ROTATORIE SU STATALE 96 (CIRCONVALLAZIONE ALTAMURA). VIA LIBERA DA PARTE DEL CONSIGLIO COMUNALE AL PROGETTO AGGIORNAMENTO. ORA TOCCA ALLA CONFERENZA DI SERVIZI APPROVARE IL PROGETTO DEFINITIVO.

Ieri si è consumato un altro passo amministrativo di questa lunga (ahimé!) vicenda, che nei miei anni in regione (sino all’ottobre scorso), ho seguito e ho cercato di sostenere sebbene non fosse materia di competenza regionale. Nei mesi successivi, ho potuto farlo con estrema difficoltà, non avendo ruoli di alcun genere.
Il Consiglio comunale di Altamura ha approvato, all’unanimità, il progetto definitivo di messa in sicurezza e realizzazione delle tre rotatorie ad Altamura in corrispondenza delle intersezioni lungo il tracciato della Statale 96 (circonvallazione) con via Selva (prima immagine), via Graviscella e Via Ferri Rocco (segnate nella seconda immagine). L’approvazione del progetto da parte del Comune è necessario ai fini urbanistici e per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio delle aree. Si tratta di un progetto per il quale, già quattro anni fa, l’Anas si è fatta carico della progettazione e della realizzazione (circa un milione e mezzo di euro).
👉 Ne scrissi, ad esempio, qui nel novembre 2017:
✅ Sembrerà strano quanto ho appena scritto, almeno a chi segue più attentamente le cose e quanto scrivo.
In effetti, come ho piu volte riferito, un progetto definitivo era stato già approvato dal Comune di Altamura agli inizi del 2018 (all’epoca della gestione commissariale).
👉 Scrissi qui, nel febbraio 2018:
👉 E poi nel giugno 2018 qui:
✅ Quel progetto del 2018 è stato dunque sottoposto al Ministero dell’Ambiente per la valutazione degli impatti ambientali. Si è atteso circa un anno per questo provvedimento che è stato adottato nel maggio 2019.
👉 Aggiornai qui:
✅ A quel punto riprese il procedimento per l’acquisizione di tutti gli altri pareri e assensi (da parte di una serie di enti). Nel settembre 2019, si tenne una prima conferenza di servizi convocata dall’Anas (Coordinamento Territoriale Adriatica).
👉 Ne scrissi qui:
✅ La gestione del procedimento amministrativo è successivamente passata al Provveditorato alle Opere Pubbliche di Bari (articolazione territoriale del Ministero delle Infrastrutture). Acquisiti tutti i pareri (dopo quello del ministero dell’ambiente, quelli da parte di soprintendenza, città metropolitana, autorità di bacino, comune, regione, acquedotto, ecc.), l’Anas ha aggiornato il progetto del 2018 alla luce di tutte le prescrizioni e osservazioni pervenute. Tra febbraio e marzo scorso (2021), è stata indetta una nuova conferenza di servizi in cui è stato sottoposto il progetto definitivo aggiornato. La conferenza di servizi si dovrà chiudere con l’approvazione finale del progetto nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Per questo, alla luce dell’aggiornamento del progetto era necessaria una nuova approvazione da parte del consiglio comunale di Altamura, che è avvenuta appunto ieri sera. Successivamente, l’Anas potrà procedere (mi riferiscono, in tempi abbastanza brevi) con la progettazione esecutiva e la gara di appalto per l’esecuzione dei lavori.
✅ Il progetto prevede tutte le precauzioni possibili per garantire condizioni di sicurezza negli attraversamenti pedonali, soprattutto per quanto riguarda l’incrocio su via Selva, che ogni giorno purtroppo è attraversato pericolosamente a piedi da molti cittadini. Al riguardo, come ho sempre sottolineato, il Comune potrebbe e dovrebbe prevedere sottopassi pedonali o, più precisamente, attrezzare e sistemare i passaggi già esistenti sotto la circonvallazione, al termine di via Lago Passarello e di via Pompei.
📍 Speriamo ora che non ci siano altri problemi, intoppi o incertezze. È troppo importante e lungamente coltivato l’obiettivo della messa in sicurezza di questi tre incroci, attualmente semaforizzati.
‼ Resto convinto comunque – sono tornato sul tema più volte e da diversi anni – della necessità di darsi ulteriori obiettivi per un migliore assetto della viabilità in quest’area, in modo da rendere più agevole i collegamenti con Gravina e la 96-bis:
1️⃣ Uno, più alla nostra portata, è la sistemazione e migliore sicurezza della strada provinciale “Tarantina”, utilizzata come alternativa alla Statale 96 verso Gravina, lavori che devono necessariamente coinvolgere in primo luogo l’ente competente, la Città Metropolitana di Bari.
2️⃣ L’altro, molto più ambizioso e risolutivo, è quello del riavvio del grande progetto della “Variante Nord”, un nuovo tratto stradale che, passando a nord dell’abitato di Altamura, andrebbe a unire direttamente la statale 96 dal tratto tra Altamura e la stazione di Pescariello a quello in prossimità dell’Ospedale della Murgia [v. terza immagine, la linea tratteggiata]. In questo modo sarebbe possibile anche la trasformazione dell’attuale circonvallazione che separa il quartiere Trentacapilli dal resto dell’abitato di Altamura in strada urbana o addirittura la sua rimozione. La Variante Nord, per cui è disponibile un approfondito progetto preliminare dell’Anas risalente ad oltre dieci anni fa, impone, però, programmazione e progettazione con investimenti massicci che devono necessariamente provenire dallo Stato.

“Gli Strumenti della Scienza” del Liceo Cagnazzi di Altamura.

Stamattina, inaugurazione dell’Archivio/Laboratorio “Gli Strumenti della Scienza” del Liceo Cagnazzi di Altamura. Ringrazio per questa mattinata tutta la Comunità del liceo. Anche per il garbo e la grande sensibilità che – attraverso il preside Biagio Clemente, diversi professori e il suo personale – mi ha riservato. Non me lo aspettavo. Grazie.
Rinnovo i miei sentimenti di gratitudine a quanti, numerosi, hanno contribuito a realizzare questo obiettivo, prima tappa di un percorso che deve essere di crescita e conoscenza. Li ho ricordati nel mio post di ieri, con una serie di altre informazioni sul progetto, disponibile qui.
Nel giorno in cui la festeggiamo, ho sottolineato che la Repubblica è il suo Popolo con il suo Patrimonio civile, culturale, storico. Il meglio che abbiamo avuto. Il meglio che possiamo dare. Carne e pelle della Nazione che tocca a tutti quanti noi prendere in consegna dalla generazioni passate e tutelare per consegnarla alle successive generazioni.
I beni storici e culturali non possono e non devono limitarsi ad evocare il passato. Evocano futuro, capacità di creare futuro, quindi chiamano all’impegno nel presente, che è l’unico tempo che ci è dato, per generare nuove energie, nuovi ingegni, nuove opere.
Guardiamo e scaviamo nel passato per rivelare la vita e ci eleviamo sulle vette della conoscenza per riuscire a vedere ciò che solo dall’alto è possibile vedere e restando a livello della terra non si vedrebbe.
E così ci scopriamo a fare ciò che l’Uomo ha sempre fatto nella sua storia millenaria: cercare la bellezza e dilatare la qualità del suo tempo (breve), provando l’autenticità dei sentimenti e gli affetti delle relazioni umane. Senso del tempo breve, capacità di migliorare sé stesso e la realtà che lo circonda, potere di creare e distruggere rapporti… Tutto questo ci rivela qualcosa di sacro, primordiale e assoluto, incomprensibile e inafferrabile, dinanzi a cui proviamo smarrimento, una meraviglia spietata e bellissima.
Ma è solo da questo “caos dentro di sé” che è possibile generare una “stella danzante” (per dirla con Nietzsche, autore caro al prof. Piero Castoro), quindi desiderare e amare ogni scintilla dell’esistenza, ogni singolo alito di vita, salvandoci dal vuoto.

2 GIUGNO 2021, NELLA GIORNATA DELLA REPUBBLICA IL LICEO CAGNAZZI INAUGURA IL LABORATORIO-ARCHIVIO “GLI STRUMENTI DELLA SCIENZA”. UNO DEI 37 “LUOGHI IDENTITARI DI PUGLIA” FINANZIATI DALLA REGIONE.

Mercoledì 2 giugno 2021, giornata di soddisfazione collettiva. Verrà inaugurato l’Archivio-Laboratorio “Gli Strumenti della Scienza ”. È stata infatti completata la realizzazione di un progetto elaborato dal Liceo “Cagnazzi” di Altamura e finanziato, originariamente, con 30.000 euro dalla Regione Puglia nell’ambito della misura “Luoghi Identitari di Puglia”. Il soggetto beneficiario del finanziamento regionale è stato il Comune di Altamura, in quanto proprietario dell’immobile, che ha destinato al progetto anche risorse proprie pari a circa 10.000 euro, per cui sono grato.
📌 La soddisfazione e la felicità sono anche molto personali, intime, avendo dedicato a questo obiettivo non poche energie e impegno per circa due anni e mezzo, sin dall’elaborazione della misura regionale, a cui sono seguiti numerosi incontri, interlocuzioni, incertezze e difficoltà da superare.
✅ Si tratta di una iniziativa regionale, avviata due anni e mezzo fa, che era indirizzata agli istituti scolastici pugliesi e finalizzata a incentivare la tutela attiva e la fruizione consapevole del patrimonio storico-culturaie da parte dei più giovani, che ha visto finanziati 37 interventi in tutta la regione, di cui 7 nel barese compreso appunto quello proposto dal Liceo Cagnazzi (i restanti, a Toritto, Acquaviva delle Fonti, Grumo Appula, Adelfia, Mola, Noicattaro). Ulteriori informazioni possono essere recuperate dai miei aggiornamenti di cui faccio una parziale rassegna in coda a questo testo.
✅ È un bel progetto elaborato e proposto dal Liceo Classico, che prevede interventi finalizzati a dare valore, rendendola fruibile, a una sezione dell’ex Convitto Cagnazzi con la realizzazione di un Archivio/Laboratorio dedicato alla ricca e preziosa collezione dello storico laboratorio scientifico della scuola: circa 400 antichi strumenti scientifici, conservati nell’Istituto Cagnazzi fin dalla sua fondazione (fine del XVIII secolo).
✅ Ricordo che oltre un anno fa fu completata la realizzazione di una piattaforma web che contiene foto, schede informative e, in alcuni casi, anche video dei pezzi della collezione [rinvio alla nota dell’8 febbraio 2020 segnalata in calce]. Un’operazione, quindi, collegata al progetto dell’Archivio/Laboratorio, ma resa possibile grazie a un altro e precedente finanziamento regionale di 15.000 euro concesso al Liceo nell’ambito di una misura che sviluppammo assieme all’Assessore regionale all’Istruzione, Sebastiano Leo, e alla Sezione “Istruzione e Università” diretta dall’arch. Marella Lamacchia (a loro rinnovo i miei ringraziamenti), finalizzata a promuovere e sostenere la qualificazione dell’offerta culturale, formativa ed educativa nelle scuole pugliesi (di cui hanno beneficiato diverse scuole altamurane).
✅ Con il secondo finanziamento di 30.000 euro ottenuto per il Liceo di Altamura nell’ambito della misura “Luoghi Identitari di Puglia” si è effettuato un intervento più organico che ha consentito l’allestimento degli ambienti che ospiteranno l’Archivio/Laboratorio, quindi la collezione degli strumenti conservati dal Liceo, un patrimonio storico di eccezionale valore che così potrà essere meglio conosciuto anche a scopi didattici.
✅ Non c’è migliore e più grande gratificazione che vedere, con l’opera realizzata, la concreta attuazione del proprio lavoro, in questo caso di una innovativa e interessante misura regionale elaborata dalla Sezione regionale “Valorizzazione Territoriale” assieme all’allora Assessore Loredana Capone, che ho contribuito a definire, che ho sostenuto e seguito e che consentirà di realizzare interventi significativi di valorizzazione e fruizione di beni culturali e luoghi simbolo di tante città pugliesi, come l’ex Convitto Cagnazzi di Altamura, grazie alle idee progettuali elaborate e proposte dalle scuole. È un bellissimo risultato che siamo riusciti a conseguire per Altamura. Ci sono motivi per andare orgogliosi ed essere felici.
✅ Quanta opera, quanto ingegno, quanta vitalità dell’uomo, sono in questo lavoro, in questi pezzi, in questi progetti. Nel tempo si fanno storia, vita vissuta. La loro riscoperta e conoscenza, la loro restituita fruizione, con l’attivo coinvolgimento dei nostri ragazzi è “legna da ardere”, legna che deve attizzare e alimentare nel presente il “fuoco” della curiosità, della conoscenza, dell’ingegno. Della vita, insomma. I beni storici e culturali non sono “pezzi da museo”, da impolverati archivi, mummificate rappresentazioni, impenetrabili teche. Non possono e non devono limitarsi ad evocare il passato. Al contrario evocano futuro, capacità di creare futuro, quindi chiamano all’impegno nel presente, che è l’unico tempo che ci è dato, per generare nuove energie, nuovi ingegni, nuove opere.
📌 Anche per questo, mi sembra molto felice e simbolicamente significativa la scelta operata dal Liceo di far coincidere il momento inaugurale con la giornata dedicata alla Festa della Repubblica.
La Repubblica è il suo Popolo con il suo Patrimonio civile, culturale, storico. Il meglio che abbiamo avuto. Il meglio che possiamo dare.
🤝 C’è questo, ci sono questo tipo di riflessioni nel lavoro e nelle diverse iniziative e leggi che abbiamo sviluppato in Regione, soprattutto con la Sezione regionale “Valorizzazione Territoriale”, al cui personale rinnovo, ancora una volta, la mia gratitudine (per tutti, mi limito a menzionare Silvia Pellegrini, Massimiliano Colonna, Antonio Lombardo, nonché il direttore del dipartimento “cultura e turismo” Aldo Patruno). Ringrazio quanti hanno contribuito a rendere possibile il risultato altamurano, in particolare, il preside Biagio Clemente, il prof. Piero Castoro e gli studenti impegnati nelle attività, gli uffici amministrativi del Liceo “Cagnazzi”; i tecnici coinvolti dalla scuola (gli architetti Michele Forte, Pasquale Gentile, Vincenzo Laterza e l’ing. Domenico Garripoli); il Comune di Altamura, l’Amministrazione comunale e i tecnici del settore “opere pubbliche” Rosa Cirrottola e Vincenzo Martimucci che hanno curato gli adempimenti amministrativi; l’impresa che ha realizzato l’intervento (Coger srl).
ENZO COLONNA
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“la durata è la forma delle cose”
📌 DI SEGUITO LE TAPPE PIÙ SIGNIFICATIVE, ATTRAVERSO ALCUNI DEI MIEI INTERVENTI SUL TEMA:
➡ Gennaio/Febbraio 2019 – Pubblicazione dell’Avviso regionale “Luoghi Identitari di Puglia”:
➡ Marzo 2019 – La Regione, in particolare l’Assessorato all’Istruzione, con un’altra misura assegna un finanziamento di 15.000 euro al Liceo Cagnazzi per attività didattiche legato al progetto di “Museo–Laboratorio delle Scienze”:
➡ 14 Maggio 2019 – Ammissione di 44 candidature di scuole pugliesi alla valutazione di merito nell’ambito della misura “Luoghi Identitari di Puglia”:
➡ 10 Luglio 2019 – Presentazione dei 44 progetti alla Commissione regionale di Valutazione:
➡ 17 Luglio 2019 – Pubblicazione della graduatoria provvisoria:
➡ 30 settembre 2019 – Pubblicati gli esiti finali della valutazione dei progetti:
➡ Ottobre 2019 – Incrementata la dotazione finanziaria per finanziare tutti i 37 progetti valutati positivamente:
➡ 7 Novembre 2019 – Pubblicazione della graduatoria definitiva dei 37 progetti finanziati:
➡ 14 Novembre 2019 – Sottoscrizione dei disciplinari tra gli enti beneficiari del finanziamento e la Regione:
➡ 8 Febbraio 2020 – Presentate le prime realizzazioni del progetto finanziato dalla Regione:
➡ Maggio 2020 – La Regione trasferisce il finanziamento:
➡ 11 Febbraio 2021 – Inizio dei lavori:

The father

Non poteva che essere imperdibile un film (#TheFather di Florian Zeller) che, al suo avvio, ci apre le porte di un appartamento londinese accogliendoci con la straordinaria aria “What Power art thou” del King Arthur di Henry Purcell.
👉 Per chi voglia ascoltarla:
È la dimora di un anziano signore (interpretato da Anthony Hopkins, un attore che è un dono del cielo, in un’interpretazione, quest’ultima, divina!) che con tutte le sue forze oppone una strenua e vana resistenza al deperimento delle sue capacità intellettive. La sua mente lo sta abbandonando.
Quasi tutto il film è ambientato tra le pareti di questa casa. Almeno così sembra! Qui succedono cose inspiegabili. Oggetti scompaiono e ricompaiono. Cambiano i colori delle piastrelle della cucina, che da una scena all’altra ritroviamo ammodernata. La casa si arricchisce di nuovi arredi, poi è improvvisamente svuotata. Spariscono quadri. Gli ospiti che vanno a trovare l’anziano cambiano volto o nome. Anzi, non si capisce più a chi appartenga la casa stessa, a lui o alla unica figlia che cerca di prendersi cura del padre? Chi sono poi quelle persone che trova in casa? La figlia, la badante, l’altra figlia morta anni prima in un incidente, il genero (ma non si erano separati anni prima?), il nuovo compagno. Chi sono, hanno volti e nomi diversi, eppure ricorrenti? La figlia, a momenti alterni, gli comunica che si trasferisce a Parigi e smentisce la circostanza: lo lascia solo, come teme l’anziano? E che ci fa quella simpatica badante con il viso dell’altra figlia che non vede da tempo e di cui non ha notizie, in realtà morta anni prima in un incidente e di cui conserva orgoglioso un quadro che, da una scena all’altra, scompare lasciando solo una traccia sulla parete?
Il prima e il dopo si sovrappongono e si invertono; le situazioni vengono rivissute, due o più volte, ora da una prospettiva, ora dall’altra; porte che danno su ambienti aperti e sconosciuti si rivelano poi nicchie chiuse; la mattina si fa sera da una stanza all’altra.
Tempi, luoghi, gesti e parole sono sempre gli stessi e sempre altri. Ricorrono e si rincorrono. Un vortice sfuggente che segue la fluidità della mente di questo vecchio, ora burbero e sgradevole, ora tenero e affascinante, che arriva, alla fine, ad ammettere a sé stesso di non capire “cosa sta succedendo”. Eppure era stato sempre “molto intelligente”, come vezzosamente ricorda.
Sono saltate le certezze e le solidità dei riferimenti temporali, spaziali e relazionali. Di una vita. Al loro posto, solo smarrimento, incomprensione, vulnerabilità.
Sì, cosa sta succedendo, sfugge a lui e a noi?!
Siamo fuori strada. Tempo, luogo, azione, le canoniche unità aristoteliche, si annullano. La casa non è più la stessa, i ricordi svaniscono, le relazioni si sciolgono, come il tempo nonostante l’anziano signore ossessivamente cerchi di legare al polso il suo vecchio orologio.
Tempo, luogo, azione, relazioni (quelle essenziali) non esistono più se non ricomposti in un’altra dimensione, in una diversa e irriducibile unità.
Il film non rappresenta la malattia, non segue le conseguenze della perdita del controllo razionale di sé. Ci fa entrare nella sfera intima della persona. Tempo luogo e azione sono quelli percepiti attraverso tale prospettiva, la lente dei sentimenti più intimi.
Quello non è l’appartamento del vecchio signore, siamo stati introdotti nella sua mente. Le pareti sono il suo perimetro esistenziale, dei suoi affetti più cari. Le parole, i gesti, i sentimenti sono quelli del tempo in cui passato e futuro si schiacciano più che mai sino ad annullarsi, quello ristretto e sospeso dell’essere pronti a partire, un’ultima volta. Le relazioni non ci sono più, nemmeno nella forma di ricordi. Restano solo come stato primigenio, solo percepito come insostituibile e irrinunciabile, bellissimo, sempre uguale e senza tempo, con il calore della mano e dell’abbraccio di una madre e di un figlio.
In un momento di lucidità finale, arriva la consapevolezza estrema e ineluttabile di fragilità, con un bisogno di protezione che, pur padri e madri, avvertiamo prima o poi e che ci riporta alla condizione di bambini, di figli di padri e madri, chiudendo il cerchio, in cui la fine è segnata dall’inizio, quanto l’inizio è segnato dalla fine. Al principio e alla fine siamo gli stessi, con gli stessi bisogni.
《Chi sono io esattamente? … Anthony? Un bel nome. Me lo ha dato sicuramente mia madre. È lei mia madre?》
《Mi sento come se stessi perdendo tutte le mie foglie … i rami e il vento e la pioggia.》
👉 Per la straordinaria scena finale del film:
Nudi e soli, con l’invocazione alla mamma, la ricerca della sua mano e del suo abbraccio, che ci rassicuri, e l’evocazione del proprio nome quello che lei ci ha dato. La figura della madre, solo avvertita, intimamente, e il proprio nome sembrano evocare l’immane distesa del tempo, del tempo passato e che passa. Le madri e i nomi risalgono il corso del tempo, richiamano l’avo e l’avo dell’avo… e, così, sempre più indietro. Questa “potenza evocatrice”, per dirla con Thomas Mann, ci rivela la nostra identità e la nostra fragilità, che spesso non ci diciamo e confessiamo.
Fuori il tempo è bello, ma dura poco.
P.S.: Visto ieri al Cinema Grande. Sono tornato al cinema dopo diversi mesi difficili. È sempre una bella sensazione.
Sosteniamo i due esercenti cinematografici altamurani (Grande e Mangiatordi). Sono luoghi preziosi.

«Astenetevi dal male e avrete fatto tutto.»

Questo passo di Piero Chiara – che ho ripreso chissà dove e quando e archiviato in quello che nel tempo è diventato una sorta di zibaldone – mi è tornato alle mente leggendo delle “scuse” del Ministro Luigi Di Maio [v. qui:
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«Astenetevi dal male e avrete fatto tutto. Non cercate di fare agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi. Quello che va bene per uno di voi, quasi mai va bene per un altro. Non siate giudici di ciò che occorre, o fa bene, agli altri. La virtù sta nel non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. Non amate il prossimo come voi stessi, che è impossibile e pericoloso. Fareste già molto a non odiarlo, a lasciarlo vivere a modo suo. Se vi schiaffeggiano sulla guancia sinistra, cercate di allontanarvi. Non porgete la guancia destra: sarebbe una provocazione. Pensate a tutto il male che è stato fatto da quando il mondo esiste, o meglio da quando esistono gli uomini. Gli schiaffi, gli omicidi, i soprusi, le vendette, le ingiustizie, i tradimenti, le offese, le guerre, gl’inganni, le male parole, le calunnie, le maldicenze, l’usura, la crudeltà. Poi togliete pure tutto il bene che è stato fatto: la carità, i conforti, i soccorsi, le cure, la giustizia. Vedrete che il bene è solo un tentativo per riparare o evitare il male, una specie di antidoto che il male stesso genera e attiva; e vi convincerete che basterebbe non fare il male perché il mondo diventasse un paradiso». (Piero Chiara)

Male e bene sono tra noi, appartengono allo stesso mondo, si alimentano delle nostre forze e debolezze, nobiltà e miserie, valori e convenienze. Giovanni Falcone è stato un grande giudice e, prim’ancora, un grande pensatore. Credo che sia questa capacità di pensiero ad aver reso grande il giudice. È riuscito, come nessuno prima di lui, a comprendere la mafia. L’ha decifrata, compresa e messa a nudo come fenomeno umano. È questa consapevolezza che gli ha permesso di affrontare e battere la mafia nei processi, senza rifugiarsi in una rappresentazione simbolica, non umana, del fenomeno. Come spesso si faceva e si continua a fare. O consapevolmente avendo così un alibi per non far nulla e lasciare tutto com’è; o inconsapevolmente quasi che confinare il male nella dimensione animale, mostruosa, altra rispetto all’umano, servisse a esorcizzarlo, quindi a spiegare il dolore e la morte.
La liberazione dal male, di cui siamo capaci, implica una nostra capacità. Di resistenza e di azione.

DISTRETTO DEL GRANO DURO, C’È ORA IL RICONOSCIMENTO DEFINITIVO.

Anche questa vicenda ha avuto il suo esito, ricercato e positivo. Nei giorni scorsi è stato deliberato dalla giunta regionale il riconoscimento, in via definitiva, del “Distretto del Grano Duro”, su cui ho più volte aggiornato tra la primavera e l’estate 2020. Nonostante, come sapete, il mio mandato sia terminato da molti mesi, dalla Regione mi hanno informato nei giorni scorsi, sapendo l’attenzione e il sostegno che ho cercato di assicurare alla questione nei miei anni in Regione. Ci sono garbo e sensibilità, soprattutto rispetto per il lavoro svolto, che rendono felici.
👉 Ne avevo scritto qui, nell’aprile 2020, al momento del riconoscimento preliminare:
📌 A seguito della presentazione da parte del Comitato Promotore di un articolato Programma di Sviluppo contenente il dettaglio degli interventi che si andranno a realizzare e dell’istruttoria della struttura del Dipartimento “Sviluppo Economico”, la Giunta regionale ha potuto procedere con il riconoscimento definitivo di questo Distretto.
📌 Il Distretto del Grano Duro, appunto incentrato sulla filiera del grano duro, è promosso dall’Associazione Meridionale Cerealisti, il cui nucleo forte è nel nostro territorio, con base ad Altamura in particolare, e vede aggregate un centinaio di imprese tra aziende agricole, della trasformazione, del trasporto, del commercio e della vendita, laboratori di analisi, oltre ad associazioni di categoria e sigle sindacali, e può contare sull’adesione di importanti gruppi industriali di diverse regioni del mezzogiorno. Questo distretto, tra i suoi obiettivi, punta a realizzare progetti che agevolino scambi commerciali (come una fiera internazionale del settore cerealicolo, corsi di formazione), a creare un comitato scientifico multidisciplinare, a mettere in campo progetti formativi, culturali e di ricerca tecnologica.
📌 I Distretti del Cibo sono stati introdotti a livello nazionale con la finanziaria per il 2018 (art. 1, comma 499, della legge n. 205/2017) come evoluzione dei distretti produttivi legati all’agroalimentare e perseguono l’obiettivo di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari. Si tratta dunque di uno strumento di aggregazione e coordinamento di realtà produttive, organizzazioni ed enti, a diversi livelli, allo scopo di meglio conoscere, diffondere e valorizzare le produzioni del settore agroalimentare che in particolare la Puglia può vantare.
📌 Ricordo che, tra i sette che ottennero il riconoscimento preliminare oltre un anno fa, quattro erano i Distretti del Cibo pugliesi che interessano il territorio murgiano, il cui iter ho avuto modo di seguire:
✅ Due, di iniziativa pubblica, sono stati promossi rispettivamente dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia e dalla Città Metropolitana di Bari (quest’ultimo approvato definitivamente da parte della Giunta regionale giugno 2020).
✅ Gli altri due sono frutto di iniziative private, molto interessanti perché nate e mosse dal basso:
➡ appunto il Distretto del Grano Duro promosso dall’Associazione Meridionale Cerealisti e ora riconosciuto in via definitiva
➡ e il Distretto Interregionale “Agroecologico delle Murge e del Bradano” approvato in via definitiva il 2 luglio 2020, come scrissi qui ad esempio:
che è nato dall’aggregazione di numerose piccole realtà produttive, della ristorazione e associative, ubicate a cavallo tra la Murgia e la fossa bradanica (nord della Basilicata), in un’area di circa 250 mila ettari, ispirate alla metodologia della agricoltura biologica, dei prodotti di qualità e di “filiera corta”, consumati cioè non distanti dal luogo di produzione.
📌 Sono particolarmente felice per il lavoro che si è sviluppato su questi importanti strumenti. Ora, dopo quello “Agroecologico delle Murge e del Bradano”, anche il Distretto del Grano Duro, con il riconoscimento definitivo, potrà avviare le attività previste nel suo Programma di Sviluppo, contribuendo a difendere e rafforzare il settore dell’agroalimentare dei nostri territori.
📌 Ringrazio la giunta regionale, in particolare l’assessore allo sviluppo economico Alessandro Delli Noci e lo staff del relativo dipartimento, in particolare la dott.ssa Claudia Germano, che ha curato, con grande professionalità e puntualità, l’iter di questi provvedimenti. Ringrazio quanti hanno promosso la nascita di questo Distretto, in particolare l’Associazione Meridionale Cerealisti a cui vanno i miei

complimenti e saluti per il tramite del suo presidente Nunzio Panaro.

Un senso di fragilità

Il periodo è così. Di perdite e sofferenze, lacerazioni e difficoltà, indifferenza, aggressività e recriminazioni, quindi solitudini. Che poi è nella solitudine che si vede meglio l’essenza autentica delle cose e dei rapporti.
Il periodo è così. Almeno così lo avverto. Un senso di fragilità che prende e morde l’anima, prim’ancora che il corpo, che soli, ancor più se soli, si affronta.
Le nostre bacheche fisiche e mentali, pure quelle social, si affollano di ricordi, momenti e persone che non ci sono più, a cui, per vari motivi, eravamo legati, che ci hanno detto qualcosa, da cui abbiamo imparato qualcosa, che ci hanno resi, tanto, un po’, quello che siamo.
Riferimenti familiari, ideali, culturali. Quasi che nel recupero di quella memoria sia un estremo gancio con la realtà, un siamo stati quindi siamo. Nel recupero del senso del tempo, passato e che passa, in questa “durata”, la possibilità o speranza di trovare la “forma” delle cose, della propria esistenza, smarrite nel presente.
C’è anche altro, spesso, deteriore. È l’incapacità di cogliere l’importante e il buono nelle persone e in quello che incrociamo nella nostra vita, se non quando vengono a mancare. A pensarci è un tratto molto significativo dei tempi. Non è ipocrisia. Anche questa. È piuttosto la perdita della generosità, il pericoloso ripiegamento su stessi, che ci fa scoprire e dare un valore solo quando questo viene meno, quindi quando quel valore viene “conteggiato” come perdita, non in sé, ma per sé. La prospettiva è egocentrica. Ci si domanda quali sono state le attenzioni e le parole quando era il tempo? Quali le parole e attenzioni quando si era in tempo perché quelle fossero lenimento per l’altro?
A me piace il culto dei defunti. Lo pratico ogni giorno con le persone più care che non ho più, fisicamente, accanto a me. In primo luogo mio Padre e mia Madre. Il mio Maestro di vita e di diritto. E poi una serie di riferimenti, della mia formazione ideale, umana, politica e culturale. Un culto che impegna a sforzarsi di essere all’altezza dell’amore, dell’affetto, dell’orgoglio o dell’amicizia che ci riservavano da vivi. I nostri defunti non sono immaginette o santini. I sentimenti e le qualità che in loro riconoscevamo e amavamo vanno vissuti, fatti vivere, devono animare la vita quotidiana. Praticate, messe in pensieri e azioni.
Un culto vivo e vivificante perché mi ricorda costantemente che le parole, i sentimenti, l’affetto, l’amore li dobbiamo rivolgere ai vivi. A questi vanno riservati ed esternati. Alimentano le relazioni, alimentano le persone, le tengono in vita, sono impulsi di vita. Le parole, ai morti, non servono. Ai vivi, sì.
Spesso ricordo la “cecità” di Saramago: il male, l’urgenza, dei nostri tempi è l’indifferenza. Ci fa regredire a uno stato animalesco e uccide. Per questo si deve andare avanti, con la fatica della stagione, con il peso di parole negate o ingrate, con la convinzione che non basta alimentare la speranza, pratica diffusa e spesso controproducente, disturbante, distorcente. Tocca assolvere, invece, il dovere di essere speranza, per tanti, pochi, pochissimi, per una sola persona. Anche quando, quella speranza, non la si ha per sé.

Marco Pannella

A cinque anni dalla morte, 19 maggio 2016, quattro pagine dedicate dal Foglio, due giorni fa, a Marco Pannella. Con scritti e interviste del 1968, 1973, 1974, 1975, 1991, 2011. Intuizioni, riflessioni e parole, fresche e attuali anche a distanza di molti anni.
«siamo gente d’altri tempi, speriamo futuri»

Abbiamo una Costituzione bellissima e chiarissima

Abbiamo una Costituzione bellissima e chiarissima e ci perdiamo, perdendoci, in discussioni su quote, colori, declinazioni, rosa, bianco, nero, bi, omo, trans, etero, lesbo, razze, religioni, sessi, orientamenti, generi… frammentando concetti, frantumando l’unità, l’unicità e l’irriducibilità del concetto di persona. Un pericoloso processo di tipizzazione dell’umano che ci fa credere di essere liberi e per la libertà e invece ci imbriglia in categorie, sezioni, tipologie. Un processo di banalizzazione anche dei corpi, strumenti di profilazione e targetizzazione. Un processo che ci illude con i diritti e invece ci vuole fuori dal diritto che è relazione, rapporti, faticosa e necessaria capacità di stare insieme, come genere umano, come persone.
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《Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.》 (art. 3, primo comma)