SI TORNA A DISCUTERE DI ACCORDI DI PROGRAMMA?

Da www.notizie-online.it
Altamura / Puglia / Politica / 05-08-2002 (14:49:18)
Il 10 agosto si riunisce il consiglio comunale. La convocazione è consequenziale soprattutto alle dimissioni dell’ingegnere capo dell’ufficio tecnico Antonio Tritto ed alle insistenze della Margherita sulla questione degli accordi di programma. Un consiglio di mezza estate che fa palpitare. Perché gli argomenti sono forti. A cominciare dalla vicenda mai chiusa della legge 34 di cui si è consumato un altro capitolo nella scorsa settimana presso lo sportello unico delle attività  produttive (a proposito, piccola curiosità , indovinate che numero aveva la pratica della Tecnomec engineering? Proprio 34!).
Il consiglio del 10 agosto, voluto appunto principalmente dalla Margherita e dalla minoranza di centrodestra, è il bis della seduta saltata il 15 ed il 16 luglio. Gli eventi della scorsa settimana pongono l’accento sulla 34. Ma all’ordine del giorno ci sono anche altri punti di interesse, fra i quali, tre debiti fuori bilancio, il conto consuntivo, varie interpellanze, nuove lottizzazioni fra cui una nella zona annonaria in via Santeramo. E, inevitabilmente, lo strascico polemico della perimetrazione del Parco dell’Alta Murgia. Restando in tema, i 12 consiglieri del centrodestra hanno inviato un telegramma alla Regione in cui segnalano i presunti vizi formali della delibera consiliare di approvazione e dell’allegata planimetria.
Onofrio Bruno

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A chi ritiene che si debba dare il via libera a tutti o ad una parte degli accordi di programma di cui alla legge regionale n. 34 del 1994.
A chi ritiene che non vi siano problemi o ostacoli giuridici nel rilascio delle concessioni edilizie per la realizzazione degli opifici industriali.
A chi ritiene che tutto sia in ordine e che tutto sia perfettamente legittimo.
A chi ritiene che così si aiutino le imprese… ignorando i problemi e rilasciando le concessioni.
A chi ritiene che non sia un comportamento responsabile e rispettoso proprio delle stesse imprese, oltre che del resto della cittadinanza, della dignità  ed autorevolezza di una Pubblica Amministrazione, delle regole e del piano regolatore, guardare i problemi che ci sono, evidenziare le difficoltà  che ci sono e riconoscere che certe procedure risultano probabilmente viziate e rischiano, se portate a termine, di arrecare danni – maggiori di quelli che si crede di evitare – alla Pubblica Amministrazione, oltre che agli stessi imprenditori interessati.
A chi ritiene che quelle procedure siano l’unico modo per il Comune di soddisfare le esigenze del mondo imprenditoriale e non piuttosto acquisendo aree previste dal piano regolatore, attrezzandole ed organizzandole per gli scopi industriali ed artigianali, ed infine assegnandole a chi voglia fare impresa…

A TUTTI,
RICORDIAMO COSA HANNO DETTO A PROPOSITO DI ACCORDI DI PROGRAMMA…

IL TRIBUNALE DEL RIESAME DI BARI il 13 marzo 2002 (su cui si legga il volantino del Coordinamento per lo sviluppo e la qualità  della vita di Altamura del 5 maggio 2002: http://www.enzocolonna.com/html/article.php?sid=187):
<<L’art. 1 della L.R. 34/1994 subordina la conclusione dell’accordo di programma in questione all’indisponibilità  di aree idonee con destinazione specifica operante e giuridicamente efficace per le opere da realizzare. Ebbene, gli atti acquisiti al fascicolo per le indagini preliminari danno contezza della presenza nel piano regolatore generale del comune di Altamura di un’area in località  Jesce con destinazione industriale D1. A fronte di ciò e della indiscussa idoneità  dell’area ad accogliere anche gli insediamenti industriali … non doveva in alcun modo pervenirsi alla stipula del richiamato accordo di programma>>.

ED IL TAR PUGLIA (che con la sentenza n. 3192 del 28 marzo 2002 – di cui riportiamo uno stralcio ed il cui testo integrale è reperibile al link http://www.enzocolonna.com/html/article.php?sid=206 – ha annullato la deliberazione con cui il consiglio comunale di Santeramo aveva ratificato un accordo di programma finalizzato ad un intervento urbanistico da realizzarsi in un territorio del tutto analogo a quello interessato agli accordi di programma di Altamura):
<<Passando al merito della causa, il ricorso attiene all’impugnazione della delibera di C.C. n.3 dell’8.2.2000, con la quale si ratificava l’accordo di programma intervenuto tra il Presidente della Giunta regionale ed il Sindaco del Comune di Santeramo in Colle, in variante al P.R.G. vigente, e degli atti a questa propedeutici, intesi ad autorizzare sul piano urbanistico un intervento cospicuo di tipo turistico alberghiero in una vasta area (estesa circa 540 ettari) a ridosso dell’abitato di Santeramo, già  avente in massima parte destinazione agricola perché, tra l’altro, interessante zone boscate di rilevante valore ambientale.
Ritiene il Collegio che, per massima parte (con l’eccezione del quarto, sesto e settimo motivo e del quarto motivo aggiunto), il ricorso si fondi su un rilievo difficilmente contestabile, e cioè sul difetto di istruttoria calibrata sulla reale natura delle aree interessate all’intervento, quale risultante dalla congerie di vincoli, anche di inedificabilità , esistenti e, comunque, di misure di salvaguardia e sull’entità  dell’intervento stesso, sicuramente consistente, come risultante dalla stessa descrizione che ne fa l’organo regionale in sede di adozione dell’accordo di programma (cfr.delibera di G.R.23 novembre 1999, n.1635).
Sotto tale profilo, sollevato trasversalmente in tutte le censure spiegate (ad eccezione, come detto, del quarto, sesto e settimo motivo, e del quarto motivo aggiunto), il ricorso è, ad avviso del Collegio, fondato.
Ed invero: a) i suoli interessati dall’intervento, seppure non compresi nell’originaria perimetrazione del parco naturale come provvisoriamente individuata dalla Conferenza di servizi del novembre 1993, per la loro estensione, stante la dedotta e fisiologica provvisorietà  della perimetrazione, e considerata l’entità  dell’intervento, ben avrebbero dovuto costituire specifico oggetto di disamina in vista dell’obnubilato progetto di istituzione del Parco, quantomeno per escluderne ogni e qualsiasi rilevanza rispetto al progetto di tutela ambientale (I motivo, 0, 0); b) ancora in considerazione della complessità  ed estensione dell’intervento, ben avrebbe dovuto costituire oggetto di specifica disamina, e non affatto di neutra applicazione formalistica dei criteri approvati in materia della Regione Puglia, la indotta variante urbanistica, con riferimento alla trasformazione di suoli originariamente agricoli in suoli a destinazione turistica (II e III motivo), non essendo a tal fine sufficiente la peraltro ovvia considerazione della insufficienza delle aree disponibili per lo specifico intervento (data la sua, invero inconsueta, estensione), ma dovendo puntualmente la specifica proposta confrontarsi con l’interesse al corretto insediamento urbanistico, peraltro in presenza di un documentato vincolo idrogeologico (III motivo, 0, 0); c) stante la valenza ambientale del sito, tutti i soggetti interessati alla creazione del parco, ivi compreso il Ministero dell’Ambiente, avrebbero dovuto avere voce in capitolo con riferimento all’intervento de quo, proprio al fine di verificarne la compatibilità  con l’istituendo parco e, come detto, proprio in ragione dell’estensione dell’intervento (quinto motivo, 0, 0); d) la espressa esistenza di zone boscate all’interno dell’ambito di intervento non è stata neppure oggetto di valutazione da parte degli organi deputati, pur essendo le zone boscate oggetto di specifica tutela di preservazione (primo motivo aggiunto, 0, 0); ed in proposito non potrebbe neppure valere il rilievo mosso dalla controinteressata società  Difesa la Parata secondo cui le zone boscate non sarebbero interessate da alcuno specifico intervento, giacché certamente la variazione urbanistica, da agricola ad area ad espansione turistica, incide proprio sulla natura dell’area boscata, rendendola suscettibile di sfruttamento a fini turistici che ben potrebbe essere incompatibile con la preservazione del valore boscato; peraltro, in presenza di contributi di riforestazione (secondo motivo aggiunto) che escluderebbero appunto ogni diversa destinazione all’infuori della conservazione del bosco; e) infine, non meno rilevante, è la ricomprensione del sito, come di importanza comunitaria e zona di protezione speciale in forza del decreto sia pure adottato in epoca successiva agli atti impugnati ma certamente già  oggetto a tale epoca di direttive comunitarie e di istruttoria procedimentale per la definizione dell’area, attività  procedimentale in fieri in ordine alla quale neppure si peritano gli organi deliberanti di fare cenno alcuno, pur essendo necessaria lo specifica procedimento di valutazione di incidenza, peraltro ovvio in ragione come detto dell’estensione dell’intervento.
L’omessa valutazione di tutti gli elementi richiamati vale ad inficiare irrimediabilmente gli atti impugnati che vanno pertanto annullati, salvi i successivi provvedimenti dell’Amministrazione.
Assorbiti gli altri motivi. …
Per Questi Motivi
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia – Sezione II, pronunciando sul ricorso di cui in epigrafe lo accoglie per quanto di ragione.
>>

PARCO ALTA MURGIA, CENTRODESTRA PASSA ALL’AZIONE

E’ stata pubblicata la tanto contestata delibera del consiglio comunale del 15-16 luglio in cui è stata approvata la proposta di perimetrazione limitatamente al Comune di Altamura. La versione della perimetrazione che è stata pubblicata contiene anche lo stralcio dell’area di circa duecento ettari che fu esclusa dall’inserimento all’ultimissimo momento. Circostanza che ha fatto gridare allo scandalo il centrodestra sia perché la cartografia allegata non riporta lo stralcio sia per presunte incompatibilità  in aula con parentele a cui si riconduce la proprietà  di alcuni suoli esclusi.
Il centrodestra ha preso visione della pubblicazione della delibera consiliare e sta ora mettendo a punto le carte bollate per impugnarla. Nel frattempo ha diffuso con manifesti e con documenti una denuncia molto forte che chiama in causa anche altre questioni. Contestano infatti «l’illegittimità  conclamata e ripetuta da parte dell’amministrazione comunale in occasione di ogni consiglio comunale, impedendo la visione, l’informazione e la consultazione degli atti alla minoranza consiliare». «Gravi e persistenti violazioni di legge» che inducono i capigruppo di minoranza «ad adire il procedimento di scioglimento del consiglio comunale ricorrendo in prima istanza al Prefetto». Si contesta soprattutto la difficoltà  ad accedere «alle proposte deliberative sottoposte alla successiva approvazione del consiglio comunale» con un comportamento «arrogante» che esclude qualsiasi «dibattito e democratico confronto», in barba anche allo stesso statuto comunale recentemente approvato. E i gruppi di centrodestra lanciano altre accuse, in particolare sulle elargizioni di contributi mirati ad enti ed associazioni «degli amici».

Troppi Ogm nascosti tra gli scaffali

da www.reppubblica.it

di EMILIO PIERVINCENZI

ROMA – Quanti prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati sono negli scaffali dei supermercati? E quale è la percentuale di Ogm contenuta? Quali prodotti correttamente indicano sulla confezione, come impone la legge, il contenuto di Ogm quando questo supera la soglia dell’1 per cento? Infine: i controlli ci sono e quanto sono efficaci? Per rispondere a queste domande, Repubblica ha deciso di vederci chiaro. Un’inchiesta che non vuole spaventare nessuno, vuole solo tentare di fare chiarezza nel mondo degli Ogm, gli organismi geneticamente modificati sui quali il dibattito scientifico è tanto ampio quanto ancora inconcludente. In realtà  non sappiamo, a tutt’oggi, se una merendina o dei cracker alla soia Ogm possano in futuro nuocere alla salute o essere del tutto esenti da problemi. Questa indagine, tuttavia, suona anche come campanello di allarme per il consumatore italiano. Che, in definitiva, non ha la certezza del contenuto dei prodotti acquistati al supermercato.
Per fare chiarezza ci vogliono i numeri, così abbiamo chiesto al laboratorio chimico della Camera di commercio di Torino, che lo scorso anno aveva realizzato per conto della Federconsumatori del Piemonte una indagine su 300 prodotti di largo consumo al fine di determinare le quantità  di Ogm presente negli alimenti (Ogm riscontrati, in varie percentuali, su circa 50 confezioni), di svolgere l’esame di 31 prodotti. Ebbene, questi sono i risultati, ottenuti attraverso l’applicazione di rigide normative in uso nella grande maggioranza dei laboratori chimici specializzati nella determinazione del Dna.
Su 31 prodotti, acquistati in grandi catene di distribuzione a Torino e in provincia, dieci sono risultati contenenti Ogm. Fra questi, quattro hanno mostrato percentuali notevolmente fuori dalla norma che, lo ricordiamo prevede che una percentuale di Ogm superiore all’1 per cento vada segnalata con chiarezza sulla confezione. In tre prodotti si sono riscontrate delle anomalie: nei Frosties Kellog è stato trovato un tipo di mais il cui uso non è consentito in Europa; nel Burger Valsoia e nelle Svizzere “Zio Elio” l’etichettatura specificava che i prodotti erano biologici, e che la soia utilizzata proveniva da produttori che garantivano l’assenza di Ogm. Una indicazione precisa al consumatore, che – anche se solo per una forma incontrollata di contaminazione – risulta fuorviante. In altri tre prodotti la quantità  di Ogm presente era a norma di legge.
La prima reazione è la stessa denunciata dal ministro delle Politiche agricole Alemanno, che ammette un buco nei controlli sui prodotti contenti soia e mais, che si sospetta essere geneticamente modificati. La seconda è una conferma di quanto ampiamente temuto: il consumatore, allo stato delle cose, non è garantito. La terza reazione arriva da Ferdinando Romano, medico ed epidemiologo, presidente dell’Istituto nazionale ricerche alimenti e nutrizione: “Sugli Ogm non abbiamo informazioni certe, possediamo solo ipotesi, ma sappiamo che è fondamentale informare bene il consumatore se un Ogm c’è o non c’è nell’alimento che acquista”.
Le analisi sono state condotte con questa metodologia: sono state comprate due confezioni dello stesso prodotto, su una è stata fatta per due volte l’analisi, l’altra è rimasta sigillata per eventuali controprove. E’ stata fatta anche la prova definita “del bianco”, al fine di controllare eventuali contaminazioni. Il metodo usato si chiama Real Time PCR e al ministero delle Politiche agricole sostengono che è una delle metodologie più affidabili. Una ulteriore precisazione: ogni prodotto esaminato ha un numero di lotto e una data di scadenza. Il laboratorio opera in conformità  alla Uni Cei En 45001, ed è accreditato a eseguire analisi su oltre duecento prove chimiche e microbiologiche. Possiede innumerevoli autorizzazioni ad operare per conto di molti ministeri.
Naturalmente le aziende coinvolte, dalla Novartis alla Kellog, dalla Esi alla Frau, reagiscono. In taluni casi, come alla Esi, sostengono che si limitano a inscatolare e vendere la lecitina che il fornitore gli garantisce, con tanto di analisi, assente di Ogm. Comunque, un mese fa, hanno provveduto a togliere il prodotto dal mercato. La Novartis definisce “irreale” l’analisi compiuta e garantisce sulla totale assenza di Ogm. La Kellog ammette la possibilità  di una contaminazione del prodotto, e promette controlli. Nel caso dei wafer della Fornidea va specificato che il 56,99 per cento di soia Ogm si riferisce al contenuto di soia nell’alimento, che è intorno al due per cento. La buonafede delle aziende, quando c’è, va rispettata. Ma anche la giungla di incertezze e sospetti che emerge dalle analisi risulta incontestabile.
(27 luglio 2002)

PARCO, POPOLIZIO DIFENDE LA SCELTA DI ALTAMURA :

Altamura / Puglia / Politica / 26-07-2002 (11:04:26)

Pasticcio, parco dei desideri, approssimazione e superficialità , dissociazioni: oltre alle consuete critiche degli agricoltori e del centro destra, l’approvazione della perimetrazione della porzione di territorio di Altamura da destinare a Parco dell’Alta Murgia si porta dietro un vespaio di polemiche inattese, anche all’interno del centro sinistra. Polemiche seguite alla iniziale soddisfazione di chi per il Parco si è battuto per anni. Il sindaco Rachele Popolizio non entra nella questione della documentazione incompleta sollevata con un’interrogazione dal consigliere dei Democratici di sinistra Enzo Colonna. Quest’ultimo, in definitiva, chiede che si consideri valido il provvedimento generale di approvazione della perimetrazione e si sospenda invece l’efficacia del famoso emendamento del quale non si trova la cartografia allegata. Il primo cittadino reagisce alle polemiche sollevate in particolare dal suo partito, la Margherita, soffermandosi anche sulla presunta incompatibilità  di un consigliere comunale che ha partecipato alla votazione, determinando il numero legale necessario e sufficiente. “Se ci fossimo posti il il problema di eventuali parentele, non avremmo neanche potuto discutere di Parco. Ad Altamura la proprietà  fondiaria è diffusissima e spezzettata in piccoli appezzamenti. Chi è che non ha un parente proprietario, affittuario o conduttore di zone comprese o escluse dal Parco? Non solo. Se il Parco viene valutato per le opportunità  che offre come la maggioranza ritiene, può ravvisarsi solo l’interesse ad essere inclusi e non ad essere esclusi!”.
Il primo cittadino esprime soddisfazione per il risultato raggiunto che sblocca la situazione anche nei confronti degli altri 12 comuni, della Regione Puglia e del Ministero dell’Ambiente che attendevano il pronunciamento di Altamura. “Per un anno ho ascoltato le ragioni delle associazioni produttive e ambientalistiche. La proposta degli operatori agricoli si è rivelata impraticabile poichè interferiva sui territori di altri Comuni. Le minoranze non hanno elaborato alcuna proposta e nel penultimo consiglio comunale, abbandonando l’aula, hanno reso palese il loro ostruzionismo. Mi sono adoperata, insieme agli altri sindaci, affinchè le norme di salvaguardia fossero più elastiche e rispondenti alle esigenze dei produttori. Sull’area si potranno tranquillamente svolgere agricoltura, pascolo, ampliare gli opifici agricoli e perfino realizzarne di nuovi. Non capisco le ragioni degli oppositori del Parco, a meno che non tutelino palesemente lo spietramento e la speculazione edilizia. La nostra proposta di perimetrazione e zonizzazione è partita dalla bozza inviata dall’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, rispetto alla quale l’amministrazione comunale ha comunque proposto un ridimensionamento, ispirato a criteri quali l’orografia, le viabilità , la continuità . Anche sulla zonizzazione abbiamo proposto un’ampia zona C, già  antropizzata, individuata nella fascia pedemurgiana, su cui insisteranno le previsioni del Piano regolatore e che sarà  sottoposta a vincoli minori. La proposta finale è stata frutto di mediazione tra la sinistra che voleva quella del 1993 o della Regione e la Margherita che era per l’esclusione totale della cosiddetta zona C. Ritengo che la proposta approvata sia la più equilibrata. La querelle sulla ulteriore zona esclusa è faziosa poichè mira a sminuire in polemiche paesane un risultato politico che va rivendicato con forza. E, comunque”, conclude, “la proposta verrà  vagliata dalla Regione e dal Ministero che hanno il potere di emendarla”.
Fin qui il sindaco che sorvola sul caso dell’allegato cartografico scomparso. Stasera è prevista una riunione di maggioranza molto delicata. Lunedì il consiglio comunale nel quale si finirà  per parlare di Parco, insieme all’emergenza acqua. Il sindaco ha anche preannunciato la presentazione di una sua proposta sulla soluzione della legge 34.
Sia l’interrogazione (o atto di impulso amministrativo che dir si voglia) di Enzo Colonna, che l’intervento completo del sindaco saranno a breve pubblicati nell’angolo della posta di Notizie on line.
Pasquale Dibenedetto

Parco dell’Alta Murgia. L’interrogazione di Enzo Colonna.

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Comune di Altamura
Prot. n. 22052 del 25.07.2002

All’attenzione del
Sindaco, avv. Rachele Popolizio
Presidente del Consiglio comunale, dott. Luigi Lorusso
Segretario Generale, dott. Raffaele Palermo

– Comune di Altamura –

Oggetto: Deliberazione consiliare del 15 luglio 2002 relativa alla “Proposta di perimetrazione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia”? ”“ Interrogazione/Atto di impulso amministrativo

Con stupore, sconcerto e rammarico ho appreso venerdì scorso (19 luglio), avendone poi diretta conferma il lunedì successivo (22 luglio), che la documentazione agli atti del nostro ultimo Consiglio comunale (15 luglio) relativa al punto “Proposta di perimetrazione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia”? risulta incompleta.

1) Lo stupore. In quell’occasione ”“ ricordo ”“ l’amministrazione comunale aveva presentato una proposta deliberativa con annessa una cartografia in cui era chiaramente disegnato il proposto perimetro del Parco relativo al territorio di Altamura. Quella proposta di perimetrazione era frutto di un’analisi puntuale dell’attuale assetto giuridico e vincolistico del territorio altamurano ed aveva tenuto presenti criteri generali (di perimetrazione) quali andamento orografico del territorio e sistema viario. Come tale era stata valutata positivamente dal Dirigente dell’Ufficio Tecnico e da me ”“ anche nel mio intervento in consiglio ”“ apprezzata ed approvata. Sennonché alcuni consiglieri della maggioranza hanno suggerito in consiglio lo stralcio di un’area non ritenuta meritevole di essere ricompresa nel perimetro del parco. Tale proposta emendativa della perimetrazione originariamente agli atti, pur tra le perplessità  di molti (anche le mie, in quanto poco motivata e non improntata a criteri di portata generale), fu accolta con il voto di tutta la maggioranza consiliare. L’ora più che tarda (circa le 05.15 del mattino) ”“ determinata dalla inconsulta ed ormai consolidata prassi di estenuanti, defatiganti ed inconcludenti preliminari ”“ non ha aiutato probabilmente ad affrontare quell’atto deliberativo con la necessaria lucidità . Già  quella votazione, infatti, ingenerò in me stupore, in quanto ”“ stando alle dichiarazioni rese durante la seduta dai consiglieri di minoranza ”“ alcuni consiglieri partecipanti alla votazione si sarebbero ritrovati in una condizione di “oggettiva incompatibilità ”?. In termini più puntuali, nella condizione prevista dal secondo comma dell’art. 78 del Testo Unico degli Enti Locali, che così recita: «Gli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L’obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado». Ebbene, se così fosse ed a fronte di due distinte votazioni/deliberazioni del consiglio ”“ una sulla proposta deliberativa di carattere generale (quella dell’amministrazione), l’altra sulla proposta emendativa di portata molto limitata (lo stralcio interessava un’area di circa 200 ettari a fronte dei circa 26.000 ettari interessati dalla perimetrazione) ”“ questa seconda deliberazione (quella sull’emendamento), ai sensi del già  citato art. 78, secondo comma, potrebbe essere fortemente viziata nella sua validità  sostanziale. A questa ”“ del tutto eventuale, in assenza di dati certi ”“ circostanza se ne aggiunge un’altra: non mi risulta (e non risulta agli atti del consiglio) che quella proposta emendativa (a differenza della proposta originaria e generale) fosse accompagnata dal parere tecnico del Dirigente preposto.

2) Lo sconcerto. Scopro infatti, a distanza di giorni da quella votazione, che di quella proposta emendativa non c’è traccia negli atti del consiglio, non essendo ”“ devo desumere ”“ stata depositata presso la presidenza e vistata dallo stesso proponente, dal Presidente del consiglio e dal Segretario comunale. Risulta agli atti la dichiarazione (scritta e verbale) del proponente, ma manca la cartografia che lo stesso proponente (un consigliere del gruppo consiliare della Margherita) dichiarava, in consiglio, di allegare alla proposta, di cui molti hanno preso visione in consiglio stesso (fanno fede in tal senso anche le riprese dell’emittente televisiva locale) e da cui solo era possibile evincere l’area che si intendeva escludere rispetto alla perimetrazione proposta dall’amministrazione. Ciò mi induce a domandare come sia possibile ora definire ed individuare l’area interessata allo stralcio rispetto alla perimetrazione generale proposta dall’amministrazione ed approvata in sede di consiglio.

3) Il rammarico. I destinatari della presente e molti altri (consiglieri e no) sanno quanta convinzione, determinazione e passione abbia dedicato (assieme a molti altri) al progetto del Parco Nazionale dell’Alta Murgia [ne fanno fede anche i resoconti del nostro ultimo consiglio (15 luglio 2002) e del consiglio del 27 luglio 2001 in cui si approvò all’unanimità  la deliberazione, di cui fui relatore, di aderire all’istituendo Parco]. Mi duole ora constatare come ”“ a distanza di undici anni dall’individuazione di questo territorio come area di reperimento per l’istituzione di un parco nazionale (legge quadro sulla aree protette, n. 394/91), a quasi quattro anni dalla legge che ha previsto l’istituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia (legge n. 426/9, ad un anno esatto dalla deliberazione consiliare di adesione del Comune di Altamura all’istituendo Parco e dopo oltre dieci anni di dibattiti, aspettative, strumentalizzazioni, attese, ritardi ”“ si pensava di essere finalmente giunti a segnare un punto fermo e finale (la deliberazione sulla perimetrazione) ed invece un mix micidiale di approssimazione e superficialità , che ha stretto per un paio d’ore un pugno di persone, rischia ora di travolgere la validità  di quest’ultimo atto deliberativo del consiglio e, con essa, un lavoro, una passione, un’elaborazione che ha coinvolto tante persone e per lungo tempo.

Invito pertanto, formalmente e nella mia qualità  di consigliere comunale, i destinatari della presente:
a) a verificare in tempi stretti le circostanze sopra riferite (quelle di cui ai punti nr. 1 e 2, 0, 0);
b) a fornire allo scrivente una risposta/nota di chiarimenti per iscritto;
c) a relazionare nel primo consiglio comunale utile;
d) a porre in essere rapidamente tutte le iniziative amministrative necessarie ad evitare che l’atto deliberativo sulla proposta di perimetrazione dell’amministrazione (il provvedimento di carattere generale) possa venire inficiato a causa di vizi formali e/o sostanziali che interessano unicamente l’atto deliberativo relativo all’emendamento proposto in consiglio. In particolare, in ossequio al brocardo utile per inutile non vitiatur, chiedo che si proceda alla materializzazione e pubblicazione del provvedimento generale adottato dal consiglio (proposta di perimetrazione dell’amministrazione) e che si sospenda l’efficacia del secondo atto deliberativo (quello sull’emendamento) in attesa degli esiti di una necessaria ed opportuna verifica (da avviare con formale procedimento) della sussistenza di tutti i suoi requisiti formali e sostanziali di validità .

Altamura, 25 luglio 2002

Cordiali saluti
F.to dr. Vincenzo Colonna
consigliere comunale

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Alta Murgia Story

ALTAMURA- Si fa presto a dire Parco. Si fa presto a dire «è fatta».
Sì, mentre a Bari come a Roma si è già  messa in moto la macchina che dovrebbe dare l’accelerazione definitiva all’istituzione dell’Ente parco nazionale dell’Alta Murgia, mentre gli ambientalisti di mezza Italia – e non solo loro – esultano per il «sì» espresso a maggioranza anche dal consiglio comunale di Altamura, mentre, in pratica, ogni casella sembra essere stata sistemata nel posto giusto per risolvere definitivamente una questione che si trascina da almeno dieci anni, ecco che nuovi e vecchi fantasmi riprendono ad aleggiare su questo immenso e straordinario territorio situato nel cuore della Puglia.
Fantasmi, spesso anche in carne ed ossa, che da sempre costituiscono l’ossatura più o meno evanescente di quel grande e potente partito trasversale che in questi anni, con l’alibi di voler produrre lo «sviluppo», si è opposto nei fatti al Parco e che qui, in tutta l’Alta Murgia, prima di puntare in massa e con successo sul mobile imbottito, ha privilegiato insediamenti di tutti i tipi: discariche più o meno autorizzate, poligoni militari, polveriere, insediamenti industriali non sempre ecocompatibili, improbabili invasi per il contenimento dell’acqua destinata all’irrigazione dei campi e persino (negli anni Settanta-Ottanta) le centrali nucleari e lo stoccaggio delle scorie radioattive (quest’ultima «idea», da realizzare in un’area attigua alla polveriera di Poggiorsini, è ancora agli atti).
IL PASTICCIO
Fantasmi che hanno ripreso a materializzarsi proprio dalla notte fra lunedì e martedì della scorsa settimana, quando, quasi all’alba, il consiglio comunale di Altamura (buon ultimo fra i tredici Comuni interessati) ha votato a favore del Parco. Perché? Perché con quel voto è stato consumato un autentico «pasticcio». Un «pasticcio» degno della peggiore – e per tanti versi vitalissima – Prima Repubblica. Un «pasticcio», che ha indotto i 16 consiglieri presenti (tutti della maggioranza di centrosinistra, che ne vanta, sulla carta, 19) a votare, fra uno sbadiglio e l’altro, una delibera molto diversa da quella che era stata portata in aula e che, presto o tardi, come giura la minoranza di centrodestra, «diventerà  oggetto di indagini e di esame della magistratura ordinaria e di quella amministrativa».
È accaduto, infatti, che, durante una delle tante pause, la delibera – ma soprattutto un suo allegato indispensabile (la cartografia) – sia stata letteralmente stravolta. Con il risultato che ciò che sino ad un attimo prima aveva un barlume di coerenza (si era deciso di escludere dal perimetro del Parco un’intera area di circa 500 ettari a ridosso del centro abitato di Altamura lungo la direttrice per Bari, area denominata «Parco Priore») si è trasformato nel «gioco delle tre carte».
UN AFFARE
DI FAMIGLIA

In pratica, gli ettari esclusi sono diventati appena 150 circa. E mentre nella perimetrazione del Parco è rimasta una vasta area nella quale molti imprenditori locali hanno chiesto (ed alcuni già  ottenuto) i decreti ai sensi della legge regionale 34 del ’94 (quella, per intendersi, che prevede gli accordi di programma in deroga agli strumenti urbanistici), è stata esclusa una piccola porzione nella quale si trova una delle proprietà  della famiglia Ferri (in città  nota per essere fra quelle in espansione nel settore del salotto), strettamente imparentata con un consigliere comunale della maggioranza, Franco Tafuni della Margherita, presente all’atto della votazione sul Parco e determinante ai fini della sua regolarità  (come s’è detto, hanno votato in 16, ovvero con il minimo numero consentito, essendo assenti tre consiglieri della maggioranza ed essendo usciti dall’aula quelli della minoranza).
IL MISTERO
DELLA CARTOGRAFIA

Un autentico «pasticcio», aggravato, come se non bastasse, dalla misteriosa «scomparsa» (ma sarebbe più giusto dire: mancata produzione agli atti) di una cartografia coerente con il voto dell’aula. Ancora fino a ieri mattina, infatti, la delibera e l’allegata cartografia non erano state affisse all’albo pretorio. La quale cosa ha dato ulteriore linfa alla minoranza di centrodestra e ad alcuni pezzi della stessa maggioranza (a cominciare dal circolo cittadino della Margherita, il partito del sindaco, Rachele Popolizio), che, sin dalle ore immediatamente successive al voto, avevano gridato allo scandalo.
E così, mentre la Margherita – che qui fa capo al consigliere regionale Pietro Pepe – ha preso le distanze dal sindaco e pubblicamente si è «dissociata» dalla decisione assunta dal gruppo e dalla maggioranza; mentre il consigliere dei Ds, Enzo Colonna, da sempre legato al Centro studi Torre di Nebbia, ovvero al gruppo promotore del Parco, si «vergogna» per quel voto pasticciato, la Casa delle Libertà  ha già  affidato all’avvocato Enzo Siani (consigliere dell’Udc eletto nella lista di Democrazia Europea) l’incarico di redigere un ricorso al Tar ed un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica nel quale – sono parole di Siani – «si ravvisa il reato di abuso d’ufficio».
Di concreto, comunque, al momento, non c’è nulla. «L’esposto-denuncia – dice il coordinatore cittadino della Cdl, Pasquale Lomurno – è già  quasi pronto. Ma, alla pari del ricorso alla magistratura amministrativa, potremo depositarlo solo quando prenderemo visione della delibera e della cartografia».
ERRORE
O DOLO?

Ma perché la maggioranza di centrosinistra ha commesso un errore così madornale? Perché su una questione così delicata, così esposta, da sempre, ad attacchi concentrici di ogni tipo, ha scelto una «strada tanto tortuosa e pasticciata» (sono parole di Pietro Pepe)? Perché? «È stato il frutto di una mediazione – risponde il sindaco Rachele Popolizio -. Di una mediazione che abbiamo ritenuto accettabile. Era tardi. Era notte fonda. Se avessimo rinviato il voto alla prossima seduta di consiglio, stia pur certo che non ne avremmo fatto più nulla».
Ma davvero? «Noi, in fondo – osserva la Popolizio – abbiamo votato una delibera di indirizzo. Ora tocca alla Regione decidere. Può accogliere la nostra indicazione, ma può anche correggerla. A Bari, ad esempio, potrebbe passare la richiesta sulla quale insiste così tanto il mio partito, cioè di escludere dal parco tutta quella fascia a ridosso del centro abitato che noi abbiamo indicato come Zona 3 (circa 4.000 ettari nei quali non vi sarebbero vincoli se non quelli previsti dal piano regolatore generale – ndr). Ripeto, la nostra è una delibera di indirizzo. E mi sembrano del tutto infondate anche le osservazioni sulla presunta incompatibilità  del consigliere Franco Tafuni. Noi, sinceramente, non ce lo siamo nemmeno posto questo problema».
Meno diplomatiche, invece, sono le risposte del diessino Enzo Colonna: «Abbiamo sbagliato. Punto e basta. Non siamo nemmeno stati capaci di dare un criterio oggettivo a questa delibera. Abbiamo subìto le pressioni di un singolo. E alla fine, anch’io, esausto, ho votato a favore. Ma è chiaro che si tratta di un pasticcio. E me ne vergogno».
LA POSTA
IN GIOCO

Ma c’è anche un’altra risposta, taciuta, o meglio mascherata, che potrebbe dare un senso a quello che appare un errore inspiegabile. Da questo momento, ad Altamura, chiusa, in qualche modo, la partita del Parco, è possibile, per quanto appaia paradossale, risolvere il grande problema degli insediamenti produttivi, ovvero la questione dei 134 accordi di programma (poi diventati 105 e poi ancora 77 già  decretati) sottoscritti dalla precedente amministrazione di centrodestra e ora, tranne uno, tutti al vaglio della Procura della Repubblica di Bari. Ora – e l’avv. Popolizio si dichiara pronta a «concertare» – è possibile trovare una soluzione. È possibile persino dare dignità  giuridica a tante richieste, anche alle più stravaganti, degli imprenditori. Come? Innanzitutto – ed un primo passo è già  stato fatto – accelerando l’iter del Pip (piano per gli insediamenti produttivi) previsto dal piano regolatore sull’asse viario che porta a Gravina e che è già  sede di numerosi opifici. E poi, visto che lo spazio disponibile si sa già  che sarà  insufficiente, pensando ad una nuova zona Pip, da dislocare su via Bari, ovvero proprio dove hanno pensato di insediarsi, attraverso gli accordi di programma, i due grandi consorzi di imprese (in tutto sono 45), entrambi facenti capo all’Assopim, il cui presidente è l’ing. Carlo Martino, coordinatore di Forza Italia.
LA PRUDENZA
DEGLI IMPREDITORI

Prove tecniche di inciucio? Peraltro favorite dal fatto che sempre su via Bari ha presentato richiesta di accordo di programma una cosiddetta cooperativa rossa, «L’internazionale», vicina ai Ds? Pasquale Lomurno e ancor di più il consigliere comunale dell’Udc Michele Colonna, già  assessore di Forza Italia nella precedente giunta di centrodestra, lo escludono nella maniera più categorica. Lo esclude anche il consigliere comunaleVito Di Benedetto, che in Forza Italia rappresenta soprattutto gli interessi della Coldiretti, da sempre l’organizzazione che più di tutte si è opposta al Parco. Lo esclude pure il funzionario del Corpo Forestale di Matera, Giuseppe Giove, di An, non pregiudizialmente contrario al Parco («ma chi lo ha pensato non ci ha messo né anima né cuore»), già  sindaco democristiano all’epoca in cui, nel ’93, fu approvato l’adeguamento del piano regolare alla legge 56 (piano regolatore che, fra l’altro, prevede di utilizzare, per gli insediamenti industriali, un’area di 257 ettari in zona Jesce, fra i Comuni di Matera, Altamura, Santeramo e Laterza, dove, però, non ci vuole andare più nessuno).
Ma non è un caso che il vicepresidente dell’Assopim, Antonio Traetta, che pure è schierato con la Cdl, metta in guardia dal «rischio di aggiungere ulteriore carta bollata». E il riferimento è alla volontà  della Cdl di denunciare alla magistratura la presunta illegittimità  della delibera sul Parco.
Una prudenza, quella degli imprenditori, che, unita alla disponibilità  a concertare da parte del sindaco, ma anche di altri pezzi della maggioranza, lascia intravedere più di un margine di trattativa.
IL PARCO
PUO’ ATTENDERE

E il Parco? E i nodi tutti ancora da sciogliere, a cominciare dalle servitù militari (cinque enormi poligoni di tiro e una polveriera) che da sole, visto che coprono quasi il 50 per cento dell’area, bastano a dire che la strada da percorrere è ancora lunghissima? E le insidie esterne: ai margini del perimetro sono già  stati previsti, fra l’altro, ma non solo, un impianto di compostaggio in agro di Grumo e un campo da golf con annesse 200 villette in agro di Toritto (un altro campo da golf, in agro di Santeramo, è stato appena bocciato dal Tar)? E poi, bastano – da sole – le norme di salvaguardia, peraltro contestate soprattutto dagli agricoltori e dai cacciatori, a garantire che davvero non vi saranno abusi? E infine, come ne esce l’idea di Parco dopo il «pasticcio» dell’altra settimana?
Nella sede del Coordinamento per lo sviluppo e la qualità  della vita (nuova denominazione del Centro studi Torre di Nebbia), Nino Perrone e Aldo Creanza, che in questi giorni sono rimasti «di guardia» (il leader storico, Piero Castoro, è in ferie), provano ad accennare una risposta. Ma per quanto si sforzino, per quanto da Bari l’assessore provinciale alla pianificazione del territorio, il Verde Cesare Veronico, continui ad incoraggiarli, loro il cammino lo vedono ancora in salita.
«Questo pasticcio – spiegano – davvero non ci voleva. Quel voto favorevole del consiglio comunale doveva essere una vittoria. Una grande vittoria. Ora non sappiamo davvero come potrà  andare a finire. Noi, di sicuro, continueremo ad andare per la nostra strada. Continueremo a batterci per il Parco. Ma non c’è dubbio che i nodi restano e che molti, a cominciare proprio da quelli che riguardano le forze armate e i loro interessi, non sono stati nemmeno accennati. Certo, se la Regione, prima, e il Ministero dell’Ambiente, dopo, confermassero la volontà  di istituire il Parco come ci è stato promesso, molti nodi si scioglierebbero da soli. O, comunque, finirebbero per attenuarsi. Noi ci crediamo. Noi ci credevamo. Pasticci a parte».
Eh sì. Si fa presto a dire Parco. Si fa presto a dire «è fatta». Ma la realtà , qui come negli altri Comuni della Murgia, è tutta un’altra storia. E, per molti versi, ancora tutta da esplorare.

Stefano Boccardi

Il nuovo Statuto comunale di Altamura.

Due righe sul nuovo Statuto
di
enzo colonna
consigliere comunale di Altamura
enzo@altamura2001.com

Per giorni non ho capito perché Nicola Berloco, direttore di Leonessa di Puglia, insistesse, con affetto e pazienza, affinché io (proprio io, tra i trenta consiglieri di questo Comune!) scrivessi “due righe di presentazione o di commento del nuovo Statuto Comunale”. Cercavo di comprendere perché mi avesse chiesto questo servizio per meglio adempierlo, umilmente e se possibile efficacemente. Ma non ci riuscivo. Leggevo e rileggevo il nostro ultimo Statuto, compiendo i gesti della preparazione a una critica, a un giudizio, a una presentazione. Il tutto risultava difficile, impraticabile, essendomi speso in consiglio comunale in prima persona, con i miei trenta e passa emendamenti (molti presentati assieme a Vito Menzulli, consigliere di Rifondazione Comunista), a tentare di rendere il più decoroso possibile il nuovo testo statutario.
In realtà , non si voleva che io rievocassi la soddisfazione per l’accoglimento, da parte del Consiglio, di una parte di quegli emendamenti, in particolare l’idea di prevedere un Preambolo (con un secondo capoverso a mio parere significativo, 0, 0); l’inserimento di una definizione di ”˜comunità  cittadina’ come quella di cui al secondo comma dell’art. 1; l’introduzione della figura del rappresentante della comunità  degli immigrati residenti ad Altamura in seno al consiglio comunale (art. 25, comma 6, 0, 0); il rafforzamento di meccanismi e procedure di iniziativa popolare e di consultazione della comunità  (artt. 59 e 60). O che confermassi le perplessità  all’epoca manifestate sulla laconicità  e timidezza con cui si è disciplinato l’istituto referendario (artt. 62-64) o sui requisiti e sul sistema di designazione del difensore civico (art. 66), se non addirittura lo sconcerto provato dinanzi all’approvazione di disposizioni come l’art. 6 [quello sui finanziamenti alle scuole non statali e che riserva per i “disabili” la formazione tecnico professionale (non altro?!)].
Ho capito, in altri termini, che ciò che mi si chiedeva era altro: un tipo di correità  (mi si passi il termine) che non è quella di chi in qualche modo ha contribuito a determinare un ”˜fatto’ (in questo caso, la redazione del nuovo Statuto), ma di chi, leggendo, è inevitabilmente costretto ad essere testimone e complice di quello che sta succedendo o è successo. Come per ogni testo scritto, basta allora una parola (in questo caso, un articolo, un capoverso, un comma) a generare quel senso di complicità  che lega chi ha scritto e chi legge. Intendiamoci: non siamo in presenza di un capolavoro, di un lavoro di particolare raffinatezza giuridica, né tantomeno si segnala per meriti letterari; anzi, da questo punto di vista, il nuovo Statuto presenta inquietanti (sebbene in numero ridotto rispetto al precedente) svarioni concettuali, lessicali e sintattici (sic!).
Voglio solo dire che ogni regola, ogni disciplina ha il proprio discorso, che bisogna cogliere e comprendere. A me si chiedeva ”” ho concluso ”” di aiutare ad esplicitare questo discorso, almeno nei termini in cui io lo avevo inteso. Il diritto regola conflitti sociali, ha un approccio necessariamente dialogico (“ubi societas, ibi jus”) e considera l’uomo non astrattamente ma nella sua vita di relazione. Ogni disciplina è sempre portatrice di un discorso che può essere definito rigorosamente storico-politico. Questo perché il soggetto che parla in questo discorso non occupa la posizione del filosofo, del moralista, dell’esteta, del religioso, vale a dire la posizione del soggetto universale, totalizzante o neutrale. Chi parla e scrive una norma è un soggetto collocato in un preciso momento storico, è situato in un preciso (particolare) contesto sociale e culturale, è all’interno di una lotta politica generale, da una parte o dall’altra: è nella battaglia, ha degli avversari, si batte per ottenere una vittoria che è e resta particolare.
Abbiamo indubbiamente a che fare con un diritto (di rango minore, quando parliamo di uno statuto) ancorato ad una storia e, al contempo, decentrato rispetto a un’universalità  giuridica. E se il soggetto che parla del diritto parla della verità  o dei valori, sarà  di quel genere di verità  o valori che non sono la verità  o i valori universali del filosofo o del religioso. Questo discorso, dunque, non è un discorso forte, ma stabilisce un legame fondamentale tra rapporti di forza (sociali, culturali, politici, ecc., 0, 0); non dice la verità , ma istituisce relazioni di verità ; non fa la storia, ma è espressione di contesti storici. In un discorso come questo, allora, si dirà  tanto più la verità  quanto più si è situati all’interno di un certo campo. In altri termini, dobbiamo essere consapevoli della relatività  delle verità  nelle quali crediamo giorno per giorno, ma dobbiamo pure sapere che l’unica cosa che possiamo fare è di dare ad esse rigore, continuità , forma, e di comportarci come se queste verità  storiche, parziali, fossero la sola verità  che abbiamo.
È stata questa consapevolezza ”” credo ”” a spingere molti consiglieri (di maggioranza e, soprattutto, di minoranza), in sede di esame ed approvazione consiliare del nuovo testo, a sottolineare la necessità  di un approccio non burocratico, meno sbrigativo, a proporre emendamenti che rendessero più puntuale il testo rispetto alla bozza statutaria inizialmente predisposta, più penetrante e meglio caratterizzata almeno nella prima parte (quella sulle “Disposizioni generali”) magari con la previsione di un preambolo.
Non posso certo affermare che con il testo finale approvato (con i limiti a cui ho accennato) si sia riusciti a raggiungere l’obiettivo, ma esso rappresenta il tentativo di dare espressione ai principi (alle verità ) in cui l’ente comunale e la comunità  altamurana credono ed a cui intendono ispirare il proprio agire quotidiano. In questo senso, la prima parte dello statuto risulta la più efficace ed interessante, anche perché ”” confessiamolo a denti stretti ”” le norme di uno statuto comunale, nella loro quasi totalità , non hanno alcuna efficacia pratica, diretta ed immediata, nei rapporti giuridici tra Pubblica Amministrazione e Cittadini: si tratta di una Carta di Principi (non siamo in Germania, dove addirittura gli ordinamenti comunali sono chiamati kleine Verfassungen, le piccole Costituzioni), la cui unica rilevanza ”” a mio parere ”” si colloca su un piano meramente politico e culturale, quello di fornire il profilo identitario (appunto culturale e politico) di una comunità .
Uno Statuto, in questo senso, non è altro che il modo attraverso cui una comunità  cittadina rinnova aggiorna conferma, nella durata, le verità  (principi, dati identificativi) in cui crede: saranno relative, storiche, parziali, ma pur sempre le uniche ”” lo si ripete ”” che abbiamo. “La durata – credo dicesse il filosofo Bergson – è la forma delle cose”, quella lenta continuità , quella fitta (seppure leggera) trama di rapporti che lega nello spazio e nel tempo generazioni presenti passate e future, donne e uomini vicini e lontani, una continuità  che attraversa tutti noi e che non termina con noi, qui ed ora. Ecco perché mi persuadeva l’idea di far precedere le disposizioni statutarie da un preambolo e con quel tipo di contenuto. Credo che il rigore, la linearità  sia la premessa; davvero, presente (“città  del confronto, partecipe dei destini della comunità  mondiale”), passato (“città  dei moti rivoluzionari, di Tommaso Fiore, città  simbolo di libertà “) e futuro (“un futuro ed una felicità  comuni”) sono punti di riferimento dialogici necessari a verità  molto relative.
Mi si accuserà  di essere un relativista incallito, inopinatamente legato a questo concetto del “tempo che passa”. Scrivere uno statuto, però, significa proprio raccontare una comunità  o, meglio, che quella comunità  racconti di sé agli altri ed a se stessa: non solo a chi voglia scegliere Altamura “come centro delle proprie attività  di lavoro o di studio, dei propri legami affettivi, familiari, sociali e culturali” (art. 1, comma 2, 0, 0); ma anche a quella piccola cerchia di persone che sentiamo di avere intorno. Può valere anche in questo contesto, la risposta che da lo scrittore Erri De Luca, nel libro Altre prove di risposta, alla domanda: per chi scrivi? “Per le persone che mi sono care, alcune già  morte, scrivo davanti a loro, traduco in storie il mio affetto e il mio affanno. Non scrivo perché le mie pagine siano lette dai posteri ”” chi li conosce? ”” ma perché siano intese, anche amate, dai miei predecessori, da mio padre che non poteva leggerle e le ascoltava a occhi chiusi”.
Ogni buon racconto parte da lontano, da voci ed immagini lontane nel tempo, da Tommaso Fiore, dai rivoluzionari del 1799, da coloro che hanno lasciato tracce sul suolo; tracce che hanno formato quel sentiero che noi abbiamo imboccato e che lasceremo “sperando che qualcuno, percorrendolo, lo renda compiuto”. Mi vengono alla mente due versi di una poesia scritta da una persona a me vicina (Silvana Grasso, mia madre): “Le note son tornate in veste di melodie indimenticate a riparlarci d’amore”, in questo caso a riparlarci dell’amore per questa terra, per questa città , per la sua gente. D’altra parte, forse è proprio vero ”” come scrive Alain De Botton nel libro Esercizi d’amore ”” che “di fatto non esistiamo finché non c’è qualcuno che ci vede esistere e che non parliamo finché qualcuno non è in grado di comprendere ciò che diciamo; in sintesi, che non siamo del tutto vivi finché non siamo amati”.
Il richiamo nel nostro Statuto, seppure fugace e superficiale, di quei volti e di quelle voci del nostro passato collettivo consente a quei volti, a quelle voci di dire ancora una volta quello che hanno detto e di trasmetterlo alle generazioni future. In mezzo, ci siamo noi, qui ed ora, anelli di una catena molto lunga (nel senso in cui ne parla Seneca in una lettera a Lucilio) che unisce generazioni e umanità  differenti. A noi la condizione umana riserva il compito di non spezzare quella catena, anzi di rinsaldarla giorno per giorno con la nostra opera.
A me sembra che questo Statuto, almeno nella sua prima parte, ”” pur tra incertezze e contraddizioni, tra limitatezze e velleità  ”” voglia riaffermare e rinnovare questo impegno. Quanto poi tutto ciò riesca davvero a tradursi in opere e relazioni quotidiane, in azioni e condotte amministrative, 蔦 un altro discorso, di cui non mi è stato chiesto di scrivere. “I principi e la vita interiore sono degli alibi quando cessano di animare il mondo esterno e la vita quotidiana” (Merleau-Ponty).

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Puoi scaricare il testo integrale dello Statuto da qui:
in formato word oppure in formato pdf

PARCO DELL’ALTA MURGIA, FRUTTO DI MEDIAZIONE NELLA MAGGIORANZA

Contribuire all’istituzione del Parco era uno degli obiettivi più importanti del programma della maggioranza di centro sinistra prima delle elezioni, poi riconfermato come una delle priorità  nel corso della verifica politica. E infatti una maggioranza non al completo (erano assenti i consiglieri Petronella dello Sdi, Angelastri dei Ds e Viti della Margherita) ha approvato la perimetrazione dopo una seduta fiume a causa dei preliminari e di ben due interruzioni nella discussione del punto riguardante la zona protetta. Alla fine quindici i voti a favore, un astenuto (il consigliere della Margherita Tafuni) mentre la minoranza, anch’essa giunta decimata, dopo quasi dieci ore di lavori consiliari, non ha partecipato al voto.

Particolarmente appassionati gli interventi di Giuseppe Giove della minoranza e di Enzo Colonna dei Ds, protagonista proprio un anno fa dell’adesione all’unanimità  del consiglio comunale al Parco istituito con una legge nazionale nel 1998 e che era stato individuato come un’area di reperimento nel lontano 1991.

Giove ha rimproverato alla maggioranza di non avere ascoltato abbastanza nel corso di questo anno le ragioni delle organizzazioni produttive, soprattutto quelle agricole, e di non aver riempito di contenuti tecnici, geomorfologici, ambientali, naturalistici la proposta di perimetrazione. “Solo criteri meramente urbanistici sono stati elencati dal vicesindaco Pignatelli” in una relazione giudicata molto scarna. La minoranza ha sostenuto la proposta del comitato delle attività  produttive di forte riduzione della superficie del Parco a circa 7000 ettari e la destinazione dei restanti ettari a Parco biologico. Comitato e minoranza hanno contestato alla fine lo stralcio di duecento ettari effettuato pretestuosamente, a loro dire, dalla maggioranza e hanno preannunciato un ricorso alla magistratura.

Enzo Colonna, il cui intervento è stato più volte interrotto dal pubblico, ha invece ricordato che redigere il piano del Parco sarà  compito dell’Ente Parco, da nominare subito dopo l’intesa Ministero-Regione e ha difeso la scelta strategica del Parco. “Questo è l’unico progetto in grado di rivitalizzare l’economia del territorio. Anche perchè i fondi dell’Agenda si stanno per esaurire”. Mentre si può aspirare a finanziamenti destinati ai territori ecocompatibili. “Non posso nascondere però” ha aggiunto dopo il consiglio, “l’amarezza ed una buona dose di frustrazione per la riduzione dell’estensione del progettato parco, certo minima, molto parziale, ma i cui criteri non mi sembravano obiettivi, comprensibili e ragionevoli effettuata in consiglio e voluta tenacemente dagli esponenti della Margherita”. Si tratta di un’area di circa 200 ettari, il cosiddetto Parco Priore ubicata nei pressi della Statale per Bari. All’esclusione di quell’area si è giunti dopo una dilaniante mediazione tra i partiti di governo. “L’alternativa, dinanzi all’ostinazione dei partiti di centro della coalizione, sarebbe stata la mancata approvazione della proposta e molto probabilmente il naufragio definitivo del progetto del Parco”.

Amnesty International e Genova. Come nelle ditatture.

Rapporto Annuale 2002

Italy (the Italian Republic)

Ӣ*Capo dello stato: Carlo Azeglio Ciampi

Ӣ*Capo del governo: Silvio Berlusconi (ha sostituito Giuliano Amato in giugno)

Ӣ*Capitale: Roma

Ӣ*Popolazione: 57,5 milioni

Ӣ*Lingua ufficiale: italiano

Ӣ*Pena di morte: abolizionista per tutti i reati

Sono pervenute ulteriori segnalazioni di uso eccessivo della forza e maltrattamenti, talvolta assumendo forma di tortura, da parte di agenti delle forze dell’ordine e agenti di custodia. Diversi arrestati e detenuti sono morti in circostanze controverse. Centinaia di persone sono state vittime di violazioni dei diritti umani nel corso di operazioni di polizia conseguenti a manifestazioni di massa. In violazione ai propri obblighi internazionali, l’Italia si è rifiutata di ottemperare a un mandato di cattura internazionale emesso dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda per l’arresto di un cittadino ruandese incriminato di genocidio e crimini contro l’umanità . Per scontare una sentenza a 22 anni di reclusione e in attesa dei risultati di un’istanza contro l’Italia presentato alla Commissione europea per i diritti umani, è rimasto in carcere uno dei tre uomini condannati nel 1995, al termine di procedimenti penali di dubbia equità , con l’accusa di aver partecipato a un omicidio politico avvenuto nel 1972.

Contesto

Le elezioni politiche svoltesi a maggio hanno portato al potere l’alleanza di centro-destra della Casa delle libertà , guidata da Silvio Berlusconi. Nel nuovo governo è presente come vice primo ministro il leader del partito di destra Alleanza nazionale, ed è stato nominato ministro responsabile della devoluzione del potere alle regioni e delle riforme istituzionali il leader della Lega Nord, partito contrario all’immigrazione e, in passato, favorevole alla secessione. Il nuovo primo ministro, coinvolto in alcune inchieste penali riguardanti i suoi vasti interessi economici, e altri membri del governo hanno ripetutamente accusato la magistratura di avere tendenze politiche di sinistra e di perseguire procedimenti giudiziari per motivi politici. La tensione pubblica tra il governo e la magistratura ha avuto un’escalation nel mese di dicembre dopo che il governo ha annunciato la propria intenzione di varare entro sei mesi provvedimenti di larga portata nel sistema giudiziario. Sebbene l’eccessiva lentezza e l’inefficienza del sistema giudiziario siano state ampiamente riconosciute, sono stati espressi timori che alcune delle riforme in progetto possano erodere la separazione costituzionale dei poteri tra l’esecutivo e la magistratura.

Maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte di agenti delle forze dell’ordine

Continuano a pervenire segnalazioni secondo le quali gli agenti delle forze dell’ordine avrebbero sottoposto criminali delinquenti ad aggressioni fisiche, impiego eccessivo della forza e insulti di matrice razzista, insieme a segnalazioni di sparatorie, talvolta fatali, in circostanze controverse.

*A marzo cinque giovani, di cui tre albanesi, hanno sporto denuncia contro alcuni agenti di polizia di Pistoia e un buttafuori di una discoteca. Essi hanno denunciato che, dopo un litigio con il buttafuori, sono stati arrestati da alcuni agenti fuori dalla discoteca e condotti in una stazione di polizia in cui sono stati aggrediti da almeno cinque agenti e dal buttafuori. Uno degli arrestati ha dovuto sottoporsi a cure mediche ospedaliere per la frattura del setto nasale, la rottura di un timpano e un testicolo tumefatto. Gli agenti hanno sporto denuncia contro i giovani per oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni. Essi hanno affermato di aver arrestato i giovani dentro la discoteca e di essere intervenuti per fermare una rissa tra i giovani e il buttafuori all’interno della stazione di polizia. In seguito all’episodio cinque agenti sono stati incriminati per lesioni, falso ideologico e calunnia; uno di essi è stato incriminato anche per ingiurie e sequestro di persona. A dicembre, dopo il patteggiamento della pena, tre agenti sono stati condannati a periodi di reclusione tra 11 e 14 mesi, mentre due sono stati rinviati a giudizio.

*Ad aprile tre carabinieri sono stati posti sotto indagine per omicidio. Alcuni abitanti di Ladispoli hanno riferito di aver visto, in marzo, salire su una vettura dei carabinieri il cittadino tunisino Edine Imed Bouabid, immigrato illegalmente in Italia, circa 30 minuti prima che il suo cadavere fosse rinvenuto ai bordi di un’autostrada. L’autopsia e gli esami forensi hanno chiaramente stabilito che Edine Imed Bouabid è morto per tre colpi inferti con un oggetto pesante che hanno provocato la frattura del cranio.

Manifestazioni

Sono pervenute denunce riguardo all’impiego di forza eccessiva da parte delle forze dell’ordine durante dimostrazioni di massa svoltesi a Brescia, Napoli e Genova e per aver sottoposto numerosi manifestanti, compresi alcuni minorenni, ad aggressioni gratuite, tra cui percosse con manganelli e detenzione arbitraria. Sono state segnalate anche altre violazioni dei diritti umani fondamentali.

Più di 200.000 persone hanno preso parte a manifestazioni antiglobalizzazione durante il summit dei G8, svoltosi in luglio a Genova. La maggior parte dei dimostranti ha manifestato pacificamente, ma alcune dimostrazioni sono degenerate in violenza causando notevoli ferite alle persone e gravi danni alle cose. Il bilancio alla fine del summit contava centinaia di persone ferite, più di 280 arrestati, di cui molti stranieri, e la morte di un manifestante italiano, ucciso dai colpi sparati da un agente che prestava il suo servizio militare nell’arma dei carabinieri.

Alcuni manifestanti, dalle intenzioni apparentemente pacifiche, non sono stati autorizzati a entrare in Italia per raggiungere Genova, violando così il loro diritto alla libertà  di espressione e di riunione.

Sono pervenuti rapporti ben documentati di aggressioni di agenti delle forze dell’ordine ai danni di dimostranti non violenti e di giornalisti e personale sanitario impegnati nella propria opera professionale e chiaramente identificabili come tali. Durante un raid notturno condotto in un edificio legalmente occupato dal Genova social forum (Gsf), l’organizzazione che raccoglieva i vari gruppi e che coordinava le dimostrazioni, gli agenti hanno inflitto percosse che hanno provocato ferite a circa 62 persone, alcune delle quali sono state urgentemente ricoverate in ospedale. Decine di persone sono state arrestate arbitrariamente e illegalmente e sono state numerose le segnalazioni di trattamenti crudeli, inumani e degradanti a cui le forze dell’ordine e gli agenti di custodia hanno sottoposto gli arrestati all’interno delle strutture detentive. Sono stati sistematicamente negati ai detenuti il diritto ad-  avere le famiglie prontamente informate delle circostanze e del luogo dell’arresto e il diritto ad accedere immediatamente all’assistenza legale e, nel caso dei cittadini stranieri, dei funzionari consolari.

Pur avendo accolto con favore l’immediato l’avvio di un certo numero di indagini penali per il trattamento delle persone nelle strade, durante il raid al centro del Gsf e nelle strutture di detenzione, AI ha ritenuto che tali indagini non sarebbero state in grado di fornire una risposta adeguata. Nel mese di settembre un’indagine conoscitiva parlamentare sui fatti di Genova si è conclusa tra il disaccordo e l’astio dei parlamentari che vi avevano preso parte. Alla fine dell’anno non era ancora stata istituita alcunacommissione d’inchiesta efficace e indipendente, come richiesto da AI.

Tortura e maltrattamenti in carcere

Nel corso dell’anno sono stati avviati o sono proseguiti numerosi procedimenti penali per i presunti maltrattamenti, che in alcuni casi costituirebbero tortura, e per alcuni decessi avvenuti in circostanze controverse. In diversi casi sono perdurati gli eccessivi ritardi nel condurre a giudizio gli agenti responsabili, contribuendo così a un apparente clima di impunità . Il cronico sovraffollamento delle carceri è proseguito, spesso accompagnato da segnalazioni di assistenza medica inadeguata, scarse condizioni igieniche e altri problemi connessi, tra cui alti tassi di suicidio o di tentato suicidio.

*A febbraio dieci tra agenti di custodia e sanitari in servizio nel carcere di Potenza sono stati iscritti nel registro degli indagati in relazione a possibili accuse di lesioni gravi e gravissime e falsa certificazione medica. Nell’agosto 2000 era stata avviata un’indagine penale dopo che Tbina Ama, un detenuto tunisino, era salito sul tetto del carcere per protestare contro un pestaggio di cui, a suo dire, era stato vittima il giorno precedente a opera di alcune guardie carcerarie. Un esame forense effettuato su richiesta della Procura aveva concluso che le ferite sul suo corpo erano coerenti con quanto aveva denunciato. Tbina Ama si è suicidato nel maggio 2001.

*A ottobre il giudice per l’udienza preliminare ha iniziato a esaminare la richiesta del sostituto procuratore per il rinvio a giudizio di 95 persone a seguito dell’inchiesta penale sulle denunce secondo le quali oltre 40 detenuti del carcere di Sassari, sarebbero stati maltrattati. Il 3 aprile 2000 sarebbero stati sottoposti a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in alcuni casi configurantisi come tortura, da parte di decine di agenti di custodia in servizio in varie istituzioni penali sarde. Tra gli accusati figuravano anche l’ex direttrice del carcere di Sassari, l’ex provveditore regionale per gli istituti di pena della Sardegna, vari medici in servizio nelle prigioni di Sassari, Macomer e Oristano, nonché i direttori delle carceri di queste ultime due città .

Giurisdizione universale per i crimini contro l’umanità 

A luglio la procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (Tpir) ha espresso il proprio sconcerto per il rifiuto dell’Italia di ottemperare a un ordine di cattura internazionale per l’arresto di un cittadino ruandese residente in Italia. Il rifiuto è stato motivato con l’assenza, nella normativa interna italiana, di principi legali per effettuare tale arresto. Il cittadino ruandese era stato incriminato dal Tpir con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità  e il suo arresto era stato richiesto come misura preliminare per il successivo trasferimento presso il tribunale stesso. AI ha chiesto all’Italia di adempiere immediatamente ai propri obblighi internazionali e di garantire che ogni persona responsabile di gravi violazioni dei diritti umani sia condotta in giudizio. A fine anno, un disegno di legge sulla cooperazione con il Tpir, presentato dal governo ad agosto, era ancora in attesa dell’approvazione del parlamento.

A febbraio la Corte Suprema di Cassazione ha annullato un verdetto della Corte d’Appello di Roma, emesso nel settembre 2000, con cui si ordinava il rilascio dell’ex ufficiale dell’esercito argentino Jorge Olivera. Egli era stato arrestato a Roma nell’agosto 2000 in seguito a un ordine di cattura internazionale emesso dalla Francia per il sequestro aggravato da torture di una cittadina francese, avvenuto nel 1976 in Argentina durante il governo della giunta militare. Quando la Corte d’Appello ha ordinato il rilascio di Jorge Olivera, motivandolo con la prescrizione per i reati di cui era accusato, l’esame della richiesta di estradizione francese era ancora in corso. Jorge Olivera è tornato immediatamente in Argentina.

Altri cinque militari argentini sono stati oggetto di indagine per il sequestro e l’omicidio di tre cittadini italiani avvenuto in un centro di detenzione segreto in Argentina durante il periodo del governo militare. Nel mese di giugno la magistratura italiana ha presentato, senza esito, una richiesta di estradizione dall’Argentina per uno degli ufficiali. Sono proseguite ulteriori inchieste penali in merito a denunce di violazioni dei diritti umani commesse contro cittadini italiani in seguito alla passata collaborazione tra le forze di sicurezza argentine e quelle di vari altri paesi sudamericani.

Rapporti di Amnesty International

Italy: Letters to the Italian government concerning the G8 policing operation (AI Index: EUR 30/008/2001)

Italy: G8 Genoa policing operation of July 2001 ”“ a summary of concerns (AI Index: EUR 30/012/2001)

Concerns in Europe, January-June 2001: Italy (AI Index: EUR 01/003/2001)

CONFLITTI E INTERESSI.

Tutti ci rendiamo conto della grave situazione della libertà  di informazione in Italia, in particolare dell’informazione televisiva.

La posizione di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri e padrone di Mediaset e Publitalia vanno a costituire una pericolosissima unificazione del potere politico e del potere nell’informazione televisiva.

Al momento attuale Berlusconi è in grado di esercitare delle pesanti forme di controllo sui canali televisivi RAI, Mediaset e, tramite il quasi monopolio sulla gestione delle inserzioni pubblicitarie sulle reti private, anche su qualsiasi altra rete televisiva privata concessione nazionale.

Di fronte a questa grave situazione di pericolo ci rendiamo conto che il controllo che è in grado di esercitare l’attuale opposizione politica non è più in grado di difendere i cittadini nel loro diritto ad una informazione libera e indipendente.

Per questo motivo nel mese di gennaio 2002 si è costituito il gruppo del CORE (Consumo Responsabile) www.core.too.it , il quale si propone come obiettivo della sua azione l’offrire ai cittadini uno strumento per esercitare una forte pressione economica contro Mediaset e Publitalia, in modo da obbligare Berlusconi a realizzare una reale soluzione di questo gravissimo conflitto di interessi.

L’azione proposta dal CORE consiste nel praticare i consumi in modo mirato, evitando di acquistare i prodotti delle aziende che risultano essere più pubblicizzate sulle reti Mediaset e informando le aziende di questa campagna in corso.

La prima ragione di questa proposta è un motivo di semplice coerenza di coscienza: in base ai ricavi Mediaset dichiarati per l’anno 2001, praticamente tutto proveniente dalle inserzioni pubblicitarie, risulta che ogni italiano ha pagato a Mediaset alcune decine di euro, corrispondenti a oltre 100-150 euro annui per una famiglia media. Una persona di coscienza dovrebbe chiedersi perché dovrebbe finanziare di tasca propria il sig. Berlusconi e la sua attività  politico-economica. Secondo noi è giusto far conoscere ai cittadini che, ogni volta che acquistano dei prodotti reclamizzati su Mediaset, danno un loro personale contributo in denaro direttamente a Berlusconi.

La seconda ragione della nostra proposta è che, attraverso di essa, le aziende inserzioniste arriveranno ad un certo punto in cui i loro investimenti pubblicitari risulteranno essere controproducenti, dato che non si realizzeranno le loro aspettative di crescita nelle vendite e, anzi, registreranno la perdita di clienti abituali. In questa situazione quella azienda, se saprà  agire in modo accorto, non proseguirà  la sua campagna pubblicitaria con il rischio di arrivare addirittura ad una diminuzione nelle vendite, ma preferirà  spostare i suoi investimenti pubblicitari o so altre reti televisive o su altri mezzi di informazione.

Quando un certo numero di aziende avrà  compiuto questa scelta, ciò significherà  una perdita di utili per Mediaset e Publitalia, che potrebbe proseguire fino ad un azzeramento degli utili o a comportare delle perdite.

A quel punto il sig. Berlusconi, proprietario di Mediaset, si troverà  obbligato a dare soluzione al conflitto di interessi, vendendo Mediaset e Publitalia.

Non è chiaramente possibile dare risposta ad ogni obiezione dei lettori alla nostra proposta.

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento o farci pervenire le proprie osservazioni, invitiamo a visitare il nostro sito internet www.core.too.it, in cui vi sono già  delle risposte per i principali dubbi che possono essere esposti e dove è possibile contattarci direttamente intervenendo sul forum o scrivendo al nostro indirizzo email.

La strategia proposta sembra complicata, ma non lo è affatto.

Ogni mese il CORE mette a disposizione una lista con i prodotti più reclamizzati su Mediaset (si propone un numero ridotto, non essendo realisticamente semplice rinunciare ad acquistare i prodotti pubblicizzati da oltre 200 aziende). Questa lista potrà  essere scaricata da internet, stampata e data ai parenti ed amici che non hanno internet; potrà  essere portata nella borsa della spesa quando andremo a fare i nostro acquisti.

Una obiezione che ci viene fatta da molti è: ma non si tratta di un obiettivo troppo difficile?

Noi rispondiamo che l’obiettivo è difficile se siamo in pochi, ma è facile se siamo in molti.

Se davvero vogliamo fare qualcosa per la nostra libertà  di informazione, allora impegniamoci in questo. Diversamente continuiamo a tenerci il monopolio televisivo di Berlusconi e smettiamola di lamentarci.

Il gruppo del CORE

Lista dei prodotti più reclamizzati sulle reti Mediaset nel mese di maggio 2002

Unilever Alimentare:

Algida Magnum, Findus, Knorr, Bertolli

Barilla:

Pasta, Mulino Bianco, Pavesini.

Uliveto:

Acqua Uliveto, Rocchetta, succhi i Briosi

Telecom:

Alice ADSL, Tim, Tin.it

Kraft:

Sottilette, Jocca, Philadelphia, Simmenthal, Invernizzi, Osella.

Fater:

Pannolini Huggies e Pampers, Salviette Pampers Sensitive, Assorbenti Lines.

Wind.

Fiat *

Parmalat :

Yogurt Joy, Aqua Par, Succhi di frutta Santal

Sammontana.

Nivea:

shampoo Hair care, Creme Soft, Body, Visage, Aqua Beauty, Eucerin..

Poste Italiane:

Banco Posta, Posta Prioritaria.

Swatch:

Swatch Square e Tissot Touch

Perfetti:

Vigorsol Air Action, Daygum Protex e Daygum Microtech.

Cadey:

Abbronzante Bilboa.

Ferrero:

Nutella, Estathè, Kinder Pinguì, Fetta al Latte.

* Fiat annuncia un forte taglio degli investimenti pubblicitari, la notizia è stata commentata negativamente da parte di Confalonieri, presidente di Mediaset.