Piangiamo la morte di Onofrio Pepe, instancabile e generoso missionario della Murgia. Uomo pubblico a tutto tondo, tantissimi ne conservano un ricordo. Non sono state, sono convinto, le sue fragilità fisiche, che affrontava da anni con grande determinazione, a causarne la morte, ma che questa sia arrivata perché quelle fragilità, che si erano aggravate negli ultimi mesi di quest’anno orribile, lo hanno sottratto alla sua vastissima e sorprendente rete di relazioni e di affetti. Una violenza insopportabile per lui, uomo di piazza.
Piango una persona a cui ho voluto bene, per oltre tre decenni. Non ho mai capito se per me fosse della generazione dei padri o dei fratelli grandi. Dei padri, conosciuto attraverso mio padre, aveva l’essenzialità dell’affetto che si fa gesto, senza parole, quasi anonimo, che arrivava, senza chiedere, quando più ne avvertivi bisogno. Dei fratelli grandi aveva le parole, che non mancavano mai e che ti davano spinta e coraggio, spesso brusche, di quella franchezza che non ferisce mai.
Piangiamo Onofrio, uomo di irrefrenabili umori, amori, sentimenti.