Non mi consegno al
pessimismo del lamento e non mi rassegno alla contemplazione degli eventi che
stanno travolgendo famiglie e persone della mia comunità.
Da almeno un paio di anni, lo IACP (istituto autonomo case
popolari) si è dichiarato disponibile a realizzare alloggi di edilizia pubblica
(da assegnare alle famiglie e alle persone con maggiori difficoltà economiche)
per una volumetria di oltre 10mila metri cubi (non ricordo esattamente, forse
15mila). Una volumetria ancora disponibile, risultante da una ricognizione
delle aree già utilizzate a tale scopo (come quelle in via Carpentino).
Ha solo chiesto al Comune un’area o aree su cui realizzare
gli alloggi. Nessuna risposta. Ed è, con tutta evidenza, qualcosa di
sconcertante e scandaloso.
Non ci sono alibi e giustificazioni, per nessuno,
soprattutto per chi è al potere da anni. Dobbiamo, nel giro di pochissime
settimane, dar seguito alla disponibilità dell’Iacp.
Aggiungo che alle sempre più numerose situazioni di
emergenza non si può rispondere avviando una ricognizione degli alloggi
assegnati nei decenni passati che porterà dopo mesi a verificare se gli attuali
utilizzatori abbiano ancora diritto all’alloggio pubblico. Come dire, facciamo
ora quello che la legge impone di fare in via ordinaria, quotidianamente.
Eppoi, passeranno mesi, anni, i cui esiti non andranno certo a vantaggio di chi
vive la disperazione della perdita di un’abitazione.
Ho suggerito all’amministrazione, da tempo, di procedere
piuttosto:
- ad una ricognizione, presso gli uffici dei servizi
sociali, finalizzata a verificare quante siano le persone e le famiglie che
vivono l’emergenza abitativa (con sfratti esecutivi, già sfrattati, ecc.); - ad una ricognizione degli immobili urbani di proprietà
comunale inutilizzati o che è possibile facilmente liberare.
Il Comune, ho proposto, potrebbe affidare, in via
transitoria, tali immobili alle famiglie in difficoltà anche prevedendo, ove
siano necessari lavori di manutenzione o di adeguamento alle esigenze
abitative, che siano i diretti interessati ad effettuare i lavori. Ho
incontrato diverse persone in queste settimane, attualmente disoccupate e un
tempo impegnate nel settore edile, che sarebbero ben disponibili a lavorare per
ripristinare un immobile da occupare con la propria famiglia. Oppure, per i
lavori, si potrebbero impegnare le persone che si sono candidate ai buoni
lavoro comunali.
Quando qualcuno della politica locale, da diversi fronti, si
diverte, beati loro, a scherzare sull’inutilità di un consiglio comunale
dedicato al tema “crisi e lavoro” (come quello richiesto da me, Rosa Melodia,
Lello Rella ed a cui hanno aderito altri consiglieri di opposizione: leggi qui), rispondo
che vogliamo porre pubblicamente questioni come questa (e ce ne sono altre: v.
le proposte lanciate da tempo da Aria Fresca). Vogliamo portarle
all’attenzione di tutti, sollecitando all’azione ed esigendo risposte.
Non essendo riusciti a scuotere il torpore e l’immobilismo
che tengono prigioniera da lungo tempo la Città, ci auguriamo – è l’unico
ultimo strumento che ha a disposizione un consigliere di minoranza – che una
discussione pubblica costringa ciascuno a svolgere il proprio ruolo e ad
assumersi impegni e responsabilità.
Piaccia o meno, a questo o quell’esponente politico, di
maggioranza o minoranza. Io e alcuni miei colleghi di minoranza, vogliamo onorare
sino in fondo il nostro mandato.
Se è vero che il Comune poco possa fare a fronte della
“crisi”, è altrettanto vero che quel “poco” debba essere fatto e rapidamente.
Non mi consegno al pessimismo del lamento e non mi rassegno
alla contemplazione degli eventi che stanno travolgendo famiglie e persone
della mia comunità.
Altamura, 18 marzo 2013
ENZO COLONNA (Movimento Aria Fresca)