In politica, come in tutti gli ambiti del “vivere insieme” (dimensione sociale), spesso, quasi sempre, ricorriamo a un approccio, quindi a un linguaggio, a “somma zero”. Si affronta la realtà e lo “stare insieme” con uno schema ipersemplificato, binario: vincitori e vinti, amici e nemici, dentro o fuori, con noi o contro di noi. Ma la realtà è complessa e siamo tutti diversi. Fortunatamente, tutti diversi, perché ci alimentiamo reciprocamente proprio da queste differenze. Ogni comunità, a partire dalle più piccole, non è una società di amici eguali. È una società di persone che si riconoscono per le differenti qualità e quindi si riconoscono, reciprocamente, per i doveri, i diritti e le responsabilità. Una società di eguali non esiste, se non al cimitero.
L’approccio a “somma zero”, scrivevo. Ecco, con questo, le due componenti (vincitori e vinti) si compensano, si annullano, rendendo il ‘gioco’ improduttivo, quindi perdente per tutti.
Vedendo l’insieme, invece, vediamo che nessun momento e nessuna parte è più importante di altri, come pure vediamo che ogni momento e parte sono parimenti necessari.
Lo sforzo, allora, dovrebbe essere quello di utilizzare un approccio e un linguaggio che consentano a tutti e da tutti di trarre vantaggio. Agire e parlare creando contesti (comunitari) in cui tutti generino e traggano benefici (come le parti comuni in un condominio).
Approcci e linguaggi che ci permettano di vedere il mondo nel suo insieme e di riconoscere, allo stesso modo, tutte le sue parti e l’importanza e la necessità in tutte le sue parti.
Abbiamo bisogno di questo per progredire.
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《Keuner, interrogato sul modo di lavorare di due uomini di teatro, fece questo confronto: Conosco un autista che conosce bene le regole della circolazione, le rispetta e sa servirsene a suo favore. Sa scattare avanti abilmente, poi sa tornare a mantenere una velocità regolare, risparmiando il motore, e così si fa strada, audace e prudente al tempo stesso, tra gli altri veicoli. Un altro autista di mia conoscenza procede diversamente. Più che alla sua strada si interessa al traffico generale e si sente una particella di esso. Non approfitta dei suoi diritti e non si mette in mostra. Marcia mentalmente insieme all’automobile che lo precede e a quella che lo segue, sempre compiacendosi dell’avanzata di tutte le automobili nonché dei pedoni.》 (da “Le storie del Signor Keuner” di Bertolt Brecht)