Ieri sera (29 novembre), in consiglio comunale, si è
discusso della proposta della maggioranza di procedere alla vendita della quota
di maggioranza (51%, il cui valore è stato stimato in 220mila euro), detenuta
dal Comune di Altamura, della società FARALTA che gestisce la farmacia comunale
attualmente ubicata in via Londra, nel quartiere Parco San Giuliano. Il
provvedimento, dopo un’animatissima discussione, è stato approvato con i 16
voti dell’attuale maggioranza (15 consiglieri più il sindaco), a fronte della
contrarietà di tutte le altre forze politiche e civiche delle minoranze
presenti in consiglio (che esprimono 15 consiglieri).
A motivare la vendita, si legge nella deliberazione, i
seguenti argomenti: 1) la FARALTA S.r.l. ha chiuso in perdita gli esercizi
2008, 2009, 2010, 2011 e l’andamento economico per il 2012 si prospetta
altrettanto negativo; 2) la FARALTA S.r.l. ha un immediato bisogno di
liquidità, indispensabile per poter porre in essere ogni azione di ordinaria
amministrazione e di rilancio imprenditoriale; 3) il Comune di Altamura è
impossibilitato a conferire, a qualsiasi titolo, risorse alla FARALTA S.r.l. in
virtù del divieto stabilito dal D.L. 78/2010, articolo 6, comma 19 (convertito
con modificazioni dalla Legge 122/2010).
In merito alla decisione di vendere tale quota societaria, di
seguito, in estrema sintesi, le argomentazioni e le osservazioni riportate in
aula dal nostro consigliere comunale Enzo Colonna:
- Quando si vende perché costretti e non in quanto atto frutto
di una decisione libera e matura, in realtà si sta svendendo, con esiti molto
modesti sotto il profilo economico e patrimoniale. Si è vittima di una
decisione, non autore. Si è perso in partenza. - La legge a cui ci si richiama non viene letta e scritta per
intero. Capita spesso a questa amministrazione (a dire il vero, è capitato pure
di peggio: a volte hanno scritto e applicato esattamente il contrario di quanto
scritto chiaramente in una legge). L’art. 6, comma 19, della legge richiamata
(n. 122/2010), oltre a quanto riportato nella proposta, aggiunge infatti: «sono
in ogni caso consentiti i trasferimenti alle società di cui al primo periodo a
fronte di convenzioni, contratti di servizio o di programma relativi allo
svolgimento di servizi di pubblico interesse ovvero alla realizzazione di
investimenti». Ed è proprio il caso della società FARALTA che ha stipulato con
il Comune un contratto di servizio per la gestione della farmacia comunale. Questa
seconda opzione non è stata minimamente presa in considerazione, se non altro
anche, motivatamente, per scartarla. - Le perdite di esercizio sono calate di anno in anno (dagli
iniziali 80mila euro nel 2011 si è passati ad una perdita di 50mila euro nel
2009 e di 35mila euro nel 2011). E questo è un dato significativo totalmente
trascurato. - Resta, poi, un mistero davvero buffo, pochissimo glorioso: quella
comunale sembra essere una delle pochissime farmacie in perdita. - Nel Palazzo, i Signori al potere non si sono posti la
questione per anni. Se ne accorgono dopo cinque anni consecutive di perdite,
come scrivono ora. - La vendita della quota societaria comunale probabilmente
aprirà la strada ad un contenzioso con il socio privato (che già ora lamenta
ritardi e omissioni del Comune). - Si giunge al mediocre epilogo di questa esperienza
amministrativa/imprenditoriale comunale, così rinunciando (a poco prezzo) ad un
pezzo di patrimonio pubblico, senza che si sia fatto o tentato nulla per
impedire le perdite e il deprezzamento di questo patrimonio (se non altro,
anche per venderlo a condizioni economiche migliori). Numerose, tutte
documentate e messe agli atti, sono state sia le sollecitazioni e proposte
avanzate in questi anni all’interno della Commissione consiliare di Controllo
sulle società partecipate e della Commissione Bilancio [ad esempio: un
pacchetto di agevolazioni e condizioni di favore per le persone direttamente o
indirettamente assistite dai servizi sociali comunali; sperimentazione di
alcuni servizi come, ad esempio, la consegna a domicilio di farmaci; promozione
e vendita di alcuni prodotti poco diffusi sul mercato, come ad esempio i pannetti
lavabili; campagne pubblicitarie dedicate; riduzione dei costi di gestione
della farmacia, ecc.], sia quelle avanzate dal socio privato (che ha chiesto a
più riprese di deliberare in assemblea lo spostamento della sede della farmacia
in una zona più centrale così da intercettare una clientela più ampia). Nulla
di tutto questo è stato preso in minima considerazione. Il nulla. Apatia,
indifferenza, strafottenza.
A fronte di tutto questo, l’amministrazione (nonsi)Stacca e
la (micro)Maggioranza hanno ora propinato alla Città la loro ingegnosa, davvero
originale e lungimirante soluzione: vendiamo e facciamo cassa. Roba da grandi
scienziati dell’amministrazione. Grandi strateghi. Lo fanno, per giunta, ad un
prezzo base ridicolo (220mila euro per il 51% della società, quando, è
necessario ricordare, 6 anni fa fu ceduto il 49% a 420mila euro) e dopo aver
speso circa 20mila euro per una consulenza affidata ad una società milanese.
In realtà, lo schema è il solito e mortificante: a pagare le
conseguenze negative e i costi delle inefficienze, delle non-scelte e della
non-politica, della cattiva amministrazione e dell’assenza di un governo vero e
serio della Città non sono i diretti responsabili, ma, come sempre, i cittadini.
Altamura, 30 novembre 2012
MOVIMENTO CITTADINO ARIA FRESCA
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