No, il j’accuse di Pietro Pepe
non è affatto "una di quelle questioni che nascono la
mattina e finiscono la sera", come prevede Claudio Biandolino,
segretario cittadino Ds. Quando la sera arriva, infatti, e il centrosinistra
si ritrova per la manifestazione che avvia la campagna elettorale,
Pietro Pepe non c’è. Ieri mattina il suo cellulare risuonava
di preghiere di superare il dissidio, o almeno di darlo a vedere.
Ma lui niente, al Simone Viti Maino non c’è andato, "perché
non posso sedermi accanto a certa gente. Non metto in discussione
l’alleanza del centrosinistra, ma rimango sull’Aventino finché
non ci sarà un atto pubblico che chiarisca la manipolazione
e rimuova il danno creato". "Al di là delle responsabilità
personali, su cui bisognerà fare chiarezza", la richiesta
di Pepe è tutta politica: "un nuovo documento che elimini
il capoverso aggiunto e venga inviato con urgenza agli stessi destinatari
della versione manomessa".
Intanto la strana storia del "documento
politico" dell’Ulivo, con il "principio di non sovrapposizione
fra candidature istituzionali" inserito nella versione dattiloscritta
e spedita a Roma per tagliare le gambe a Pietro Pepe, ha varcato
i confini della città. "Un caritatevole silenzio",
oppone Giuseppe Pirro, segretario regionale Ppi, a commento di "un
documento sconcertante". Nessuna iniziativa concreta? "Per
ora no, meglio non alimentare sciocche polemiche. Mi farò
sentire solo quando la giostra delle candidature si sarà
fermata". Ma come mai il principio di non sovrapposizione è
comparso solo nelle trattative altamurane, e non a Grumo o a Palo?
"Perché ad Altamura fa comodo a qualcuno", chiosa
Pirro. Per esempio alla senatrice Udeur Marida Dentamaro. "Non
ho mai sgomitato, ma non sarà certo un partito o una persona
a mettersi di traverso", scandisce a chiare lettere.
E non c’è bisogno di andare
a caccia di mandanti occulti e di trame oscure per sapere che, nelle
trattative cittadine, a cui Pepe non partecipava, la delegazione
del Ppi aveva approvato la non sovrapposizione. In una prima fase,
invece, erano stati i Ds a nicchiare, quando ancora speravano nei
due seggi parlamentari. Successivamente, definita la candidatura
a sindaco di Rachele Popolizio e assegnato ai Ds solo un candidato
nel collegio, le strategie sono cambiate. Gli interessati a escludere
Pepe dai giochi sono aumentati, e il documento inviato a Roma è
stato il colpo di grazia.
No, forse questa strana storia del
documento non è una tempesta estiva, che dura poco e poi
si sta meglio. È una questione di principio. Di non sovrapposizione,
s’intende.
Giuseppe Salvaggiulo