C’è una parte della nostra comunità, piccola, spero piccolissima, ormai irrimediabilmente disabituata all’idea e alla realtà che ci possano essere persone che (anche nelle istituzioni) fanno il proprio dovere, solo il proprio dovere, non magie o effetti speciali. E reagiscono in due modi, entrambi scomposti e ridicoli: o sospettano che quell’impegno sia solo funzionale a preparare “imminenti” e fantomatiche candidature (a cosa poi?!) o banalizzano i risultati, piccoli o grandi, che solo con un impegno costante e quotidiano e superando difficoltà di vario genere si riesce a conquistare o a portare a termine riprendendo il lavoro avviato da altri.
Come quello, mi raccontavano una volta, che non aveva mai visto il mare e, vedendolo per la prima volta, disse che era una piscina.
Beh… mi fanno tenerezza. Mi spiace che, nella loro vita, i loro sguardi e le loro attenzioni siano sinora caduti sempre su realtà tristi e ciniche. Realtà che prima li hanno ingannati, delusi e poi induriti, resi insensibili e incapaci di cogliere differenze e il poco, pochissimo o tanto di buono che c’è nel mondo.