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DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO
Spett.le Redazione di "Altamura2001",
mi sia consentito commentare la notizia della inaugurazione ed apertura alla fruizione pubblica del Parco nel rione Lama di Cervo, ad Altamura. Lungi da ogni polemica in ordine al pregio architettonico dello stesso, alla razionalità nella scelta delle essenze arboree impiantate e alla caratterizzazione effettiva dell’area quale parco (rapporto tra superficie totale e superficie a verde od alberata), non posso tacerVi le perplessità per ciò che appare solo una desolata opera di facciata più che un intervento significativo a tutela dell’ambiente in città, ove verde pubblico e assetto naturale del territorio paiono irrimediabilmente compromessi. Di fatti, a poche centinaia di metri dal Parco, presso uno slargo di via Pompei, si riscontrano degrado ed incuria: alberi nani, di nessun valore ornamentale, a ridosso delle costruzioni, deformati da potature inspiegabili e, perciò, incapaci persino di rappresentare anche soltanto un riparo dal sole.
Ancora pochi passi e spicca Piazza Don Tonino Bello: qui i numerosi alberi danneggiati e poi divelti, non sono mai stati reimpiantati, come le graziose panche in pietra che orlavano
Scenario non dissimile accoglie quanti giungono in città dalle principali arterie d’accesso (Via Bari, Via Santeramo, Via Matera, Via Gravina) o percorrono le vie del centro cittadino che, ricadente in un Parco Nazionale, dovrebbe rappresentare modello di tutela ambientale e paesaggistica.
Di tutta evidenza come la città sia soffocata da una urbanizzazione selvaggia, da un addensamento di caseggiati irrazionale, tanto più se si considera che il comune è al tredicesimo posto in Italia per estensione territoriale: ben più assennata pianificazione urbanistica e distribuzione di aree verdi in ciascun quartiere avrebbero dovuto realizzarsi, ove non fossero intervenute ben note dinamiche e precisi interessi speculativi. Già il D.L. n. 1444 del
Le funzioni sanitaria, ecologico-ambientale, protettiva del suolo, estetico-architettonica, sociale-ricreativa e culturale del verde, gli approdi dell’architettura del paesaggio (vedansi Toscana, Umbria..) rappresentano acquisizioni degli inizi del 1900, eppure, la collettività altamurana resta colpevolmente indifferente e disinteressata alle questioni ambientali, come testimoniano i dati sulla raccolta differenziata e, ancor più efficacemente, abusivismo edilizio e inciviltà diffusi. Facile imbattersi in mura di cinta realizzate in tutta fretta per appropriarsi degli esigui spazi di verde pubblico, con la certezza dell’impunità, essendo pressoché nulla l’attività di presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, così come la collaborazione dei cittadini in tale direzione.
Il nutrito catalogo di associazioni variamente impegnate a tutela del territorio e dell’ambiente, oltrechè sportive (i cui appartenenti sono soliti percorrere le trafficate vie cittadine quando avrebbero ogni diritto di praticare sports in ambienti più sicuri e salubri)avrebbero potuto meglio coordinarsi in fase propositiva ed operativa verso le istituzioni cittadine e la collettività.
La mancanza di un polmone verde per un agglomerato che sfiora i 70 mila abitanti – figurarsi poi un parco riservato agli animali, i cui padroni utilizzano le poverissime aree verdi esistenti, in assenza di alcun controllo e, men che mai, di sanzioni – , il degrado del patrimonio storico- artistico e naturalistico (si pensi alla irrisolta questione del teatro Mercadante, alle mura megalitiche utilizzate come campo da calcio dai ragazzini, al Pulo, al sito preistorico di Lamalunga, alla Valle dei dinosauri…..), sono solo alcuni dei segnali allarmanti del declino di questa città, inconsapevole dell’immenso forziere di attrattive che possiede e incapace di irretire i cospicui flussi turistici che meriterebbe.
A fugare il dubbio che il mio intervento possa rappresentare attacco all’attuale compagine politica ricordo che, anni fa, contattai l’assessore competente dell’amministrazione Popolizio, richiedendo sopralluogo e bonifica urgente di una stradina pedonale tra Via Pompei e Via Marmolada, prospicente la scuola elementare San Francesco d’Assisi, percorsa ogni giorno da centinaia di scolari. La stradina in discorso era ricolma di rifiuti di ogni genere, persino farmaci e siringhe ed alberata da 7-8 esemplari di cupressacee alti sino a
Con i migliori saluti,
Giampaolo Tota