Le dichiarazioni misurate recentemente rese dal Direttore Generale di ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale), Vito Bruno, nel corso di un servizio giornalistico del TG3 Puglia (disponibile qui) sulla discarica in contrada “Le Lamie” di Altamura, mi danno ora la possibilità di fare il punto rispetto ad una situazione che, nelle ultime settimane, è tornata prepotentemente alla ribalta mediatica, anche a causa delle inesattezze, delle imprecisioni, erronee ricostruzioni fatte circolare da più parti, anche da rappresentanti istituzionali che, al contrario, dovrebbero dimostrare maggiore senso di responsabilità e conoscenza di problematiche così complesse prima di assumere qualsiasi iniziativa o rilasciare improvvide dichiarazioni.
Dinanzi a questa fiera in cui in tanti si sono cimentati nel pericoloso gioco del “chi la spara più grossa”, comprendo benissimo e condivido le preoccupazioni dei cittadini che, alla fine, sono interessati al nocciolo della questione e vogliono sapere se quella discarica rappresenti, oggi, un pericolo in termini ambientali, se siano stati fatti controlli e verifiche e quali siano gli esiti, e chi sta facendo cosa, tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti, per venire a capo di questo problema.
Di queste preoccupazioni mi sono fatto interprete da tempo, ben prima che il caso emergesse con clamore.
Ecco, a questi interrogativi, procedendo per punti, proverò a fornire alcune risposte (inevitabilmente parziali, vista la complessità della vicenda e il lavoro ancora in corso):
- Il sito su cui insisteva la discarica di Altamura (il cui esercizio si è chiuso nel 2008 e, pertanto, attualmente in fase “post-operativa”) è al centro da qualche mese, ben prima che scoppiasse il caso mediatico, di una significativa attività di analisi e di verifiche condotta dall’ARPA Puglia (da me sollecitata), anche in collaborazione con altri livelli istituzionali, come ha riferito ieri il Direttore Generale, Vito Bruno.
- Il rispetto di basilari principi di riservatezza imponevano e impongono ancora, ha pure sottolineato il Direttore dell’ARPA, di non giungere a conclusioni prima che questa attività sia completata e ne siano comunicati ufficialmente gli esiti dagli organi competenti.
- Ai sensi della legge regionale 3 ottobre 1986, n. 30 (poi confermata dalla legge regionale 14 maggio 2007, n. 17), la competenza in materia di discariche e, quindi, anche delle complesse procedure di chiusura delle stesse (previste dall’art. 12 del Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36) è delle province e, pertanto, per quanto riguarda la discarica in località “Le Lamie”, della Città Metropolitana di Bari.
- Stando a quanto prevede la legge, la manutenzione, la sorveglianza e i controlli della discarica, nella fase post-operativa, devono essere assicurati dal soggetto gestore, fino a che l’ente territorialmente competente (la Città Metropolitana, come detto) non accerti che la discarica non comporta alcun rischio per la salute e per l’ambiente.
- Una volta esaurita e cessata la fase di esercizio operativo durato, come è noto, oltre venti anni, la discarica è entrata nella cosiddetta fase di gestione post-operativa che contempla una serie di interventi e operazioni, ad esempio: rete di raccolta e smaltimento acque meteoriche; sistema di drenaggio del percolato; rete di captazione, adduzione, riutilizzo e combustione del biogas; capping (copertura) e sistema di impermeabilizzazione sulla superficie; pozzi e relativa attrezzatura di campionamento delle acque sotterranee; asportazione del percolato, garantendo il mantenimento dello stesso al minimo livello minimo; sistema di recinzione e cancelli di tutta l’area, ecc. … ovviamente il tutto accompagnato da controlli e manutenzione costanti per mantenere in buona efficienza tutto questo sistema.
- Taluni di questi interventi (almeno quelli visibili ad occhio nudo e guardandomi bene dall’esprimere alcuna valutazione in merito non conoscendo la loro consistenza, il piano di gestione, la documentazione e non essendo un tecnico) sembrano essere stati realizzati negli anni scorsi, ma il gravissimo problema che si è venuto a determinare per la discarica di Altamura è che il soggetto gestore, la Tradeco Srl, prima è entrata in crisi e poi è stata dichiarata fallita nel 2018.
- Con il fallimento la gestione post-operativa della discarica, come di tutti gli altri beni della società, è passata in capo alla curatela fallimentare.
- Tra crisi della società, fallimento e conseguente passaggio alla curatela, presumo che la gestione post-operativa della discarica probabilmente (ripeto, probabilmente, perché i controlli e le verifiche, li ho potuti sollecitare, ma non li faccio e non li ho fatti io e soprattutto non ne conosco gli esiti) abbia subito una battuta d’arresto, ad esempio con riferimento ad operazioni fondamentali che vanno effettuate periodicamente come la manutenzione generale del sistema di controllo e tenuta dell’impianto, l’asportazione e lo smaltimento del percolato, ecc..
- A distanza di circa un anno dalla dichiarazione di fallimento, a metà settembre scorso, sulla base della relazione di un proprio consulente, da cui emergono i rilevanti costi necessari per realizzare alcuni interventi giudicati urgenti, la curatela fallimentare, che salvaguarda i creditori insoddisfatti, ha escluso la discarica dall’attivo della procedura concorsuale, restituendola alla società fallita senza che questa, sostanzialmente, possa porre in essere alcuna effettiva attività.
- Il problema attuale, quindi, è che di fatto manca il soggetto giuridicamente deputato alla custodia e alla gestione del sito. Da due mesi, dunque, la situazione si è ulteriormente aggravata.
Alla luce di quanto ho provato qui a riassumere schematicamente, è urgente e non più differibile che la Città metropolitana (che, ripeto, è competente a chiudere definitivamente la discarica dopo la fase post-operativa) ponga in essere tutto quanto è nelle sue competenze e responsabilità per effettuare tutti i necessari interventi e le necessarie operazioni diretti a scongiurare rischi per la collettività e per l’ambiente e per assicurare la regolare prosecuzione della gestione post-operativa sino alla definitiva chiusura della discarica, verificando nell’immediato le garanzie cui era tenuto il soggetto gestore e la capienza degli accantonamenti per la fase di gestione post-operativa che lo stesso soggetto gestore deve aver appostato nel corso degli anni di esercizio della discarica.
La Regione Puglia, attraverso l’ARPA, sta facendo il suo, intanto, come già riferito, ponendo in essere da mesi, anche sulla base delle mie costanti sollecitazioni, una significativa attività di controllo e di verifica che è ancora in corso e che è stata intensificata alla luce dei recenti sviluppi, e le cui conclusioni bisogna necessariamente attendere.
Ora, pertanto, è tempo che ciascuno si assuma rapidamente le sue responsabilità e in questo senso auspico e sollecito un intervento deciso da parte della Città Metropolitana di Bari, supportata da tutte le altre istituzioni (Comune, Regione, Ministero) affinché porti a compimento le procedure amministrative di sua competenza.
Da parte mia, continuerò a fare la mia parte, con decisione e senza clamori, nonostante lo spettacolo disarmante messo in scena da quanti (figure istituzionali in primo luogo) insistono nel diffondere incautamente notizie a dir poco approssimative, fantasiose e ignoranti ricostruzioni della situazione, del problema e del quadro delle regole, delle funzioni e delle responsabilità, contribuendo così a creare un clima di sfiducia generalizzata, di sospetti, di deresponsabilizzazione, di rimpalli di responsabilità, che non è la migliore strada per la risoluzione di questo problema.
Altamura, 16 novembre 2019
ENZO COLONNA