BUONA RIPRESA!

Possiamo fingere che non sia avvenuto, ma è avvenuto.
È come se una lente di ingrandimento fosse stata puntata improvvisamente sulla nostra vita, sul nostro quotidiano, rivelandoci l’invisibile, chi e quanto è essenziale nella nostra esistenza. Elementi essenziali normalmente dati per acquisiti, scontati, quindi non visibili al nostro occhio distratto.
La lente puntata in queste settimane ce li ha mostrati. Possiamo fingere che non sia così, ma è così.
Abbiamo riscoperto persone e rapporti essenziali, a partire dai nostri cari più stretti, familiari e amici, il valore delle nostre compagne e dei nostri compagni di vita, il bisogno di affetto dei nostri figli, la paziente tenacia dei nostri genitori.
Abbiamo riscoperto l’essenzialità di alcune attività e di alcuni gesti quotidiani. Abbiamo riscoperto bisogni essenziali.
Una sorta di ritorno all’origine, alla radice delle cose e della propria esistenza.
Ognuno, ovvio, con la sua scala, ordine, di essenzialità.

Tutti hanno capito, senza spiegazioni o ulteriori dettagli.
Abbiamo capito l’essenzialità di un sistema sanitario pubblico e della ricerca. L’essenzialità di farmacie e negozi di alimentari, di forze dell’ordine vicine ai cittadini, di servizi come acqua, elettricità, gas, telefonici, raccolta rifiuti. Abbiamo trepidato al pensiero che il sistema del trasporto merci, con le flotte di camion, potesse fermarsi, che le aziende produttrici di farmaci, alimenti, o quelle fornitrici dei predetti servizi essenziali, generi e servizi di necessità, potessero fermarsi.
E così abbiamo riscoperto, pur celati dietro mascherine e tute, i volti di medici, infermieri, operatori sanitari.
Abbiamo scoperto le fattezze di cassiere, commesse e banconisti dei negozi o supermercati, quelli a cui chini e distratti avevamo sempre passato richieste e banconote della spesa.
Come non mai ci sono stati cari i rumori di operai e manutentori alle prese con la riparazione di una linea o di una condotta.
Il pensiero è andato ad autisti e camionisti, la cui corsa non ha cessato di martellare le loro vertebre anche durante l’emergenza, garantendo le nostre provviste.
La gratitudine è andata tutti i giorni ad agricoltori e trasformatori.
Abbiamo pure imparato a riconoscere volti e orari dei nostri netturbini, quelli impegnati a rendere invisibili le scorie della nostra quotidianità, facendosi furtivi e invisibili nella nostra esistenza. Ci sono stati sempre.

E le scoperte non sono finite.
È stato il tempo degli insegnanti dei nostri figli, abbiamo imparato a riconoscere le loro voci, rilanciate per casa da computer o telefoni impegnati nelle lezioni a distanza. Abbiamo scoperto la loro infinita pazienza. Non può che essere un gradino appena sotto l’amore.
Abbiamo addirittura rimpianto gli appuntamenti con il dentista, l’oculista, l’avvocato, il commercialista, il geometra, l’ingegnere, l’amministratore di condominio.
Desiderato il fiato sul collo dei nostri barbieri. L’assenza di mogli e fidanzate per l’appuntamento con la parrucchiera o l’estetista.
Abbiamo indugiato, complici, negli scambi con il nostro tabaccaio.
Ci sono mancate le botteghe e le mani sapienti dei nostri artigiani, le vetrine dei nostri commercianti, i loro sguardi, i sorrisi disponibili o scocciati che ci accolgono. Anche il più accanito pendolare di ipermercati e megaoutlet si è sentito orfano della familiarità del negozio del proprio quartiere, delle proprio strade, ha avvertito lo sgomento delle serrande serrate.
Abbiamo provato nostalgia del brulicare degli operai delle nostre mille e mille imprese, degli appuntamenti mancati dai nostri idraulici ed elettricisti.
Abbiamo atteso e scrutato i volti dei nostri portalettere, ci erano ignoti.
Ci sono mancate le urla dei mister e dei compagni delle squadre dei nostri figli. I richiami dei bidelli.
Si sono rivelati, nuovi e attesi, i volti di impiegati alla banca, alla posta.
Ci siamo scoperti delusi a ritrovare uffici pubblici barrati, a non ritrovare volti e voci, dell’impiegato o del funzionario, costretti a scambiare mail, mentre lui era distante nel suo lavoro a distanza.
E che dire poi di quanto pesante sia e continui ad essere la mancanza dei gesti e delle parole dei professionisti della riabilitazione, della gioia trasmessa da educatori, operatori ed operatrici di centri per l’infanzia, centri ludici.
In molti hanno per la prima volta conosciuto l’impegno essenziale di tanti volontari, di tanti uomini e donne di fede, abbiamo scoperto i luoghi nascosti dove si consumano quotidiani e antichi gesti di solidarietà e vicinanza umana.
E i libri delle biblioteche, i nostri cinema, i beni dei nostri luoghi della cultura, e gli attori, cantanti, artisti… come sono stati senza di noi e, soprattutto, noi senza di loro?!

Queste figure e tante altre spesso erano ombre nella nostra esistenza, noi sfuggenti a loro. Ombre dalla presenza discreta, impercettibile, con impegno e lavoro invisibili, a volte ingrati, spesso senza gratitudine o con salari insufficienti.
Ecco, questi due e passa mesi sono stati un ritorno alle origini, una iniziazione all’essenziale.
Abbiamo scoperto che non eravamo alla fine delle nostre scoperte. E che queste erano sotto i nostri occhi.
Improvvisamente, in queste settimane, le ombre si sono parate davanti a noi, esposte esse stesse a condizioni difficili. Tra queste ombre che ci amano, ci curano, ci assistono, ci curano, ci coccolano, ci sono persone fragili, molti sono lavoratori con magri guadagni.

Ora che riprendiamo i nostri ritmi, che facciamo? Che facciamo con quelli che facciamo finta di non vedere o che, dandoli per scontati, precisamente non vediamo?
Conteranno per noi anche dopo? O avremo fretta di dimenticare questo ritorno alle origini, alla radice, questa iniziazione all’essenziale, riducendo tutto a una parentesi?
Non so come e cosa sarà, ma sarà vera ri-presa se non faremo finta di nulla, se non torneremo alla nostra quieta e confortante cecità, che è l’indifferenza verso l’essenziale, verso gli altri. Sarà vera ri-presa se avremo imparato a comprenderci reciprocamente come elementi costitutivi, essenziali, del paesaggio umano e urbano in cui si svolge la nostra esistenza.
Buona ri-presa!