Sentire e sentirsi nella Sonata n. 2 in Si bemolle minore di Fryderyk Chopin, con i suoi tumulti interiori e le sue trame, la sua ricchezza di contrasti e timbri. In quella discesa di accordi del primo movimento (5° minuto) o in quella rincorsa (22′,20″), quasi affannosa, delle terzine che, nel finale, non chiudono, se non chiedendo un atto d’imperio, ultimo, definitivo.
PULIRE LO SPAZIO PUBBLICO
In tanti, tantissimi, nelle famiglie, nelle scuole, nelle iniziative benemerite di associazioni e gruppi di volontari, siamo impegnati tutti i giorni a spiegare ai nostri figli che ridurre e smaltire adeguatamente i rifiuti è – prim’ancora che un dovere morale, civico e giuridico – un segno di attenzione e di affetto verso se stessi, i propri cari, gli altri, la propria esistenza dunque. Nonostante i tentativi e gli sforzi, questa necessità non è avvertita da tutti.
Ma lo sporco richiama sporco, rifiuto richiama rifiuto, degrado e abbandono generano ulteriore degrado e abbandono. A questi bisogna opporsi con azioni e iniziative di resistenza attiva, senza tregua, in attesa di una consapevolezza, diffusa, capillare, da parte di tutti.
Ho già richiamato in passato una teoria sociologica nota con l’espressione ‘Fixing Broken Windows’ (riparare le finestre rotte). Prende le mosse da un dato empirico: se una cosa ha l’aria di essere stata abbandonata dal proprietario in breve verrà distrutta. In proposito, si è scritto che “in una strada dove esiste un edificio disabitato, con i vetri rotti, se non si provvede repentinamente a ripararle, si innescano gli atteggiamenti tipici dell’abbandono e del degrado urbano, che favoriscono il verificarsi di altri comportamenti simili”; “un ambiente che viene mantenuto ordinato e pulito invia il segnale che l’area è monitorata e che il comportamento criminale non viene tollerato”; “immagina un marciapiede dove i rifiuti si accumulano, presto, più rifiuti si accumuleranno, alla fine, sempre più persone inizieranno a lasciare un numero sempre maggiore di rifiuti”.
Pertanto, occorre intervenire subito contro il degrado, rimuovendo il più rapidamente possibile tutto ciò che genera una sensazione di abbandono, di assenza e di mancanza di controllo da parte dei “proprietari” di un luogo pubblico (non in senso giusprivatistico), cioè i cittadini, quelli più consapevoli, e le istituzioni.
Questo esige che ciascuno adempia i propri doveri e obblighi: istituzioni, cittadini, imprese a cui sono affidati servizi pubblici pagati dai cittadini. Solo se tutti sono impegnati, è possibile circoscrivere e, lentamente, sconfiggere definitivamente il degrado.
Per questo, ieri, qui
mi sono permesso di richiamare alcuni degli obblighi, chiari, nascenti dal contratto del servizio pubblico di “raccolta e trasporto rifiuti, igiene urbana e servizi complementari” (durata sette anni, avviato tre anni e mezzo fa, di cui ho riportato alcuni stralci relativi ai cestini portarifiuti e al lavaggio e alla disinfezione di strade, caditoie e fontane).
Intanto, è quanto ho scritto, partiamo da questi obblighi, dal contratto, prima di passare a immaginare servizi e pagamenti extra. Tutto qui. Inviterei tutti a stare sul merito, che già è difficile. Seri e sereni. Musi lunghi e mugugni, reazioni umorali e teorie complottiste, dissertazioni su chi e perché scrive anziché su cosa si scrive, come pure caciara da vari fronti e contumelie, fatue sicurezze e comodo rifugio nella piaggeria interessata e servile, non hanno mai risolto un problema. Anzi, non fanno vedere proprio il problema. Anche su questo versante, delle discussioni e azioni pubbliche, politiche, civiche, si avverte un gran bisogno di pulizia e bonifica.
PONTE IN VIA SANTERAMO
Come avevo scritto ieri, qui:
stamattina una squadra dell’Anas è intervenuta a imbracare, con una rete metallica, la parte sottostante del ponte in via Santeramo, in funzione di protezione dal rischio distacchi e cadute di calcinacci e frammenti. L’intervento sarà completato nei prossimi giorni. Credo e spero sia sufficiente ad assicurare il ripristino della circolazione veicolare in quel tratto.
Il lavaggio di Corso Federico II
Il lavaggio di Corso Federico II e delle due piazze centrali (Duomo e Repubblica) di Altamura vissuto come un evento eccezionale da festeggiare e per cui ringraziare e non come semplice e doveroso adempimento di un obbligo del contratto tra la ditta che si occupa di rifiuti e il Comune. Contratto che appunto prevede il lavaggio settimanale, come avveniva in passato, e anche il posizionamento di cestini per i rifiuti in tutto il centro storico (su circa 300 cestini previsti in tutto l’abitato ne mancano ancora 70-80 da installare, a distanza di tre anni e mezzo dall’inizio del rapporto contrattuale e a ormai metà della sua durata, 7 anni).
PONTE IN VIA SANTERAMO
Nei prossimi giorni, molto probabilmente domani, sabato 10 luglio, l’Anas effettuerà un intervento sul ponte della statale 96 su via Santeramo. Consisterà nel posizionamento di una rete di protezione, nella parte inferiore, per scongiurare il rischio di distacco e caduta di qualche pezzo o frammento del ponte che, alcune settimane fa, era stato interessato da un incidente causato da un mezzo pesante. Questo intervento dovrebbe essere sufficiente a consentire la riapertura alla circolazione del tratto viario sottostante.
Lavori più incisivi sul ponte stesso (alcuni erano già previsti, come ho avuto modo di scrivere in passato, relativamente alla sezione corrispondente al vecchio tracciato della 96 a cui se ne è aggiunta un’altra, di nuova costruzione, realizzata con i lavori di raddoppio della statale) saranno oggetto, insieme ad altri interventi di rifinitura e integrazione dei complessivi lavori di ammodernamento e raddoppio della 96, di una successiva e già programmata gara di appalto.
Intanto è urgente ripristinare la circolazione in via Santeramo, il cui blocco sta creando notevoli disagi.
Mi limito a diffondere qualche informazione perché in molti, nonostante da tempo non abbia ruoli, mi hanno sottoposto la questione (quasi che l’esperienza maturata seguendo, negli anni scorsi, le sorti dei lavori della 96, di alcune rotatorie e del famigerato “Ponte di Modugno” mi abbia reso un esperto in materia di viabilità e ponti! ).
La valenza metaforica dello sport
Della valenza metaforica dello sport, del calcio in particolare, tanto e tanti hanno detto e scritto. Pure libri. Ma la partita di ieri e i suoi protagonisti forniscono argomenti, facili facili ma veri, che mi piace sottolineare. Valgono in tanti ambiti della nostra vita: dalla politica all’economia, dalle relazioni tra persone in ambito familiare e sociale a quelle negli ambienti di lavoro. Metafora, appunto.
Ogni avanzamento, ogni conquista, ogni risultato, in questo caso indubbiamente una bella partita, oltre il “chi passa il turno”, si ottiene solo da una situazione di sano conflitto, da contrapposizioni dialogiche, di lotta tra il possibile (il tuo) e l’impossibile (nel caso, la forza che mette in campo la squadra avversaria). Se in campo si mettono calcolo, opportunismo, convenienza, pura rappresentazione, non viene nulla di buono. Invece, ieri, la partita è stata bella, anzi, per essere più preciso, autentica, di una “intensità incredibile” (come ha ben detto quella bella figura dell’allenatore spagnolo). Si “gioca” tanto meglio e si producono risultati utili per tutti, quanto più forte e vero è l’avversario (la controparte, l’ostacolo, la difficoltà, ecc., sostituite voi, nel gioco della metafora). Altrimenti, è finzione, recita. Insopportabile e flaccido letargo.
Nessuno, dei due fronti, si è risparmiato, nessuno ha cercato la scorciatoia per la gloria personale. Ciascuno ha fatto il suo, al meglio. Tutti hanno avvertito una responsabilità. Tutti indispensabili. Tutti valorizzati per le proprie capacità e nei propri ruoli. Tutti hanno condiviso fatiche. Nessuno si è sottratto alla responsabilità che gravava sul gruppo, scaricando colpe e responsabilità su altri.
Grande merito, per un approccio mentale di questo tipo, ai due allenatori. Ed è il terzo punto. Due persone che rispettano e per questo godono di grande rispetto. Competenti e seri, quasi schivi. Lontani dal chiacchiericcio perditempo e pernicioso, da esibizionismo, da ansie di riconoscimento che non sia quello possibile e ricavabile solo con il lavoro e non per posizioni acquisite, lontani da sbalzi umorali e ansie adolescenziali di affermazione di sé. Persone che, conoscendo il lavoro e la fatica che questo esige, sono i primi, umilmente, a rispettare e riconoscere il lavoro e le capacità altrui e di ciascuno; bravi ed efficaci perché capaci farne elemento di forza collettiva. Proprio e solo per questo – non per il ruolo o i gradi o la divisa indossati – “leader”, con espressione che non mi convince, ma diffusamente utilizzata in tanti ambiti della convivenza tra persone.
Ultima sottolineatura in chiave metaforica. La figura del calciatore spagnolo Dani Olmo, il migliore in assoluto in campo ieri. Era in stato di grazia per tutti i centoventi minuti giocati. Il suo, però, è stato uno dei due rigori falliti dagli spagnoli. Nel suo caso, davvero malamente. Viene meno, solo per questo la grandezza della sua prestazione? No, di certo, almeno per me. Resta tutta, ma che misteriosa e straordinaria potenza evocatrice in quel rigore di molto sopra la traversa! Ci ricorda, anch’esso, che non siamo infallibili, la nostra fragilità. Grandi e piccoli.
I giorni e le opere
Stasera, alle 20.30, nell’ambito dell’ottava edizione della rassegna “Altamura al Cinema”, curata dalla Proloco, in corso di svolgimento all’interno dell’atrio del Liceo Cagnazzi (piazza Zanardelli), verrà proiettato il film documentario “I giorni e le opere” del regista Francesco Dongiovanni, che sarà presente.
Da qui, una scheda:
L’opera, una dichiarata citazione del poema di Esiodo “Le opere e i giorni”, è alla prima proiezione pubblica in Puglia. Fu selezionata per la 37^ edizione del Torino Film Festival del novembre 2019 nella sezione “Documentari Italiani” (ne scrissi qui: https://www.enzocolonna.com/…/al-torino-film-festival…).
Il lungometraggio è stato prodotto dalla cooperativa Murex di Gioia del Colle e rientra nel progetto ‘Monumenti Umani’ (www.monumentiumani.it), che ha visto, oltre alla produzione del film-documentario di Dongiovanni, anche la realizzazione di percorsi tracciati da Filippo Tito di Ciclomurgia/4 Cycling and Trek, di un percorso fotografico a cura di Michela Frontino, di due narrazioni poetiche a cura di Marco Cardetta.
Il progetto “Monumenti Umani” è stato finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito della misura “La Puglia per Matera 2019”, elaborata in attuazione di una disposizione inserita, su mia proposta, nella legge di bilancio regionale per il 2017 (art. 20, l.r. 30 dicembre 2016, n. 40, leggi qui: https://www.enzocolonna.com/…/puglia-bilancio…).
L’iniziativa legislativa e l’avviso pubblico che ne scaturì, ricordo, erano finalizzati a finanziare azioni innovative da parte operatori nei settori della cultura, del turismo, e dello spettacolo, orientate a definire in vista dell’appuntamento di Matera 2019 – Capitale europea della cultura, il posizionamento strategico in termini identitari, di immagine e di attrattività dei territori pugliesi limitrofi a quello della città lucana. L’intento era quindi quello di animare, promuovere e valorizzare l’area della Murgia barese e tarantina situata al confine con la Basilicata e a ridosso di Matera, che comprende i territori dei comuni di Gravina, Altamura, Santeramo, Gioia del Colle, Castellaneta, Laterza e Ginosa. Diverse sono state le iniziative finanziate in queste città, ad Altamura, ricordo, le attività del progetto “MAMA, La Murgia Abbraccia MAtera”.
Il lungometraggio scritto e diretto da Francesco Dongiovanni (regista originario di Gioia del Colle) racconta la vita quotidiana e il lavoro di un pastore e contadino, Peppino Maiullari, che vive e opera nei pressi della Masseria Jesce nel territorio di Altamura e conduce un’esistenza scandita dalle mansioni legate al lavoro nei campi con “il passo del cielo e del vento”, come recitano le note di accompagnamento del regista.
Come ho già avuto modo di scrivere, l’opera è spoglia, minimale, forte solo della sequenza delle immagini (completamente spogliate di parole, dialoghi, commenti) e dei suoni ripresi dall’ambiente (restituiti senza effetti o ridondanze musicali). Ridotta a questa essenzialità è capace di dare valore, restituendoli allo spettatore in forma immediata, nudi, ai tratti salienti del lavoro, della storia e del paesaggio della Murgia. Un territorio aspro, difficile, luogo, per millenni, di duro lavoro, di un’opera quotidiana, incessante, dell’uomo, che ha inciso e lavorato la pietra, che ha trasformato i luoghi popolandoli di riferimenti fisici/identitari (muretti a secco, tratturi, sentieri, masserie e jazzi, cripte e cappelle, tutti in pietra o incisi nella pietra) e finendo così per definire e costruire un’architettura del paesaggio che rende unico questo territorio.
Da assistente alla regia, ha sostenuto e accompagnato la realizzazione del lungometraggio Donato Emar Laborante, artista e infaticabile cantastorie murgiano che negli ultimi anni, con l’Associazione Ferula Ferita, ha animato con numerose iniziative culturali e sociali la Masseria Jesce, un luogo denso di storia e arte, presso cui sono state girate alcune scene di questo documentario (come di altre produzioni cinematografiche).
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«Volle lo stesso padre degli dei
che non fosse facile la via all’agricoltura
e per primo impose di dissodare ad arte i campi,
aguzzando in questi problemi
l’ingegno dei mortali,
per impedire che il suo regno intorpidisse
in un letargo insopportabile.»
(Virgilio, Georgiche, I, 121-124)
COS’È UN “LUOGO DELLA MEMORIA”?
Quella di ieri è stata una bella serata. Ho spiegato tutti i dettagli nel mio precedente (lungo) post, disponibile da qui:
La presentazione dei primi lavori e risultati (un volume curato dall’Associazione Campo 65, un documentario e un corto realizzato da studenti del Liceo Cagnazzi e del Liceo Federico II di Svevia di Altamura, coordinati dai rispettivi bravi e motivati docenti e con il prezioso e indispensabile supporto del videomaker Gianfranco Maiullari) è stata resa ancora più intensa e coinvolgente grazie alla partecipazione degli studenti stessi.
Il lavoro sviluppato sinora (nella cornice dei progetti rispettivamente del Comune di Altamura e del Liceo Cagnazzi, entrambi finanziati dalla Regione) dai volontari dell’Associazione e dai docenti e studenti dei due Licei risponde appieno al senso delle iniziative legislative e delle azioni che ho cercato di mettere in campo nei miei anni in Regione.
Ringrazio gli organizzatori per avermi dato la possibilità di prendere la parola. Ho tentato di riferire proprio questo. In questi casi, i miei interventi sono un affannato “corpo a corpo” con i minuti, con le esigenze di sintesi e brevità imposte dal rispetto per tutti e dal necessario equilibrio dei tempi dei vari momenti di un evento.
Per chi fosse interessato, sul senso dell’azione regionale che avviai con una norma della legge collegata al bilancio 2019 e che ho poi sviluppato con la legge regionale sui “Luoghi della Memoria e Archivi Storici” approvata nel febbraio 2020, riporto di seguito il testo che scrissi nel settembre scorso, presente nelle prime pagine del volume dedicato alla storia del Campo, anni 1942-1943, presentato ieri sera (lo sfoglio nel video).
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«Un luogo, un monumento, un’opera d’arte, un bosco diventano “cose” (anonime, insignificanti, accidentali), gli ideali diventano finzioni o superstizioni, se perdono l’anima della memoria e della cultura.
Questa è la traccia di fondo che ha ispirato la mia iniziativa legislativa regionale dedicata ai “Luoghi della Memoria” della storia contemporanea pugliese, da cui si è sviluppata la misura che ha assicurato il primo sostegno finanziario alle iniziative dedicate a Campo 65, tra Altamura e Gravina in Puglia. Questa, ritengo, è la traccia di fondo della straordinaria attività che, da tempo, stanno svolgendo ricercatori e, negli ultimi tempi, l’Associazione Campo 65, che, in diverse occasioni, ci ha sollecitato a riflessioni condivise e ora, qui, in questo volume, a tentare di organizzarle in forma scritta.
Campo 65 è attualmente un perimetro incerto, resti, ruderi, segni e disegni su pareti degradate, soprattutto è il tempo che passa, che demolisce e cancella, rovi che seppelliscono. Sappiamo però – ce lo raccontano i nostri anziani, le testimonianze e i documenti raccolti dai cercatori e restauratori di memoria – che è il luogo in cui, per quasi un ventennio, si è svolta e intrecciata la vita di migliaia di persone: madri, padri, bambini, resistenti, combattenti per la libertà, tantissimi ragazzi, giovanissimi, l’età dei nostri figli, figli del mondo, di terre lontane, diversi per nazionalità, religione, colore, cultura. Il lavoro degli appassionati volontari dell’Associazione Campo 65 ci sta restituendo i volti, le parole, la vita vissuta di queste persone, qui, nella nostra Murgia. Ci ricordano che nulla è scontato: pace, libertà, giustizia, democrazia richiedono impegno, lavoro, dedizione, pazienza, nel loro caso, dolore e sacrificio estremo.
Campo 65, con il suo carico di umanità e storie, individuali e collettive, è allora, a pensarci bene, solo un pretesto. Una preziosa, importante, emblematica occasione per riflettere su di noi, sul nostro presente. Questa è, direi, l’intima e radicale “capacità” dei “Luoghi della Memoria”.
Raccontandoci di quello che fu e che siamo stati, ci sollecita domande a cui quella umanità e quelle storie sono in grado fornire risposte o stimoli di riflessione: sappiamo ancora cosa significhi vivere insieme, quale inscindibile rapporto di obblighi/diritti implichi, quale trama di valori, elementi comuni, colpe e responsabilità collettive ci sorregga e anche quali solidarietà (non retoriche, essenziali) esige? È ancora viva la memoria del dolore, della perdita, del trauma che portarono non solo alla liberazione dalla violenza, dal dolore, dalla sofferenza, ma soprattutto a “liberarsi”, cioè a ritrovarsi come comunità, consapevole di una storia e di un destino comuni?
Il nostro cuore, indurito da un lungo tempo di certezze e sicurezze date per scontate, è capace di sentire e riscoprire la sua verità nascosta e dimenticata, la sua memoria svanita e con essa la nostra capacità di cogliere il segreto delle cose, spesso oscenamente coperto, nel presente, da lazzi, grida, parole vuote di senso e cariche di retorica o rancore, sospetto o ipocrisia, egoismo o diffidenza, odio o paura?
Perché, senza la riscoperta di quel segreto, il segreto dello stare insieme, viene meno assieme al nostro corpo, a quello dei nostri cari o simili, anche la capacità di immaginarci un futuro, insieme in un futuro. Che poi è come morire.
Le tragedie fanno emergere il meglio e il peggio delle persone, quanto, nel mondo, ci sia di buono (tanto, spesso invisibile) e di brutto, che è sicuramente il dolore, la sofferenza, la morte, la perdita, ma è anche l’emersione degli istinti, quel tratto ferino da cui, nella nostra storia plurimillenaria, ci siamo a fatica e, con contraddizioni, emancipati, quella dimensione in cui a prevalere sono la forza, il ringhio, la violenza, lo sguardo sospettoso nei confronti dell’altro, la chiusura nelle proprie tane e rifugi incapaci di sospettare le buone ragioni dell’altro. Il brutto è anche quel grumo irriducibile di retorica e opportunismo, banalità ed emozioni programmate, egoismi ed esibizionismi, tutto ciò che agevola, alimenta, fomenta tali istinti primordiali e oscura ciò che ci ha resi umani.
Insisto spesso e da tempo su questo punto, a mio parere cruciale. Peraltro, confesso, è il motivo ispiratore della mia norma che fu approvata dal Consiglio regionale nel corpo della legge collegata al bilancio regionale 2019 finalizzata a diffondere la conoscenza e la fruizione di beni, luoghi e archivi legati agli accadimenti che hanno segnato la storia contemporanea in Puglia, del Novecento in particolare, e poi sviluppata con la legge regionale n. 10 del 27 marzo 2020 (“Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione dei Luoghi della Memoria del Novecento e degli Archivi storici della Puglia”), da me promossa con l’obiettivo di rendere strutturali e stabili le iniziative della Regione a sostegno di queste iniziative.
Nell’ambito della prima edizione di questa misura regionale sono stati finanziati diversi interventi che interessano, per i “Luoghi della Memoria”, la “Casa Rossa” di Alberobello, il “Museo della memoria e dell’accoglienza” di Nardò e, appunto, il “Campo 65” tra Altamura e Gravina; per gli Archivi storici, invece, hanno ottenuto un finanziamento quelli della Fondazione Di Vagno, della Fondazione Gramsci e dell’IPSAIC – Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea “Tommaso Fiore”.
Si tratta di Luoghi e Archivi che meritano di essere preservati, aperti alla conoscenza e alla fruizione, in primo luogo delle comunità territoriali di riferimento. Si tratta di una operazione assolutamente in linea con altre azioni messe in campo in questi anni dalla Regione (ad esempio, “Biblioteche di Comunità”, “Luoghi Identitari”, “Street Art”, “Luoghi Comuni”, “Beni culturali ecclesiastici”, “I Musei raccontano la Puglia”, “La Murgia abbraccia Matera”, “Utilizzo degli spazi scolastici in orari extracurricolari”), orientate a perseguire l’ambizioso obiettivo di contribuire a costruire e rafforzare, attorno a questi beni o attività, legami, rapporti e relazioni tra persone e tra generazioni, in modo da rinsaldare il tessuto sociale di una comunità.
Restituendo i Luoghi in cui si sono svolte la storia e la vita di uomini e donne alla conoscenza collettiva, alla fruizione diffusa, recuperandoli anche dal punto di vista materiale, così restituendo loro l’anima della memoria e della cultura, riusciamo a capire e far capire cosa la nostra storia plurimillenaria ci ha insegnato per affrontare drammi e dolori grandissimi, ben superiori a quelli che siamo ora chiamati ad affrontare, cosa e come ci siamo rialzati dopo le numerose cadute rovinose della nostra storia. Non sono stati gli istinti (umani pure questi), l’odio, il rancore, la diffidenza, l’astio, l’esibizionismo, l’invidia, l’opportunismo, l’egoismo. Non ne siamo usciti indugiando sulla contemplazione di ciò che la sorte aveva consegnato, esternando indignazione, maledicendo gli altri, autoassolvendoci. No, ne siamo usciti, recuperando il senso dello stare insieme, la consapevolezza di una storia unica e l’inscindibilità di un destino comune. Ne siamo usciti confermando la nostra umanità, che è imperfetta e sa di esserlo, ma non si rassegna alla sua imperfezione, comodo rifugio di pavidi, inetti e opportunisti. Ne siamo usciti resistendo a queste tentazioni. Ne siamo usciti facendo il nostro, ciascuno il suo, anche piccolo, e confermando la fedeltà a questo dovere. Ne siamo usciti cercando di non smarrire la direzione di questa Storia comune.
Solidarietà, lavoro, doveri e fiducia reciproca, quanto si richiede nell’incedere lungo il percorso che lega le generazioni, passato e futuro, nel cui di mezzo ci siamo noi. Imperfetti, ma capaci di bene dire e fare, di inventare, scoprire cercando e sortendo insieme un futuro comune. Questa forma di resistenza, nella storia, ci ha reso liberi e migliori.
I Luoghi della Memoria, come Campo 65, testimoniano, dunque, di cosa è capace l’Uomo: distruggere o creare, fare bene o fare male, alimentare rapporti o soffocarli nel mare dei propri egoismi. Ricordano cosa siamo, di quale sostanza, di quali virtù e difetti, di quali capacità, qualità o debolezze. Indicano la nostra capacità di resistere e vincere male e sopraffazione, dolore e violenza, istinti animali e indifferenza.
In questi Luoghi è transitata l’Umanità, perciò in questi Luoghi possiamo leggere e scoprire chi siamo stati e chi, quindi, siamo o possiamo essere. Qui, ora, parlano di noi e ci impegnano nel presente. Una questione di scelte. Resistenza o indifferenza. Azione o lamentazione. Liberazione dal male di cui siamo capaci e che è in noi. O rassegnazione, accondiscendènza, resa a quel male.» (Altamura, settembre 2020)
ENZO COLONNA
[dal volume “Campo 65. La memoria che resta”, 2020, a cura dell’Associazione Campo 65]
CAMPO 65, STASERA PRESENTAZIONE DEI PRIMI INTERVENTI.
Questa sera saranno presentati i primi esiti e interventi dedicati al “Campo 65”. Ubicato tra Altamura e Gravina, durante la 2^ guerra mondiale fu campo di prigionia di militari alleati, poi, campo di addestramento per i partigiani slavi e, infine, nel dopoguerra, centro per i profughi provenienti dalla Venezia Giulia, dalla Dalmazia, dall’Africa.
Tali iniziative sono state originate e finanziate da due misure regionali inserite, su mia proposta, nella legge regionale collegata al bilancio 2019 e pluriennale 2019-2021. Hanno successivamente trovato attuazione con il puntuale lavoro delle Sezioni regionali “Valorizzazione territoriale” e “Istruzione e università”, che ringrazio ancora una volta.
Con la prima misura si destinavano 350mila euro, nel 2019 (analogo stanziamento negli anni successivi), per interventi di tutela, conoscenza e fruizione di “Luoghi della Memoria” e “Archivi Storici” legati a eventi o accadimenti che hanno segnato, nel corso del Novecento, la storia della Puglia.
Dando attuazione a questa disposizione della legge di bilancio, dalla Regione abbiamo individuato alcuni “luoghi della memoria” (la “Casa Rossa” di Alberobello, il “Museo della memoria e dell’accoglienza” di Nardò e, appunto, il “Campo 65” di Altamura) e “archivi storici” (Fondazione Di Vagno, Fondazione Gramsci, IPSAIC – Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea “Tommaso Fiore”) a cui sono state destinate le risorse regionali disponibili. A tal fine, al Comune di Altamura, proprietario del sito “Campo 65”, sono stati assegnati poco più di 53mila euro.
Contestualmente, con l’obiettivo di rendere strutturali e stabili le azioni della Regione in questo ambito, ho sviluppato dal punto di vista normativo tale prima azione facendola evolvere in una proposta di legge che ho presentato nel giugno 2019. È stata poi approvata dal Consiglio regionale, all’unanimità, nel febbraio 2020 (legge regionale n. 10 del 27 marzo 2020, “Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione dei Luoghi della Memoria del Novecento e degli Archivi storici della Puglia”).
Con la seconda misura si destinavano 200mila euro, nel 2019 (analogo stanziamento negli anni successivi), a istituti scolastici secondari di 2° grado per progetti di carattere culturale e sociale, da svolgersi negli spazi scolastici in orari extracurricolari con il coinvolgimento attivo di studenti e organizzazioni studentesche.
In seguito, attuando questa disposizione, sono stati selezionati circa quaranta progetti scolastici tra cui quello proposto dal Liceo “Cagnazzi”, in collaborazione con il Liceo Scientifico “Federico II di Svevia” e l’Associazione “Campo 65”, per un lavoro di ricerca e ricognizione storica incentrato sugli eventi legati al “Campo 65”. Per tale progetto, la Regione ha assegnato al Liceo 10mila euro.
Stasera, appunto, ci sarà la presentazione degli risultati di queste due iniziative (non tutti quelli finanziati), che sono stati sviluppati in particolare dagli studenti dei due Licei cittadini (guidati e coordinati dai rispettivi docenti; sul versante del liceo classico, dal prof. Piero Castoro) e dai volontari dell’Associazione “Campo 65”. Si tratta di cortometraggi e di un volume con una serie di contributi dedicati alla storia di Campo 65, lavori pronti da diversi mesi. Gli altri interventi finanziati, che spero vedremo presto, sono una mostra itinerante, già pronta, il restauro di un murale presente all’interno di una delle baracche del Campo 65, la sistemazione del cancello d’ingresso e di pannelli informativi al Campo, un portale internet dedicato [da qui, in formazione:
Il Campo 65 è, peraltro, il tema oggetto di un altro intervento a cui il Comune sta dando attuazione, finanziato con 40mila euro dalla Regione grazie a un’altra mia misura dedicata alla promozione e diffusione della Street Art.
Complessivamente, dunque, oltre 100mila euro sono stato destinati dalla Regione in questi ultimi anni al Campo 65. Il primo, in assoluto, e concreto sostegno alle iniziative dedicate al Campo 65. Nate da azioni regionali e realizzate grazie alla collaborazione dell’Associazione “Campo 65”, dei due Licei cittadini e del Comune. Li ringrazio tutti.
Devo la mia partecipazione all’incontro di questa sera soprattutto alla garbata insistenza e alla sensibilità dei volontari dell’Associazione “Campo 65”. Li ringrazio. Soprattutto ringrazio loro e i docenti e studenti dei due Licei per il lavoro svolto. Credo risponda appieno al senso delle mie iniziative regionali. E ne sono felice e soddisfatto.
Se spesso torno sull’impegno di questi anni, sui numerosi passi compiuti e sui risultati di quell’impegno, molti ancora da vedere concretizzati, è sia per rendere la fatica e la pazienza necessarie per qualunque obiettivo, sia per rendere esplicita, visibile, la traccia di fondo.
Oltre al risultato pratico (un’opera pubblica, un servizio, un finanziamento, un progetto, una legge, ecc.), il mio obiettivo è stato sempre quello di costruire luoghi o momenti di comunità, piccoli o grandi: una biblioteca, un incubatore di imprese, un polo per l’infanzia, un laboratorio urbano, centri sociali per anziani e giovani, un bene o un luogo di cultura, un’attività economica, sociale o culturale, una scuola nuova o rinnovata, un quartiere rigenerato, un intervento di street art, una palestra scolastica, un impianto sportivo, un progetto scolastico, ecc.
Attorno a questi luoghi o attività è possibile generare incontri fecondi, comunità in cui si supera la somma di solitudini, stimolare partecipazione e solidarietà, nuovi interessi ed energie, esperienze e curiosità verso la vita.
Questa traccia lega norme, azioni regionali e progetti concreti riversati nel territorio su cui ho lavorato.
Da questo punto di vista, Campo 65, con il suo carico di umanità e storie, individuali e collettive, è, in fin dei conti, solo un pretesto. Una preziosa, importante, emblematica occasione per riflettere su di noi, sul nostro presente. Questa è, direi, l’intima e radicale “capacità” dei “Luoghi della Memoria”. Nel presente, ci aiutano a costruire e rafforzare, attorno a questi beni o attività, legami, rapporti e relazioni tra persone e tra generazioni.
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TAPPE E MOMENTI DELL’INIZIATIVE SUI LUOGHI DELLA MEMORIA E SUL “CAMPO 65”, ATTRAVERSO ALCUNI MIEI INTERVENTI
18 dicembre 2018 / La Prima Commissione del Consiglio regionale (Bilancio) approva diversi miei emendamenti con nuove disposizioni inserite nella legge di bilancio:
21-22 dicembre 2018 / Approvata nella legge regionale del bilancio per il 2019 e pluriennale 2019-2021, la mia disposizione che promuove la tutela, la valorizzazione e la fruizione di luoghi e archivi presenti nel territorio pugliese connessi a eventi o accadimenti che hanno segnato, nel corso del Novecento, la storia della Puglia:
21-22 dicembre 2018 / Approvata nella legge regionale del bilancio per il 2019 e pluriennale 2019-2021, un’altra mia norma inserita che destinava 200mila euro all’anno per il triennio 2019-2021 a istituti scolastici secondari di 2° grado per progetti di carattere culturale e sociale, da svolgersi negli spazi scolastici in orari extracurricolari:
Luglio-Agosto 2019 / Entra nel vivo l’attuazione della misura regionale sui “Luoghi della Memoria” (tra cui Campo 65) e sugli “Archivi Storici”:
12 agosto 2019 / Pubblicata la deliberazione della giunta regionale che dà attuazione alla norma della legge regionale per il bilancio 2019 sui progetti di carattere culturale e sociale da svolgersi negli spazi scolastici in orari extracurricolari:
15 settembre 2019 / “La Casa Rossa, Luogo della Memoria”, iniziativa organizzata dalla “Fondazione Casa Rossa” ad Alberobello:
10 ottobre 2019 / La VI Commissione del Consiglio regionale approva all’unanimità la mia proposta di legge in materia di “Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione dei Luoghi della Memoria e degli Archivi storici di Puglia”:
10 ottobre 2019 / Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia l’Avviso rivolto a istituti scolastici secondari di 2° grado statali e paritari con sede in Puglia, in collaborazione con le associazioni studentesche formalmente costituite o gruppi informali di studenti, per il finanziamento di progetti di carattere culturale e sociale da svolgersi negli spazi scolastici in orari extracurricolari:
28 ottobre 2019 / Via libera da parte deIla I Commissione del Consiglio regionale approva all’unanimità la mia proposta di legge in materia di “Promozione e sostegno alle attività di valorizzazione dei Luoghi della Memoria e degli Archivi storici di Puglia”:
9 novembre 2019 / Commemorazione dei Caduti del Campo 65 (tra Altamura e Gravina) al Bari War Cemetery (località Carbonara), curata dall’Associazione Campo 65:
26 novembre 2019 / Sottoscrizione dei disciplinari tra la Regione Puglia e gli Enti proprietari dei luoghi e archivi ammessi al finanziamento nell’ambito della misura “Luoghi della Memoria e Archivi Storici”:
16 dicembre 2019 / Finanziamento di 10mila euro assegnato dalla Regione al Liceo “Cagnazzi” per un lavoro di ricerca e ricognizione storica sugli eventi legati al “Campo 65”, da svolgersi con altri istituti scolastici e con l’Associazione Campo 65:
17 dicembre 2019 / Presentazione della misura e della proposta di legge su “Luoghi e Archivi della Memoria” alla Fondazione Di Vagno a Conversano:
6 febbraio 2020 / Conferenza stampa sullo stato di attuazione di alcune mie iniziative regionali (“I Musei raccontano la Puglia”, “Street Art”, “Luoghi della Memoria”):
18 febbraio 2020 / Il Consiglio regionale approva all’unanimità la proposta di legge sui Luoghi della Memoria e Archivi storici:
30 marzo 2020 / La legge è pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia:
2 giugno 2020 / “Dopo le guerre, la Repubblica, in cammino sui luoghi della memoria”, iniziativa dell’Associazione Campo 65: