ASTRONAVE DEI RIFIUTI DI GRUMO. PRONUNCIATA OGGI LA SENTENZA

PRESCRITTI I REATI, MA CONFISCATO IL MEGAIMPIANTO EX TERSAN IN QUANTO ABUSIVO E FUORI LEGGE.

GIUSTIZIA E’ FATTA.

 

Oggi, venerdì 16 ottobre 2009, è giunto al termine il processo penale di primo grado sulla vicenda della cosiddetta "Astronave di Grumo", la “Punta Perotti della Murgia”, di proprietà Tersan Puglia, ora società Prometeo 2000.

Il Tribunale di Bari, sezione di Modugno (Giudice monocratico dott. Francesco Mattiace), ha dovuto riconoscere che per i reati contestati ai sei imputati è intervenuta la prescrizione, ma ha disposto "la confisca e l’acquisizione gratuita" al patrimonio pubblico (nello specifico, al patrimonio del Comune di Grumo Appula nel cui territorio doveva sorgere l’impianto) "dei suoli indicati nel capo di imputazione con tutte le opere che su di essi insistono", evidentemente perché il megaimpianto in costruzione è stato giudicato abusivo e fuori legge come appunto sosteneva la pubblica accusa (Pubblici Ministeri Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro). Il Giudice ha applicato l’art. 44, comma 2, del DPR n. 380 del 6 giugno 2001 che così recita: "la sentenza definitiva del giudice penale che accerta che vi è stata lottizzazione abusiva, dispone la confisca dei terreni, abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite. Per effetto della confisca i terreni sono acquisiti di diritto e gratuitamente al patrimonio del comune nel cui territorio è avvenuta la lottizzazione. La sentenza definitiva è titolo per la immediata trascrizione nei registri immobiliari".

Il processo è durato poco più di un anno e doveva accertare le responsabilità penali per la costruzione dell’impianto di trattamento dei rifiuti che sorge a Grumo, al confine con il territorio di Altamura, a ridosso del Parco dell’Alta Murgia, in zona a protezione speciale (ZPS) e sito di interesse comunitario (SIC). La famigerata "Astronave" destinata a diventare probabilmente il più grande impianto del genere d’Europa, autorizzato nel 2000 dalla giunta provinciale al trattamento giornaliero di 800 tonnellate di rifiuti (500 di soli fanghi), tra cui rifiuti speciali delle industrie conciarie e tessili come i fanghi contenenti cromo. Diverse le parti civili costituite in giudizio, tra cui il WWF, il Codacons, l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, il Comune di Grumo Appula ed il Comune di Altamura (quest’ultimo difeso dall’avvocato Donato Carlucci).

LA NOSTRA CONTRARIETÀ, LE NOSTRE RAGIONI.

Il progettato impianto aveva suscitato, sin dall’inizio, dure polemiche per la sua posizione, per le sue dimensioni e per il tipo di rifiuti di cui era stata autorizzata la lavorazione. Contro la realizzazione dell’impianto vi sono state diverse prese di posizione, tra queste le nostre tempestive, numerose, documentate denunce pubbliche (comunicati, interrogazioni, interventi pubblici: per una parziale rassegna, clicca qui). Su tutte, ricordiamo il documento diffuso nel 2003 dal nostro consigliere comunale Enzo Colonna [il cui contenuto (leggi qui) è stato ripreso, in più occasioni, da svariati movimenti e comitati del territorio] dal titolo “10 domande al Presidente Vernola”: dieci interrogativi, dieci punti oscuri che in tutti questi anni hanno rappresentato il più puntuale e duro atto di accusa nei confronti di una decisione adottata con superficialità e disinvoltura; allo stesso tempo, erano dieci buoni motivi per procedere all’annullamento dell’autorizzazione da parte della Giunta provinciale di Bari che in decine di interventi pubblici abbiamo sollecitato.

Ad esempio, domandavamo:

  • quali valutazioni avessero suggerito l’autorizzazione al trattamento giornaliero di 800 tonnellate di rifiuti, così da far guadagnare alla Provincia di Bari il poco invidiabile primato di avere permesso, in zona protetta, la costruzione del più grande impianto di compostaggio d’Europa;
  • perché la Giunta provinciale avesse autorizzato il trattamento di rifiuti speciali dell’industria conciaria (fanghi contenenti cromo) che notoriamente sono riconducibili a cicli produttivi lontani dalla Puglia, creando così le premesse per un sostanziale aggiramento del principio di “prossimità” (tra luoghi di produzione e luoghi di smaltimento) sancito dal Decreto Ronchi e ribadito più volte dalla Corte Costituzionale;
  • perché Provincia e Regione non avessero considerato che il nuovo impianto sarebbe sorto all’interno di una Zona di Protezione Speciale (ZPS) e di un proposto Sito di Importanza Comunitaria (pSIC) e che ciò imponeva, per legge e prima della sua approvazione, uno specifico studio di incidenza sull’habitat protetto;
  • perché, pur richiamando espressamente il contenuto di una precedente autorizzazione provinciale del 1996 relativa all’impianto Tersan di Modugno, la deliberazione provinciale del 2000 avesse autorizzato il trattamento di rifiuti speciali (fanghi contenenti cromo, rifiuti da fibre tessili lavorate, plastica) per nulla contemplati dal provvedimento del 1996 (che si limitava a due tipologie di rifiuti speciali: fanghi biologici derivanti dalla depurazione delle acque e residui solidi delle industrie agroalimentari).
LA LATITANZA E L’IGNAVIA DELLA POLITICA.

Eravamo convinti che la soluzione dei problemi di natura pubblica e la gestione degli interessi collettivi percorressero le vie della Politica e dell’Amministrazione Pubblica. Queste, però, si sono rivelate vicoli ciechi, occlusi da indifferenza, insensibilità o ignavia. Le risposte da parte della Provincia, in primo luogo, e della Regione sono state incerte ed evasive, frutto di mediazioni su materie non mediabili come il rispetto della legalità e dell’interesse collettivo. Addirittura la Provincia per ben sei volte ha rinviato (alla fine sine die) il procedimento di riesame dell’autorizzazione alla costruzione che essa stessa aveva avviato!

A nulla, in questi anni, sono valse le ripetute sollecitazioni. È dovuto intervenire il Giudice penale per chiarire (in un senso o nell’altro) tutta la vicenda.

E così prima il megaimpianto in costruzione è stato posto sotto sequestro nell’ottobre 2004 [leggi qui] su disposizione della Procura di Bari: sequestro confermato dal GIP, dal Tribunale del Riesame di Bari ed infine, nel maggio 2005, pure dalla Corte di Cassazione che aveva giudicato l’autorizzazione illegittima e l’impianto abusivo [clicca qui per leggere il provvedimento della Cassazione].

Successivamente, nel giugno 2007 dopo circa tre anni di indagini, i Pubblici Ministeri Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro hanno chiamato in giudizio sei persone [leggi qui]: gli amministratori delle società Tersan Puglia e Prometeo 2000 (Silvestro, Leonardo e Claudia Delle Foglie), il progettista e direttore dei lavori (Carmine Carella), due dirigenti pubblici (Giovanni Marano del servizio rifiuti della Provincia e Luca Limongelli del settore ecologia della Regione) che avevano dato il via libera all’impianto.

In estrema sintesi, i sei imputati erano accusati, a vario titolo, di aver realizzato l’impianto su un suolo del tutto inedificabile e, comunque, senza le necessarie autorizzazioni. Con tale intervento si è distrutta la bellezza naturale di luoghi compresi nell’area protetta "Murgia Alta" designata come Zona di Protezione Speciale e come Sito di Importanza Comunitaria. Il tutto – contestavano i magistrati inquirenti – sulla base di un procedimento amministrativo di autorizzazione incompleto ed illegittimo.

 

GRAZIE ALLA MAGISTRATURA, PRESIDIO MORALE E DEMOCRATICO.

Oggi, dunque, la sentenza emessa dal Giudice Francesco Mattiace. Una sentenza che in questi anni abbiamo atteso con fiducia e che ora conferma appieno le ragioni ed i motivi delle nostre contestazioni, sollecitazioni, denunce pubbliche.

Per quanto ci riguarda, in questi anni, abbiamo già tutto detto e scritto e non abbiamo da aggiungere se non due brevi considerazioni.

L’esito del giudizio non libera da gravi responsabilità politiche i vertici istituzionali di provincia, regione e comuni, che certe scelte hanno avallato e che, in questi nove anni, hanno evitato – nonostante le promesse fatte in più di una campagna elettorale e nonostante le buone ragioni della contrarietà all’impianto manifestata in più occasioni dalle popolazioni locali – di decidere sull’annullamento dell’autorizzazione che avevamo sollecitato.

La nostra gratitudine va ai validissimi Magistrati inquirenti e giudicanti. Di questi tempi, il loro lavoro, nella latitanza di altri poteri democraticamente costituiti ed eletti, si conferma un presidio istituzionale morale e democratico da difendere come cosa rara e preziosa. A loro va il nostro grazie!

Altamura, 16 ottobre 2009

MOVIMENTO CITTADINO ARIA FRESCA

Sede: Vico Mercadante (di fronte Chiesa S. Nicola). Sito internet: www.enzocolonna.com

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Questo testo, nella forma di intervento a firma di Enzo Colonna, è stato pubblicato dal quotidiano "La Repubblica – Bari" del 18 ottobre 2009 (clicca qui).
Sull’argomento, v. la pagina della Gazzetta del Mezzogiorno del 17 ottobre 2009 (clicca qui) e l’articolo a firma di Pasquale Dibenedetto pubblicato dalla  Gazzetta del Mezzogiorno del 17 ottobre 2009 (clicca qui); l’articolo a fima di Carmen Carbonara pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno del 17 ottobre 2009 (clicca qui – file tratto dalla rassegna stampa del consiglio regionale pugliese).