Preciso in premessa e con la cautela e il rispetto necessari che il mio è un “pensiero in libertà”, alleggerito dall’assenza di ruoli e responsabilità in materia, se non quelli di genitore.
Probabilmente lo avrete capito da diversi interventi o “uscite” che negli anni ho fatto, in diverse occasioni. Vivo la chiusura delle #scuole come una sconfitta del sistema collettivo, qualunque sia la motivazione: neve, vento, pioggia, ecc. … ed ora prudenza #Covid. La ritengo una misura estrema, quando altre non vi sono, quando tutto si è fatto e tentato ed è risultato impossibile.
Soprattutto vivo la chiusura delle scuole, ancor più di altri presidi e servizi pubblici, con tristezza, come una ferita irreparabile al corpo sociale.
All’avvio di quest’anno scolastico, che sapevamo essere complicato, scrissi che la scuola è l’imprescindibile luogo in cui si custodisce, si tiene viva, si trasmette e forma l’anima della memoria e della cultura e che senza quest’anima, le persone diventano “corpi”, la terra, le città, i monumenti, i libri, le opere d’arte, i boschi diventano “cose”, gli ideali diventano “finzioni o superstizioni”.
La scuola, dunque, è cosa preziosa, per nulla scontata, da difendere, godere e valorizzare tutti i giorni. Richiede sforzi, impegno, maturità e responsabilità del mondo adulto.
Questo implica affrontare difficoltà, senza scorciatoie. Con responsabilità e maturità, da parte di tutti, enti locali, istituzioni scolastiche, genitori e studenti.
Questo mi porta, ora, in concreto, a non condividere le chiusure disposte, da più parti, quando si rileva la presenza di un caso positivo Covid tra la popolazione scolastica (operatori scolastici o studenti).
Fermandomi alla situazione particolarmente problematica di Altamura, come ho già sottolineato nei giorni scorsi, con l’alto numero di contagi accertati (oltre 170 nell’ultimo mese e mezzo, di cui attualmente positivi circa 130) è statisticamente ovvio, inevitabile, che all’interno di ogni singola comunità scolastica (centinaia di persone, in diversi casi migliaia) ci siano singoli casi positivi.
Altra è invece la situazione, sinora non emersa in alcuna scuola, che presenti una specifica condizione di rischio: un focolaio (un centro di diffusione e propagazione del contagio) o quello che nel gergo è chiamato cluster (vale a dire, la presenza di due o più casi correlati per spazio e tempo e determinati dallo stesso ceppo).
In sintesi, non condivido le chiusure di un’intera scuola in presenza di singoli casi, che vanno invece trattati come peraltro prevedono le indicazioni operative adottate a livello centrale (con il DPCM del 7 settembre 2020, v. uno stralcio nelle immagini).
Di caso singolo in caso singolo, se continuiamo a procedere così, con le chiusure complete, pur temporanee, rischiamo di avere macerie di quest’anno scolastico: didattica stravolta, disorientamento dei ragazzi, difficoltà per le famiglie.
Noi adulti abbiamo il dovere di tenere aperte e vive le scuole. Per tutti (comuni, istituzioni scolastiche, noi genitori) il dovere di non arrestarci dinanzi ad ogni difficoltà per trovare rifugio nelle nostre case. Dove siamo soli!