FESTEGGIARE I LAVORATORI

Vivere è impegno quotidiano. Vivere è “pratica quotidiana, non poesiola”.
Festeggiare i Lavoratori significa riconoscere questa verità, farla nostra, a cominciare da sé stessi. Significa riconoscere e dare valore alla competenza. Non quella che porta alla competizione, ma al mutuo soccorso, continuo, a riconoscere la competenza dell’altro, le sue peculiarità. Così “mi affido e allo stesso tempo a mia volta aiuto”.
Significa responsabilità del singolo che diventa responsabilità della comunità. Come in un’orchestra, tutti diversi, una sola musica. La bravura del direttore d’orchestra è in questo, è un’immagine che usavo spesso quando ero in consiglio comunale tra i banchi di minoranza: tirar fuori il meglio da ciascuno e unire il meglio di ciascuno, con il tocco leggero di una piccola bacchetta. È musica, così! È crescita, è progresso, così, per una comunità!
Questo implica, ogni giorno, educarsi e impegnarsi a questa disciplina.
Festeggiare i Lavoratori, per me, è aggrapparsi a questi valori fondanti l’esistenza, nella quotidianità. Scogli a cui ancorarsi nelle mareggiate della vita, quando difficoltà, delusioni, limiti personali, ingratitudine, travolgono e ti sbattono. Nell’impegno politico e istituzionale ancor di più, vivendo una stagione, povera di comunione, di condivisa responsabilità, di reciproca gratitudine, e che quotidianamente si consuma in sguaiataggini di ogni genere e provenienza, locale e nazionale, nell’eterna assoluzione di sé stessi, che porta a dire che la colpa è sempre degli altri. Una stagione che fa torto al nostro passato e fa appassire il nostro presente.
Buona giornata.
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Vi segnalo questa bella intervista a Ezio Bosso, il Maestro che, meno di un anno fa, riuscii a tenere per un paio di giorni qui, da noi, nella nostra Murgia.

《Quello che possiamo imparare dall’orchestra è intanto il principio della meritocrazia. Ma non la meritocrazia del vincitore, perché spesso confondiamo la meritocrazia con la vittoria della gara, no! Intendo la meritocrazia delle competenze, quella competenza che non porta alla competizione, ma al mutuo soccorso, continuo. Cioè: io riconosco la competenza dell’altro, le sue peculiarità e mi affido e allo stesso tempo a mia volta aiuto. Dall’ultimo dei violini al primo dei flauti, ogni strumento ha peculiarità tecniche e personali diverse che vengono rispettate fino ad arrivare al direttore. …
È un principio anarchico, in cui la responsabilità del singolo diventa la responsabilità di una comunità. …
Vivere è una cosa pratica, a volte anche faticosa, non una favoletta, e per usare quella bacchetta, che sia magica o meno, bisogna fare tanta fatica. Una cosa la so per certo, a tutte le peggiori nefandezze che sono successe nel nostro Paese nei secoli l’arte è sopravvissuta, questo deve farci trovare la forza, e quel puntino di luce che si sprigiona all’apice della bacchetta ci può dare la forza per sopravvivere, o meglio, di vivere! Vivere sempre come pratica quotidiana, non come poesiola. Vivere è un impegno quotidiano, fare arte è un impegno quotidiano, fare musica è un impegno quotidiano.》

👉 Da qui, l’intervista:
https://www.artribune.com/…/…/2020/04/intervista-ezio-bosso/