Pasolini: gli incontri del Circolo delle Formiche
La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni
da “Le mille e una notte”?
Si è chiuso in questi giorni il ciclo di incontri organizzato dal Circolo delle Formiche su Pier Paolo Pasolini a trent’anni dalla tragica morte, avvenuta presso Fiumicino il 2 novembre 1975. Un’occasione per conoscere e approfondire la complessa figura dell’intellettuale friulano. Ottimi i riscontri a giudicare dalla buona partecipazione che ha visto la presenza (molto confortante) di giovani, studenti, di un pubblico di non addetti ai lavori di solito assente dalle manifestazioni culturali promosse in città . Vincente la formula sperimentata per l’occasione: una proposta all’insegna della multimedialità , fatta di parole, musica, immagini, più consona alle modalità di comunicazione oggi in voga e che più si addice ai diversi mezzi espressivi sperimentati da Pasolini.
I quattro appuntamenti si sono succeduti con un ritmo incalzante in un crescendo di emozioni.
La conversazione con il Prof. Raffaele Cavalluzzi, docente di letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Bari, ha avuto il merito di tracciare il percorso culturale e letterario di Pier Paolo Pasolini, mettendo a fuoco la figura del poeta formatosi sul solco della tradizione pascoliana e del narratore sperimentatore di una nuova lingua gergale, nuovo strumento per la rappresentazione del mondo del sottoproletariato delle borgate romane, descritto nei due romanzi “Una vita violenta”? e “Ragazzi di vita”?.
Seguite con molta attenzione anche le proiezioni dei film, esemplificativi della produzione cinematografica pasoliniana: il poetico Uccellacci e uccellini del 1966 (magistrale l’interpretazione di Totò e di Ninetto Davoli) e il più riflessivo, più complicato e filosofico Teorema del 1968, nel quale è presente la metafora di tipo religioso, l’irruzione del divino in una famiglia-tipo della Milano benestante. Pasolini usa il cinema come mezzo espressivo straordinariamente adatto alle sue ricerche stilistiche e al bisogno di immediata comunicazione visiva.
Di ottimo livello artistico e fuori dai consueti schemi, l’esibizione degli artisti altamurani, riuniti per l’occasione e già noti al più vasto pubblico pugliese. Sullo sfondo di musiche suggestive e rarefatte, improntate al più attuale sperimentalismo e create per l’occasione da Pino Basile e Antonio Dambrosio, lo scrittore Francesco Dezio e l’attore-regista Roberto Corradino hanno declamato testi che hanno catturato l’attenzione degli spettatori. Lo scrittore altamurano, si è rifatto alla produzione letteraria contemporanea di Aldo Nove proponendo due brani dall’indiscusso messaggio provocatorio: uno in dialetto romano facendo a Roma e l’altro essere di sinistra nel 2005; di chiara impronta pasoliniana, graffiante e irriverente il brano di Aldo Moresco “i maiali”?; per finire, il testo io so e ho le prove di Roberto Saviano, riscrittura in chiave attuale della famosa invettiva di Pasolini nota come “14 novembre 1974. Il romanzo delle stragi”?, pubblicata sul Corriere della Sera. L’attore, con voce persuasiva e penetrante, ha riproposto i versi tratti da Poesie in forma di rosa, momento fondamentale della produzione poetica di Pasolini: toccante la performance de il sogno della ragione.
Il reading dei Bread Pitt e Luigi Abiusi, ha esaltato i presenti. In un originale dialogo con la voce e le immagini di Pasolini (proiettate sulla parete spoglia), si sono succedute le suggestioni musicali, testuali e teatrali, in un’atmosfera che richiamava molto lo spirito, le descrizioni e la lingua del romanzo Petrolio.
Il bilancio dell’iniziativa è senz’altro positivo. L’intento non era quello celebrativo. Era importante (ri)avvicinarsi a Pasolini, ridare senso alle parole, alle idee, alle verità , alle opinioni di una mente libera e lirica, scevra da compromessi, indispensabile per comprendere ancora oggi gli uomini, il mondo, il vivere quotidiano. Il suo straordinario intuito gli ha fatto cogliere molto prima degli altri la realtà che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Una chicca, infine, per gli amanti del vernacolo altamurano. Pasolini in una opera dal titolo “Il Canzoniere italiano”?, pubblicata per la prima volta nel 1955, raccolse le espressioni più belle e curiose di una poesia popolare ricca e varia come quella italiana. Nella sezione dedicata alla Puglia compare un testo in dialetto arcaico altamurano “Da San Jacque de malizie”?, la storia di un padre, una madre e un figlio giovinetto che vanno in pellegrinaggio per sciogliere un voto al santuario di S. Jacopo di Galizia. Un riconoscimento significativo e importante alla nostra letteratura popolare.