CASO ALTAMURA: PRESTO LA CONDANNA UE PER INFRAZIONE DELLA NORME EUROPEE

FACILI PROFETI IN PATRIA


La profezia non era difficile, ma possiamo davvero dire “l’avevamo detto”:


v. il documento inserito nel sito il 15 settembre 2004
INFRAZIONE COMUNITARIA AD ALTAMURA: ECCO LA MESSA IN MORA DELLA COMMISSIONE UE (clicca qui)


con gli annessi links che rimandano ad ulteriore documentazione [ad esempio la messa in mora della Commissiaria europea all’ambiente del luglio 2004 in formato .pdf (clicca qui) e le missive del Ministero e della Regione indirizzate al Comune, quanto mai sordo e cieco… v. INFRAZIONE COMUNITARIA AD ALTAMURA: ECCO I DOCUMENTI UFFICIALI ED I RISCHI (clicca qui)] e ad ulteriori sollecitazioni (epoca amministrazione andata in gloria!).


E dobbiamo continuarlo a dire, magari chiedendo conto al Comune di quali siano stati i passi compiuti sinora, chiedendo cosa si intenda fare per evitare un’ulteriore condanna dell’Italia per il “Caso Altamura”?, quali contatti siano in corso con la Regione e finalizzati a cosa? quante convenzioni ex accordi di programma sono state sottoscritte in questi anni dal Comune, quanti i permessi a costruire rilasciati? quali controlli sul rispetto degli obblighi (assunzioni, livelli occupazionali, esecuzione urbanizzazioni, inizio lavori ed attività ) di cui alle convenzioni siano stati attivati? Probabilmente (soprattutto l’ultima domanda) tutto ciò suonerà  irritante (tale fu la reazione ad una mia interrogazione verbale in un consiglio di un paio di messi fa) per qualche consigliere (di maggioranza e di minoranza) ed assessore!


Dal Report della Commissione risulta adottata il 13 dicembre 2005, oltre la decisione della messa in mora ex art. 228 del trattato UE per il caso di Manfredonia (di seguito riportiamo gli articoli della Gazzetta del Mezzogiorno del 9 febbraio 2006), quella di sottoporre alla Corte (tecnicamente Saisine-Referrals to court) il “Caso di Altamura”. In altri termini, Manfredonia è un passo, nella procedura di infrazione, avanti ad Altamura (primato non certo invidiabile).


Preciso e ricordo che nel luglio 2004 (v. link sopra segnalato) l’atto prodotto dalla Commissione fu una MD: Mise en demeure art. 226/Letter of formal notice art. 226.
Da allora – come usa dalle nostre parti – nulla è stato prodotto (nonostante le pressioni ed i termini imposti da Commissione Europea, Presidenza del Consiglio e Ministero) dal Comune tranne che, su impulso (e suggerimenti pissipissi baubau!) della Regione (i new comers!), il ricorso a tecnici esperti (ambiente, fauna, geologia, ecc.) per dirimere la questione, aiutare a disciplinare ed individuare forme di compensazione [cose serie con tanto di Guidelines/Linee guida europee disponibili nel sito del Ministero dell’Ambiente, ma – come usa dalle nostre parti – ridotte a minchiate del tipo ti vado a prendere un pezzo di terra da un altro Comune per una lottizzazione ad Altamura e ti dico che la “preserverò”… sic! come forma di compensazione!].


Di seguito il link con il Report della Commissione sulle decisione adottate il 13 dicembre 2005.


CLICCA QUI PER ACCEDERE AL REPORT CON LE DECISIONI DELLA COMMISSIONE DEL 13 DICEMBRE 2005



Una domanda ai nostri amministratori comunali, attenti al riserbo: quali atti o documenti, relativi alla procedura di infrazione, sono pervenuti nell’ultimo anno e mezzo (dal luglio 2004, dalla lettera di messa in mora riportata in questo sito)?


Infatti – e non so di cosa si tratti – dai registri online della Commissione (id est vera trasparenza, al cui confronto il nostro Comune sembra un Club Dark!) risulta adottato un atto il 13 luglio 2005. Questi gli estremi:


C (2005) 2295/1 of 13/07/2005 – Department responsible: Environment Directorate General – N° 2002/5403: Infraction/ à‰tat Membre: Italie


Il 2002/5403 è il numero di registro della procedura di infrazione. Ma cosa è arrivato a luglio 2005 in Comune?


ENZO COLONNA (enzo@altamura2001.com)


consigliere comunale del Movimento Aria Fresca


__________



Di seguito il testo degli articoli 226 e 228 del Trattato UE sulle procedure di infrazione e gli articoli dela Gazzetta sulla vicenda di Manfredonia.


TRATTATO DI AMSTERDAM


Articolo 226
La Commissione, quando reputi che uno Stato membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù del presente trattato, emette un parere motivato al riguardo, dopo aver posto lo Stato in condizioni di presentare le sue osservazioni.
Qualora lo Stato in causa non si conformi a tale parere nel termine fissato dalla Commissione, questa può adire la Corte di giustizia.



Articolo 228
1. Quando la Corte di giustizia riconosca che uno Stato membro ha mancato ad uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del presente trattato, tale Stato è tenuto a prendere i provvedimenti che l’esecuzione della sentenza della Corte di giustizia comporta.
2. Se ritiene che lo Stato membro in questione non abbia preso detti provvedimenti, la Commissione, dopo aver dato a tale Stato la possibilità  di presentare le sue osservazioni, formula un parere motivato che precisa i punti sui quali lo Stato membro in questione non si è conformato alla sentenza della Corte di giustizia.
Qualora lo Stato membro in questione non abbia preso entro il termine fissato dalla Commissione i provvedimenti che l’esecuzione della sentenza della Corte comporta, la Commissione può adire la Corte di giustizia. In questa azione essa precisa l’importo della somma forfettaria o della penalità , da versare da parte dello Stato membro in questione, che consideri adeguato alle circostanze.
La Corte di giustizia, qualora riconosca che lo Stato membro in questione non si è conformato alla sentenza da essa pronunciata, può comminargli il pagamento di una somma forfettaria o di una penalità .
Questa procedura lascia impregiudicate le disposizioni dell’articolo 227.


____


Dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 9 febbraio 2006


L’Ue conferma una onerosa sanzione. A rischio i trasferimenti per i fondi strutturali 2007-2013


 


Ma c’è il conto presentato dalla giustizia europea


 


La Regione non riesce a fermare la sentenza. L’assessore Losappio (Ambiente): colpa del Comune


L’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio, allarga le braccia sconfortato e sbotta: «A questo punto non posso fare più nulla. Devo gioco forza arrendermi». Losappio mette una pietra tombale su un periodo frenetico, una vera e propria corsa contro il tempo per evitare che la sanzione «minacciata» dagli organismi giudiziari dell’Unione europea si materializzasse in termini concreti. La sua rabbia, però, più che dalla sanzione (pure pesante perché sottrarrà  fondi preziosi nell’ordine di milioni di euro all’operatività  regionale) scaturisce da un’amara sottolineatura: «Abbiamo lavorato quattro mesi a vuoto. E questo mi fa davvero molta rabbia. Quattro mesi di solleciti, riunioni, predisposizione di atti. Via, tutto in fumo. Alla fine ci dobbiamo tenere questa mazzata, che è una mazzata per la regione intera, e sentirci pure frustrati perché per colpa di qualcuno non siamo riusciti a far quadrare il cerchio come pure saremmo tranquillamente riusciti a fare». Colpa di qualcuno, dice Losappio. Il riferimento è al sindaco di Manfredonia. «Ad agosto – spiega l’assessore regionale – eravamo praticamente già  pronti con un atto di convenzione che, individuando aree di pari estensione e valore naturalistico di quelle compromesse dal Contratto d’area, impegnava regione e comune di Manfredonia a operare in via di compensazione. In questa maniera avremmo potuto evitare la condanna. E tuttavia, di fronte al silenzio dell’amministrazione di Manfredonia, ci siamo trovati a dover sollecitare una risposta. Risposta che è arrivata, ma con una serie di osservazioni e controsservazioni alla proposta di convenzione predisposta dalla Regione. Che dire: di fronte a inspiegabili silenzi, non siamo riusciti a portare a compimento un intervento già  ampiamente predisposto. E ora ne pagheremo le conseguenze». La misura della condanna prevede che lo Stato inadempiente paghi una sanzione che non è mai inferiore ai 100mila euro al giorno. Questo vuol dire che, per ogni giorno trascorso dalla sentenza al mancato adempimento della stessa, l’Ue «toglierà » all’Italia 100mila euro. I fondi sottratti a livello statale, a cascata verranno tolti alla Regione resasi responsabile dell’inadempienza. Il tutto si tradurrà  in minori trasferimenti sui Fondi strutturali per le annualità  2007-2013. E tutti sanno quanto, gran parte dell’economia delle regioni Obiettivo «1» come la Puglia si basi sui Fondi strutturali. Peraltro, visto il fallimento del tentativo di proporre una procedura di compensazione prima che intervenisse la sentenza di condanna, l’adempimento che si chiede allo Stato membro dovrebbe sostanzialmente consistere nel ripristino delle condizioni preesistenti alla violazione. Come sarà  possibile fare questo, è davvero difficile capirlo oggi. «Devo rilevare – dice ancora Losappio – una condizione di sostanziale incomunicabilità  da parte del Comune di Manfredonia. Se l’Unione europea è arrivata a emettere la sentenza prima che noi si potesse sottoscrivere la convenzione per le procedure di compensazione è essenzialmente colpa dei ritardi di Manfredonia. E pensare che erano state già  definite tutte le procedure con il ministero dell’Ambiente. Avevamo individuate le aree per la compensazione, facendoci anche carico dell’eventualità  che tra queste ci fossero anche aree private del cui acquisto ci si sarebbe fatti comunque carico. Di più, avevamo già  raggiunto l’accordo con la Lipu (Lega italiana per la protezione degli uccelli) nazionale che avrebbe curato la gestione dell’area stessa. E invece? Invece nulla. Come ho già  avuto modo di dire, quattro mesi di lavoro bruciati inutilmente. E alla fine, il danno delle sanzioni milionarie oltre alla beffa». Come si sia potuti arrivare a questo punto è un’altra questione che probabilmente, prima o poi, occorrerà  affrontare. Perché se l’Ue è giunta a una sentenza di condanna, lo ha fatto sulla base di accertamenti inoppugnabili. «Il fatto è – dice in conclusione Losappio – che un’industrializzazione come quella di Manfredonia non sarebbe mai dovuta nascere dove l’Unione europea ha perimetrato Zone di protezione speciale e zone umide di interesse prioritario. Non possiamo far finta oggi che la normativa, in tal senso, fosse anni fa e sia ancora oggi molto chiara. Il fatto è che, io, in rappresentanza della regione Puglia, mi posso esporre come garante di un’azione di tipo riparatorio, ma poi se quest’azione non va a buon fine non posso che constatare una cosa molto semplice. L’interesse a tutelare le aree Zps e le zone umide non è né di Manfredonia, né della regione in quanto tale, ma di tutta la comunità  dell’Unione europea. E se questo interesse viene violato, è inevitabile che si arrivi ad una condanna». (Giuseppe Armenise)


 


 


 


Intervento di Fabio Modesti (Naturalista)


 


Ma chi rifonderà  l’erario per le sanzioni da pagare?


 


È accaduto, purtroppo, quel che, con neanche tanta capacità  profetica, avevamo annunciato più volte: la Corte di giustizia delle Comunità  europee ha condannato l’Italia poiché «omettendo di adottare misure idonee a prevenire l’inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli con conseguenze significative, in riferimento al piano denominato «patto d’area» ed ai progetti ivi previsti, nella zona poi designata come Zona di protezione speciale (Zps) «Valloni e steppe pedegarganiche», è venuta meno agli obblighi derivanti dall’art. 4, paragrafo 4, della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, nonché agli obblighi derivanti dagli artt. 6, paragrafi 2, 3 e 4, e 7 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche». I «Valloni e le steppe pedegarganiche» sono ambienti mediterranei unici al punto da essere classificati ormai come rari in Europa. La tutela di questi habitat consente anche la preservazione di specie animali che vivono proprio nelle aree sottoposte a tutela come la «Gallina prataiola», ormai estinta altrove, ma che proprio a Manfredonia fa registrare la presenza delle ultime due coppie dell’Italia peninsulare. Non è dunque un caso che l’Ue abbia voluto attribuire così tanta importanza alla tutela dell’area in questione. E non è un caso che le infrazioni a questo sistema di tutele siano sanzionate in maniera particolarmente pesante, basandosi su parametri che portano ad importi di fatto mai inferiori ai 100mila euro per ogni giorno trascorso inutilmente dalla sentenza alla mancata ottemperanza della stessa. La sentenza della Corte di Giustizia non è ancora disponibile per esteso. Sarà  interessante comprendere come sia stata esaminata la legittimità  del Contratto d’Area quale strumento utilizzato per tali stravolgimenti del territorio e come abbia considerato la pasticciata procedura di Valutazione di impatto ambientale e di Valutazione di incidenza messa in piedi a livello regionale per «sanare» l’illegittimità  di quanto realizzato. I riflettori dell’Europa rischiano peraltro di non staccarsi tanto presto dalla Puglia. Dopo Manfredonia potrebbe toccare agli Accordi di programma di Altamura per i quali si sta cercando una soluzione, anche in questo caso «a sanatoria». Bisognerà  cominciare a chiedersi chi rifonderà  l’Erario per le sanzioni da pagare e quali azioni penali e civili saranno intentate per danno ambientale.