Male e bene sono tra noi, appartengono allo stesso mondo, si alimentano delle nostre forze e debolezze, nobiltà e miserie, valori e convenienze. Giovanni Falcone è stato un grande giudice e, prim’ancora, un grande pensatore. Credo che sia questa capacità di pensiero ad aver reso grande il giudice. È riuscito, come nessuno prima di lui, a comprendere la mafia. L’ha decifrata, compresa e messa a nudo come fenomeno umano. È questa consapevolezza che gli ha permesso di affrontare e battere la mafia nei processi, senza rifugiarsi in una rappresentazione simbolica, non umana, del fenomeno. Come spesso si faceva e si continua a fare. O consapevolmente avendo così un alibi per non far nulla e lasciare tutto com’è; o inconsapevolmente quasi che confinare il male nella dimensione animale, mostruosa, altra rispetto all’umano, servisse a esorcizzarlo, quindi a spiegare il dolore e la morte.
La liberazione dal male, di cui siamo capaci, implica una nostra capacità. Di resistenza e di azione.