SUPERARE IL PIANO CASA CON REGOLE CHIARE E MODERNE PER UNA BUONA URBANISTICA.

Nell’immagine un intervento pubblicato in Repubblica Bari di domenica 3 febbraio. Di seguito riporto comunque il testo, pubblicato dal quotidiano con qualche piccolo taglio per esigenze di spazio. Per saperne di più sulla Proposta di Legge a cui faccio riferimento rinvio a un mio precedente intervento, da qui.

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L’interessante dibattito avviato nelle settimane scorse sulle pagine di Repubblica in ordine agli effetti, nel territorio pugliese, delle misure previste dalla legge regionale sul cosiddetto Piano Casa, prorogate alcune settimane fa dal Consiglio regionale a tutto il 2019, merita certamente qualche riflessione.

Sono convinto che i vantaggi e le utilità generate da questa legge siano ben maggiori rispetto ai riflessi negativi che pure comporta. Sono altresì convinto, da tempo, che non sia possibile continuare a prorogare queste disposizioni, nate ormai dieci anni fa come norme “eccezionali e urgenti”.

Il superamento di una norma eccezionale, tuttavia, può avvenire solo attraverso un quadro di regole ordinarie, di base, quanto più chiaro possibile, anche valorizzando e mettendo a sistema riferimenti, istituti e discipline che il quadro normativo statale e regionale già offre.

Sarebbe utile, a mio parere, emancipare le misure attualmente incentivanti la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente (le premialità volumetriche del “piano casa”) da un ambito puntuale, il singolo edificio, direzionandole verso interventi di riqualificazione su scala urbana, in ambiti definiti, a fronte dei quali riconoscere premialità volumetriche, con una densificazione della capacità insediativa dei territori già costruiti o da rigenerare.

Solo in questo modo credo sia possibile coniugare gli obiettivi legati al contenimento del consumo di suolo (e, più in generale, a una pianificazione urbanistica più razionale e maggiormente rispettosa del territorio e delle vocazioni che questo esprime) con azioni di sostegno e rilancio del settore dell’edilizia, che vede moltissime imprese, anche di grande valore, operare nel nostro territorio.

Sono proprio questi, ad esempio, il senso e l’obiettivo della proposta di legge a mia firma, depositata nel dicembre 2017, ora all’esame del Consiglio regionale. Si tratta di una iniziativa che punta ad introdurre, anche nel nostro ordinamento regionale, strumenti e metodologie innovative già in uso in altri contesti e finalizzate a coniugare, sempre più efficacemente, la tutela del territorio, la valorizzazione della bellezza dei luoghi quale principale risorsa di sviluppo della nostra regione e interventi antropici di riqualificazione e rigenerazione urbana, nella consapevolezza che solo un approccio integrato di tutti questi elementi può consentire di rendere effettivo l’obiettivo di una buona urbanistica per la Puglia.

A tale scopo sono indirizzati principalmente gli istituti della perequazione, della compensazione urbanistica e delle premialità volumetriche.

In particolare, con questi ultimi due la proposta di legge intende offrire ai comuni, considerata anche le difficoltà dei bilanci locali, la possibilità di utilizzare meccanismi alternativi alle indennità di esproprio per l’acquisizione di aree destinate alle opere pubbliche o ai corrispettivi in denaro per la realizzazione delle stesse, nonché di incentivare interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana o finalizzati a migliorare la qualità architettonica degli interventi edilizi e delle trasformazioni del territorio, a preservare situazioni dal particolare valore storico, architettonico, identitario e culturale, attraverso l’attribuzione di quantità edificatorie o il riconoscimento di modifiche di destinazione d’uso di aree o immobili esistenti, nonché attraverso il trasferimento o la permuta di aree.

Inoltre, al fine di disincentivare il consumo di territorio, la proposta di legge disciplina le modalità di determinazione del contributo straordinario di urbanizzazione (introdotto dal 2014 nel testo unico dell’edilizia per gli interventi realizzati in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso), modulandolo diversamente a seconda della tipologia di intervento che si intende realizzare, della sua localizzazione (se in territori costruiti e urbanizzati oppure no), nonché della incidenza complessiva sul carico urbanistico, prevedendo riduzioni in caso di iniziative realizzate nell’ambito di programmi di rigenerazione o ad esito di concorsi di progettazione oppure esenzioni per ipotesi (tra le altre) di interventi di valorizzazione del patrimonio pubblico immobiliare o di abbattimento delle barriere architettoniche.

La proposta di legge contempla la possibilità che tali strumenti di pianificazione possano essere attivati non solo in sede di definizione dei nuovi piani urbanistici generali (i PUG di cui alla legge regionale n. 20/2001, sinora adottati, a dire il vero, da un esiguo numero di comuni pugliesi, meno del 15%), ma, con riferimento ai meccanismi compensativi e premiali, anche dai comuni che, sebbene non abbiano aggiornato i propri strumenti urbanistici generali alla legge 20, abbiano adottato il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) previsto dalla legge regionale n. 21/2008 (Norme per la rigenerazione urbana).

Qualcosa in questa direzione si è già mossa, a livello locale, su iniziativa di singoli comuni. Ne è un esempio, il più recente, l’apprezzabile iniziativa assunta dal Comune di Fasano che, partendo dal quadro conoscitivo e di obiettivi di rigenerazione offerto dal DPRU e dalla individuazione nel territorio comunale in 20 ambiti, punta a realizzare interventi di riqualificazione di spazi pubblici e di uso collettivo della città sia attraverso il coinvolgimento dei privati (con la previsione di premialità volumetriche a compensazione degli interventi), sia promuovendo procedure competitive e comparative (pure un concorso di idee) per la selezione degli interventi.

È questa, credo, la direzione giusta per conseguire, realisticamente e fattivamente, obiettivi di sostenibilità ambientale, urbana e sociale e, al contempo, assicurare un futuro più stabile al settore dell’edilizia.

ENZO COLONNA