Apprendo con estremo favore la notizia diffusa nelle ultime ore riguardante la decisione assunta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare il Decreto Legge (cosiddetto “Salvaprecari bis”) approvato lo scorso 10 ottobre dal Consiglio dei Ministri che prevede l’indizione, entro la fine del 2019, di un concorso straordinario per assumere 24.000 insegnanti nelle scuole secondarie, di primo e di secondo grado.
Esattamente come avevo già avuto modo di evidenziare nei giorni scorsi, i rilievi del Presidente Mattarella si concentrano sul rischio che il Decreto approvato dal Governo determini un’ingiusta disparità di trattamento tra docenti precari, dal momento che prevede una procedura riservata a chi abbia maturato almeno tre anni di anzianità solo nelle scuole statali, escludendo, in questo modo, dalla possibilità di accedere alla partecipazione al concorso tutti quegli insegnanti che da anni svolgono la loro attività presso le scuole paritarie, in violazione della loro equiparazione a quelle statali sancita dalla legge 10 marzo 2000, n. 62.
Ora, quindi, si apre la possibilità di introdurre significative modifiche al Decreto, che auspico possano affrontare anche un’altra questione riguardante una specificità tutta pugliese. Mi riferisco alla posizione dei docenti che hanno partecipato al progetto “Diritti a Scuola”, ribattezzato dall’anno 2018-2019 “Tutto a Scuola”, promosso dalla Regione Puglia (con importanti risultati nella lotta al fenomeno dell’abbandono scolastico e con riconoscimenti anche a livello europeo, come il premio «RegioStars 2015» della Commissione UE che lo ha identificato quale best practice europea) e che prevede, da dieci anni, la partecipazione di centinaia di insegnanti in attività didattiche finalizzate al contrasto della dispersione scolastica, al recupero e al potenziamento formativo degli studenti pugliesi.
Il Decreto “Salvaprecari bis”, infatti, prevede anche in questo caso un’ingiusta disparità di trattamento ai loro danni escludendo dalla partecipazione al concorso i docenti impegnati nelle attività finanziate dalla Regione dal momento che la tipologia di contratto sottoscritto dagli stessi (un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, invece del canonico contratto di lavoro a tempo determinato) impedirebbe di vedersi riconosciuto il servizio prestato ai fini del raggiungimento del requisito dei tre anni per partecipare al concorso.
Tutto questo appare profondamente iniquo ed immotivato anche solo considerando che – sia nei protocolli di intesa e negli accordi sottoscritti dalla Regione Puglia rispettivamente con l’Ufficio Scolastico Regionale e con il Ministero dell’Istruzione, sia nel decreto ministeriale n. 100 del 17 dicembre 2009 – il servizio prestato dal personale che svolge le attività progettuali finanziate dalle Regioni è equiparato, ai fini dell’attribuzione del punteggio utile per le graduatorie, a quello prestato dal personale docente assunto dal MIUR con contratto di lavoro a tempo determinato.
Mi auguro (come è stato rimarcato ieri pure da tutti i componenti presenti della VI Commissione del Consiglio regionale nel corso delle audizioni dei rappresentanti dei comitati dei docenti precari e dei sindacati disposte dal Presidente Mimmo Santorsola) che in sede di modifica del Decreto o di conversione in legge in Parlamento si possa intervenire efficacemente al fine di non creare ingiuste discriminazioni ai danni di tanti insegnanti pugliesi che da anni svolgono con passione e competenza le loro attività didattiche e che aspirano, con il concorso, al contratto di lavoro a tempo indeterminato, così da poter guardare con più serenità al futuro.
Ringrazio il Presidente Sergio Mattarella per la sensibilità dimostrata anche in questa circostanza e per l’attenzione riservata a questo tema. Confido, ora, nelle modifiche al Decreto Legge in modo da evitare ingiuste e ingiustificate disparità di trattamento.
ENZO COLONNA
Nell’immagine, un intervento pubblicato oggi da “La Repubblica – Edizione di Bari”, 26 ottobre 2019.