La scelta dei prossimi amministratori comunali: piccolo elogio della partecipazi

di enzo colonna

Le chiacchiere sono vermi.
Concentrati, programma.
Se lasci scivolare nelle ore
o in chissà quale domani
quanto ti sei impegnato a insaldare ora,
frani
e costringi i tuoi a lavorare su una frana.

(Danilo Dolci)

* * *

Concentrati, programma! La sollecitazione va ai partiti
ed alle persone del centrosinistra. Manca meno di un anno alla fine
del mandato del sindaco Plotino, nonché alle prossime elezioni
politiche in cui si dovrà esprimere l’onorevole ed il
senatore del collegio. E’ superfluo ricordare quanto decisivi
e delicati siano questi appuntamenti; altrettanto superfluo è
ricordare gli errori dettati da frettolosità o inesperienza
commessi nel passato. Non è possibile individuare il proprio
candidato-sindaco all’ultimo istante e gettarlo in quell’arena
variopinta e feroce che è la campagna elettorale. Vanno evitati
errori, ingenuità, provocazioni, reazioni emotive e chiacchiere
pruriginose. Ancor prima del candidato, va definita l’identità
di uno schieramento, vanno definiti contenuti, regole, strutture
e modalità dello stare in una coalizione e del proporsi alla
città. Non ci si può imporre alla città; solo
proporre attraverso iniziative e momenti di coinvolgimento e partecipazione
dei cittadini nella definizione dei contenuti e nella individuazione
dei candidati. Solo in tal modo è possibile evitare che l’elezione
del sindaco si riduca ad un referendum a favore o contro un candidato,
ad una rischiosa roulette russa. Questo è l’unico percorso
che consente di superare incomprensioni e divisioni, di metabolizzare
rancori e simpatie personali (sentimenti entrambi distruttivi nella
vita politica e pubblica), di costruire qualcosa che non siano solo
carriere personali.

Un percorso, un processo al cui esito non vi sono
solo decisioni e risultati condivisi, partecipati, ma anche e soprattutto
il ritrovarsi come soggetto collettivo con un’identità
ricca ed unica. Diciamola tutta: se si prescinde dall’ipotesi
di una candidatura del prof. Fabio Perinei, al momento non vi sono
nello scenario politico e civile altamurano figure tali da potersi
imporre unicamente con la propria carica di carisma ed esperienza.
Qualunque altro candidato potrà affermarsi solo come espressione
di un movimento di rinnovamento, entusiasmo e novità, una
figura costruita collettivamente in quest’anno ancora a disposizione,
un soggetto di garanzia e sintesi delle diverse anime del centrosinistra,
spesso tra loro ed al loro interno ancora lacerate. I limiti e gli
errori del passato devono aver insegnato qualcosa, non essere ripetuti.
Nel 1997, perdemmo (anch’io ero coinvolto direttamente, da
candidato indipendente nelle liste del PDS per il consiglio comunale),
perché il centrosinistra si arrischiò ad affrontare
la ricandidatura del sindaco uscente Plotino sul campo a lui più
congeniale della contrapposizione individuale, della personalizzazione
estremizzata della campagna elettorale, del confronto retorico e
duro, della carica emotiva e carismatica individuale. Non avemmo
la fantasia necessaria e la capacità di presentarci come
forza collettiva, articolata eppure compatta, costruita tempestivamente
ed in tempo presentata alla città. Fummo perdenti. Si vuol
perseverare nell’errore?

Le prossime elezioni comunali vedranno contrapporsi
ad armi pari i due schieramenti. Non potendo essere più coinvolto
direttamente il sindaco Plotino, figura entrata con la sua abilità
ed i suoi limiti nell’immaginario collettivo, il centrosinistra
avrà la possibilità di affrontare i suoi avversari
sul terreno del confronto razionale e politico fra uomini, idee
e programmi. Vincerà dunque la coalizione che si sarà
meglio attrezzata su questi versanti, non il candidato sindaco;
l’elettore sarà chiamato ad una scelta meno emotiva
e più razionale, più di testa che di cuore. E’
importante allora prepararsi in tempo, proporsi in tempo e soprattutto
coinvolgere sin dalle prime fasi gli elettori, coloro che saranno
chiamati ad operare la scelta finale. Mutuando un’opzione metodologica
che si va affermando nei campi del diritto e della sociologia, il
binomio procedura/partecipazione è lo strumento che consente
di gestire al meglio le situazioni di rischio o di difficoltà:
le decisioni maturano attraverso procedure che prevedono il confronto
e la partecipazione di tutti gli interessati e dei destinatari della
decisione finale. In tal modo, per un verso la decisione ultima,
se non la migliore, risulta essere almeno quella su cui si è
raggiunto il più alto grado di coinvolgimento e di consenso,
allontanando il sospetto ed il pericolo di soluzioni adottate ed
imposte da pochi o da una parte sola; per l’altro, attraverso
la libera e spontanea partecipazione di tutti gli interessati è
possibile raggiungere il duplice obiettivo di eliminare sul nascere
ogni giustificazione o argomentazione alle recriminazioni postume
(tutti sapevano e sono stati coinvolti!) e di poter fare
affidamento nel massimo di coinvolgimento e motivazione da parte
di coloro che hanno avuto la possibilità di partecipare a
tali processi decisionali nel momento in cui si dovrà passare
alla fase della realizzazione degli obiettivi in tal modo definiti
e del sostegno ai candidati in tal modo individuati (tutti hanno
contribuito a definire gli obiettivi ed a scegliere i candidati:
gli obiettivi ed i candidati sono dunque di tutti!
).

La legittimazione viene dal procedimento (Luhmann):
l’indicazione metodologica del sociologo tedesco può
valere anche per la scelta degli amministratori comunali, che non
possono trarre banalmente la propria forza e legittimazione da una
(pre)supposta popolarità o da una precedente visibilità
pubblica (bastano tre o quattro comparsate televisive, una decina
di interviste radiofoniche o giornalistiche a fare di un candidato
il migliore dei candidati possibili?!). Non siamo chiamati a votare
per "un volto per la tivvù" o per "la miglior
voce dell’anno", ma, più modestamente e concretamente,
per dei semplici amministratori locali: personalità definite
e trasparenti, capaci di qualche idea innovativa, pronti ad entusiasmarsi
e ad infondere entusiasmo, disposti al lavoro di gruppo, consapevoli
che il mondo non finisce giù a via Mura Megalitiche, in grado
di non far sfigurare la città negli incontri ufficiali e
di scambiare almeno qualche convenevole in lingua con le delegazioni
staniere; volti in cui possano riconoscersi le migliaia di uomini
e donne da sempre chiusi nell’anonimato del proprio impegno
civico, del proprio lavoro e della propria famiglia; voci a disposizione
di chi, voce, non ne ha mai avuta.

Nomi non ne ho da proporre e non mi concederò
alla girandola vorticosa di nomi già sistemata in piazza,
soprattutto quando, facendoli, rischierei di far violenza su chi
non è stato sinora sollecitato (e probabilmente non lo sarà
mai) o su chi non sembra essere disponibile. Dico solo, scegliamoli
insieme; individuiamo almeno le due persone al vertice della futura
amministrazione, sindaco e vicesindaco, espressione delle due aree
culturali ed ideali che compongono la coalizione: quella laica e
di sinistra, quella cattolica e di centro. Non si proceda però
con il solito e rigoroso bilancino protagonista degli accordi tra
segreterie e correnti di partito; si apra alla città la discussione
attraverso assemblee cittadine tematiche, attraverso primarie, attraverso
un confronto aperto a tutti e libero da condizionamenti e pregiudizi.
Scegliamoli insieme. Per scoprire la città che non c’è
e non si vede: una città di tutti.