerazione urbana, nella consapevolezza che solo un approccio integrato di tutti questi elementi può consentire di rendere effettivo l’obiettivo di una buona urbanistica per la Puglia.

A tale scopo sono indirizzati principalmente gli istituti della perequazione, della compensazione urbanistica e delle premialità volumetriche.

In particolare, con questi ultimi due la proposta di legge intende offrire ai comuni, considerata anche le difficoltà dei bilanci locali, la possibilità di utilizzare meccanismi alternativi alle indennità di esproprio per l’acquisizione di aree destinate alle opere pubbliche o ai corrispettivi in denaro per la realizzazione delle stesse, nonché di incentivare interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana o finalizzati a migliorare la qualità architettonica degli interventi edilizi e delle trasformazioni del territorio, a preservare situazioni dal particolare valore storico, architettonico, identitario e culturale, attraverso l’attribuzione di quantità edificatorie o il riconoscimento di modifiche di destinazione d’uso di aree o immobili esistenti, nonché attraverso il trasferimento o la permuta di aree.

Inoltre, al fine di disincentivare il consumo di territorio, la proposta di legge disciplina le modalità di determinazione del contributo straordinario di urbanizzazione (introdotto dal 2014 nel testo unico dell’edilizia per gli interventi realizzati in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso), modulandolo diversamente a seconda della tipologia di intervento che si intende realizzare, della sua localizzazione (se in territori costruiti e urbanizzati oppure no), nonché della incidenza complessiva sul carico urbanistico, prevedendo riduzioni in caso di iniziative realizzate nell’ambito di programmi di rigenerazione o ad esito di concorsi di progettazione oppure esenzioni per ipotesi (tra le altre) di interventi di valorizzazione del patrimonio pubblico immobiliare o di abbattimento delle barriere architettoniche.

La proposta di legge contempla la possibilità che tali strumenti di pianificazione possano essere attivati non solo in sede di definizione dei nuovi piani urbanistici generali (i PUG di cui alla legge regionale n. 20/2001, sinora adottati, a dire il vero, da un esiguo numero di comuni pugliesi, meno del 15%), ma, con riferimento ai meccanismi compensativi e premiali, anche dai comuni che, sebbene non abbiano aggiornato i propri strumenti urbanistici generali alla legge 20, abbiano adottato il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) previsto dalla legge regionale n. 21/2008 (Norme per la rigenerazione urbana).

Qualcosa in questa direzione si è già mossa, a livello locale, su iniziativa di singoli comuni. Ne è un esempio, il più recente, l’apprezzabile iniziativa assunta dal Comune di Fasano che, partendo dal quadro conoscitivo e di obiettivi di rigenerazione offerto dal DPRU e dalla individuazione nel territorio comunale in 20 ambiti, punta a realizzare interventi di riqualificazione di spazi pubblici e di uso collettivo della città sia attraverso il coinvolgimento dei privati (con la previsione di premialità volumetriche a compensazione degli interventi), sia promuovendo procedure competitive e comparative (pure un concorso di idee) per la selezione degli interventi.

È questa, credo, la direzione giusta per conseguire, realisticamente e fattivamente, obiettivi di sostenibilità ambientale, urbana e sociale e, al contempo, assicurare un futuro più stabile al settore dell’edilizia.

ENZO COLONNA

DIFENDIAMO IL SUD CONTRO LA SECESSIONE DEI RICCHI.

Di seguito, il documento che ho sottoscritto insieme ad altri otto colleghi consiglieri regionali.

Ho già scritto e detto di non essere contro l’autonomia differenziata, nella cornice definita dalla Costituzione, in particolare dall’art. 116. Ove una regione, ho ripetuto, dimostri concretamente la sua capacità di governo dei processi, ha non solo l’opportunità di rivendicare maggiori margini di autonomia su specifiche materie, ma ha il dovere di offrire la sua specificità e la sua ricchezza di esperienza e di buona politica come modello sul piano nazionale ed europeo [rinvio, da qui, ad un mio intervento di qualche tempo fa].

Sono contro, però, e dal Sud non possiamo accettare la forma di autonomia proposta dal Veneto e dalle regioni del Nord.

Propone, infatti, una distribuzione e assegnazione delle risorse che fanno saltare l’unità e la solidarietà nazionali.

La proposta prevede che una parte delle tasse e imposte oggi dello Stato, come IVA e IRPEF non andrà allo Stato ma sarà trattenuta dalla regione stessa.

Ancora più gravi sono queste previsioni:

  • In via transitoria, in attesa della definizione dei nuovi parametri, alla Regione sarà riconosciuto un ammontare di risorse, calcolato in percentuale del Prodotto Interno Lordo regionale, uguale a quello determinato nell’ultimo anno precedente le suddette modifiche”;
  • La determinazione dei fabbisogni standard assume … come termine di riferimento la popolazione residente, le caratteristiche territoriali e il gettito dei tributi maturato nel territorio regionale in rapporto ai rispettivi valori nazionali“;
  • In ogni caso, le risorse assegnate alla Regione del Veneto, in relazione all’ampliamento dell’autonomia di cui alla presente legge, dovranno mantenere le stesse dinamiche positive del Prodotto Interno Lordo della Regione.”

In altri termini, l’autonomia differenziata richiesta dalle regioni del Nord si basa sulla assegnazione di risorse calcolate non sul fabbisogno standard o sui livelli essenziali delle prestazioni definiti su base nazionale e tenendo conto dei limiti “storici” delle regioni meridionali, ma sul PIL, il prodotto interno lordo della Regione, su quanto ha speso la Regione l’anno precedente e sul gettito dei tributi maturato nel territorio regionale.

Questo significa che le regioni più ricche avranno maggiori risorse, maggiore capacità di spesa, quindi maggiori servizi e prestazioni per i propri cittadini.

Esattamente il contrario per le regioni più povere, quelle che hanno avuto una minore capacità di spesa in questi anni (imposta dal principio di pareggio di bilancio, dai piani di rientro nella sanità, ecc.).

Significa aggravare e costituzionalizzare il divario tra Nord e Sud. Rendere irreversibile la sperequazione. Dissolvere unità e solidarietà della Nazione, nella Nazione.

Tutto questo, dal Sud, non possiamo accettarlo passivamente.

ENZO COLONNA

___________

Siamo contro la richiesta di autonomia di Salvini e delle regioni settentrionali, che a nostro danno – e forse pure con i nostri voti – pretendono maggiori competenze per assicurarsi maggiori risorse. E il tutto pure nella falsa illusione che la disgregazione del paese possa arricchire il nord, cioè la parte a cui tengono di più. 
Per questi motivi presenteremo al Consiglio regionale un documento, aperto a tutti i contributi, per manifestare con il voto il nostro dissenso.
In un paese come l’Italia in cui occorre ancora lavorare a lungo per raggiungere la parità economica e infrastrutturale tra le diverse regioni, ove al futuro si può guardare con fiducia solo confidando sull’Europa e le sue politiche di riduzione degli accentramenti nazionali e regionali, si è oggi esposti al rischio di subire un progetto di riforma innanzitutto contro il meridione e a lungo andare contro l’intero paese. 
A questo disegno anti-meridionale e anti-italiano dobbiamo opporci con forza e senza timori, perché si tratta di un’iniziativa che per beceri tornaconto elettorali non si occupa di riformulare competenze, magari per meglio proteggere cittadini e territorio, ma porta il sud nella maggiore povertà, l’Italia nel provincialismo sociale ed economico e i nostri giovani – educati alla globalità – trasferiti all’estero per mancanza di opportunità. 
Per questi motivi nei prossimi giorni presenteremo la bozza di un documento da sottoporre alla riflessione e al contributo di tutti, per poi depositarlo in Consiglio regionale per l’approvazione. Si spera all’unanimità, ovviamente, senza il peso di miopi calcoli politici e piccole convenienze partitiche.》

I Consiglieri regionali:
Fabiano Amati, Sergio Blasi, Napoleone Cera, Enzo Colonna, Peppino Longo, Michele Mazzarano, Ruggiero Mennea, Mario Pendinelli, Donato Pentassuglia

ESENZIONE FARMACI FASCIA C: BENE RETROMARCIA MINISTERO PER FIBROSI CISTICA. CONTINUARE IL LAVORO PER PRESTAZIONI GRATUITE AI MALATI AFFETTI DA PATOLOGIE RARE.

Prendo atto con grande sollievo della parziale retromarcia del Ministero della Salute sulla rimborsabilità, a carico del sistema sanitario pubblico, di taluni farmaci utilizzati nei piani terapeutici di pazienti affetti da malattie rare o fibrosi cistica.

Dopo l’iniziale chiusura, da parte del dicastero competente, a questa possibilità, in ragione del fatto che tali prestazioni erano da considerarsi al di fuori dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e, pertanto, doveva essere esclusa la loro rimborsabilità anche con il ricorso a risorse del bilancio regionale autonomo (visto che la sanità pugliese è ancora sottoposta alla disciplina del Piano di Rientro), hanno evidentemente sortito il loro effetto le proteste e le iniziative assunte a tutti i livelli dalle associazioni dei pazienti e le ferme prese di posizione della Regione e di diversi consiglieri regionali di diversa collocazione politica, tra cui il sottoscritto (da qui una nota diffusa una decina di giorni fa). Come si ricorderà, infatti, nei giorni scorsi avevo evidenziato come l’iniziale posizione estremamente rigida del Ministero non trovasse riscontro neanche nel quadro normativo vigente nelle cui pieghe, in realtà, già era prevista la possibilità (a determinate condizioni) di rendere gratuiti i farmaci per i soggetti affetti da patologie rare.

Ora, finalmente, anche il dicastero competente sembra rendersene conto.
Infatti, con una nota trasmessa ieri, venerdì 1° febbraio, al Direttore del Dipartimento Promozione della Salute della Regione Puglia, il Direttore Generale del Ministero ha innanzitutto chiarito che, con riferimento alla Fibrosi Cistica, l’erogazione a titolo gratuito delle prestazioni sanitarie (ivi compresa la fornitura di materiale medico, tecnico e farmaceutico necessario, secondo le indicazioni terapeutiche prescritte) è da considerarsi rientrante a pieno titolo nei Livelli Essenziali di Assistenza da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Pertanto – contrariamente a quanto inizialmente paventato – i farmaci e i presidi medici per la cura di questa patologia continueranno ad essere regolarmente rimborsati, come comunicato sempre ieri, dopo gli ultimi chiarimenti ministeriali, dalla Regione Puglia a tutte le farmacie territoriali.

Per quanto riguarda i malati affetti da malattie rare, invece, il Ministero conferma rigidamente che, in applicazione delle disposizioni nazionali vigenti, non possono essere erogati a carico del Sistema Sanitario Nazionale i farmaci classificati in classe C né quei prodotti che non sono classificati come farmaci (tipo integratori che, molto spesso, rappresentano l’unico modo per migliorare in maniera significativa la qualità della vita dei pazienti) e la loro eventuale erogazione gratuita rappresenta un Livello di Assistenza ulteriore che non può essere garantito dalle sette regioni (tutte del Sud) che, come la Puglia, si trovano ancora in piano di rientro.

Tuttavia, su questo specifico punto, il Ministero introduce una deroga, che va adeguatamente valorizzata e utilizzata, dal momento che precisa che anche per i pazienti affetti da malattie rare “resta ferma la possibilità che la famiglia presenti una specifica istanza alla ASL per l’emanazione di un provvedimento ad hoc che disponga l’erogazione dei prodotti in questione, a seguito di una valutazione clinica che ne attesti la indispensabilità e insostituibilità”.

Quindi, in tal modo, anche per i malati affetti da patologie rare si apre, per quanto con talune limitazioni, alla possibilità di ottenere la rimborsabilità di tutti i farmaci.

Si tratta di un risultato certamente importante e significativo, frutto della vasta mobilitazione istituzionale, politica e di base che si è sollevata su questa questione e della serrata interlocuzione che da settimane va avanti tra Regione Puglia e Ministero, ma ritengo che anche con riferimento alle malattie rare si debba e si possa fare un ulteriore sforzo, anche in sede normativa, per consentire in ogni caso la rimborsabilità dei farmaci per patologie particolarmente gravi e invalidanti.

Continuerò a seguire direttamente questa vicenda, come fatto in queste settimane, e ringrazio – per l’impegno profuso a tutela dell’effettività del diritto alla salute e a difesa dei soggetti più fragili e indifesi – il Presidente Michele Emiliano e il Direttore del Dipartimento Promozione della Salute, Giancarlo Ruscitti, nonché i dirigenti della struttura regionale Vito Bavaro e Paolo Stella, così da essere riusciti ad ottenere un risultato già importante e significativo.

Sono certo che continueremo – anche insieme ai colleghi che si sono attivati negli ultimi giorni e ai mezzi di informazione che hanno svolto su questa questione un ruolo importante (direi, determinante) – a lavorare per estendere a tutti i malati affetti da patologie rare la rimborsabilità dei farmaci, senza alcun tipo di limitazione.

Il tutto in attesa che già nelle prossime settimane il Ministero possa certificare la fuoriuscita della Regione Puglia, dopo anni di sacrifici, dai vincoli del piano di rientro perché questo consentirebbe di liberare risorse importanti per procedere con nuove assunzioni, per assicurare anche prestazioni extra-Lea e per offrire servizi sanitari migliori ai cittadini.

Ogni ulteriore indugio e ostacolo frapposto a questo esito, sarebbe inaccettabile, soprattutto alla luce del grande lavoro fatto in questi anni dalla Regione e dei sacrifici compiuti da tutti i pugliesi.

ENZO COLONNA

 

TORRENTE JESCE AD ALTAMURA, PRESTO AL VIA LA PROGETTAZIONE ESECUTIVA. ITER AMMINISTRATIVO COMPLESSO PER UN INTERVENTO ATTESO DALLA COMUNITÀ DELLA MURGIA.

Comprendo il disappunto (rilanciato, oggi, dalla stampa locale) di cittadini e proprietari residenti, ad Altamura, nelle campagne di Carpentino-Barone e Murgia Catena, per i recenti, nuovi, straripamenti del Torrente Jesce causati dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi, di cui ho avuto modo di accettarmi personalmente.

Comprendo i sentimenti di frustrazione di chi, ormai, dopo anni di discussioni solo apparentemente inutili e improduttive, vede la risoluzione di questo atavico problema come un obiettivo irraggiungibile, ma a costo di apparire inopportuno, attirandomi così addosso gli strali dell’immancabile stuolo di scettici, nichilisti e disfattisti, sento il dovere di rimarcare che l’iter per la realizzazione degli interventi indispensabili per risolvere la situazione sta procedendo e l’avvio dei lavori non è affatto lontano.

Stiamo parlando di procedure complesse e delicate che necessitano inevitabilmente dei loro tempi, nell’ambito di un quadro normativo particolarmente stringente sia sotto il profilo della valutazione di impatto ambientale di determinati interventi, sia sotto il profilo dell’affidamento di incarichi per la progettazione, da un lato, e per la realizzazione, dall’altro, delle opere.

A beneficio di tutti ritengo utile riepilogare brevemente e per sommi capi i molteplici passaggi amministrativi che si sono consumati in questi ultimi anni e che inducono a ritenere ormai vicino l’avvio dei lavori relativi al Torrente Jesce:

  • nell’agosto del 2013 è stato approvato dal Consorzio di Bonifica “Terre d’Apulia” il progetto relativo al risanamento del Torrente Jesce, per un importo complessivo di 8milioni e 800mila euro;
  • nel settembre 2014 il Consorzio di Bonifica presentava istanza di avvio della procedura per il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale e di incidenza;
  • a seguito di numerosi pareri espressi dalle amministrazioni interessate nell’ambito del procedimento per il rilascio della Valutazione d’Impatto Ambientale, nel luglio 2016 il Consorzio di Bonifica adeguava il progetto alle prescrizioni ricevute, chiedendo il prosieguo delle operazioni di valutazione, che nel frattempo erano state sospese visti i molteplici profili di criticità sollevati da più parti su talune, impattanti, scelte progettuali;
  • nel settembre 2016 l’intervento di sistemazione idraulica del Canale Jesce veniva completamente finanziato dalla Regione Puglia con un importo pari a 8milioni e 800mila euro a valere sul POR Puglia 2014-2020;
  • a seguito di numerosi incontri e riunioni (tra i quali un utilissimo sopralluogo da me promosso nel febbraio del 2017, di cui scrivevo qui) e ad una positiva interlocuzione tra tutte le amministrazioni coinvolte, comitati di titolari di aziende e terreni delle zone interessate, associazioni ambientaliste, che ha portato il Consorzio di Bonifica a ridimensionare significativamente il progetto originario, limitandone fortemente l’impatto ambientale anche al fine di non pregiudicare un’area di straordinaria bellezza e di grande interesse storico e naturalistico, si è giunti nel luglio 2018 al rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale [il provvedimento è disponibile da qui];
  • a seguito della rimodulazione del progetto, l’importo totale dei lavori è sceso a poco più di 5milioni di euro;
  • il Consorzio di Bonifica ha avviato nel novembre del 2018 la procedura negoziata per l’individuazione del tecnico cui affidare la progettazione esecutiva;
  • entro il termine assegnato (7 gennaio scorso) sono pervenute sei manifestazioni di interesse.
  • nei prossimi giorni i sei soggetti saranno invitati a presentare offerte che saranno valutate da un’apposita commissione giudicatrice;
  • il progettista che sarà individuato nelle prossime settimane avrà poi 60 giorni di tempo per la redazione del progetto esecutivo;
  • a quel punto potrà essere bandita la gara di appalto per l’affidamento dei lavori.

Mi rendo perfettamente conto che possano apparire insopportabili i tempi necessari per lo svolgimento di procedure amministrative complesse per la realizzazione di opere così importanti, nell’ambito di una normativa particolarmente gravosa e vincolante soprattutto per la tutela della trasparenza, della concorrenza, dei conti pubblici e del buon andamento amministrativo, ma si tratta di passaggi ineludibili che vanno consumati con fatica, giorno dopo giorno, grazie al lavoro di tanti.

Tra l’altro proprio nell’ambito di questo complicato iter è stato possibile individuare soluzioni progettuali certamente migliori e meno invasive rispetto a quelle inizialmente prospettate ed anche dai costi di gran lunga inferiori, a dimostrazione di quanto un procedimento approfondito, nel merito, non rappresenti affatto “una perdita di tempo”, ma l’unico modo per raggiungere risultati apprezzabili.

Per quanto mi riguarda – come fatto costantemente dal settembre 2016 (a partire dal riconoscimento del finanziamento regionale: all’epoca scrissi qui) continuerò a seguire passo dopo passo, giorno dopo giorno, sollecitando e motivando, tutta questa vicenda sino alla realizzazione di un intervento assolutamente necessario, non più rinviabile, per venire incontro alle giuste rivendicazioni di quanti operano nella località interessata e dei proprietari dei terreni.

ENZO COLONNA

 

 

CONTRIBUTI PER RIMOZIONE AMIANTO AD ALTAMURA: FINANZIATE 55 DOMANDE, RIMOSSE 48 TONNELLATE DI AMIANTO. OTTIMO RISCONTRO PER L’AVVISO DEL COMUNE.

Ottimo riscontro per l’avviso pubblico del Comune di Altamura, pubblicato lo scorso 9 agosto (con riapertura dei termini a novembre), per la concessione di un contributo economico a favore di privati sino a 3400 euro a copertura totale o parziale dei costi di rimozione e smaltimento di manufatti contenenti amianto presenti nel territorio comunale.

55 le istanze finanziate, esaurendo le risorse disponibili pari a 87.500 euro (di cui 70.000 concessi dalla Regione e 17.500 del Comune).

Grazie a questa iniziativa saranno rimosse e smaltite circa 48 tonnellate di amianto. Si tratta prevalentemente di piccoli manufatti (pluviali, cisterne, comignoli, coperture di contenute dimensioni, ecc.) realizzati con questo materiale di cui si è fatto largo uso nell’attività edilizia sino alla metà degli anni ’80.

Sono davvero soddisfatto per la partecipazione e per il suo buon esito di questo avviso che, ricordo, ha dato attuazione, a livello comunale, ad una misura che votammo in Consiglio regionale nel dicembre 2017 stanziando 3 milioni di euro in favore dei Comuni al fine di sostenerli finanziariamente nell’attività di decontaminazione, smaltimento e bonifica dell’amianto. Alla legge seguì un avviso approvato nel marzo 2018 dalla Giunta Emiliano e rivolto ai comuni. Si trattava di una opportunità importante che segnalai (leggi qui) e che il Comune di Altamura, grazie alla capacità di ascolto e di impulso del Commissario prefettizio dott. Vittorio Lapolla, ha saputo cogliere (v. qui).

Rinnovo perciò, ancora una volta, la mia gratitudine al dott. Lapolla, nonché all’Amministrazione guidata da Rosa Melodia, in particolare all’Assessore Michele Cornacchia che ha seguito costantemente e con puntualità l’iniziativa, dalla predisposizione dell’avviso comunale sino al suo esito.

Doverosi sono, inoltre, i miei ringraziamenti per il lavoro svolto al personale del Servizio Ambiente del Comune, in particolare Michele Cornacchia e Angelo Tritto, nonché al dirigente del settore, Giovanni Buonamassa.

ENZO COLONNA