DOPO UNA VITA AL CINEMA… TENET E SCOPRIRSI, CON CONFERME!

«”Viviamo in un mondo crepuscolare.” “Niente amici al tramonto.”»

Il codice segreto è questo. Per riconoscersi e per intendersi. Questa è la premessa; questa, la conclusione.
Significa due cose, che mi sono chiare da tempo. Vedermele spiegate in immagini e dialoghi, spiattellate in faccia al cinema da Christopher #Nolan nel suo ultimo segno di ingegno che è il film #TENET, mi ha spiazzato, quasi offeso, imbarazzato, come fossi stato messo a nudo.

Due verità.
La prima. La nostra condizione, l’esperienza umana, è di fatto un continuo crepuscolo. Il nostro momento è al temine di qualcosa, ciò che passa e conosciamo, già vissuto e fatto, e vigilia di qualcosa che deve essere, ignoto, da immaginare e che si fa facendo. Il nostro tempo è il presente. La questione è come affrontiamo il sottile, difficile, pericoloso, incerto, instabile crinale tra passato e futuro. Lo ricordavo un paio di giorni fa al Campo 65, tra Altamura e Gravina, parlando dei “luoghi della memoria” e sono tornato su questa ossessione tante volte. Siamo quello che facciamo, perché facendo, con quel carico (passato) di azioni e affetti, diveniamo ciò che siamo oggi. Allo stesso tempo, facendo qui e oggi, costruiamo ciò che saremo. E se non facciamo niente, non siamo niente.
Il film rivela questa trama: i piani che sembrano diversi e distanti, passato e futuro, in realtà sono uno solo, il presente con il suo impegno, con la responsabilità che avvertiamo in ogni istante, per quello che siamo stati e per le conseguenze che deriveranno da ciò che facciamo, dalle decisioni che prendiamo. Qui e ora, si gioca la nostra esistenza. Diversamente, il passato diventa ammuffita, morta e mortifera nostalgia e il futuro una fumosa, vacua e fatua formula in cui consegniamo cose che non saranno o comunque non saranno nostre.
Noi siamo nel mezzo di questa “manovra a tenaglia temporale”, come la chiamano nel film, tra passato e futuro, tra ciò che viene da lontano, che scorre dal passato e ciò che deve essere, ignoto, e ci opprime davanti. Non ci sono nemici, nel film, in realtà gli scontri, estremi e violenti, sono tutti interiori. Sono quelli che affrontiamo tutti i giorni in questo nostro perenne crepuscolo, che è la nostra esistenza, perché da salvare non è il mondo (o è anche il mondo), come può sembrare nel film (che è comunque un efficace film di azione), ma noi stessi, la nostra stessa esistenza.

Seconda verità. Beh, è inutile girarci attorno, non ci sono amici in questo crepuscolo. Tocca a noi dirimere questi scontri interiori, liberarci, con scelte quotidiane, dalla tenaglia. Niente amici. Come scopre il protagonista al termine dello scontro, i protagonisti siamo noi. Siamo soli. Solo ci è data una telefonata “al futuro” quando siamo in pericolo o avvertiamo il pericolo, quando sentiamo di non farcela da soli. Ma a rispondere alla chiamata, alla nostra richiesta di aiuto, a salvarci, a venirci in aiuto, senza nemmeno rivelarsi, sarà solo chi ci ama davvero, sarà l’amore. L’amore, come raccontava il capolavoro nolaniano #Interstellar, l’unica forza capace di vincere e superare le barriere dello spazio e del tempo. Perché è oltre il tempo e lo spazio.

Ancora una volta, grande Nolan!