Buon compleanno ad Agorateca, Biblioteca di Comunità presso la Scuola Tommaso Fiore di Altamura.
Un grande obiettivo immaginato, perseguito, raggiunto e realizzato, grazie a un importante finanziamento concesso dalla Regione tre anni e mezzo fa.
Da due anni esatti, è un luogo vivo e vissuto. Una di quelle “cose” di cui vado orgoglioso e per cui non mancherò mai di essere grato alla Comunità scolastica dell’Istituto Comprensivo “Bosco-Fiore” (in particolare alla dirigente, ai docenti e tecnici che hanno lavorato al progetto, alla segreteria amministrativa) e all’Associazione Link che si è fatta carico della sua gestione. A queste due realtà (comunità scolastica e associazione) si devono la progettazione e la candidatura al bando regionale “Community Library” pubblicato nell’estate 2017, il posizionamento in graduatoria (2^ posizione su circa 170 progetti candidati) e l’ammissione al finanziamento regionale di circa 1 milione di euro (poi ridotto a circa 750mila euro a seguito dei ribassi delle gare di appalto) nel dicembre 2017, quindi le procedure per l’affidamento dei lavori e per le forniture (arredi, allestimenti, dotazioni informatiche, libri, ecc.), infine il completamento di tutto l’intervento nel maggio 2019 e l’inaugurazione il 12 giugno 2019. Pensate, fatto tutto in un anno e mezzo!
Li ho informati, seguiti, sostenuti e accompagnati in questa progettualità. Anche per aver seguito, sostenuto e accompagnato questa straordinaria misura regionale, la più significativa e imponente operazione di infrastrutturazione culturale del territorio regionale (decine e decine di biblioteche), una iniziativa che certamente non ha eguali nel panorama nazionale e, credo, europeo.
Aveva, alla radice, un obiettivo più ambizioso e difficile della mera costruzione di una biblioteca: contribuire a costruire e rafforzare attorno alle biblioteche – a luoghi di cultura, per definizione deputati alla condivisione dei saperi – legami, rapporti e relazioni tra persone e tra persone di diverse generazioni, in modo da unire e rinsaldare il tessuto sociale di una comunità.
Sin dall’inizio, oltre quattro anni fa, ho immaginato le “Biblioteche di Comunità” come presìdi di socialità e cultura, diffusi sul territorio (tanti realizzati in centri di piccolissime dimensioni che mai avrebbero potuto ambire, con proprie risorse, alla realizzazione di una biblioteca). Biblioteche intese non come luoghi freddi, per tecnici ed eruditi, ma spazi all’interno dei quali poter ricostruire le comunità, soprattutto nei contesti urbani più degradati o marginali, sviluppando e riconnettendo rapporti sociali e interpersonali, in un costante dialogo tra diverse generazioni, recuperando, per un verso, quel senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie origini e ai propri luoghi che rappresenta un patrimonio materiale e immateriale imprescindibile e, per l’altro, stimolando il disvelamento della condizione umana: il ritrovato orgoglio per l’appartenenza a una comunità, a una terra, e la costruzione della propria identità personale e sociale sono in grado di farci scoprire cittadini del mondo, consapevoli e uniti in un destino comune che va oltre barriere, confini, recinti.
Così è stato sicuramente ad Altamura, per quanto visto e vissuto nell’Agorateca in questi due anni di attività. E per grande merito dell’Associazione Link e della Comunità che è riuscita a creare e ad accrescere giorno dopo giorno. Una comunità ricca, variegata, aperta, non settaria, generosa, inclusiva, solidale, locale e internazionale nello stesso tempo.
Da due anni, Agorateca è un luogo speciale dove in tantissimi (bambini, giovani, adulti, anziani, di qualunque nazionalità ed estrazione sociale, di diversa forza e fragilità, associazioni e gruppi con diversi interessi e sensibilità) si esercitano quotidianamente, pazientemente, fianco a fianco, a immaginare e costruire insieme, qui, ora, il futuro di ciascuno e di tutti.
Credo che questa ricerca e costruzione di una comunità di cittadini consapevoli sia la missione, prima e fondamentale, della politica. Cose “semplici”, ben lontane da soluzioni preconfezionate “offerte” da megarealtà nazionali distanti dal nostro reale come, ad esempio, purtroppo, si sta prefigurando a livello comunale per i nostri beni culturali più significativi, con procedure amministrative, peraltro, della cui ‘solidità’ è più che lecito dubitare.
Abbiamo bisogno di queste cose “semplici”, invece. Autentiche, anche quando appaiono imperfette. Cose “semplici”, non banali, che sicuramente richiedono, più di altre, impegno, pazienza, dedizione, entusiasmo, ma sono le uniche in grado di determinare risultati duraturi, che vanno oltre una stagione politica e amministrativa, personale o collettiva; le uniche capaci di incidere in profondità e innescare cambiamenti e progresso reali, in termini sociali, culturali ed economici. Valori e ricchezze non misurabili con il numero di biglietti staccati per un sito archeologico, un museo, un evento culturale.
Tornando alla nostra Agorateca, sul piano personale poi (anche se per me il ‘personale’ ha rilievo ‘politico’, non meno di quanto il politico incida sul personale), ogni volta che sono lì, avverto la sensazione di trovarmi in una sorta di zona franca, libera da tanti affanni inutili e perniciosi… egoismi, opportunismi, aridità, strumentalizzazioni, incomprensioni. Ci si sente meno soli. Vale per me e, da quanto ho visto e ascoltato in questi due anni, per tanti. Anche perché un obiettivo raggiunto, un’opera realizzata, restituisce il senso del lavoro compiuto, della fatica spesa. Motiva ad andare avanti, motiva il nostro impegno che, per quanto possa essere limitato, parziale, imperfetto, ignoto o ignorato, rappresenta un’occasione, a nostra disposizione, per produrre effetti positivi, per migliorarci e migliorare la realtà in cui viviamo. Il nostro impegno quotidiano può aprire un piccolo varco nella grigia cortina che opprime l’orizzonte delle possibilità, per quanto possa costare in termini di fatica, incomprensioni, solitudini.
Nei volti e nelle parole delle persone, soprattutto bambini e giovani, che frequentano quel luogo, nella vita che si vede e si rivela, facendosi, nell’energia e nelle motivazioni che, stando insieme agli altri, tanti trovano in quel luogo, sono le coordinate del nostro orizzonte, quindi il potente richiamo al dovere di proseguire il percorso che ci è stato indicato dai nostri padri e di indicarlo, a nostra volta, da padri ai nostri figli.
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Da qui, una mia nota per il giorno della sua inaugurazione, il 12 giugno 2019, con una serie di informazioni su come e con chi si è riusciti a realizzare questo luogo:
La prima foto risale al giorno dell’inaugurazione, 12 giugno 2019. La seconda, che ho ‘rubato’ dalla bacheca di Lia Marroccoli, è stata realizzata oggi.