Chiedo al papa di scomunicare Bush

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Chiedo al papa di scomunicare Bush

di Giorgio Falck

Fra poco più di un mese una pioggia di tremila bombe cadrà  sull’Iraq, il bombardamento durerà  una settimana e porterà  il paese al collasso. Così prevede la pianificazione militare americana. Considero il bombardamento su obiettivi civili come la forma più bassa e più ignobile della guerra: dall’alto si sgancia in tutta sicurezza, in basso si soffre e si muore nella totale impotenza; tanto più ignobile se chi bombarda è la più grande potenza militare mondiale e sotto vi è una nazione inerme, miserabile, e stremata da dieci anni di sanzioni e da una dittatura nefasta.

Per una mia particolare curiosità  ho molto letto sui bombardamenti: Dresda, il bombardamento incendiario su Tokyo, Hiroshima; eventi orrendi, ognuno di loro ha causato circa centomila morti civili, morti terribili, gente bruciata viva con sofferenze inenarrabili. Per me sono dei veri e propri crimini umanitari, di un’efferatezza appena inferiore alla Shoah e ai Gulag sovietici; ma per lo meno avevano la parziale giustificazione di avvenire verso la fine di una guerra micidiale, quando gli animi esacerbati dai propri morti avevano perso ogni razionalità  e ogni regola morale.

Lo stesso si può dire dei terribili bombardamenti su Hanoi, ma anche in questo caso avvenivano cinque anni dopo l’inizio della guerra in Vietnam, e gli americani erano frustrati da una guerra che stavano per perdere, e contavano già  più di trentamila morti. Ciò nondimeno, Hanoi resta un’onta dell’amministrazione Nixon e dell’America intera.

Nel caso Iraq, invece, la cosa avviene a freddo, chirurgicamente, preventivamente: certo i numeri previsti sono ben minori che nei casi precedentemente citati. Facciamo un po’ di conti: ipotizzando (ottimisticamente) che in media ogni bomba faccia due morti, vi saranno «solo» seimila morti. Contando che in quel paese la popolazione sotto i quindici anni rappresenta il venticinque per cento, saranno fatti a pezzi millecinquecento bambini. E tutto questo per il petrolio!

Va anche aggiunto che questa è la prima volta che l’America scatena una guerra, precedentemente le aveva tutte subìte: nel caso della Seconda Guerra Mondiale era stata trascinata per i capelli dal proditorio attacco su Pearl Harbor; nel caso della Corea e del Vietnam è venuta in soccorso di nazioni non comuniste attaccate da regimi comunisti; nella precedente guerra del Golfo è intervenuta a liberare il Kuwait; nel Kosovo a fermare un macellaio.

Oggi ha inventato la perversa formula della guerra preventiva, applicando una logica molto semplice: sono più forte, dunque attacco. La stessa logica che aveva Hitler nel ‘38.

Si sta cioè perpetrando un altro grave crimine umanitario, senza che nessuno di fatto ne parli, i media preferendo gingillarsi con le parole di improbabili e forse inesistenti «armi di distruzione di massa»!

Quando ci si avvicina ad un grave crimine umanitario, è dovere di tutti noi fare il massimo per impedirlo, ed in primo luogo spetta a coloro che ne hanno il potere e la statura morale.

In particolare penso al Papa, la massima autorità  etica del mondo. Gli consiglierei di non accontentarsi di «auspicare» la pace, ma di fare un gesto clamoroso per impedire la guerra, recandosi personalmente a Baghdad a fare da scudo umano. La sua figura, già  così straordinaria, assurgerebbe all’eroismo.

Un’altra possibilità  è che egli usi un’arma medioevale, oggi desueta, ma di cui ha ancora possesso: la scomunica di Bush in caso di guerra; ciò avrebbe un grosso peso, in quanto gli farebbe perdere parte dell’elettorato cattolico americano, condannandolo, per lo meno, alla sconfitta elettorale.

L’ultimo appello lo faccio a Chirac, lo statista che con Schroeder ha dimostrato statura e indipendenza intellettuale. Chirac ha il diritto di porre il veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu? Ebbene, usi questo diritto. Oggi dopo l’11 di settembre e il disastro dello Shuttle l’America si interroga se Dio è arrabbiato con loro. Penso che di fatto sia un po’ arrabbiato, ma non è certo così «interventista» da dare dei segnali così cruenti.

Quello che invece è certo è che metà  dell’umanità  è arrabbiata con gli Stati Uniti, e ne brucia le bandiere in piazza. Sarebbero certamente più popolari se dopo aver bombardato il mondo dalle loro fortezze volanti per cinquant’anni, non avessero l’intenzione dichiarata di continuare su questa strada, e soprattutto se capissero una volta per tutte che i bambini sono più importanti del petrolio.

YES-Youth Energy Synergy

Dear Friends,


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We are sending you below the information about our coming international youth meeting, YES-Youth Energy Synergy, which will take place in Izmir-Turkey on 13-18 March 2003. We will be very happy if you can distribute this information among your member organizations and encourage them to apply latest until the 17th February 2003.


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More information and application forms are available at: www.britishcouncil.org.tr/yes


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Thank you very much in advance for your cooperation.


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Warmest Greetings,


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Eylem Certel Ergoz.


Project Coordinator.


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YES-YOUTH ENERGY SYNERGY


13-18 MARCH 2003, IZMIR/TURKEY


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YES-Youth Energy Synergy will be organized by the British Council, Ankara in cooperation with GSM-Youth Services Centre on 13-18 March 2003 in Izmir, Turkey. YES will gather 75 young people, between 18-25 years old, from Turkey, UK and other EU member and accession countries.


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Aim of the event:


* To enable young people to have a better understanding of different cultures and each other’s realities.


* Learn about different perceptions on certain realities that are relevant to all young people around the world.


* Act as multipliers and share their experience with their peers in their own localities.


* Create networks and possible partnerships for future activities and initiatives explore ways of active participation.


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Methodology:


In order to reach the aims of the project, there will be different workshops organized on:


a) street animation


b) improvisation theatre


c) sights and sound of our body-let’s improvise


d) follow your dreams


e) storytelling through shadow theatre


f) forum theater


g) music making and DJ’ing


h) photojournalism


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Who can apply?


1-– – – – –  young people between the age of 18-25


2-– – – – –  young people who can speak ENGLISH (the language of YES will be English)


3-– – – – –  young people who is motivated and preferably experienced in youth work


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Financial Conditions:


– –  All the expenses, like international flight, food and accommodation will be fully covered during the event.


– –  No expenses will be covered before the 13th and/or after the 15th March 2003.


– –  There is NO Participation Fee.


– –  Participants will be responsible for their personal expenses and extras during their stay.


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How to Apply:


Please visit: www.britishcouncil.org.tr/yes


You can apply by filling out the application form on the web page.


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Deadline for the applications: 17th February 2003


Please note that there will be a selection made after the deadline and you will be informed about the result.


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For more information and applications


– www.britishcouncil.org.tr/yes

Iraq, il rapporto Blair copiato da una tesi di laurea

AGI/REUTERS/EFE) – Londra, 7 feb. – L’agente segreto britannico autore del rapporto sull’arsenale di stermino ircheno, non e’ poi tanto segreto e nemmeno tanto agente; non e’ neppure britannico. Si chiama Ibrahim al-Marashi ed e’ autore di una tesi di laurea pubblicata su una rivista specializzata che e’ stata copiata parola per parola dal governo di Londra per dimostrare ai cittadini britannici e al mondo che Saddam Hussein mente agli ispettori Onu. L’operazione e’ stata pero’ scoperta e sbugiardata da Glen Rangwala, esperto di questioni irachene all’universita’ di Cambridge, che ha riconosciuto come un plagio il testo divulgato da Downing Street su un sito web del governo. Imbarazzati funzionari britannici hanno dovuto riconoscere che il lavoro di copiatura e’ stato talmente grossolano che nel rapporto sono stati riprodotti persino gli errori di stampa e i refusi dell’originale. Come se non bastasse, il lavoro fatto da al-Marashi, ventinovenne californiano figlio di iracheni, non fa riferimento alla crisi attuale, ma al riarmo del regime prima della Guerra del Golfo del 1991. Allo studio, pubblicato nel settembre scorso dalla ‘Middle east review of international affair’, il governo britannico aveva dato un nuovo titolo: ‘Iraq: le sue infrastrutture di copertura, menzogna e intimidazione’. “Se l’attivita’ dell’intelligence si limita alla ricerca su Internet – ha detto Rangwala – allora c’e’ da dubitare di tutte le dichiarazioni fatte precedentemente dal governo”. “Questo genere di cose e’ tipica di Saddam Hussein” ha ironizzato il deputato liberaldemocratico Jenny Tonge, all’opposizione. Uno degli ex sottosegretari alla Difesa del governo Blair, Peter Kilfoyle, ha detto di essere sconvolto dall’idea che Downing Steeet abbia tentato di convincere i britannici con “prove cosi’ inconsistenti”. Diversi ministri hanno ammesso in privato che la raccolta di informazioni sull’Iraq e’ estremamente difficile e che gli agenti segreti in Iraq sono pochi, mentre un portavoce del governo ha cercato di difendere allo stremo il plagio, sottolineando che il documento si fonda su informazioni accurate e che comunque nessuno puo’ dubitare del fatto che Saddam si sta prendendo gioco degli ispettori. “A posteriori – ha aggiunto – per essere chiari avremmo dovuto riconoscere che una parte (delle informazioni) provenivano da fonti pubbliche”. Delle 19 pagine del rapporto, ben 11 risultano copiate integralmente dalla tesi di al-Marashi.

L’appello lanciato da Marco Pannella.






APPELLO AL CONSIGLIO DI SICUREZZA.
SADDAM SE NE DEVE ANDARE.
UN “GOVERNO DEMOCRATICO” DELL’ONU
DEVE ESSERE CREATO.



Tra i sostenitori della pace ad ogni costo, eredi di chi affermava di “Morire per Danzica mai!” o “Meglio rossi che morti” e degli appelli “pacifisti” e comunisti alla diserzione di fronte all’esercito hitleriano o davanti ai terroristi del regime talibano da un lato, e delle azioni pericolose e forse non necessarie dei fautori della soluzione militare, della guerra, che metta un punto finale alla minaccia rappresentata dal regime di Bagdad da un altro lato, emerge un’evidenza accecante: in Iraq e per l’Iraq, cosi come per l’insieme del Medio Oriente ed del mondo intero, la vera e duratura alternativa, oggi, non è “la guerra o la pace”, ma “la guerra o la libertà , il diritto, la democrazia e la pace”.

Ci rivolgiamo quindi alla Comunità  internazionale, alle Nazioni Unite in primo luogo, perché facciano proprie, immediatamente, le affermazioni secondo cui l’esilio del dittatore Saddam Hussein cancellerebbe, per gli Stati Uniti stessi, la necessità  della guerra, costituendo il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena.

Chiediamo al Consiglio di Sicurezza che decida da subito – partendo dal presupposto dell’uscita di scena di Saddam e sulla base dei poteri conferitigli dalla Carta dell’ONU – di porre l’Iraq sotto un regime di Amministrazione fiduciaria internazionale (un governo democratico), affidando ad un uomo di stato di altissimo livello il compito di predisporre, entro un termine di due anni, le condizioni di un pieno esercizio dei diritti e delle libertà  per l’insieme degli iracheni, donne ed uomini, come esige la Carta dei Diritti fondamentali delle Nazioni Unite.

Lanciamo un appello alle donne e agli uomini di buona volontà  perché si organizzino e si mobilitino d’urgenza, in tutto il mondo, perché questa semplice verità , vecchia come la democrazia e la libertà , trionfi! Perché la libertà , il diritto, la democrazia e la pace vincano sulla dittatura e sulla guerra!
 
E’ possibile sottoscrivere l’appello online a questo sito:
www.radicalparty.org

Vogliamo un mondo senza guerra.


VOGLIAMO UN MONDO SENZA GUERRA


VOGLIAMO UN MONDO DI PACE, DI LIBERTA’ E DI AMICIZIA FRA I POPOLI
 
VOGLIAMO CHE L’ITALIA NON PARTECIPI A QUESTA “GUERRA PREVENTIVA”?
CONTRO L’IRAQ CHE  MINACCIA DI PORRE L’INTERO SISTEMA INTERNAZIONALE E LE NAZIONI UNITE IN TOTALE DISORDINE
 
CHIEDIAMO IL RISPETTO DELLA NOSTRA COSTITUZIONE
CHE NELL’ART. 11 RIPUDIA LA GUERRA
 
CHIE DIAMO IL RISPETTO DELLA NOSTRA MEMORIA STORICA DI PAESE CHE HA VISSUTO GLI ORRORI E LE ATROCITA’ DELLA GUERRA
 
IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA CRESCE IN TUTTO IL MONDO
NO ALLA GUERRA!


NON RESTIAMO INDIFFERENTI, MOBILITIAMOCI, MANIFESTIAMO CONTRO LA GUERRA PACE ORA!
                
 
SABATO 08 FEBBRAIO 2003 ore 20.00 c/o Centro Sociale “Questa Città ” Via Casale, 99 – Gravina (BA)
Iniziativa di informazione e di riflessione sul tema della guerra e della pace con :
Pina Leone (Comitato contro la guerra di Gravina) e  Ada  Donno (AWMR-Sezione italiana dell’Associazione delle Donne della Regione Mediterranea)
Seguirà  la visione del video “CHI VIVRA’ ”¦. IRAQ”, il terzo lavoro sull’IRAQ, dopo “IRAQ, genocidio nell’Eden”? e  “Popoli di troppo: embargo!”? del giornalista Fulvio Grimaldi
 
DOMENICA 09 FEBBRAIO2003 Piazza Della Repubblica dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00
CAMPAGNA “ UNO STRACCIO PER LA PACE”?, E
FESTA POPOLARE DI MUSICA, POESIA, ARTE CONTRO LA GUERRA
 
IL Comitato Contro la Guerra aderisce alla manifestazione Europea contro la guerra indetta dal Forum Sociale Europeo SABATO 15 FEBBRAIO 2003 a Roma – Per le  adesioni rivolgersi a: Mino Maiorani cell. 338/5260068 – Michele Conca cell. 348/4202831 e c/o la C.G.I.L. Piazza della Repubblica GRAVINA (BA) Tel. 080/3267516
 
Comitato Contro la Guerra
Piazza della Repubblica c/o C.G.I.L. GRAVINA
Tel. 080/3267516
 

Non c’é tempo.

Siamo in guerra e non lo sapevamo. Lo abbiamo appreso dalla netta dichiarazione del colonnello Roger King, il portavoce americano di Enduring Freedom. Non lo abbiamo appreso dal nostro parlamento o dal nostro governo, ma da un colonnello Usa, neppure un generale: un colonnello-portavoce. Parlano i fatti. Qualche mese fa – con un voto pasticciato, un po’ imbroglionesco e mortificante per la sinistra – il nostro parlamento aveva approvato l’invio in Afghanistan di un migliaio di alpini. In missione di pace, peace keeping, ci avevano detto. Adesso gli alpini sono cominciati ad arrivare in Afghanistan e il succitato colonnello Usa ci ha spiegato che quella dei nostri alpini è «essenzialmente una missione di combattimento», niente a che fare con il peace keeping: non si tratta di difendere qualche villaggio, ma di snidare alcune centinaia di cattivi terroristi dalle grotte nella quali si annidano.

Il colonnello è stato chiaro e il nostro ministro Antonio Martino, che si dice candidato al comando della Nato, non ha osato zittirlo e smentirlo, ma ha farfugliato aggiustamenti che confermano: i nostri alpini sono in guerra.

Sarebbe facile demagogia dire che un colonnello Usa conta assai più di un ministro italiano, se non fosse che il colonnello Usa non ha fatto una prepotenza, ma ha detto le cose come stanno, ha detto la verità . Le regole di Enduring Freedom sono queste, dobbiamo averlo ben chiaro alla vigilia della guerra all’Iraq, che è la continuazione di quella all’Afghanistan e l’accelerazione di disastri annunciati.

Il caso degli alpini è assolutamente eloquente: il parlamento e soprattutto la sinistra e anche la Margherita non possono ciurlare nel manico, come in effetti è avvenuto nel voto sugli alpini. Non è tempo di prendere tempo, di rinviare il voto o di trovare distinguo tra interventi umanitari e interventi guerreschi: il colonnello King le furbizie del parlamento italiano le ha prese motivatamente a calci. O si è subito, prima che si scateni, contro la guerra «senza se e senza ma» e senza grotteschi motivi di buona creanza nei confronti dell’Onu oppure significa che di buon o cattivo grado il nostro paese ha accettato di entrare in guerra e che saremo al seguito del nostro cavaliere, in questi giorni impegnatissimo a vendere sui mercati internazionali i missili e le bombe di Bush.

Le sinistre e soprattutto Ds e Margherita dovrebbero aver chiare almeno due cose. La prima è che quella che si annuncia è tutto il contrario di una guerra lampo: distruggere Baghdad, oltre che un delitto contro l’umanità  e la sua storia sarebbe solo l’innesco di altre distruzioni, odi e morti per un lungo periodo (guerra di trent’anni) e in tutto il mondo. La guerra e il gioco delle armi hanno cambiato di natura: non ci sono più difese né luoghi sicuri. La seconda conseguenza della guerra è l’ingresso nel regno dell’emergenza. Non ci sarà  soltanto il vecchio «taci, il nemico ci ascolta», ma la drastica riduzione di tutte le libertà  e di tutti i conflitti che sono stati e sono ancora il motore della civiltà , anche di quella nostra cosiddetta occidentale. Per fare un caso di stagione, in Italia siamo entrati nella stagione dei rinnovi contrattuali per milioni di lavoratori ed è certo che con la guerra, il terrorismo, i pakistani di Napoli e quant’altro ogni sciopero, anche minore, sarà  condannato e contrastato come sabotaggio contro il paese in armi, come collusione con il nemico.

La situazione è questa e non c’è tempo da perdere per dire no alla guerra. Giovedì si riunisce il parlamento: andare al voto è responsabile e doveroso. Cincischiare, rinviare sarebbe non solo per le sinistre, ma per tutti i democratici, anche per quelli di ispirazione liberale o cattolica, un avvio di suicidio.

”Cittadini dEuropa”: guida multimediale ai programmi ed alle iniziative delle

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Il progetto, finanziato anche dallUniversità  e dalla Provincia di Palermo e realizzato con la collaborazione della Rappresentaza a Milano della Commissione Europea, comprende una dettagliata e completa guida ai programmi ed alle iniziative delle Istituzioni europee in materia di cultura, formazione, lavoro e partecipazione.
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Tra le iniziative europee documentate ed analizzate in dettaglio nel sito e nel CD-Rom si segnalano Leonardo, Socrates, Gioventù, Fondo Sociale Europeo, Europass, Formazione, Media, Cultura, Jean-Monnet, Marie Curie, e molti altri progetti spiegati nelle loro modalità  di accesso e selezione, nellarea di intervento e nei fondi disponibili.
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Il progetto, sviluppato in linguaggio html e navigabile con un qualsiasi browser Internet, contiene anche utili informazioni per accedere a borse di studio, stage formativi allestero ed un elenco di oltre 180 organizzazioni ed istituzioni internazionali che offrono opportunità  di formazione, lavoro e tirocinio ai giovani.
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Destinatati delliniziativa sono studenti, docenti, amministratori locali, laureati, formatori e operatori dei servizi informagiovani.
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Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito di Bancadatigiovani.it:
www.bancadatigiovani.it o telefonare ai numeri 335/1049660-  091/6511329.
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Banca dati giovani
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Via A. Veneziano 29 – Palermo
http://www.bancadatigiovani.it

info@bancadatigiovani.it

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Tel e Fax. 091.6511329
Tel. 335.1049660
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La banca dati giovani è un progetto dell’Informagiovani di Palermo, di Argonauti cooperativa sociale e Nomade servizi per la comunicazione

La Tradeco non rispetta il contratto di raccolta e smaltimento dei rifiuti

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COMUNICATO STAMPA A CURA DI LEGAMBIENTE – Altamura

Ad un anno dalla stipula del nuovo contratto di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani tra TRADECO e Amministrazione Comunale è ancora troppo bassa la percentuale di rifiuti che viene differenziata: appena il 3,26% diviso tra carta e cartone 1,24%, plastica 0,48%, vetro 0,99%, e un restante 0,55% tra pile, farmaci, rifiuti di mercati, contenitori di spray e vernici e rifiuti assimilabili agli urbani.

Cifre, queste, irrisorie se si pensa che gli obiettivi stabiliti dal decreto Ronchi sono del 35% al 2003. Tutto ciò è dovuto alla pigrizia dei cittadini ma in gran parte anche alla mancata informazione e sensibilizzazione che doveva essere fornita alla città .

Il contratto stipulato (che costa alla città  oltre 5.000.000 € l’anno) prevede una “massiccia campagna informativa, promozionale e di sensibilizzazione”? unitamente a una serie di iniziative come: “incontri preparatori su temi diversi relativi alla raccolta differenziata”?, “concorsi a premi”? per stimolare la creatività  dei giovani e formarne l’educazione ambientale e infine una “isola ecologica intelligente itinerante posizionata per 15 giorni in ogni scuola di Altamura”? (che giace inerte dietro i cancelli chiusi del capannone dell’azienda).

Invece l’azione si è limitata ad una timida distribuzione di volantini che non sono giunti neanche in tutte le zone della città .
Per tale opera di informazione, inoltre, potevano essere coinvolte anche le associazioni ambientaliste.

Tutto ciò è preoccupante, in quanto si inserisce in una situazione che vede il nostro territorio ancora interessato da cumuli di rifiuti sparsi ovunque e la discarica comunale ormai al tracollo e costretta a subire un ampliamento per contenere la massa di rifiuti che vi giunge.

Pertanto si invita la Tra.de.co. a rispettare il contratto stipulato e l’Amministrazione a prendere provvedimenti qualora non si provvedesse all’osservanza dello stesso.

Se il contratto continuerà  ad essere disatteso Legambiente denuncerà  l’inadempienza a chi di dovere.

Due corsi di formazione per giovani europei in Danimarca

I corsi sono rivolti a giovani studenti tra i 18 e i 25 anni e contemplano worksop e letture di esperti. I temi sono:
“East-West dialogue 2003 for young Europeans”. Dal 20 luglio al 9 agosto. Quota di partecipazione: 135 euro.
“Local/Regional dialogue for Democracy in Europe”. Dal 29 giugno al 12 luglio. Quota di partecipazione: 100 euro.
La quota di partecipazione comprende vitto e alloggio e al momento dell’arrivo sarà  rimborsato il biglietto di viaggio. E’ richiesta una buona conoscenza dell’inglese. Scadenza per le candidature: 16 aprile.
Gli interessati possono inviare il cv all’indirizzo eutropia@arabia.com

Cofferati scende in campo: “Così farò la mia parte”

di MASSIMO GIANNINI

ROMA – Berlusconi è sempre più in difficoltà . E come sempre, quando è in difficoltà  accentua l’arroganza, gli strappi al sistema delle regole e all’assetto delle istituzioni. Per l’opposizione è giunto il momento di una svolta. Il Nuovo Ulivo deve lanciare con forza il suo progetto politico. Deve presentare agli elettori il suo programma, alternativo a quello della destra. Ora o mai più: io sono pronto a fare la mia parte”. Dopo mesi di polemica con l’establishment del centrosinistra, Sergio Cofferati esce allo scoperto proprio nel giorno della direzione dei Ds. E alla luce dell’offensiva del Cavaliere sulla giustizia, sulle riforme e sulla guerra, l’ex segretario della Cgil lancia agli alleati dell’Ulivo la sua proposta: via libera, subito, ad un ufficio” incaricato di elaborare il programma della coalizione. Vi partecipino tutti: i rappresentanti dei partiti, ma non i leader che devono fare un altro mestiere”, gli amministratori locali, i rappresentanti dei movimenti, le associazioni, gli intellettuali e le più alte personalità . In questo schema, Cofferati è disponibile a far parte subito del nuovo organismo, e anche a presiederlo se glielo proporranno. Chiede solo all’Ulivo di far presto.

Cofferati, Berlusconi contrattacca a tutto campo, e denuncia la sinistra che prepara spallate giudiziarie e manovre di piazza. Ce l’ha anche con lei, evidentemente?
Cofferati, Berlusconi contrattacca a tutto campo, e denuncia la sinistra che prepara spallate giudiziarie e manovre di piazza. Ce l’ha anche con lei, evidentemente? Parlare di manovre di piazza’ è insensato. La piazza è di tutti, ed è uno dei tanti luoghi nei quali si sviluppa l’iniziativa politica, e nei quali si rende visibile la volontà  dei cittadini. Il fatto che in questi mesi sia stata occupata in modo sereno e composto dai girotondi, dai movimenti, dai pacifisti, dai no global e dai di lavoratori, è solo la conferma che la piazza è un luogo di grande democrazia. Altro che manovre’ per sovvertire la democrazia… La verità  è che dopo la decisione della Cassazione sui processi Imi-Sir e Sme, che non è una sentenza sul merito, il presidente del Consiglio ha sfoderato un’arroganza che non ha precedenti, accreditando l’idea che la pronuncia della Suprema Corte equivalga già  alla conclusione del processo. E’ una volgare strumentalizzazione, che serve a Berlusconi per drammatizzare la situazione politica, e tenere sotto costante minaccia la magistratura. L’attacco ai giudici è un fatto gravissimo. L’attività  giudiziaria non compete né alla destra né alla sinistra: la magistratura è potere autonomo e tale deve restare. E invece il governo attenta continuamente a questa autonomia, mettendo in pericolo gli equilibri istituzionali”.

– Pubblicità  –
Il fatto è che il Cavaliere si considera un perseguitato”.
Il Cavaliere non può considerarsi diverso dagli altri cittadini. Questo sistematico tentativo di descrivere un esercito di toghe schierate contro di lui rientra in una precisa, destabilizzante strategia dell’intimidazione, che il premier usa contro i giudici e contro l’opposizione. Stavolta, in più, ci ha aggiunto anche l’ipotesi delle elezioni anticipate”.

Ma lei ci crede o la considera solo una minaccia?
Viverla come una minaccia sarebbe come dire che l’opposizione ha paura del voto, e questo è sbagliato. No, io considero la sortita sulle elezioni anticipate come l’ennesimo tentativo di condizionare gli equilibri politici e istituzionali, arrogandosi il diritto di sciogliere le Camere che, fino a prova contraria, spetta solo al Capo dello Stato. Evidentemente Berlusconi pensa di aver già  realizzato il presidenzialismo”.

Se il Tribunale di Milano lo condanna davvero, Berlusconi si dovrebbe dimettere?
Obblighi formali non ce ne sono. Ma di fronte a una condanna, sia pure non definitiva, io credo che chi rivesta incarichi di governo dovrebbe avvertire il dovere morale e la sensibilità  istituzionale di dimettersi. Lo trovo del tutto ovvio”.

Quindi l’opposizione deve scaldare i motori?
L’opposizione deve mostrare nervi saldi, grande determinazione e soprattutto immediata capacità  di produrre svolte positive. Nervi saldi servono perché io vedo un quadro politico ed economico in ulteriore peggioramento, e quindi temo nuovi strappi da parte del premier. Su tutti i fronti. Per questo dobbiamo procedere con grande determinazione, su due fronti che giudico assolutamente prioritari. Il primo è la guerra. Berlusconi sta compiendo atti politici molto gravi. Ha aggirato il Parlamento. Ha impedito il vertice europeo, mentre nel frattempo lavorava al di fuori per fornire un sostegno acritico e subalterno verso gli Stati Uniti”.

Obiezione: e se il vero strappo non fosse stato quello di Berlusconi, ma di Francia e Germania che hanno fatto blocco da sole al vertice di Versailles?
Proprio il fatto che Chirac e Schroeder si sono mossi da soli era una ragione in più per fare il vertice europeo, non per sabotarlo. In realtà  è chiaro che la sola preoccupazione di Berlusconi era che la Ue potesse virare su una posizione non consona agli interessi americani. Solo per questo ha impedito il vertice”.

A questo punto che succede?
A questo punto il governo non deve limitarsi a venire in Parlamento, a riferire. Serve un dibattito parlamentare vero, che si deve concludere con un voto. E io propongo che l’opposizione presenti un suo ordine del giorno, unitario, per dire un no forte, chiaro e incondizionato alla guerra all’Iraq. La stragrande maggioranza delle opinioni pubbliche, e non solo in Italia, non vuole il conflitto. E l’eventuale pronunciamento dell’Onu non è più una garanzia sufficiente: le pressioni americane sugli ispettori sono inaccettabili, e rendono ormai poco credibili le Nazioni Unite”.

Il secondo fronte prioritario per l’opposizione qual è?
La politica economica. Ci sono problemi enormi, che la guerra potrebbe aggravare facendo esplodere i prezzi e le materie prime. L’inflazione è già  alta, il nostro differenziale rispetto ai partner europei è risalito, e questo peggiora l’export e la competitività . Il governo non fa nulla. Semplicemente, non vede il problema. A questo si aggiunge il fatto che ci sono almeno 10 milioni di lavoratori senza contratto: oltre a generare conflitti, questo determina un ulteriore calo della domanda interna. Il Parlamento ha votato una Finanziaria che contiene valori del tutto privi di fondamento: si parla di una crescita del 2,3% del Pil, mentre tutti gli istituti di ricerca, compresa Confindustria, ormai prevedono al massimo l’1,3%. Chi colmerà  questa differenza? Non si sa. Anche qui, il governo non vede il problema. Come non si occupa della Fiat: tiene banco solo la questione dei futuri assetti proprietari, mentre nessuno parla della futura strategia industriale del gruppo”.

E l’opposizione che dovrebbe fare, secondo lei?
Deve rilanciare con convinzione la sua idea alternativa sullo sviluppo economico, che si basa su scuola, ricerca e formazione. Su queste questioni serve un’iniziativa politica grandissima, per oggi e per domani”.

Prima ancora ci sarebbe da concordare una linea sul referendum di Bertinotti sull’articolo 18. O preferite glissare perché siete spaccati?
Io penso che quel referendum sia un grave errore, che produce solo divisioni vistose. Resto convinto che la risposta migliore sia quella di attivare la più presto due iniziative di legge, sul modello di quelle proposte dalla Cgil, per riformare gli ammortizzatori sociali ed estendere le tutele a quei milioni di lavoratori parasubordinati che oggi ne sono privi”.

Ma intanto si organizzano i comitati per il no?
Io ho una mia opinione, su questo. Ma non voglio renderla esplicita adesso. Non è reticenza. Dobbiamo discutere, nel centrosinistra: di questa e di molte altre questioni. Per questo, oggi più che mai, dico che è il momento che l’alleanza si dimostri capace di produrre svolte positive”.

A cosa allude?
Alludo al programma. E’ giunto il momento di avviare subito la discussione sulla proposta politica del Nuovo Ulivo. Occorre creare subito l’organismo adatto. Dobbiamo mettere insieme tanti soggetti diversi. Io propongo un raggruppamento molto largo e rappresentativo, che comprenda innanzitutto i rappresentanti politici”.

Cioè i segretari dei partiti.
No, secondo me è meglio che nella nuova struttura non vi siano i segretari, che hanno un altro ruolo e devono continuare a svolgerlo nel fuoco della battaglia politica quotidiana. E’ meglio che partecipino altri rappresentanti dei partiti. Poi immagino che nell’ufficio di programma debbano esserci gli amministratori locali e i rappresentanti delle associazioni: alcune in forma diretta, altre come il sindacato in forma mediata, poiché in casi del genere è necessario rispettare i limiti della reciproca autonomia. Poi dovrebbero partecipare le alte personalità  del centrosinistra, personaggi di spicco del mondo della cultura e dell’economia. E infine, dovrebbero partecipare soprattutto i rappresentanti dei movimenti: i partiti non devono averne paura, sono portatori di sensibilità  specifiche e di grandi energie, che possono rinnovare la politica, non metterla in discussione.

Ma ci sono le condizioni politiche, dentro un Ulivo ancora così confuso e spaccato, per una svolta del genere?
Io ritengo di sì. E c’è più di un motivo per fare in fretta. Di fronte a un governo in affanno e sempre più tentato dalle torsioni populiste e plebiscitarie, è necessario riportare l’attenzione del Paese sui problemi concreti, offrendo un’alternativa credibile. E poi si avvicinano le elezioni. Prima le amministrative, che sarebbero l’occasione per testare a livello locale gruppi di lavoro sul programma, costituiti sul modello dell’ufficio per il programma nazionale, all’insegna del principio un Ulivo in ogni casa’. Poi le europee, dove si voterà  col proporzionale e crescerà  la tentazione alle divisioni. E’ fondamentale arrivare a questi appuntamenti con una rinnovata identità  del centrosinistra, comune e condivisa. Anche per avviare, nella prospettiva delle elezioni politiche del 2006, temi utili a un confronto con Bertinotti”.

Questo voleva dire, quando ha detto se c’è la volontà  politica si possono spostare anche le montagne”?
Esattamente. Dobbiamo fare questo sforzo positivo. Tutti insieme”.

Tutti insieme” vuol dire che anche lei è finalmente disposto a fare la sua parte? A entrare in questo benedetto ufficio di programma del Nuovo Ulivo?
Io voglio proseguire la mia attività  in Pirelli e continuare a fare politica in forme diverse come ho fatto finora. Ma certo, in un consesso largo come quello che ho descritto, se i promotori vorranno, io sono pronto a partecipare. Purché si faccia in fretta. Gli elettori del centrosinistra non ci chiedono altro”.

(3 febbraio 2003)