Ha colpito tanti, anche me, l’iniziativa degli operatori commerciali ed economici delle zone di
#Altamura interessate dal provvedimento comunale che “chiude al pubblico” pur lasciando salvo il transito a partire dalle 16.
Faccio un paio di considerazioni.
1) Mi domando se non sia più efficace e più giusta una disposizione che preveda una chiusura alle 19-20, un blocco vero con uno stop agli spostamenti, così assicurando la piena fruibilità di tali zone, compresi quei pochi giardini e spazi con alberature che la città offre (ora preclusi, di fatto totalmente ai bambini impegnati al mattino con le attività didattiche). In altri termini, la città si potrebbe fermare ad una certa ora della sera o del tardo pomeriggio, senza compromettere le restanti fasce orarie.
2) Sinceramente non mi convincono appelli e richiami a privilegiare gli acquisti diretti a scapito di quelli online. Preciso di non fare ricorso a questa forma di acquisto, ma una battaglia contro le modalità a distanza di acquisto di merci mi sembra irrealistica, di retroguardia, soprattutto destinata ad essere puramente retorica, con scarsissima possibilità di effettività.
3) La valorizzazione del tessuto commerciale, produttivo ed economico territoriale passa, a mio parere, da azioni positive, da un valore aggiunto assicurato ai clienti e consumatori, in termini di servizi, di prestazioni, di convenienza, di offerte integrate. Ne so qualcosa per averne fatto la traccia di lavoro su cui articolai e proposi la legge regionale in materia di promozione, diffusione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari della filiera corta (c.d. km 0) approvata due anni fa circa e che prevedeva una serie di strumenti, come riduzione della tassazione locale per gli esercizi con prodotti a km 0, spazi espositivi e di vendita dedicati, riserva di stalli nei mercati zonali, ecc. (ma non ci torno).
4) In questa fase emergenziale, mi domando se non sia possibile provare ad avviare rapidamente qualche azione concreta, non certo con la pretesa di essere risolutivi, ma con l’ambizione di rendere esplicita la connessione che di fatto c’è tra i vari pezzi del tessuto economico locale, perché, credo sia chiaro a sempre più persone, tutte le componenti di un corpo sociale si tengono, come in un organismo vivente, e il rischio attuale e grave è che si sfaldino, irreversibilmente, relazioni economiche e sociali. Inoltre, in questo momento di difficoltà economica causata dal Covid e dai conseguenti provvedimenti nazionali e locali, il problema non è solo assicurare liquidità, ma anche farla arrivare dove serve.
5) Mi domando, ad esempio, se – tra le azioni possibili e già praticate, anche con successo, in tanti posti e in epoche diverse – non si possa avviare un sistema di moneta complementare locale che è in grado di mettere in condizione le imprese di scambiarsi beni e servizi senza l’intermediazione di denaro. Una misura, peraltro, su cui puntava, su scala regionale, una delle ultime leggi approvate nella legislatura conclusa da poco (proposta dal collega Antonio Trevisi e votata dal consiglio regionale nel luglio scorso).
6) In altri termini, a livello locale, a partire da una dotazione iniziale messa a disposizione dal comune, si tratterebbe di creare un circuito a cui aziende, esercizi commerciali, operatori economici in genere possono iscriversi per operare attraverso l’assunzione di crediti, da parte di chi vende, e debiti, da parte di chi acquista, che potranno essere saldati rispettivamente con l’acquisto e la vendita di beni e servizi nello stesso circuito in un tempo successivo o, con riferimento alla dotazione finanziaria iniziale, attraverso lo sconto della tassazione locale.
7) Questo consentirebbe di legare i consumatori ai beni e ai servizi del circuito, quindi incidendo sull’economia reale, fatta da piccoli imprenditori e liberi professionisti, poiché la moneta locale complementare sarebbe spendibile solo nel circuito, e di assicurare vantaggi economici ai consumatori stessi sotto forma non di riduzione del prezzo di vendita, ma di riduzione del denaro liquido da corrispondere. In altri termini, circola intatto il valore ma non il denaro corrispondente, perché una quota sarebbe coperta da tale moneta complementare che andrebbe, a sua volta, utilizzata, spesa, sempre e solo nel circuito.
Non so. Ci si potrebbe mettere all’opera, anche perché temo che questa fase negativa, almeno dal punto di vista economico, non si chiude con una stagione.
《Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda …》 (Lettera agli Ebrei, 10, 24-25)
[la prima, una foto di
Luca Bellarosa
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