IL RACCONTO DEI PRIMI INTERVENTI DI STREET ART FINANZIATI DALLA REGIONE: LA CULTURA SI FA STRADA. SI PARTE DA ALTAMURA.

Ha preso avvio su TRM H24 Il videoracconto “Street Art: la Cultura si fa Strada” sui primi esiti dell’iniziativa regionale avviata sperimentalmente nel 2019 con un emendamento che presentai alla legge di bilancio della Regione. Il format, in onda da ieri ogni giorno alle 15 e alle 21, è stato voluto dalla Sezione “Valorizzazione Territoriale” della Regione e dal Teatro Pubblico Pugliese ed è stato realizzato da Octopost.

Sei puntate con il racconto delle esperienze già realizzate in 11 città pugliesi.
La prima, dedicata alle esperienze di Altamura e Andria, è visibile in fondo a questo post.

Si dà conto del lavoro svolto nella Scuola Tommaso Fiore di Altamura. L’opera, finanziata dalla regione, è stata proposta dall’Istituto Scolastico Bosco-Fiore (dirigente dott.ssa Eufemia Patella; supporto tecnico arch.

Silvia Losurdo) e realizzata da Donato Lorusso, Sario De Nola, Marco Forte, Mattia Pellegrino presso l’Agorateca, Biblioteca di Comunità (anche questa realizzata due anni fa con un finanziamento della Regione su progetto dell’Istituto Bosco-Fiore e gestita dall’
Associazione Link). Rinvio a questa nota di un anno fa per ulteriori informazioni: https://www.enzocolonna.com/…/martedi-4-febbraio-17-30…/
✅ Ricordo che, con lo straordinario staff della Sezione regionale “Valorizzazione Territoriale”, dalla seconda metà del 2018 abbiamo messo in campo una serie di iniziative, legislative e amministrative, in materia di Street Art che non hanno precedenti in Italia:
– prima una norma che avevo inserito nella legge collegata al bilancio regionale del 2019 (art. 50 della l.r. 67/2018, con uno stanziamento iniziale di 450mila euro in tre anni) e che prevedeva, per la prima volta in Puglia, una misura sperimentale sulla Street Art. Leggi qui: https://www.enzocolonna.com/…/la-street-art-nel…/
– In attuazione di questa disposizione legislativa, nell’estate 2019, la Regione invitò, con un avviso, le amministrazioni pubbliche del territorio pugliese a presentare manifestazioni di interesse proponendo spazi dove poter realizzare interventi di arte urbana.
– Alla Call risposero 92 amministrazioni (comuni, province, scuole, università). Furono individuati i primi 11 interventi, quelli “immediatamente cantierabili”, poi realizzati con le risorse del bilancio regionale a disposizione nel 2019 (150mila euro). È il caso dell’opera realizzata presso la Scuola Tommaso Fiore. Con le risorse 2020, sono stati cofinanziati, di recente, due grandi interventi che saranno realizzati a Bari (quartiere San Paolo) e a Taranto.
– Considerato il grande interesse generato, a questa iniziativa sono state destinate ulteriori risorse della programmazione regionale [oltre 3,6 milioni di euro, in merito v. qui: https://www.enzocolonna.com/…/streetart-dalla…].
– Nel luglio 2020, la Regione ha invitato tutte le 92 amministrazioni (tra cui l’Istituto Comprensivo “Bosco-Fiore” di Altamura, i Comuni di Acquaviva delle Fonti, Altamura, Alberobello, Cassano delle Murge, Conversano, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Putignano, Santeramo in Colle e Toritto) a formulare una proposta progettuale integrata (realizzazione di un’opera di Street Art e attività di laboratorio/fruizione di un bene o luogo di cultura). A ciascuna amministrazione è stato assegnato un finanziamento regionale massimo di 40 mila euro e garantito il supporto di una qualificata assistenza tecnica (Sezione regionale, Teatro Pubblico Pugliese, Inward – Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana). Tutti i dettagli, da qui: http://cartapulia.it/call-aperte
Quindi, ad Altamura, sono previsti altri due interventi di Street Art finanziati dalla Regione (uno a cura del Comune e un altro sempre dell’Istituto Bosco-Fiore).
✅ Si tratta, dunque, di una strategia che – per impostazione, partecipazione, entità delle risorse – ha posto la Puglia all’avanguardia nel panorama nazionale sul tema dell’Arte Urbana. A nessun livello si rinvengono, infatti, precedenti analoghi ad una iniziativa così organica e diffusa, come quella pugliese, finalizzata alla promozione e al sostegno di forme artistiche ed espressive che si sono rivelate capaci di determinare significativi impatti – sociali, culturali, artistici, urbani – nei territori e anche di contribuire a rigenerare spazi e beni pubblici.

✅ Una strategia che nel frattempo avevo tradotto in una proposta di #legge in materia di “valorizzazione, promozione e diffusione della Street Art”, presentata assieme al collega Sabino Zinni e approvata dal Consiglio regionale nel giugno 2020 [l.r. 23/2020, v. qui: https://www.enzocolonna.com/…/street-art-il-governo…/].

È la prima legge in Italia in materia. Una base normativa, agile ed essenziale, che ha soprattutto l’obiettivo di rendere strutturale la strategia regionale in corso da due anni e mezzo. Nello specifico, la legge:
☑️ individua le azioni di sostegno della Regione, con la previsione di contributi da assegnare attraverso specifici avvisi da adottarsi annualmente, a favore di Enti pubblici che promuovano iniziative di realizzazione, valorizzazione e diffusione della “Street Art”;
☑️ prevede che i Comuni redigano un elenco degli spazi, pubblici o privati, disponibili nel proprio territorio al fine di destinarli a interventi di Street Art;
☑️ dispone che la Regione proceda periodicamente alla ricognizione e al censimento degli interventi di Street Art realizzati in tutta la Puglia al fine di diffonderne la conoscenza attraverso i portali web regionali, in particolare quello dedicato alla Carta dei Beni Culturali della Puglia, CartApulia;
☑️ stabilisce che la Regione istituisca un premio annuale attribuito alle migliori opere di Street Art realizzate nel territorio pugliese.

📌 Come ripeto sempre, la Street Art non è un modo per “decorare” quartieri, palazzi e muri, ambiti urbani. Non è semplice rigenerazione fisica. È un inciampo visivo nei nostri contesti urbani, che ci costringe ad alzare lo sguardo e ci aiuta a vedere quello che non vediamo più. A osservare e leggere i nostri luoghi, i nostri quartieri, i nostri spazi pubblici, così sottratti alla distrazione, all’anonimia, all’indifferenza. A riflettere su di noi, su storie, momenti, eventi e persone che segnano la nostra comunità. Ci motiva, dunque, a ricreare un rapporto con il nostro spazio vitale, a sentirlo, nuovamente e consapevolmente, “nostro”. Ci aiuta a sentirci comunità.

MINISTERO FINANZIA 18 INTERVENTI SU SCUOLE DELL’AREA METROPOLITANA BARESE, TRA CUI IL POLIVALENTE DI ALTAMURA.

Da Bari, una persona estremamente garbata, sapendo come ho seguito il tema dell’edilizia scolastica negli anni scorsi, mi ha informato stamattina che con un decreto ministeriale (istruzione) pubblicato qualche giorno fa è stato approvato il finanziamento (per oltre 835 milioni di euro complessivamente) di diversi interventi per la manutenzione straordinaria e l’efficientamento energetico di edifici scolastici di competenza di province e città metropolitane.
Mi ha molto gratificato la telefonata e sono stato molto felice di apprendere che tra i 18 interventi dell’area metropolitana barese finanziati (per un totale di 18.766.396 euro) c’è anche un intervento consistente per il Polivalente di Altamura, in via Corato, in cui sono ubicati l’Istituto Tecnico Commerciale “Francesco Maria Genco”, il Liceo Scientifico Federico II di Svevia e l’Istituto Tecnico Industriale “Galileo Galilei”.
Tra i 18 previsti nel barese, di cui 6 a Bari città, il finanziamento più consistente è quello per il plesso Marconi di Bari (quasi 4 milioni di euro). Seguono quello per l’Istituto Alberghiero di Molfetta (1.440.000), poi uno per 1.250.000 euro, quindi quello per il Polivalente di Altamura (1.040.000).
Si tratta di interventi programmati dalla Città Metropolitana di Bari e, in buona parte, inseriti nel Piano Regionale Triennale di Edilizia Scolastica 2018-2020, su cui spesso vi aggiornato. Per ora sono disponibili gli studi di fattibilità. Il decreto, di cui riporto stralci nell’immagine, fissa una tempistica per i successivi livelli di progettazione e gli appalti per la loro realizzazione (in questo caso, entro 23 mesi dalla pubblicazione del decreto in gazzetta ufficiale, la Città Metropolitana dovrà affidare i lavori).
Segnalo, tra le realtà più vicine, i finanziamenti che interessano i seguenti edifici scolastici:
POLIVALENTE – Altamura
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 1.040.000 euro
LEONARDO DA VINCI – Cassano delle Murge
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 1.040.000 euro
ROSA LUXEMBURG – Acquaviva delle Fonti
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 1 milione di euro
RICCIOTTO CANUDO – Gioia del Colle
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 840.000 euro
ISTITUTO ALBERGHIERO – Molfetta
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 1.440.000 euro
LICEO TEDONE – Ruvo di Puglia
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 840.000 euro
ISTITUTO TANNOIA – Corato
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 740.000 euro
LICEO GALILEO GALILEI – Bitonto
Interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico
Finanziamento: 740.000 euro

LE PAROLE DETTE E NON DETTE CREANO LA REALTÀ. CHI LO DICE, LO È!

Lo scambio tra #Biden e #Putin, due Capi di Stato (e che Stati!), fa rabbrividire. Il primo ha dato del killer al secondo; questi ha risposto, con un non banale ragionamento, richiamando la formula infantile “Chi lo dice, lo è”. Insomma, si sono dati dell’assassino reciprocamente.
La portavoce della Casa Bianca ha derubricato il tutto ad un; “le nostre relazioni con la Russia saranno diverse, useremo un linguaggio diretto”.
Beh, no, non è così. Non è questione di stile o di franchezza. Le parole, dette e non dette, creano la realtà che abitiamo, danno forma all’ambiente in cui viviamo. Linguisti e filosofi ci avvertono da sempre. Noi stessi, lo sappiamo. Le parole sono aliti di vita, alimentano o distruggono rapporti, determinano la nostra esperienza nel mondo e con il mondo.
A parole sbagliate pronunciate e a parole buone mancanti, seguono azioni e reazioni sbagliate. Lo sappiamo, nella nostra vita, nelle nostre relazioni.
Le parole sono atti con conseguenze (al pari di decidere di mettersi alla guida ubriachi o decidere di non farlo), di cui dobbiamo essere consapevoli e che dovremmo essere in grado di prevedere. Ancor più quando si ha una responsabilità pubblica.
Avvertivo, diverso tempo fa e scrivendo di Trump e di altri plateali, quindi scontati, “nemici”, che è sbagliato e autoconsolatorio trovare e isolare in una persona, in un altro, il nemico. Non è così. Il nemico è in noi. È culturale. È in questa deriva che degrada le parole e i ragionamenti, quindi istituzioni, politica, democrazia, rapporti di gruppo e personali.
È la loro banalizzazione che porta a ritenere che battute e risposte ad effetto, toni offensivi, derisione, vilipendio o svilimento dell’altro, siano sintomi di intelligenza, capacità, lucidità, “libertà di pensiero”, consapevolezza di sé, autodeterminazione, spirito libero e anticonformista. Tanto più ad effetto, tanto più brillante e lucido!
Una tragedia! Siamo oltre il trumpismo, perché era prima di Trump e, quindi, gli è sopravvissuto.
Così, senza accorgercene, al degrado delle parole segue il degrado della realtà, l’immiserimento di rapporti pubblici e privati.
La domanda di fondo è: quale realtà vogliamo creare? Quali effetti vogliamo determinare?
E allora… respirate, scegliete con cura le parole, spiegatevi e spiegatevi ancora e meglio. O tacete!
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“In un’epoca e in un paese in cui tutti si fanno in quattro per proclamare opinioni o giudizi, il signor #Palomar ha preso l’abitudine di mordersi la lingua tre volte prima di fare qualsiasi affermazione. Se al terzo morso di lingua è ancora convinto della cosa che stava per dire, la dice; se no sta zitto. Di fatto, passa settimane e mesi interi in silenzio.
Buone occasioni per tacere non mancano mai, ma si dà pure il raro caso che il signor Palomar rimpianga di non aver detto qualcosa che avrebbe potuto dire al momento opportuno. S’accorge che i fatti hanno confermato quel che lui pensava, e che se allora avesse espresso il suo pensiero forse avrebbe avuto una qualche influenza positiva, sia pur minima, su quel che è avvenuto. In questi casi il suo animo è diviso tra il compiacimento d’aver pensato giusto e un senso di colpa per la sua eccessiva riservatezza. Sentimenti entrambi così forti, che egli è tentato d’esprimerli a parole; ma dopo essersi morsicato la lingua tre volte, anzi sei, si convince che non ha nessun motivo né d’orgoglio né di rimorso.
L’aver pensato rettamente non è un merito: statisticamente è quasi inevitabile che tra le molte idee sballate, confuse o banali che gli si presentano alla mente, qualcuna ve ne sia di perspicua o addirittura geniale; e come è venuta a lui, può esser certo che sarà venuta pure a qualcun altro.
Più controverso è il giudizio sul non aver manifestato il suo pensiero. In tempi di generale silenzio, il conformarsi al tacere dei più è certo colpevole. In tempi in cui tutti dicono troppo, l’importante non è tanto il dire la cosa giusta, che comunque si perderebbe nell’inondazione di parole, quanto il dirla partendo da premesse e implicando conseguenze che diano alla cosa detta il massimo valore. Ma allora, se il valore d’una singola affermazione sta nella continuità e coerenza del discorso in cui trova posto, la scelta possibile è solo quella tra il parlare in continuazione e il non parlare mai. Nel primo caso il signor Palomar rivelerebbe che il suo pensiero non procede in linea retta ma a zigzag, attraverso oscillazioni, smentite, correzioni, in mezzo alle quali la giustezza di quella sua affermazione si perderebbe.
Quanto alla seconda alternativa, essa implica un’arte del tacere più difficile ancora dell’arte del dire.
Infatti, anche il silenzio può essere considerato un discorso, in quanto rifiuto dell’uso che altri fanno della parola; ma il senso di questo silenzio-discorso sta nelle sue interruzioni, cioè in ciò che di tanto in tanto si dice e che dà un senso a ciò che si tace.
O meglio: un silenzio può servire a escludere certe parole oppure a tenerle in serbo perché possano essere usate in un’occasione migliore. Così come una parola detta adesso può risparmiarne cento domani oppure obbligare a dirne altre mille. «Ogni volta che mi mordo la lingua, – conclude mentalmente il signor Palomar, – devo pensare non solo a quel che sto per dire o non dire, ma a tutto ciò che se io dico o non dico sarà detto o non detto da me o dagli altri». Formulato questo pensiero, si morde la lingua e resta in silenzio.”
[Italo Calvino, Palomar]

Giornata Nazionale dei Disturbi del Comportamento Alimentare

La Giornata Nazionale dei Disturbi del Comportamento Alimentare è l’occasione per salutare e ringraziare il dirigente medico responsabile, il personale, i volontari e le associazioni dei genitori e familiari (come “La Vela” OdV) per il grande e sensibile lavoro che da anni svolgono nell’Unità Operativa “DCA – Disturbi del Comportamento Alimentare” della Asl di Bari, ubicata presso l’ex Ospedale Umberto I di Altamura in viale Regina Margherita

Il Centro per i disturbi del comportamento alimentare “Salvatore Cotugno”, di cui è responsabile il dott. Bartolomeo Giorgio, è una bella realtà che ho conosciuto negli ultimi anni per la mia attività in regione. Il Centro si occupa di problemi come anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, obesità. Da molti anni opera in condizioni non semplici, con personale a ranghi ridotti e in una struttura precaria e del tutto inadeguata. Situazione compensata dalla grande energia del personale, del suo dirigente responsabile e dei volontari. A tutti loro, ripeto, va il mio ringraziamento.

Mi auguro che possa essere ripreso il grande progetto di riconversione del complesso del vecchio Ospedale Umberto I. Si tratta di un’opera prevista dal piano regionale di riordino sanitario. In attuazione di tale piano, la ASL di Bari ha approvato, nel 2019, lo studio di fattibilità tecnica ed economica dei lavori per riconvertire l’ex ospedale altamurano in un Presidio Territoriale di Assistenza, nel quale garantire tutti i servizi sanitari extraospedalieri. Tra questi, i trattamenti di riabilitazione afferenti al Distretto Socio-Sanitario del territorio, il Servizio di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza e anche una delle tre residenze riabilitative extraospedaliere per i disturbi del comportamento alimentare previste in Puglia. Per tali lavori di adeguamento la Regione Puglia stanziò risorse per 6 milioni e 300mila euro, a valere sui fondi del PO FESR 2014-2020. Fatti nel 2019 i primi importanti passi, l’iter ha subito una battuta d’arresto. È necessario che venga ripreso, sviluppato e portato a termine. È un grande obiettivo per Altamura.
Questo video è stato prodotto nell’ambito di uno dei progetti, che coinvolgono giovani, sviluppati dal Centro, in questo caso un laboratorio espressivo.

 

RAGIONANDO DI SVILUPPO LOCALE: UNA LETTURA “NUOVA” DI TEMATICHE “ANTICHE”

Vi segnalo questo volume collettaneo, curato dai professori Francesco Contò e Mariantonietta Fiore e pubblicato dalla casa editrice Franco Angeli in edizione Open Access, cioè ad accesso libero, con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 4.0 Italia (CC-BY-NC-ND 4.0 IT).
È possibile scaricare il volume da questo link:
È una ricca raccolta di contributi, su profili differenti e con approcci disciplinari diversi, sul tema dello ‘sviluppo locale’.
Interessanti, oltre ai saggi di ricercatori e studiosi, le schede e gli approfondimenti
dedicati al tema della filiera corta agroalimentare (con esperienze e best practices raccolte in Europa), esiti del progetto SKIN (Short supply chain Knowledge and Innovation Network, finanziato nell’ambito del programma europeo Horizon 2020) che si è concluso da qualche mese e che ha avuto l’Università di Foggia (Dipartimento di Economia) come Lead Partner di una vasta rete tematica europea sulla filiera corta agroalimentare. Il progetto, sviluppato nel corso di tre anni, si proponeva di colmare il gap tra mondo della ricerca, operatori economici e policy maker e ha coinvolto 23 partner, tra enti, università, associazioni di categoria, aziende e organizzazioni di supporto all’innovazione provenienti da 14 paesi (Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia, Spagna e Ungheria).
Nel novembre 2018, risultati parziali delle attività del progetto sono stati presentati nell’ambito di un convegno internazionale “Innovation Challenge Workshop on Policy and Regulations” che si è svolto a Varsavia.
In quell’occasione, assieme all’allora assessore regionale Leonardo Di Gioia, presentai la legge regionale pugliese sulla valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e agroalimentari a chilometro zero (l.r. 30 aprile 2018, n. 16), di cui sono stato estensore e proponente, segnalata come “best practice”, buona pratica, di carattere normativo-regolatorio. Ne scrissi qui:
Nel libro, edito a fine 2020, c’è anche un mio scritto sulla legge (p. 532), oltre che il testo della legge regionale (p. 670), anche qui presentata come buona pratica, esito pratico dell’elaborazione teorica proposta nel volume stesso.

Segnalo, in chiave di orgoglio murgiano, anche due saggi di uno studioso altamurano, Raffaele Dicecca (

Rafhael van der Dyce

), dottore di ricerca presso di Dipartimento di Economia di Foggia, su “Sistema dell’innovazione e della conoscenza in agricoltura. Un’evoluzione in atto” (p. 47) e su “Multifunzionalità e prospettive di sviluppo” (p. 103).

Ringrazio i Professori Contò e Fiore, curatori del volume, il primo anche responsabile scientifico del Progetto SKIN, nonché il dott. Fedele Colantuono, project manager di SKIN.

Federico Caffè, “riformista estremista”.

Federico Caffè, “riformista estremista”. Attualissimo, come sanno essere i Maestri, anche da lontano.
Vi segnalo questo documentario, durata tre quarti d’ora. A chi voglia leggere qualcosa, anche con limitatissime conoscenze di economia come me, consiglio la raccolta di saggi “In difesa del welfare state”.
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《All’esame, la prima domanda che mi fece fu: “Ma, hai letto Thomas Mann?”. Io risposi, sì, ho letto questo questo… “Ah, allora adesso cominciamo a ragionare”.》

 

“Simple Rules for a Complex World.”

Avevo colto con estremo favore l’indicazione dal nuovo governo centrale di un criterio oggettivo, in grado di trattare in maniera differente situazioni differenti, di calibrare risposte (in termini di restrizioni, sempre dolorose) in funzione dell’andamento dei contagi nei diversi territori. Mi riferisco all’indicazione della soglia di 250 nuovi casi positivi / settimana ogni 100.000 abitanti, superata la quale è possibile a livello territoriale (regionale, provinciale, comunale) procedere con ulteriori restrizioni rispetto a quelle fissate a livello statale. Almeno, così avevo inteso il tutto.
In assenza di altre informazioni o dati, questo mi porta a non capire perché si stia trattando in maniera indifferenziata tutta l’area metropolitana barese. Non conosco i dati degli altri comuni baresi. Leggo dal sito del Comune di Bari, ad esempio, che lì l’incidenza dei nuovi casi è risultata “a decorrere dal 22 febbraio, superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti, con un indice settimanale tuttora in crescita (indice 287,4 nella settimana fino al 7 marzo)”. Dalla stampa apprendo che tale soglia è stata superata anche in qualche altro comune.
Conosco, come tutti, i dati sulla nostra città:
– tra il 7 e il 14 febbraio, sono stati comunicati 103 nuovi casi (pari a un’incidenza di 146,1 su 100mila residenti).
– Tra il 14 e il 22 febbraio, sono stati comunicati 111 nuovi casi (pari a un’incidenza di 157,4 su 100mila residenti).
– Tra il 22 febbraio e il 1° marzo sono stati comunicati 145 nuovi casi (pari a un’incidenza di 205,6 su 100mila residenti).
– Tra il 1° e l’8 marzo sono stati comunicati 144 nuovi casi (pari a un’incidenza di 204,2 su 100mila residenti).
Andando indietro con le date, in due mesi circa sono stati accertati 1111 nuovi casi. L’8 gennaio i casi totali erano 3465, l’8 marzo 4576. Fanno una media di 19 nuovi casi al giorno, 130-135 a settimana.
In altri termini, applicando il criterio nazionale (la soglia di 250 nuovi casi a settimana su 100mila abitanti), questa volta Altamura “non ha colpe”. Forse (ma su questo mi muovo sempre con cautela) si sarebbero potute evitare ulteriori restrizioni sia sul fronte scuola che su tutto il resto (chiusure, divieti, ecc.).
C’è un altro elemento che desta perplessità. Contrariamente a quanto era stato annunciato, le ordinanze adottate dai comuni baresi sono tutte diverse tra loro. Se si escludono un paio di punti comuni a tutti (come lo stop alla vendita al dettaglio, tranne generi alimentari, tabacchi, farmaci, carburanti, a partire dalle 19 e lo stop ai distributori automatici a partire dalle 18), su tutto il resto le ordinanze o non dicono nulla o fissano regole differenti
– chiusura parchi e giardini: chi sì, chi in certe fasce orarie, pochissimi chiusura totale;
– uscita minori: i più non hanno disposto nulla al riguardo; alcuni, solo per i minori di età inferiore ai 14 anni; ad Altamura per tutti i minori il “divieto assoluto” (non si capisce perché questo è classificato “assoluto”, come se gli altri siano divieti relativi o attenuati);
– asporto e mercati: anche qui, ordinanze con differenze.
Domando allora, sempre che si ritenga che la fascia serale presenti rischi specifici di contagio: in tutti i Comuni dell’area metropolitana barese non si sarebbe potuta adottare una disposizione, una sola? Anticipiamo chiusure e rientri di un paio di ore. Punto. Alle 19, 19:30 o 20:00, chiuso tutto e per tutti, tranne specifiche attività (come farmacie, stazioni di servizio, ecc.) e fatti salvi i soliti spostamenti ammessi (lavoro, necessità, salute) e le consegne a domicilio. Per tutti, un’ora comune, chiara a tutti. Al riguardo, non si capisce perché regole diverse debbano valere per i minori, a cui, per di più, sono precluse uscite per la scuola e per attività sportive.
Non la sto facendo facile e non è permesso ad alcuno farla facile, ma almeno, credo, si impone a tutti di cercare di non complicarci la vita, già di per sé fortemente complicata. Non critico nessuno, non ne avrei nemmeno i “titoli” e, nella mia natura, c’è sempre un approccio propositivo e responsabile. Sono suggerimenti, anche se so bene che i suggerimenti, come le regole capotiche, sono destinati a non essere seguiti.
Per quanto mi riguarda, sono per un’osservanza fedele, vigile, ma tranquilla. Credo che la miglior difesa nei confronti di titanismi e noncuranze sia un’arrendevolezza consapevole. Si farà quello che si può, lo so e lo presumo sempre, almeno me lo auguro, anche perché di più non si è in grado di chiedere, tantomeno di ottenere.
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Su un piano più teorico, torno su un punto, dopo qualche mese. Non bisogna essersi formati alla scuola liberale di Chicago, per concludere che rispondere alla complessità delle relazioni sociali e dei problemi con un intricato groviglio di regole (decreti, ordinanze di vario livello, ricorsi, sentenze e sospensive, ecc.) non aiuta a far funzionare una società, né, sospetto, a risolvere i problemi. Finisce per paralizzarla e per determinare una pericolosa reazione, nella migliore delle ipotesi, di indifferenza, spesso di rigetto e avversione. Finisce, quel groviglio di regole e codicilli, per complicare la vita delle persone senza sortire alcun risultato concreto, ancor più senza una reale possibilità di verificare il rispetto per indisponibilità di mezzi o perché le stesse norme contengono poi una serie di subordinate, eccezioni, esenzioni che vanificano le intenzioni (come la possibilità di uscire dopo le 19 per acquistare generi alimentari, farmaci, sigarette, fare benzina!).
Non bisogna arrivare a letture scomode e urticanti come quella menzionata, con il solo titolo, nell’incipit di questo post (Epstein), peraltro nemmeno condivise da chi scrive, per apprezzare la semplicità delle regole.
La semplicità (che è cosa difficile da raggiungere e ottenere ed è cosa ben diversa dalla banalità) consegue adesioni più convinte, comprensione ed efficacia, crea condivisione, motiva solidarietà.

LA MURGIA E IL CINEMA

Vi segnalo questa pagina del quotidiano “la Repubblica” di oggi, con un ampio articolo di Antonella Gaeta.
In questi ultimi anni, la Murgia, i nostri luoghi, sono diventati scenari per diverse produzioni cinematografiche e televisive.
L’ultima, in ordine di tempo, la serie televisiva “Quella sporca sacca nera” (“That dirty black bag”), di cui ho scritto qui due settimane fa:
Tutto questo, per il nostro territorio, significa attenzione, promozione e diffusoone della conoscenza. Significa anche economia e occasioni lavoro.
È il frutto della programmazione sviluppata dalla Regione in questi anni e, in particolare, del grande lavoro di Apulia Film Commission (AFC, una fondazione costituita anni fa dalla Regione Puglia, che ha l’obiettivo, con risorse e coordinamento della Regione, di attrarre produzioni audiovisive nel territorio pugliese). Un lavoro che ho sostenuto e seguito nei miei anni in Regione e anche accompagnato fisicamente in diversi sopralluoghi nel nostro territorio.
Per il lavoro svolto e per aver scelto il nostro territorio, rinnovo il mio grazie a

Simonetta Dellomonaco e Antonio Parente (rispettivamente Presidente e Direttore di AFC), nonché a produttori, registi e scenografi, e a persone come Donato
Emar Laborante, che, per molte produzioni, è stato prezioso supporto e guida.

“Noi siamo Domi”

Me lo hanno inviato poco fa. Ringrazio nuovamente Arca Puglia Centrale, il suo amministratore unico Giuseppe Zichella e tutta la struttura.

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« 📣 MURALE “NOI SIAMO DOMI”
realizzato sulla facciata di una palazzina dell’Arca Puglia Centrale
Via Parisi, Comune di Altamura👍

Il murale realizzato su un’ampia facciata di un immobile ARCA ad Altamura, in memoria di Domi Martimucci, vittima innocente di un attentato di stampo mafioso consumato nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2015, rappresenta la tappa finale di un percorso di condivisione di impegni, valori, sentimenti avviato agli inizi del 2019.

È la sintesi dell’impegno dei volontari della Onlus “Noi siamo Domi” sul versante della promozione della cultura della legalità e del contrasto sociale alla criminalità, del gesto creativo dello street artist Donato Lorusso e della missione istituzionale e sociale che ARCA Puglia Centrale sviluppa nei territori.

In linea con quanto prevede l’art. 1 della recente legge regionale pugliese sulla promozione e diffusione della Street Art (l.r. n. 23/2020, promossa dai consiglieri Enzo Colonna e Sabino Zinni), la prima in Italia su questa materia, si è trattato di un percorso di definizione collettiva di uno spazio pubblico, inteso nella dimensione di patrimonio sociale, civico e culturale.

Cittadini attivi e un’istituzione pubblica hanno insieme impresso un segno destinato a identificare quel luogo, come ha sottolineato Giuseppe Zichella, amministratore di ARCA Puglia Centrale, nella serata di consegna dell’opera, giorno in cui ricorreva il sesto anniversario dell’attentato.

Un segno creativo attraverso cui la memoria di un crimine efferato che ha ferito profondamente la comunità, l’impegno a lottare contro illegalità e crimine, sentimenti di solidarietà e vicinanza si potranno tenere vivi e rinnovare quotidianamente, alzando lo sguardo e ammirando questa parete di colori e luce.»

 

È nel presente che si gioca la nostra esistenza.

Era il 2000, poi hanno detto di puntare al 2020, quindi si è passati al 2030, ora parlano del 2050. La soglia temporale degli obiettivi e del progresso da conquistare viene spostata, di volta in volta, in avanti. Come lo studente che deve studiare per un esame: comincio domani, poi la prossima settimana, quindi “lo faccio all’appello successivo”, poi alla sessione successiva e così procrastinando impegno e obiettivi senza arrivare alla laurea.
Tutti bravi, bravissimi, indovini e rabdomanti di futuro. Bene, ma il problema è: chi si prende la briga, il peso, la fatica, di occuparsi del presente? Senza trascurare che chi ci prova, passa per pesante, intrattabile, schiavo del sistema, minimalista, sfigato.
Si procede così. Si fanno trascorrere i giorni, i mesi, il nostro tempo, il presente, in una eterna assoluzione di sé nel presente, in un continuo vagheggiare un passato, bello e intenso, e un futuro, magnifico e progressivo. Intanto, così, il passato diventa ammuffita, morta e mortifera nostalgia e il futuro una fumosa e fatua formula in cui consegniamo obiettivi e impegni che non saranno o comunque non saranno nostri.
Passato e futuro, in realtà, sono comodi alibi per non far nulla ora, per alleggerirsi della responsabilità e dei doveri che comporta il presente, l’unico tempo che ci è dato e che spesso sprechiamo voltando la testa al passato o tendendola verso un futuro. Un presente ridotto a un “non ancora” o a un “non più”, anziché essere occupato con il pensiero che si fa azione. Il farsi quotidiano, concreto e faticoso, che conquista e si fa futuro. L’unico modo, a mio parere, per rendere omaggio a chi ci ha preceduto e per voler bene, davvero, alle future generazioni.
Noi siamo nel mezzo, tra passato e futuro, in un presente che dobbiamo occupare. Senza impegno e ingegno nel presente, senza la responsabilità che si dovrebbe avvertire in ogni istante per quello che siamo stati e per le conseguenze che deriveranno da ciò che facciamo, dalle decisioni o non decisioni che adottiamo, sono solo formule retoriche e propagandistiche, solo continua ricerca di applausi e consensi, solo preoccupazione per la propria carriera politica, per le prossime elezioni.
Come, è la sensazione, quei partiti e movimenti che hanno fatto la scelta di dar vita e sostenere questo governo, ma in buona parte sono impegnati a posizionarsi per la prossima campagna elettorale. Si sono guardati bene dall’andare al voto ora o dal rinunciare a posizioni ministeriali e di potere, ma non si sottraggono, dal primo giorno, all’opportunistico gioco quotidiano della polemica con questo o quello, della confessione della sofferenza con questo governo (illudendosi, così, di mantenere o conquistare consensi), anziché dedicarsi nel miglior modo possibile a non perdere tempo e opportunità, a perseguire obiettivi, conquistare avanzamenti collettivi, che poi, sono convinto, trovano anche il riconoscimento elettorale. Invece, ci si trastulla in un gioco delle parti, da cui, però, risulteranno perdenti. O stai dentro un’esperienza e ti impegni con gli altri e più di altri per sortire i migliori risultati possibili. O saluti e te ne vai. Con chiarezza e responsabilità.
È nel presente che si gioca la nostra esistenza. Nel presente vanno colti segni e senso del possibile, tentando e ricercando un’anticipazione dell’esistente. In questo sta l’innovazione. Questa è creatività. Con questo si fa progresso.
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《Urge imparare
dal trovarsi davanti realizzati
sogni prima creduti troppo belli
per esser veri,
a immaginare l’alto bosco mentre
pianti eucalipti nella terra arsigna;
e dal geranio:
se gli spacchi le braccia in monconi
infilando ogni stocco nella terra –
ricresce tenero il cespuglio padre,
si radicano i figli acri inverdendo.
Costruendo, l’uomo si costruisce.
Quando insieme si tenta di alzare
una trave pesante
pericoloso è fingere
di forzare con gli altri:
o ti impegni con tutti come puoi
o avvisi chiaramente –
e te ne vai.》
[Danilo Dolci]