Stamattina, inaugurazione dell’Archivio/Laboratorio “Gli Strumenti della Scienza” del Liceo Cagnazzi di Altamura. Ringrazio per questa mattinata tutta la Comunità del liceo. Anche per il garbo e la grande sensibilità che – attraverso il preside Biagio Clemente, diversi professori e il suo personale – mi ha riservato. Non me lo aspettavo. Grazie.
Rinnovo i miei sentimenti di gratitudine a quanti, numerosi, hanno contribuito a realizzare questo obiettivo, prima tappa di un percorso che deve essere di crescita e conoscenza. Li ho ricordati nel mio post di ieri, con una serie di altre informazioni sul progetto, disponibile qui.
Nel giorno in cui la festeggiamo, ho sottolineato che la Repubblica è il suo Popolo con il suo Patrimonio civile, culturale, storico. Il meglio che abbiamo avuto. Il meglio che possiamo dare. Carne e pelle della Nazione che tocca a tutti quanti noi prendere in consegna dalla generazioni passate e tutelare per consegnarla alle successive generazioni.
I beni storici e culturali non possono e non devono limitarsi ad evocare il passato. Evocano futuro, capacità di creare futuro, quindi chiamano all’impegno nel presente, che è l’unico tempo che ci è dato, per generare nuove energie, nuovi ingegni, nuove opere.
Guardiamo e scaviamo nel passato per rivelare la vita e ci eleviamo sulle vette della conoscenza per riuscire a vedere ciò che solo dall’alto è possibile vedere e restando a livello della terra non si vedrebbe.
E così ci scopriamo a fare ciò che l’Uomo ha sempre fatto nella sua storia millenaria: cercare la bellezza e dilatare la qualità del suo tempo (breve), provando l’autenticità dei sentimenti e gli affetti delle relazioni umane. Senso del tempo breve, capacità di migliorare sé stesso e la realtà che lo circonda, potere di creare e distruggere rapporti… Tutto questo ci rivela qualcosa di sacro, primordiale e assoluto, incomprensibile e inafferrabile, dinanzi a cui proviamo smarrimento, una meraviglia spietata e bellissima.
Ma è solo da questo “caos dentro di sé” che è possibile generare una “stella danzante” (per dirla con Nietzsche, autore caro al prof. Piero Castoro), quindi desiderare e amare ogni scintilla dell’esistenza, ogni singolo alito di vita, salvandoci dal vuoto.