RETI IDRICHE E FOGNARIE NELLE CONTRADE #PARCOBERSAGLIO E #CRAPOLICCHIO AD ALTAMURA E #MURGETTA A GRAVINA.

Ho atteso, a scriverne, la pubblicazione avvenuta pochi giorni fa. Con una deliberazione del consiglio direttivo del 18 dicembre scorso, l’Autorità Idrica Pugliese ha preso atto di alcune richieste di estensione delle reti idriche e fognarie pervenute nei mesi precedenti dai comuni pugliesi (una ventina dal barese) e ha dato mandato al direttore generale ad adottare gli atti conseguenti per l’inserimento di tali interventi nella programmazione. Quindi, ora anche formalmente, si procede. L’unico ostacolo da superare è la verifica della fattibilità sul piano tecnico, su cui sta procedendo da tempo Acquedotto Pugliese. È l’aspetto decisivo.
✅ Si tratta, ricordo, di un problema molto avvertito, da lungo tempo, da decine di famiglie e operatori, centinaia di persone: l’assenza delle reti del Sistema Idrico Integrato (acqua e fogna) in zone esterne al centro abitato che sino ad un anno e mezzo fa, per legge, non potevano essere servite. Mi riferisco alle contrade, a ridosso del perimetro urbano di Altamura, di Parco Bersaglio, sulla strada provinciale Altamura-Laterza (subito dopo la rotatoria di ingresso sulla statale 96 di recente realizzazione: seconda immagine), di Crapolicchio sulla strada provinciale per Corato (subito dopo il ponte: terza immagine) e alla contrada Murgetta nel territorio di Gravina. In tali zone sono presenti insediamenti residenziali e produttivi, attualmente serviti, solo per la fornitura di acqua, dall’acquedotto rurale gestito dal Consorzio di Bonifica, con difficoltà di approvvigionamento nel periodo estivo in particolare e con costi della fornitura notevolmente più alti di quelli previsti dall’Acquedotto Pugliese (società interamente regionale e gestore del servizio idrico in Puglia).
✅ Un anno e mezzo fa, poi, approvammo in Consiglio regionale una legge, da me sottoscritta e sostenuta (primo firmatario il consigliere

Fabiano Amati

, collega che mi è stato caro e che ho apprezzato nei miei anni in consiglio), che ha l’obiettivo di assicurare in via generalizzata i servizi di approvvigionamento idrico e fognario, prevedendo la possibilità di estendere la copertura delle reti del Servizio Idrico Integrato anche alle zone esterne ai centri urbani (legge regionale n. 41 del 9 agosto 2019).

👉 Ne avevo scritto qui:
✅ Grazie a quella legge, i comuni o l’AQP possono chiedere all’Autorità Idrica Pugliese (cioè all’ente rappresentativo di tutti i Comuni pugliesi, preposto, per legge, al governo della risorsa idrica in Puglia) di estendere la rete idrica e fognaria, previa verifica delle condizioni tecniche e sulla base di piani di investimento delle risorse finanziarie.
✅ A seguito della approvazione della legge regionale, assieme ai consiglieri comunali di Altamura (del gruppo ABC/GIF) Massimo Iurino e Nunzio Monitillo (quest’ultimo si è impegnato anche nella raccolta dei dati tecnici descrittivi delle due zone altamurane), abbiamo attivato una serie di iniziative, ciascuno per le proprie funzioni e possibilità: interlocuzioni con dirigenti di Acquedotto Pugliese, con i vertici dell’Autorità Idrica Pugliese (che a fine 2019 adottò le linee guida per l’applicazione della legge, predisponendo anche le schede tipo di inquadramento dell’area da compilare), con amministrazione comunale e uffici tecnici del Comune, con cittadini che risiedono ed operano nelle zone Parco Bersaglio e Crapolicchio. Ad esito di questo lavoro, nel luglio scorso, il Comune inoltrò richiesta formale di estensione delle reti idriche e fognarie nelle contrade Parco Bersaglio e Crapolicchio.
👉 Ne dette conto l’articolo del Quotidiano del Sud riprodotto nell’immagine e ne scrissi qui:
✅ Stesso discorso vale per la situazione che interessa un’altra zona extraurbana che ho avuto modo di seguire: la Contrada Murgetta di Gravina da lungo tempo in attesa di un simile intervento.
📌 Ho continuato, con tutti i limiti della mia posizione (la cessazione del mio mandato di consigliere regionale), a seguire i passi successivi. Ora questa buona notizia della deliberazione dell’Autorità Idrica Pugliese. Aspettiamo, dunque, gli esiti delle verifiche tecniche. Speriamo positivi. Intanto, sono contento che la questione – dopo tanti anni, grazie alla legge regionale che abbiamo approvato nel 2019 e al lavoro svolto in questi mesi – si sia sbloccata e sia stata impostata nella giusta direzione.

NOSTALGIA DI QUALCOSA DI IMPEGNATIVO CHE CI RASSICURI. QUESTO È!!

《Non stiamo al gioco, insomma. E ci viene fatto di chiedere, piuttosto, se la vostra gremita ed esuberante compagnia sia, poi, così allegra e spensierata o se non avverta la nostalgia di qualche cosa di impegnativo che la rassicuri. Io credo che la politica è altrove e che, prima o poi, dovrete tornarci. Noi vi aspettiamo lì. 》
Vi invito ad ascoltare l’intervento di Renzi, oggi, al Senato. Comunque si giudichi il personaggio, è stato un bell’intervento. Lo si può ammettere, senza pregiudizi e faziosità e anche non condividendo in tutto o in parte quello che dice. È disponibile da qui:

Con due grandi citazioni: i Malavoglia di Verga e Mino Martinazzoli, di cui ho riportato il passo richiamato oggi in alto. È ripresa da un intervento, alla Camera dei Deputati, di Mino Martinazzoli del 28 aprile 1987. Grande. L’ho cercato in rete. Ne riporto uno stralcio più ampio.
TORNINO I GIORNI DELLA CHIAREZZA, NON POSSIAMO LAVORARE PER L’OSCURITÀ.
Bellissimo!
Mino Martinazzoli:《Sono mancate infatti, a nostro avviso, nel confronto parlamentare, domande ulteriori meritevoli di adeguata riflessione. E non sono venute risposte che possano esigere una qualche correzione.
Si è consumata, per lo più, una ripetitiva ed esorbitante polemica. Confesso che, a proposito di tante e smisurate parole, non mi viene in mente niente. E sarà anche questo un segno di quella solitudine che andate denunciando con un’enfasi che soverchia di gran lunga la compunzione.
Noi stiamo in verità, con le nostre non volubili ragioni, con la nostra difficile ma doverosa coerenza. Non stiamo al gioco, insomma. E ci viene fatto di chiedere, piuttosto, se la vostra gremita ed esuberante compagnia sia, poi, così allegra e spensierata o se non avverta la nostalgia di qualche cosa di impegnativo che la rassicuri.
Io credo che la politica è altrove e che, prima o poi, dovrete tornarci. Noi vi aspettiamo lì. Per intanto, rimane una cosa sola da dire: onorevole presidente del consiglio, noi abbiamo ascoltato e apprezzato le sue dichiarazioni e la sua replica e le dobbiamo un tributo di affettuosa gratitudine anche per la lezione di coraggio e di stile offerta a quest’aula, che qualcuno vorrebbe trasformare in un’accademia di sofisti, che è impresa notevole, tanto più quando si accompagna all’invettiva contro Azzeccagarbugli. Ma che cosa è se non un sofisma l’idea di trasformare, quasi per sortilegio, l’eclisse di una maggioranza e il diniego di un’altra in un nuovo e definibile evento che potrebbe essere tutto tranne quell’autorevole, organica, motivata compattezza che lei, onorevole presidente, ritiene giustamente necessaria a sostegno di una operosa continuità del governo? Inchiodandolo su questo paradosso si riesce soltanto a rinnegare l’apprezzabile passato di un’alleanza che, malgrado tutto, ha futuro, a patto che le ragioni di una crisi si vogliano indagare e non addormentare per una sorta di grottesca anestesia. In ogni modo non siamo condiscendenti è proprio perché vogliamo che tornino i giorni della chiarezza non possiamo lavorare per l’oscurità.》

Segni del tempo presente

I maître à penser del momento (figure con una forte influenza culturale e, quindi, politica in una società), a prescindere dal merito e dai toni che sono sempre opinabili e su cui tanto ci sarebbe da dire, sono quelli che sotto i loro video o post urlanti, carichi di frasi e verità indiscutibili, pubblicizzano i loro “libri” o le loro esibizioni. Ve li immaginate, chessò, Leonardo Sciascia, Danilo Dolci, Pier Paolo Pasolini, Norberto Bobbio a scrivere un editoriale o un appello e metterci sotto: “Comprate il mio libro…”. Segni del tempo presente. Tutto ridotto a mercimonio e a merce. Tempi cattivi, nel senso di mediocri, piccoli, egoisti ed egocentrici. Quindi, fondamentalmente, tristi e brutti.

SIAMO TUTTI MINORANZA. VINCE O PERDE IL PAESE

In queste ore si sta consumando un importante passaggio parlamentare. Metto in fila un paio di dati oggettivi e alcune riflessioni (per quello, nulla, che valgono).
1) Due anni, poco più, sono gli anni che restano di questa legislatura. Nessuno dei parlamentari, è chiaro a tutti, ha la minima intenzione di andare al voto prima della scadenza.
2) Non c’è in Parlamento una maggioranza politica espressa dall’elettorato. C’erano e ci sono tre blocchi, forse quattro o cinque. Tutti minoranza. Anche come conseguenza di un indecente sistema elettorale a cui, da molti anni, ci costringono. Tutti minoranza, in Parlamento e nel Paese reale, armati l’uno contro l’altro.
3) È necessario affrontare i problemi (sanitari, sociali, economici) posti dall’attuale e prolungato stato di emergenza.
4) È necessario affrontare le sfide poste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che l’Italia deve prima definire e presentare in sede europea nell’ambito del Next Generation EU e, poi, attuare in tempi stretti.
5) Questo Piano è tema, ripeto, particolarmente delicato perché ci si propone di adottare significative modifiche dell’assetto normativo, in diversi ambiti, e perché implica un’imponente operazione di indebitamento, che, vado cauto, ha pochi precedenti. Gran parte dei duecento e passa miliardi di cui di parla, infatti, l’Italia dovrà restituirla all’UE sotto forma di rate di debito o di maggiori contributi per i prossimi 15-20 anni.
6) Si tratta di decisioni, dunque, che coinvolgono tutti e vanno ben oltre questa stagione politica, al di là di questa o quella maggioranza, al di là di questa generazione.
7) Si tratta di un passaggio storico e di decisioni che non possono essere affrontate con una maggioranza numerica, strettissima peraltro e frutto di piccoli posizionamenti parlamentari (cambi e scambi). Non si affrontano i temi che ho richiamato con la presunzione di essere maggioranza e fare da soli. Non si affrontano con l’alternativa secca “o tutto o niente”. Non si affrontano come fosse un torneo ad eliminazione diretta o un gioco dei quattro cantoni o una prova muscolare sul “chi è più forte”.
8) Queste maggioranze vanno e vengono. Questi parlamentari vengono e vanno e, in gran parte, tra due anni non saranno più in Parlamento. Ma le decisioni o le non decisioni di ora determineranno conseguenze irreversibili, per molto tempo. E questo non può lasciare sereni chi tiene ancora a questo Paese e al suo Futuro.
9) Più che mai è il tempo di non sprecare tempo, di ragionare sopra il daffare. Dovremmo soppesare ogni decisione, farne frutto di intelligenza collettiva, senza furori ideologici, senza tifo di partito, senza innamoramenti leaderistici.
10) Vince o perde l’Italia, non Renzi o Conte, Zingaretti o Salvini, Di Maio o Berlusconi, Calenda o Meloni. Il Paese, come sarà, sopravvivrà comunque a tutti loro, come a noi tutti. Le decisioni investono il nostro destino collettivo, non le fortune di un leader. E dietro l’angolo non c’è affatto il rischio per la carriera di un leader o per le fortune di un partito, semmai rischiamo una sconfitta come Paese, come futuro possibile.
11) Non servono guru elettorali, grandi esperti di politica, comunicazione social e sondaggi, per cogliere i segnali, lo spirito dei tempi. Il problema è che chi fa politica, a tutti i livelli, incontra difficoltà, fatica o poca pazienza, nel leggere la realtà o, meglio, la legge attraverso la lente dei propri schemi, dei propri schermi digitali, dei propri calcoli, delle proprie ambizioni, delle proprie sovrastrutture mentali spesso elitarie e scollegate dal vissuto di tutti i giorni. La realtà viene così deformata e si va incontro a sconfitte e delusioni.
12) Il problema, per chi fa politica ed opera nelle istituzioni, è recuperare una centratura con il presente e nella realtà, con la necessaria connessione fisica, razionale e sentimentale con gli elettori, le persone vere che incontriamo tutti i giorni, non figure astratte di elettori, non followers o like. Questo significa essere semplici, ma non banali. Popolari, ma non populisti. Diretti, ma non volgari. Seri, ma non cinici. Razionali, ma non calcolatori. Competenti, ma non supponenti.
13) Al solito, rischiamo di essere vittime non di troppa politica, bensì dell’assenza della politica, dell’impulso automatico a negare la complessità della situazione e delle sfide di portata ben superiore all’adeguatezza delle singole forze in campo, della compulsiva bocciatura di tutto, proprio tutto, ciò provenga dall’avversario (confinato, quando va bene, all’indifferenza o al dileggio), dell’immiserimento del dibattito politico alla sterile prova muscolare o alla negoziazione segreta di posizioni di potere.
14) Si continua a non capire che siamo tutti minoranza. È necessario avvertire il dovere e l’umiltà di gesti nuovi per non perdere tempo e occasioni. La Politica non può ridursi a gesti improduttivi e parole che si disperdono. Del nulla resta e resterà il nulla, solo spreco di opportunità, di energie, di parole e di tempo. Ed invece, bisogna rimettersi in cammino.
Tutto questo, a mio parere, rende necessario, non semplicemente opportuno, un Governo in cui siano impegnate tutte le forze politiche. Un Governo in cui tutti siano utili (e tali si possano e debbano sentire) e nessuno indispensabile. Si sta facendo, temo, il contrario. Acconciare una maggioranza, con numeri incerti, in cui ciascuna forza, addirittura ciascun singolo parlamentare, si riterrà indispensabile a prescindere dalla propria utilità alla causa collettiva e dalla propria responsabilità.

Messa in sicurezza della vecchia discarica in contrada “Le Lamie”

Messa in sicurezza della vecchia discarica in contrada “Le Lamie”, a pochi chilometri da Altamura sulla strada per Laterza, utilizzata sino a marzo 2008. Giusto un esercizio di memoria, perché ci si dimentica e ci si dimentica di ricordare del lavoro svolto in Regione negli scorsi anni.
Nel corso del 2019, soprattutto tra la primavera e l’estate, sono effettuati controlli da parte dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale) e del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri).
👉 v. qui:
Poi, nel novembre 2019, il sequestro.
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Il 19 dicembre 2019 delibera in via d’urgenza l’erogazione di un primo contributo di un milione di euro a favore del Comune di Altamura allo scopo di realizzare gli interventi di messa in sicurezza della discarica, in quanto soggetto istituzionalmente deputato ad intervenire in relazione a situazioni di necessità e urgenza legate alla tutela della salute pubblica. Nel corso di un incontro che si era svolto il 5 dicembre 2019 presso la Sezione regionale Ciclo Rifiuti e Bonifiche della Regione Puglia, l’ARPA Puglia aveva indicato le azioni da mettere immediatamente in campo per la messa in sicurezza del sito:
– rilievo dei livelli di percolato dai pozzi di raccolta e nella successiva estrazione;
– estrazione forzata del biogas, ove presente, e installazione di torcia di combustione;
– ripristino dell’integrità della recinzione della discarica al fine di impedirne l’accesso e di metterla in sicurezza;
– verifica della qualità ambientale delle acque sotterranee dai pozzi di monitoraggio della discarica;
– sfalcio delle erbe infestanti sul corpo dei rifiuti, al fine di evitare eventuali incendi;
riparazione del telo di copertura della discarica, al fine di minimizzare eventuali infiltrazioni di acque meteoriche e ridurre la formazione del percolato.
Il Comune, precisava la delibera, dovrà procedere con l’attivazione di tutto quanto è necessario per recuperare dalla società Tradeco le somme anticipate.
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Nel giugno 2020, la Regione trasferisce l’anticipazione del 70% del contributo, cioè 700mila euro. La restante parte del finanziamento (300.000 euro) sarà erogato, a saldo, a seguito di presentazione di una relazione descrittiva delle attività svolte e delle spese sostenute da parte del Comune.
👉 v. qui:

Di Churchill in giro non se ne vedono

Di Renzi e della sua politica ognuno può avere i giudizi che ritiene. Ed io, dai tempi dell’avvio della sua riforma costituzionale poi naufragata, al massimo del suo enorme e diffuso consenso, non sono certo sospetto di simpatie. Così pure su questa crisi/noncrisi di governo, ognuno, doverosamente, può formulare considerazioni. Ognuno può ritenere plausibili o no, quindi condivisibili o no, le ragioni addotte. Ognuno è in grado di valutare l’azione svolta sin qui da questo governo (nato, vale la pena ricordarlo, per un’altra “uscita” sorprendente dello stesso Renzi un anno e mezzo fa) e la credibilità di Renzi.
Ma, sin qui, siamo sul merito e le conclusioni si traggono poi in cabina elettorale.
Una cosa, però, vorrei sottolinearla, noiosamente, molto probabilmente. Di metodo e di regole, che sono la democrazia. Si ripete dai livelli più alti della politica: con una pandemia in corso non ci possono essere crisi di governo. È verissimo, se stiamo parlando di giochini di potere e lo vedremo presto. Non è altrettanto vero, se invece in discussione è l’azione di governo, se in discussione è la sua efficacia rispetto alle difficoltà poste dall’emergenza in corso da un anno e, soprattutto, rispetto alle sfide poste dalla definizione e dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza [PNRR, il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU. Questo tema è decisivo e particolarmente delicato, perché, contrariamente a quanto si è indotti a pensare, non si tratta dell’eredità inaspettata dello zio d’America, ma di imponenti risorse che in gran parte dovremo restituire all’UE sotto forma di rate di debito o di contributi per i prossimi 15-20 anni].
Tornando al punto di questo post. Non le valutazioni politiche, come scrivevo, ma il metodo e le regole. Il punto andrebbe spiegato meglio, ma per essere sintetici, qui basti un richiamo storico. Winston Churchill assunse l’incarico di Primo Ministro del Regno Unito (maggio 1940) in piena guerra, con una guerra dichiarata alla Germania nazista nove mesi prima. Anzi, fu proprio la linea da tenere in quella fase storica a determinare le dimissioni del suo predecessore Neville Chamberlain (che era per una linea di dialogo con la Germania). Entrambi, peraltro, dello stesso partito, i conservatori. Churchill guidò poi un esecutivo sostenuto da tutti i partiti e impresse una linea che unì l’intero Paese in sacrifici e sforzi senza precedenti, sino a sconfiggere la follia nazista (lascio in disparte il richiamo alla sua sconfitta nelle prime elezioni postbelliche).
Nulla di comparabile con l’attualità, è chiaro. Ma, come ho già scritto per altri aspetti, una pandemia, una crisi, una emergenza, non sospendono le regole del diritto, della politica, della democrazia. Anzi, sono proprio le fasi più complicate a richiedere un supplemento di politica, la capacità di unire e di unirsi su obiettivi grandi e comuni e nello sforzo per raggiungerli. I leader hanno il compito, appunto, di unire e di avere uno sguardo lungo che va oltre una stagione politica e di governo, oltre il corto orizzonte degli egoismi e delle ambizioni personali. È esercizio faticoso e paziente, alla distanza anche ingrato. Ma è l’unico che produce risultati. Il problema non è dunque la pandemia in corso. È che, al momento, di Churchill in giro non se ne vedono.

“La disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella”

Rilettura, nelle ultime settimane, di Calvino. Rilettura e migliore comprensione. Non solo del testo, ma anche e soprattutto nel senso di una migliore capacità di “presa” della realtà, di una sua migliore afferrabilità. Ad esempio, a proposito del suo “Il barone rampante”, scrisse “l’uomo completo… si identifica con colui che realizza una sua pienezza sottoponendosi a un’ardua e riduttiva disciplina volontaria”. Cosimo, il protagonista, rimane fedele alla sua scelta. La scelta di Cosimo si traduce nell’elaborazione di altre regole coerenti alla sua visione del mondo e che lui rispetta, per tutta la vita, con rigore. “La disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella”.

Quando sei minoranza, devi agire prefigurandoti come maggioranza di domani.

L’ho appreso e, con errori ovviamente, ho cercato di metterlo in pratica.
Quando sei minoranza, devi agire prefigurandoti come maggioranza di domani. In altri termini, non devi millantare e sparare cazzate. Devi sentire, pur dall’opposizione e da un altro punto di vista, il dovere e la responsabilità del governo della realtà, che non puoi distorcere ad uso e consumo puramente propagandistico ed elettorale.
Quando sei oggi maggioranza, devi essere capace di prefigurarti come minoranza di domani. In altri termini, essere maggioranza non significa liberarsi dagli altri, dal dissenso, dalle minoranze, dal ‘fastidio’ dell’altro o del differente da sé, dalla fatica delle regole e procedure democratiche.
Questo, almeno per me, significa senso delle istituzioni e dello stare insieme, principio non scritto fondante qualunque comunità e democrazia.
Detta in altri termini, significa sentire la relatività della propria stagione politica, avvertire il tempo breve della propria esperienza, rispetto alla portata e alla vita delle istituzioni e della comunità in cui si opera.
I principi, le regole, le istituzioni restano e solo se siamo in grado di difenderle e preservarle. Sempre. La democrazia, i suoi principi, le sue regole, sono gli unici possibili presidi di garanzia della nostra convivenza e delle maggioranze e minoranze di oggi e di domani.
Ad Altamura, questa è materia ostica.

Sulla proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

la registrazione dell’assemblea virtuale sulla proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e l’annesso polo tecnologico. Si è tenuta ieri, organizzata dai Comitati Alta Murgia. Molto partecipata e con argomenti diversi. Sinteticamente (dal minuto 1.14) ho accennato agli argomenti richiamati nel post di qualche giorno fa.
Nell’intervento ho menzionato alcuni dati che ho ripreso dall’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi elaborato dall’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (edizione dicembre 2019), contenente informazioni relative a volumi, stato, attività, radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, disponibile, con una sua sintesi, dal seguente link:
Dal seguente link, l’Ordine del Giorno approvato, all’unanimità, dal Consiglio comunale di Altamura nel luglio 2001:

Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi

Solo io avverto, a dire il vero non da ora, disagio, preoccupazione, allarme, se una società privata commerciale (twitter, facebook, ecc.) decide di togliere la parola e negare un servizio ormai dall’enorme impatto sociale e politico? Valgono le decisioni dei loro proprietari e amministratori delegati o le regole e gli strumenti, generali, che una democrazia si è data per risolvere dissidi, conflitti, degenerazioni? Prima hanno (abbiamo) lasciato che il popolo si degradasse in folla e ora si lamentano (ci lamentiamo) se quella massa senza volti, nomi e storia, irrompe nei santuari liberali?
Quanto mancano intelligenze e coscienze renitenti, non accomodanti, come quelle di Leonardo Sciascia (ieri il centenario): “Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi; e dentro di noi bisogna prima cercarlo e combatterlo.” [Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia]
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《Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia》.