SE QUESTA È SCUOLA

Cos’è la scuola? Senza gli abbracci e i baci delle insegnanti, senza le loro carezze e i loro salutari ceffoni (ahimè, rimossi dal nomismo didattico-pedagogico degli ultimi decenni)? Senza le merende condivise a morsi con gli amici, senza le penne scambiate e i quaderni sottratti al compagno di banco? Senza i suggerimenti veicolati con un soffio nell’orecchio, senza i bigliettini passati di mano in mano? Cos’è la scuola senza i sorrisi celati dalle mascherine, con i singhiozzi soffocati nel tessuto non tessuto? Senza i nonni, che proteggiamo in casa, ad aspettare i nipotini all’uscita da scuola?
Cosa resta della scuola senza i tappi sbertucciati da denti alieni e ritrovati nell’astuccio, senza il fiatone e il sudore delle giocate in palestra? Senza la gocciolina di saliva che insolentisce e tradisce la spiegazione del professore planando sul banco in prima fila? Cosa resta, con classi decimate da quarantene e isolamenti domiciliari, lezioni sacrificate dalle assenze dei docenti, anch’essi fragili o alle prese con ansie e fragilità domestiche?
È scuola, questo costrutto di protocolli, circolari, patti e liberatorie, tamponi e referti medici, di procedure, patemi, igienizzazioni, sanificazioni?
È “aperta” una scuola così? O ne è un’idea astratta, pallida immagine che ne serbiamo più che realtà. Più rifugio retorico per acquietare le nostre cattive coscienze adulte che, per i nostri figli, esperienza di vita reale, più immagine di allievi in batteria che comunità in cui parole e gesti di premura, attenzione e simpatia si fanno istruzione, formazione, sentimenti?
Con dolore, mi sono convinto che sarebbe meglio mettere fine a questa ipocrisia, fare i conti con la realtà, con questo simulacro senza corpi e anima, sospendendo e passando tutti ad una più regolare didattica a distanza, a cui tutte le istituzioni dovrebbe dedicare energie per assicurare il massimo di efficienza e garantire l’accesso a tutti. Se fossi io a poter decidere, forse lascerei in presenza solo le prime classi dei tre cicli (elementari, medie, superiori).
Per il resto, a noi genitori in primo luogo, credo che spetti il compito/tentativo di trasformare questa fase, così difficile, inedita, in un’occasione didattica preziosa per i nostri figli, un periodo – in sé, con le sue difficoltà, asprezze, ansie, dolori – di formazione, di emancipazione (anche tecnologica). Per dirla, con Antonio Gramsci (i Maestri sono per sempre!), un periodo di “speciale tirocinio psico-fisico… muscolare-nervoso, oltre che intellettuale”, “un processo di adattamento, un abito acquisito con lo sforzo e il dolore e la noia”. Occorre, anche ora, qui, “resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato”.
Animo, forza!
* * *
《Si affatica, è certo, e bisogna trovare che egli debba fare la fatica indispensabile e non più. Ma è anche certo che dovrà sempre faticare per imparare a costringere se stesso a privazioni e limitazioni di movimento fisico, cioè a un tirocinio psico-fisico. Anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio anche muscolare-nervoso, oltre che intellettuale: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo e il dolore e la noia. La partecipazione di più larghe masse alla scuola media tende a rallentare la disciplina dello studio, a domandare “facilitazioni”. Molti pensano addirittura che la difficoltà sia artificiale, perché sono abituati a considerare lavoro e fatica solo il lavoro manuale. La quistione è complessa. Certo il ragazzo di una famiglia tradizionale di intellettuali supera più facilmente il processo di adattamento psico-fisico; egli già entrando la prima volta in classe ha parecchi punti di vantaggio sugli altri scolari, ha un’ambientazione già acquisita per le abitudini familiari. Così il figlio di un operaio di città soffre meno entrando in fabbrica di un ragazzo di contadini e di un contadino già sviluppato per la vita rurale. Ecco perché molti del popolo pensano che nella difficoltà dello studio ci sia un “trucco” a loro danno (quando non pensano di essere stupidi per natura): vedono il signore (e per molti, nelle campagne specialmente, signore vuol dire intellettuale) compiere con scioltezza e apparente facilità il lavoro che ai loro figli costa lacrime e sangue, e pensano ci sia un “trucco”. In una nuova situazione, queste quistioni possono diventare asprissime e occorrerà resistere alla tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato. Se si vorrà creare un nuovo strato di intellettuali, fino alle più grandi specializzazioni, da un gruppo sociale che tradizionalmente non ha sviluppato le attitudini conformi, si avranno da superare difficoltà inaudite.》
[A. Gramsci, Quaderni del carcere, 4, 32-bis]

Drive-through a Gravina

L’attivazione anche a #Gravina (in zona Fiera) di una postazione per i tamponi in modalità drive-through (cioè si viene sottoposti al tampone senza uscire dall’auto) è un’ottima notizia. Segue l’attivazione di una postazione analoga a #Cassano, avvenuta due settimane fa (in via Totò).
Entrambe si aggiungono e danno manforte a quella attiva ad #Altamura da mesi, da metà agosto, quando riuscimmo – non senza incomprensioni e critiche e grazie al lavoro compiuto con la responsabile del servizio igiene di Altamura (dott.ssa Grazia Fortunato), al dipartimento di prevenzione (diretto dal dott. Domenico Lagravinese) e al direttore generale della Asl di Bari (dott. Antonio Sanguedolce) e alla disponibilità dell’area assicurata dal Comune di Altamura – ad avvivare la prima postazione tamponi drive-trough di tutto il barese in via Manzoni. Un lavoro compiuto tempestivamente, in tempi non sospetti, tra luglio e i primi giorni di agosto.
👉 V. una mia nota di agosto da qui:
Ricordo, giusto per esercizio di memoria, che già a metà aprile ad Altamura fu sperimentata, per la prima volta, la modalità drive-in, con una ambulanza attrezzata posizionata nella strada antistante l’ufficio igiene in piazza De Napoli.
La postazione di Altamura ha svolto la sua attività da subito. Un lavoro che è cresciuto enormemente (e che ho più volte segnalato) con l’aumento progressivo, esponenziale, dei casi positivi (quindi con la necessità di sottoporre ad esame tutti i relativi contatti stretti, mediamente 10-15 a caso) e con l’avvio delle attività nelle scuole per cui i protocolli ministeriali impongono tamponi ad intere classi all’emergere di un caso positivo.
Negli ultimi due mesi, dunque, la postazione e il personale impegnato su Altamura si è ritrovato a far fronte ad un fabbisogno enorme: migliaia e migliaia di tamponi, coprendo le esigenze della popolazione non solo di Altamura. Con inevitabili problemi organizzativi (file, spostamenti, agende lunghissime, tempi lunghi, ecc.). Pensate al numero di tamponi complessivo se solo i casi positivi accertati tra Altamura e Gravina negli ultimi due mesi e mezzo si aggirano sui 1800-1900 (non so il numero esatto).
L’attivazione di questa nuova postazione su Gravina, dunque, è davvero un’ottima notizia. Consente di alleggerire molto il carico, da tempo insostenibile, che sinora gravava tutto sulla unità di Altamura, al cui personale (servizio igiene e usca) va tutta la mia gratitudine per il lavoro senza precedenti e senza tregua, difficile e in condizioni difficili, svolto da mesi.

COVID, ERA CHIARO DA TEMPO PER CHI VOLEVA VEDERE. TRA PARADOSSO DELLA PREVENZIONE E ABUSO DELLA PAROLA “DIRITTO”.

📍 1° ottobre 2020
Altamura: circa 100 casi positivi, pari al 3,8% del totale in Puglia (2.607)
Incidenza: Altamura, 14,17 casi ogni 10.000 residenti / Puglia, 6,5 ogni 10.000 residenti.
Ne avevo scritto qui:
📍 29 ottobre 2020
Altamura; circa 450 casi positivi, pari al 4,4% del totale in Puglia (10.002)
Incidenza: Altamura, 63,77 casi ogni 10.000 residenti / Puglia, 24,95 casi ogni 10.000 residenti.
Ne avevo scritto qui:
Qui:
E qui:
📍 7 novembre 2020
Altamura: circa 800 casi positivi, pari al 4,8% del totale in Puglia (16.573)
Incidenza: Altamura, 113,37 casi ogni 10.000 residenti / Puglia, 41,34 casi ogni 10.000 residenti.
L’andamento dei contagi, da noi era ben chiaro da tempo, da due mesi almeno. Se ogni giorno, pur in numeri ancora contenuti, i casi si incrementavano, prima, a fine agosto – inizi di settembre, uno al giorno, poi 2-3, poi 5-6, era chiaro che si dovesse arrivare, a fine ottobre a 15-20 nuovi casi accertati ogni giorno.
In un contagio, ciò che conta è l’andamento, la progressione, non il numero assoluto dei casi.
Viene fuori quello che gli epidemiologici chiamano il “paradosso della prevenzione”.
Se si fa, se si adottano misure anche dolorose e impopolari e comportamenti individuali si passa per folli, imbecilli, malauguranti, antidemocratici, oppressori di diritti e libertà e poi quando, proprio grazie a quelle misure e quei comportamenti adottati, il contagio non arriva, viene contenuto, il pericolo viene scampato, allora si mette in dubbio l’utilità delle misure stesse, la portata del pericolo scampato.
Invece, se non si fa prevenzione, se non si adottano misure, iniziative, condotte, e ti accorgi del problema solo quando il pericolo è accanto a te, quando lo vedi in casa, quando i numeri sono diventati imponenti, beh… allora è solo una corsa a mettere pezze da una parte all’altra.
Ce ne siamo accorti? O vogliamo aspettare ancora? Non bastano gli 800 contagiati attuali, le centinaia di persone in isolamento domiciliare? Non bastano le decine e decine di persone a casa, ma con sintomi evidenti? Non bastano i circa cinquanta ricoverati nell’Ospedale della Murgia, di cui 8 in rianimazione?
* * *
Questa è la brutalità dei numeri. Ognuno faccia le proprie valutazioni, tragga le proprie conclusioni. Scuola in presenza o DAD, liberi tutti o chiusi tutti, mascherina sì o mascherina no! Ognuno ha le proprie ragioni, buone o pessime, fondate o di fantasia. Tutti possono contestare azioni e omissioni, scelte e inerzie, assunzione di responsabilità e deresponsabilizzazione. Tutti hanno e portano le proprie ragioni. Tutti rivendicano i propri Diritti. Ci sta! Ma ci sta, poi, la realtà con cui dobbiamo fare i conti e che non possiamo plasmare secondo le nostre convinzioni e il nostro volere. Ed è complessa, articolata, composita, contraddittoria, imperfetta.
Si dice “è la Democrazia”, “è la Libertà”, “è la Costituzione”. I Diritti! Ma qualcuno ricorda e ha consapevolezza che questi sono valori e riferimenti che tengono tutto e tutti e che quindi il problema è capire come si tengono tutti insieme e come si tiene tutto assieme, in un unico corpo sociale, che la pandemia ci ha fatto scoprire (almeno questa ritrovata consapevolezza potrebbe essere un dato positivo) come organismo vivente, unico, composto da elementi e cellule interconnessi?
Prima di evocare Libertà, Diritti, Democrazia, ci domandiamo come si fa? Quale sforzo di com-prensione e con-divisione esigono?
Se rivendico il diritto di fumare, la mia Libertà, tengo conto che c’è il diritto di un altro, mio simile, di non vedersi “affumicato”, “intossicato”, che c’è la sua salute, quindi mi pongo il problema, prima, di come queste due posizioni possano stare insieme?
Se non ho questa consapevolezza della posizione degli altri, se non com-prendo l’altro, non è Libertà, la mia. È affermazione del più forte, del più abile, del più temerario, di chi fa sentire meglio (per cultura, per tono, per possibilità economiche, per potere) la sua voce. Non è libertà, è solo pretesa di liberarsi dagli altri.
Ecco, Democrazia e Diritto trovano la loro ragion d’essere, la loro funzione, in questo sforzo (un tentativo continuo, quotidiano, faticoso, complicato, paziente) di tenere insieme tutti, sottraendo le sorti di ciascuno alla prova di forza muscolare, al gioco degli istinti, agli equilibri/squilibri dettati dalla nostra natura.
Democrazia, Libertà e Diritto sono costrutti dell’Uomo, processi di emancipazione dalla propria natura. Sono opere, come l’arte, dell’Uomo, che attraverso consapevolezza e cultura interpreta, traduce, addomestica istinti, paure, debolezze, quindi la propria natura.
Ce lo ricorda, in alcuni passi straordinari, spesso sottaciuti e misconosciuti, anche la nostra Costituzione:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” (art. 2)
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” (art. 4, comma 2)
Ogni confronto, dunque, come quelli generati dagli effetti della pandemia, non può essere ridotto ad richiamo ai diritti, vissuti come proiezioni dei propri desideri, delle proprie convinzioni o convenienze. La nostra storia, soprattutto recente, e il nostro presente è ricco di siffatti richiami destinati inesorabilmente a generare deviazioni, equivoci, conflitti insanabili.
Democrazia, Libertà, Diritto esigono altro. Esigono la consapevolezza dei doveri verso gli altri. Si hanno e si difendono se la smettiamo di concentrarci sul nostro “io” e cambiamo prospettiva, prendendo coscienza dell’urgenza dei doveri. Gli uomini, in ogni contesto sociale o plurisoggettivo, dal più piccolo (nella coppia, nella famiglia, nel condominio, in una comitiva di amici) al più complesso, prima di essere titolari di diritti, sono soggetti ad obblighi. I diritti non sono pretese o desideri, ma relazioni. Si è soggetti, solo in quanto si è capaci di assumersi la responsabilità nei confronti dei diritti di ogni altro essere umano, ancor prima di rivendicare i propri, perché «l’uomo non ha alcun potere, eppure ha una responsabilità» (come ricordava Simone Weil, che cito spesso).
Non a caso, al riconoscimento dei diritti, la Costituzione affianca, sul medesimo piano, la richiesta di adempiere “i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2) e di svolgere, “secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4).
La Repubblica va oltre l’io per unire persone (e le generazioni).
Anche ora, invece, si preferisce la guerriglia verbale e politica all’assunzione della responsabilità dei problemi, che è faticosa, dura, paziente. Anche questa volta si cerca il pretesto. Non per l’affermazione del diritto, ma del proprio io.
La vita è responsabilità. E invece qui si continua con il solito gioco al massacro: la perenne assoluzione di noi stessi, con l’attribuzione di responsabilità e colpe ad altri.
In giro, solo spargimento di diffidenza, pessimismo, odio, sospetti e rancore.
Scivoliamo nella guerra di tutti contro tutti, in nome, tutti, di supposti Diritti. E non ce ne accorgiamo. I danni li pagheremo tutti, se non torniamo alla faticosa pratica della responsabilità, dei doveri, della paziente opera quotidiana. Senza alibi.

I PRIMI DUE MESI DELL’EMODINAMICA DELLA MURGIA. UN GRANDE LAVORO, UN GRANDE VALORE, DA DIFENDERE E POTENZIARE!

A mio parere, i nemici più duri, nemici di ogni possibile progresso o avanzamento o resistenza, sono quelli di sempre: la rassegnazione, l’apatia, l’accidioso lamento, l’arrogante recriminazione, la continua imputazione ad altri di compiti, problemi, difficoltà e responsabilità.
Per converso, gli amici più sicuri sono le persone normali, quelle che ogni giorno affrontano difficoltà, fatiche, durezze dell’esistenza, quelli che affrontano con il proprio lavoro e impegno – senza alcuna certezza, mettendo in gioco, provando, riuscendo e fallendo – avversità di ogni genere, apatia, rassegnazione, inefficienza, senza rifugiarsi nell’arroganza, nel cinismo, nei pregiudizi, nel fatalismo.
Eroi, per me. Sono gli eroi che non passano alla storia o per le cronache, non strappano applausi o like, ma segnano e migliorano o rendono meno dure le esistenze proprie e degli altri, spesso di tanti altri, rinsaldando comunità e realizzando la propria personalità. Eroi, quelli che, con questo spirito, operano nelle proprie famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle botteghe e nei propri esercizi commerciali, nelle istituzioni, negli uffici e servizi pubblici, nelle proprie aziende e attività professionali, nella ricerca di un’opportunità e nello studio, nel volontariato.
📌 È il caso dell’#Emodinamica dell’Ospedale della #Murgia “Fabio Perinei”, inaugurata due mesi fa (7.9.2020)
➡️ v. qui:
➡️ v. anche qui;
Una conquista storica, frutto di anni di lavoro. Complicato, tanto e di tanti. Basta? No, certamente. Ho sempre sottolineato che quel servizio, operativo da meno di sessanta giorni, doveva scontare prima, a regime ridotto, una fase di avvio, con due/tre sedute settimanali. Va potenziato, con ulteriore personale rispetto a quello già assunto e dedicato, per arrivare, dopo la necessaria fase di avvio (che si fa dovunque e sempre), ad essere operativo sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. In più, in queste poche settimane dall’attivazione, si è aggiunta tutta la complessità e sofferenza che sta affrontando il sistema sanitario per l’emergenza pandemica.
E allora perché continuare a dire e scrivere, con informazioni parziali e devianti, che l’Emodinamica non è operativa? Perché trasformare un dramma in occasione per sottolineare ciò che era chiaro dal principio, cioè che il servizio non è operativo h24?
Quando, nonostante il servizio sia alle battute iniziali, nonostante il periodo di emergenza che rende tutto più difficile, l’Emodinamica della Murgia è stata, a tempo parziale, perfettamente operativa ed ha svolto un lavoro enorme che, appunto dovremmo – prima di ogni altro rilievo, osservazione, critica, polemica, prima di tutto – vedere, riconoscere, apprezzare e per cui dobbiamo essere grati a chi l’ha svolto.
❤ Pensate: in meno di sessanta giorni, #75coronografie, di cui una quindicina su pazienti con infarti in corso, e #22angioplastiche effettuate. E poi decine di trattamenti di #elettrofisiologia ed #elettrostimolazione (ad esempio, impianti di pacemaker).
📌 Come non rimanere emozionati dinanzi ad un obiettivo di tale portata ritenuto dai più, per anni, impossibile? Come non emozionarsi dinanzi all’opera dell’uomo, a quello che l’uomo è capace di fare, come curare e prendersi cura dei suoi simili? Come non essere grati dinanzi alla fatica, al lavoro, alla professionalità?
Il lavoro è stato tanto e di tanti, visibile, tangibile. In questi due mesi di operatività dell’Emodinamica murgiana e negli anni precedenti per arrivare alla sua attivazione. Dinanzi al lavoro, doveroso è almeno il rispetto. Scrivevo di nuovo ieri, a proposito del nostro Ospedale, onore al lavoro!
Se non vediamo e non riconosciamo questo lavoro, se non lo valorizziamo, se non lo isoliamo, preservandolo, dall’inettitudine, dall’apatia, dall’inefficienza, da tutto ciò che non va e non funziona, dal mare di chiacchiere e polemiche, se non ne facciamo motivo di orgoglio collettivo, non c’è speranza per alcuno.
Questo non significa non guardare i problemi. Significa evitare di farsi travolgere da questi e consegnarsi al puro lamento, senza indicare la strada giusta. Vedere, riconoscere, apprezzare, ringraziare il lavoro, il buono che c’è, fa bene a tutti, perché, rendendo esplicito e chiaro a tutti ciò che è stato “bene”, ciò che si è fatto “bene”, lo rende patrimonio comune e condiviso, conoscenza e memoria comune. Serve ad indicare il percorso giusto e, di conseguenza, motiva e impegna tutti a proseguire lungo il percorso giusto, a crescere e migliorarsi, contribuendo, in tal modo, al progresso di una comunità.
Sono convinto che il completamento di un’opera, il raggiungimento di un obiettivo (piccolo o grande che sia), il lavoro di ciascuno, rianima il corpo sociale, ci dà fiducia, dà fiducia alla nostra convivenza, aiuta a migliorare e progredire, rinsalda legami e conferma l’unità e l’unicità del comune destino. Sul piano personale, poi, a me questo approccio ha dato gioia vera, emozione intima, speranza, fiducia, quindi rinnovata motivazione a non fermarsi dinanzi ad ostacoli e difficoltà, nonostante tutto (fatica, amarezze, ingratitudini) a proseguire.
Sono convinto che le persone perbene, chi conosce la fatica del lavoro, e sono la maggioranza, questo lavoro sanno vederlo, riconoscerlo, e continuano – forse in maniera non pubblica, silenziosa, quasi, direi, con pudore – ad apprezzarlo.
📌 Chiudo questo post, che ha una funzione di servizio. Come ho fatto sempre, ritengo doveroso rendere un “GRAZIE” a quanti (li conosco tutti, li ho incontrati decine e decine di volte – in Ospedale, in Asl, in Regione -, i loro volti mi sono ben presenti, alcuni li ho citati nelle mie note precedenti di cui ho segnalato i link prima) hanno speso, in varia misura, lavoro e impegno per l’attivazione dell’Emodinamica e da due mesi spendono la loro opera quotidiana per assicurarne l’attività, che si deve sicuramente ampliare, con ulteriore personale, sino ad arrivare all’operatività h24.
I “grazie”, purtroppo, sempre più diffusamente e a tutti i livelli, si vanno estinguendo per superficialità, sciatteria, egocentrismo, malafede. Per me, invece, a rischio di risultare pedante, sono importanti, essenziali.
Siamo il “fiume che passa e resta”, “uno e diverso sempre”; parole e gesti, di simpatia e di premura, sono convinto che alimentano quel fiume, segnano il suo corso, nella giusta direzione. Parole e gesti, ho ripetuto spesso, che rinnovano il patto di ognuno col resto della specie umana.
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《Rivoluzione è distinguere il buono
già vivente, sapendolo godere,
sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.
Rivoluzione è curare il curabile
profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.
Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini.》
(da “Rivoluzione” di Danilo Dolci)

Onore e gratitudine verso il personale dell’#Ospedale della #Murgia.

Onore e gratitudine verso il personale dell’#Ospedale della #Murgia. Tutti: primari e responsabili di unità, medici, tecnici, infermieri, operatori sociosanitari, ausiliari, personale amministrativo, personale pronto soccorso e 118, con la guida e il coordinamento della direzione medica e amministrativa del presidio.
Sono impegnati, con grande senso del dovere, a garantire servizi essenziali, le emergenze e le urgenze, in una condizione di estrema difficoltà, considerata la pressione derivante dalla massiccia diffusione dei contagi nel nostro territorio (solo tra Altamura e Gravina, quasi un migliaio i casi attualmente positivi). Tutto il sistema è messo a dura prova e sono inevitabili limiti, rallentamenti, paralisi temporanee. Pensate cosa significa, in termini di cautele e di rischi, trattare un accesso al pronto soccorso con una pandemia in corso. Per giunta, con tanti che vi fanno ricorso con sintomi Covid più o meno seri.
Nelle prossime ore saranno disponibili altri posti letto Covid che si aggiungeranno ai posti letto già occupati nel reparto dedicato e in rianimazione (oltre quaranta sono i pazienti Covid attualmente ricoverati). Questo consentirà di liberare la zona Covid del pronto soccorso. Ricordo che i posti letto per pazienti Covid individuati nel “Perinei” sono 60 e per questo è stato destinato tutto il sesto piano, liberato dai reparti di #Neurologia e #Oncologia, e allestito per le esigenze Covid.
I reparti di Neurologia, con la stroke unit, e di Oncologia, negli ultimi giorni della settimana scorsa, sono stati spostati al quarto piano (mi resi personalmente conto della situazione venerdì scorso). Uno sforzo incredibile, in pochissimo tempo, del personale di queste due Unità, di cui ha dato conto, per Neurologia, il dott.

Rino Ardito

, primario, in un post ripreso e rilanciato dall’

Azienda Sanitaria Locale Bari

(v. immagine). Questo sforzo ha garantito la continuità delle prestazioni e dei trattamenti terapeutici erogati dalle due Unità.

Non è solo lavoro. È entusiasmo, è rispetto per le persone (pazienti) e per le istituzioni in cui si opera (ospedale pubblico), è il sentire il dovere di non consegnarsi alla rassegnata contemplazione dei problemi, l’urgenza di dare il proprio contributo, oltre il lavoro, condividendo il peso del momento e delle difficoltà che collettivamente (istituzioni e persone, con tutti i loro limiti, difetti, inadeguatezze) stiamo affrontando. A queste persone, grazie!
Chiudo. Per garantire la funzionalità del reparto Covid al completo, con tutti i posti letto allestiti, sono in arrivo altri infermieri, di cui c’è una grave carenza in tutte le regioni (in Puglia sono state esaurite tutte le graduatorie disponibili e si sono attivate tutte le procedure per assumerne altri: ieri ho riferito dell’ultimo avviso).

INFERMIERI, AVVISO DELLA ASL DI BARI

Vi segnalo questo Avviso pubblicato dalla ASL di Bari per l’affidamento di incarichi di “Infermiere” della durata di un anno (salvo proroghe e rinnovi).
SCADENZA – Le domande devono pervenire entro l’8 novembre 2020 all’indirizzo pec dell’Area Gestione Risorse Umane della ASL.
➡️ L’Avviso, riprodotto nelle immagini, è disponibile nella sezione “concorsi” del sito istituzionale, da qui:

Trump

Trump, molto probabilmente, non sarà rieletto alla presidenza degli Stati Uniti. Insopportabile, irritante, volgare, sbruffone, ridicolo e tragico, forse inadeguato e pericoloso, ecc., ma su un punto possiamo pure convenire e dobbiamo riconoscere. A differenza dei suoi predecessori – tanti, diversi, di diverso orientamento – almeno non ha iniziato nuove guerre nel mondo. La tenebra non può essere soltanto tenebra, scriveva Berto, né forse la luce soltanto luce.

DUE AVVISI PER PERSONALE SANITARIO

Vi segnalo questi Avvisi.
1️⃣ Il primo Avviso è finalizzato al potenziamento delle Unità Speciali di Continuità assistenziale (USCA). È rivolto a:
☑️ medici titolari e i sostituti di continuità assistenziale;
☑️ medici in possesso dell’attestato di formazione specifica in medicina generale non inseriti in graduatoria regionale;
☑️ medici che frequentano il corso di formazione in medicina generale, compatibilmente con la frequenza dei seminari;
☑️ laureati in medicina abilitati e iscritti all’ordine di competenza;
☑️ medici di medicina generale – AP, già titolari di incarico a tempo indeterminato/determinato;
☑️ medici specialisti ambulatoriali, già titolari di incarico a tempo indeterminato/determinato.
SCADENZA – Le domande devono pervenire entro 5 giorni dall’emanazione dell’Avviso (pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia del 30 ottobre) agli indirizzi PEC delle ASL (riportati nell’avviso).
L’Avviso è disponibile dal seguente link:
Da qui, una rettifica pubblicata oggi:
2️⃣ Il secondo Avviso si riferisce ad una procedura d’urgenza attraverso cui la ASL di Bari intende acquisire manifestazioni di interesse per il conferimento di incarichi in regime di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, da parte di personale sanitario collocato in quiescenza, al fine di costituire appositi elenchi cui attingere per svolgere attività assistenziali presso le Aziende/Enti del S.S.R. della Regione Puglia. Questi i profili
☑️ DIRIGENTE MEDICO
☑️ MEDICO DI MEDICINA GENERALE
☑️ PEDIATRA DI LIBERA SCELTA
☑️ SPECIALISTA AMBULATORIALE
☑️ INFERMIERE
SCADENZA – Le domande essere presentate entro e non oltre le ore 23.59 del 5° giorno dalla data di pubblicazione dell’Avviso nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (avvenuta oggi, 3 novembre), compilando il form on-line disponibile nella sezione concorsi del sito internet istituzionale della ASL di Bari.
L’Avviso è disponibile dal seguente link:
Passate parola!

La Corte costituzionale

Stamattina si è svolta l’udienza pubblica presso la #CorteCostituzionale nel giudizio promosso, più di un anno fa, dal Governo centrale per far dichiarare l’illegittimità costituzionale di alcuni articoli della legge regionale pugliese contenente “Norme in materia di promozione dell’utilizzo di idrogeno e disposizioni concernenti il rinnovo degli impianti esistenti di produzione di energia elettrica da fonte eolica e per conversione fotovoltaica della fonte solare” (l.r. n. 34/2019).
Si tratta di una legge a cui ho lavorato molto, sia nella fase di elaborazione e scrittura, che nel corso del suo iter. Anche in questa fase (del giudizio presso la Corte costituzionale) ho cercato di assicurare il massimo supporto possibile all’ottimo lavoro dell’Avvocatura regionale, in particolare dell’avv. Tiziana Colelli, impegnata nella difesa delle ragioni e delle soluzioni offerte dalla legge.
Presenta una disciplina molto innovativa e articolata, su una materia complessa (#idrogeno e c.d. #revamping, cioè la rigenerazione e il potenziamento degli impianti #eolici e #fotovoltaici esistenti in un’ottica riduzione del consumo di suolo). Le soluzioni proposte sono originali, del tutto inedite rispetto al panorama delle normative regionali e nazionali, con l’ambizione di strutturare e offrire un modello finalizzato a favorire i processi di transizione energetica e di progressivo abbandono delle fonti fossili.
Attendiamo ora la sentenza della Corte costituzionale.
Dal seguente link, una mia nota del 9 luglio 2019, giorno di approvazione della legge da parte del Consiglio regionale:
Dal seguente link, il testo della legge nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia:
Da qui, la scheda sull’iter di approvazione della legge:

concluse le procedure di gara per lavori in quattro scuole di Altamura

Leggo che si sono concluse le procedure di gara per lavori in quattro scuole di Altamura:
– Scuola primaria e infanzia “Garibaldi” (importo 250.000 euro);
– Scuola primaria e infanzia “IV Novembre” (200.000 euro);
– Scuola infanzia “Tagliaferri” (100.000 euro);
– Scuola secondaria di primo grado “Pacelli” (100.000 euro).
Ne sono felice. Di due interventi, non so. Degli altri due (“Garibaldi” e “IV Novembre”) mi sono occupato negli anni scorsi, in Regione. A distanza di tempo, finalmente, anche per questi interventi (programmati e finanziati nei miei anni in regione) siamo in dirittura di arrivo. Un dato, però, dovrebbe farci riflettere: il lungo tempo che passa tra la programmazione e il finanziamento di un’opera e la sua concreta realizzazione. Su questo, credo, bisogna lavorare molto. In questo caso (interventi non particolarmente complessi dal punto di vista procedurale e amministrativo), dall’ammissione al finanziamento alla conclusione della gara di appalto (quindi, non ancora l’opera realizzata) sono decorsi oltre due anni e mezzo. È davvero troppo. Comunque, ne sono felice e per questo sono molto grato alla struttura amministrativa e tecnica del Comune (il settore “opere pubbliche”, con cui seguii gli adempimenti per l’inserimento delle opere nell’elenco regionale, e il servizio “contratti e appalti”) e gli assessori comunali ai lavori pubblici di questi ultimi anni (Michele Cornacchia e, prima, Pietro Falcicchio).
📌 Un po’ alla volta, alla spicciolata, vedrò realizzate opere e interventi su cui ho lavorato e dato il mio contributo.
Per quanto riguarda i lavori relativi ai plessi “Garibaldi” e “IV Novembre”, ricordo che questo risultato è stato ottenuto grazie alla ricognizione degli interventi realizzabili che effettuammo in Regione tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Alla Puglia furono complessivamente destinati circa 56 milioni di euro dal Ministero dell’Istruzione. Con circa 26 milioni furono finanziati 27 interventi tra quelli di adeguamento sismico e nuove costruzioni, tutti già previsti dalla programmazione triennale 2015- 2017. La somma residua, circa 30 milioni, fu destinata agli interventi strutturali o di manutenzione straordinaria su altri 75 istituti pugliesi, resisi necessari in seguito a indagini diagnostiche eseguite su solai e controsoffitti, e selezionati in base a criteri di priorità approvati dalla Regione.
Una ventina furono gli edifici scolastici della terra di Bari beneficiari del finanziamento. Tra questi, appunto, le scuole “Garibaldi” e “IV Novembre” di Altamura (rispettivamente 250 e 200 mila euro).
Ne ho scritto qui
📌 Ringrazio ancora l’Assessore regionale

Sebastiano Leo

, a cui auguro di continuare nel suo lavoro, e la Sezione regionale “Istruzione e Università”, diretta dall’arch. Marella Lamacchia, per l’importante (e, all’epoca, tempestivo) sforzo compiuto e, anche in questo caso, per l’opportunità di finanziamento riconosciuta alla comunità di Altamura (nella mia nota disponibile dal secondo link, indicavo i comuni beneficiari, tra cui, tra i più vicini, Gravina, Grumo, Bitetto, Corato, Palo).

📌 Questi interventi rientrano tra quelli conquistati negli ultimi quattro in Regione sul versante delle strutture scolastiche. Cito anche:
✅ La realizzazione della Biblioteca di Comunità, Agorateca, presso la scuola Tommaso Fiore (circa un milione di euro di finanziamento riconosciuto nel gennaio 2018 al progetto elaborato e candidato dall’Istituto Bosco-Fiore).
✅ Il Polo Innovativo per l’Infanzia (0-6 anni), conquistato nei primi mesi del 2018, che cambierà il volto del quartiere Trentacapilli, per cui è in corso la valutazione dei progetti candidati al concorso di progettazione (poco meno di 4,5 milioni di euro di finanziamento riconosciuto dalla Regione).
✅ Il Polo Scolastico (Istituto Comprensivo, 6-13 anni), sempre nel quartiere Trentacapilli, in area adiacente a quella del Polo per l’Infanzia, inserito nel programma regionale per l’edilizia scolastica con una richiesta di finanziamento di 5 milioni di euro (recentemente è stato sottoscritto il contratto per la progettazione definitiva ed esecutiva).
✅ La nuova palestra della Scuola Padre Pio (finanziamento regionale di 700mila euro conseguito nel maggio 2017, sono in corso i lavori).
✅ La ristrutturazione completa e l’adeguamento sismico della scuola media “Ottavio Serena” (intervento interamente finanziato dalla Regione con 2,5 milioni di euro nel novembre 2017; sottoscritto, recentemente, il contratto per i servizi di progettazione a cui seguiranno i lavori).
✅ Il Museo/Laboratorio degli strumenti scientifici del Liceo Cagnazzi (40mila euro di finanziamenti regionali riconosciuti al progetto della scuola nel corso del 2019; sono in corso i lavori).
✅ Il ripristino della palestra della Scuola Don Milani, terminati i lavori, anche se formalmente non ancora chiuso il cantiere (finanziamento regionale di 40mila euro assegnato al Comune agli inizi del 2019).
✅ Gli interventi di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di diversi plessi scolastici (oltre alla “Garibaldi” e alla “IV Novembre”, 85mila euro per la “Tommaso Fiore” e 70mila euro per la “Mercadante”).