Linadeguatezza delle forme della
rappresentanza politica ed amministrativa rispetto alle trasformazioni
economiche, sociali e culturali in atto si fa di giorno in giorno
più drammatica. Il fenomeno è nazionale, ma nella
nostra città esso assume caratteri specifici di tale evidenza
che lo aggravano ulteriormente.
Altamura sembra essere incosciente
della trasformazione che la attraversa, disinteressarsi a una mutazione
che coinvolge linterezza del suo corpo; viene governata da
pochi nellinteresse di pochissimi. Il suo ceto politico appare
incapace di prospettare un governo collettivo, condiviso e pubblicamente
riconosciuto della trasformazione. Limmobilismo, lincapacità,
lafasia della sinistra e il successo degli slogan semplicistici
della destra sono lì a dimostrarlo.
Eppure se si vuole segnare una svolta
ideale e politica in città, se si vuole sottrarre Altamura
alle logiche di unesclusione sociale sempre più grave,
di una privatizzazione dello spazio pubblico messa in atto in questi
anni, se si vuole restituire voce alla politica come governo collettivo
della trasformazione e fare in modo che non sia il solito "comitato
daffari", è necessario guardare alle trasformazioni
della spazio politico, indagare e comprendere la compressione della
partecipazione che si è verificata nellinarrestabile
e inevitabile declino delle forme classiche della politica e dei
suoi attori dellultimo ventennio. Gran parte del mondo dellassociazionismo
e delle professioni, della cultura, dei giovani, sembra rassegnata
al silenzio, allimpossibilità di cambiare il corso
delle cose. A volte si ha limpressione che siano molti, davvero
molti, coloro che non riescono più a trovare punti di riferimento
credibili nella politica del centrosinistra altamurano.
Le forme organizzative di partito
sono rimaste bloccate, culturalmente incapaci di rispondere adeguatamente
a vecchie e nuove esigenze dei cittadini, delle forze imprenditoriali,
culturali e sociali del territorio; ingessate in logiche centralistiche
e settarie che credevamo inesorabilmente appartenenti al passato.
Vistosi ed allarmanti appaiono i ritardi
e le inefficienze della Pubblica Amministrazione, inadeguati i tentativi
di risposta alle grandi e piccole sfide dellimmigrazione,
del disagio giovanile, delle crisi ambientali, della scuola e della
formazione, delleconomia globalizzata ed informatizzata, del
degrado civile e sociale, della domanda di strutture, spazi e servizi
aperti alla fruizione collettiva ed alla partecipazione dei cittadini.
Sembra che le forze partitiche, chiuse
a quanti non rientrino nella ristretta cerchia di intimi e fedelissimi,
si aggreghino o disaggreghino su tutto fuorché su questi
temi, che le coalizioni nascano e muoiano non sui contenuti, ma
sulla conservazione di piccoli apparati o di piccole carriere personali;
tutto si riduce nella conversazione tra pochi addetti ai lavori.
Tanto più si parla di programmi e di contenuti, tanto minore
è la concreta volontà di realizzarli.
Linteresse di tutti interessa
davvero a qualcuno?!
Quandanche, in qualche singola
forza politica o singolo esponente politico, emerge la consapevolezza
dellassoluta necessità di proporre alla città
un concreto e radicale piano di riforme e di sviluppo civile, questa
finisce per inaridirsi in estenuanti contese o per esprimersi in
modo tardivo, confuso e contraddittorio, finisce per tradursi in
iniziative inutili ed occasionali. Sono mancate le parole e le idee
chiare; anzi, su molte questioni, sono mancate del tutto le parole
e le idee.
Che cosa aspettiamo allora?
Che un centrodestra caotico ed inaffidabile si proponga per altri
cinque anni alla guida della città?
Che cosa aspettiamo? Che questo centrosinistra
si dissolva completamente nelle rivalità personali e nella
sterile ricerca di un leader?
Che cosa aspettiamo ancora? Che una
politica delle marionette e delle ambizioni personali occupi definitivamente
lo spazio un tempo assegnato alla ragione, alle idealità,
alla passione ed alla partecipazione dei cittadini, ai progetti
ed alle realizzazioni?
Che cosa aspettiamo? Che scribi e
farisei locali continuino a discutere di questo o quel successo
elettorale, di posti di potere occupati o da occupare, mentre carovane
di elettori si muovono verso lastensione, verso lindifferenza,
lontani dallimpegno civile?
Che cosa aspettiamo? Che tutti si
convincano davvero che le cose non cambiano, i metodi restano sempre
gli stessi ed i soliti pochi continuano comunque a fare i loro affari?
Laspetto più desolante
della situazione altamurana è che tutti, del ceto politico,
sembrano daccordo nellaspettare. Aspettare cosa? Non
lo capiamo. E necessario allora uscire velocemente da questo
appiattimento. Per fare questo bisogna mirare alto. Serve
un metodo di governo fatto di capacità, di sensibilità
e di scelte coraggiose. Serve un piano di sviluppo civile
che punti ad una migliore qualità della vita per tutti e
non solo ad una vita di qualità riservata a pochi: attraverso
una migliore organizzazione e modernizzazione dellapparato
istituzionale ed amministrativo, la valorizzazione dellimpegno
e delle professionalità degli altamurani, il coinvolgimento
dei cittadini nelle scelte amministrative; attraverso infrastrutture
e servizi adeguati alle effettive necessità dei cittadini
e non agli interessi di pochi; attraverso investimenti massicci
nella formazione e nella ricerca per nuovi percorsi professionali
e mestieri; attraverso il rispetto della legalità e degli
interessi collettivi, la valorizzazione e lapertura alla fruizione
collettiva di tutti gli immobili di interesse pubblico; attraverso
il sostegno alle attività di volontariato e del settore no
profit, il ricorso a forme di cooperazione pubblico-privato;
attraverso la difesa del territorio e dellambiente da tutte
le forme di speculazione e di distruzione, una crescita urbana programmata
e qualificata, la piena attuazione delle destinazioni urbanistiche
di piano, leffettiva realizzazione di tutte le opere primarie
e secondarie di urbanizzazione.
E per queste ragioni che Altamura
ha assoluto bisogno di una nuova stagione politica. Questa necessità
non si riferisce soltanto allesigenza di delineare unidea
diversa di governo della città, ma soprattutto allurgenza
di rivitalizzare una rete di persone, rapporti ed esperienze che
oggi appare priva del mordente necessario, utile per assicurare
condizioni migliori al confronto politico e sociale. La scelta tra
destra e sinistra dipende certo dalle scelte, dalle proposte, ma
anche e soprattutto dalla capacità di comunicare, parlare
e ascoltare; quella capacità, per intenderci, che è
mancata negli ultimi anni alla sinistra, non solo altamurana.
E necessario riconquistare il
senso di uno "spazio pubblico" (oggi immiserito a terra
di conquista di avventurieri, opportunisti ed affaristi) per tracciare
un possibile sentiero di riflessione che possa indicare la città
futura come luogo comune di diritti eguali ed interi per tutti,
sottratto alle strategie dellintolleranza, dellesclusione,
della repressione, e che possa immaginare una città non più
corpo e spazio amorfo di una socialità perduta o ridotta
a un circolo chiuso di produzione e consumo. Non possiamo accettare
passivamente che le trasformazioni in atto non siano governate collettivamente.
Tutto ciò implica una decisa capacità di rinnovamento
politico e culturale del centrosinistra altamurano, di apertura
autentica verso la società, i suoi soggetti, i diversi interessi.
Per fare questo non è più
sufficiente piangere, lamentarsi, disperarsi e recriminare se un
territorio è quotidianamente saccheggiato, se dilagano forme
di inciviltà, intolleranza, di teppismo o delinquenza di
ogni genere, se lunico teatro cittadino è chiuso da
dieci anni, se mancano spazi verdi, se mancano servizi e strutture
a disposizione della collettività… mentre il tormentone
partitico continua e lascia imputridire la nostra città.
Diciamo la verità: di chi è
la colpa di tutto questo. Sono solo amministrazioni fatiscenti e
distratte i colpevoli? Solo una classe politica mediocre e sterilmente
rissosa, priva di di idee e passioni? O questo non è anche
il risultato ovvio di scelte da tutti noi fatte in questi anni?
E giunto il momento, allora,
di un impegno diretto di noi cittadini. Spetta a noi scegliere
la qualità dello sviluppo che vogliamo e su cui intediamo
impegnarci. Spetta a tutti noi prendere cura delle cose che a noi
stanno a cuore e che non hanno sinora trovato unadeguata risposta
nel funzionamento della politica altamurana. Spetta a noi prendere
liniziativa e proporre un piano di sviluppo civile adeguato
alle nostre esigenze di cittadini.
Vogliamo dare inizio ad nuova iniziativa
politica e civile che sia un segno di speranza, di libertà
e di responsabilità. Perché è giunto il
momento di ricominciare a rappresentare gli interessi di tutta la
comunità per opporsi finalmente a quella rappresentanza dei
pochi e dei forti attuata in questi ultimi anni.
Uniniziativa autenticamente
libertaria, aperta alla partecipazione di tutti.
Vogliamo verificare – diteci, dunque
– se questo Movimento, come crediamo, ha un senso o potrà
averne, se potrà essere utile ad Altamura ed a noi stessi
che in questa città ci viviamo. Chiunque voglia sottoscrivere
questo appello, sia interessato o voglia aderire a questa nuova
iniziativa che punta alla costruzione di una città aperta
a tutti ed a disposizione di tutti può contattarci ai seguenti
indirizzi:
lacittaditutti@hotmail.com
(la a va scritta senza accento)
oppure
oppure
Movimento cittadino per la costruzione
di una città di tutti – Altamura2001
C.so Federico II di Svevia n. 90
(recapito provvisorio c/o Associazione culturale Piazza)