È stata approvata oggi a larghissima maggioranza dal Consiglio regionale la proposta di legge, da me presentata, che punta a valorizzare e promuovere i prodotti agricoli e agroalimentari “a chilometro zero”, istituendo anche un apposito segno distintivo [da qui la scheda della proposta di legge con il testo originario, gli emendamenti in commissione e aula, a breve con il testo coordinato finale].
Si tratta di un articolato e organico intervento legislativo che, per la prima volta in Puglia ma anche nel panorama normativo nazionale, si propone, per un verso, di sostenere le produzioni di qualità e a basso impatto ambientale e, per l’altro, di promuovere la loro diffusione e commercializzazione, favorendo altresì la vendita diretta da parte degli stessi produttori agricoli.
La proposta, presentata lo scorso lo scorso giugno a valle di una lunga fase di elaborazione e di una proficua interlocuzione con organizzazioni del mondo agricolo (in particolare con la Coldiretti Puglia, che ringrazio per gli argomenti e gli spunti di riflessione forniti), è scaturita dalla necessità di intervenire sul piano legislativo per invertire la rotta nei processi di commercializzazione e distruibuzione dei prodotti agricoli. Negli ultimi decenni, infatti, si sono consolidate le cosiddette “filiere lunghe”, modalità di distribuzione dominate da imprese di grandi dimensioni che operano su mercati globali. Tale processo ha condotto all’omologazione delle colture agricole, all’impoverimento della diversità biologica e culturale, nonché di gusti e consumi, e all’incremento dei costi ambientali (dovuto ai molteplici passaggi intermedi della distribuzione). Ha inoltre decisamente ridimensionato la possibilità per il cittadino-consumatore di esercitare un effettivo controllo sull’origine e sulle modalità di produzione di ciò che acquista e consuma.
Tuttavia, in anni recenti, numerose iniziative hanno cercato di ricondurre i prodotti agroalimentari al loro luogo di origine e di restituire visibilità e dignità al lavoro dei produttori, secondo un modello di «filiera corta», radicata cioè nel territorio in cui il prodotto è coltivato e quindi legata alle sue risorse naturali, culturali e sociali. Un approccio che consente anche di salvaguardare l’ambiente. Si stima infatti che un pasto medio percorre oltre 1.900 chilometri su camion, navi o aerei prima di arrivare sulla tavola. Consumare prodotti di filiera corta, originari del territorio e quindi a «chilometro zero», significa ridurre considerevolmente le emissioni in atmosfera di gas nocivi (in termini di emissioni annue una tonnellata di anidride carbonica per famiglia), i numerosi passaggi di imballaggio e confezionamento, oltre che promuovere modelli virtuosi ed ecocompatibili di sviluppo economico.
La legge approvata oggi punta perciò a valorizzare nel territorio regionale i prodotti agricoli e agroalimentari «a chilometro zero», ossia quelli che soddisfano congiuntamente requisiti di sostenibilità ambientale e di qualità alimentare (prodotti di qualità certificata, di aree protette, di risorse genetiche autoctone, a marchio collettivo, ecc.), promuovendone l’acquisto e il consumo da parte delle pubbliche amministrazioni e da operatori commerciali privati, garantendo ai consumatori una informazione trasparente, puntuale ed efficace in ordine alla tracciabilità dei prodotti.
Quanto al primo requisito è necessario che, per il trasporto dal luogo di produzione a quello presumibile di consumo, siano prodotti meno di 25 kg di anidride carbonica equivalente per tonnellata. Ad esempio, ai fini della definizione di prodotto a km 0, una tonnellata di prodotto non può percorrere più di 110 km circa tra un punto e l’altro.
Diversi gli interventi previsti:
- disposizioni per favorire l’utilizzo di prodotti a “Km 0” nell’ambito dei servizi di ristorazione collettiva e nelle forniture di prodotti alimentari gestiti da enti pubblici, con la previsione di criteri preferenziali, nelle procedure di aggiudicazione dei relativi appalti, per le imprese che garantiscano l’utilizzo di questi prodotti per almeno il 35%;
- disciplina della vendita diretta da parte dei produttori;
- disposizioni in ordine alla diffusione e commercializzazione di tali prodotti, con la previsione di incentivi a favore degli operatori del settore della ristorazione, della ricettività e della distribuzione che assicurino soglie minime di prodotti a “Km 0”;
- previsioni indirizzate ai Comuni nella programmazione dei mercati finalizzate a riservare una quota di posteggi per la vendita diretta e la vendita di prodotti a “Km 0”;
- creazione di un marchio «Puglia Km 0», un segno distintivo destinato a certificare la provenienza dei prodotti oltre che delle attività che ne fanno uso;
- disposizioni dirette a garantire ai cittadini, anche attraverso una specifica sezione del portale web della regione, le informazioni sulle iniziative regionali di promozione dei prodotti a “Km 0” e l’elenco delle imprese che assicurano la vendita o l’utilizzo di tali prodotti.
Con tali misure, che saranno avviate grazie a una iniziale dotazione finanziaria di 500 mila euro, si intende sostenere sul territorio regionale nuovi modelli di distribuzione e vendita, innescando nuove economie e valorizzando il lavoro delle piccole e medie imprese agricole pugliesi.
Un provvedimento dunque “di sistema”, atteso da anni da produttori e consumatori, frutto anche di un proficuo confronto avviato cone le organizzazioni del settore del Commercio (Confcommercio, Confesercenti) e che, nel corso del suo iter di approvazione ha ottenuto pieno sostegno da parte di importanti organizzazioni del mondo agricolo (come CIA e Coldiretti), dell’ANCI Puglia, del Governo regionale, espresso attraverso gli assessori all’Agricoltura, Leo Di Gioia, e allo Sviluppo Economico, Michele Mazzarano, che ringrazio anche per il contributo fornito attraverso le strutture di riferimento.
Alla Giunta regionale spetterà ora il compito di disciplinare, entro novanta giorni dalla pubblicazione della nuova legge, gli aspetti di dettaglio delle singole disposizioni, dando concreto respiro ai principi e finalità in essa contenute.
Ringrazio tutti i colleghi, in particolare i membri della IV Commissione, guidata da Donato Pentassuglia, per aver sostenuto questa proposta e che, con il proprio voto favorevole, hanno consentito di dotare la nostra regione di uno strumento normativo in grado di valorizzare appieno le produzioni di qualità e di filera corta.