Manca davvero poco alla definizione del piano strategico integrato di sviluppo della ZES (Zona Economica Speciale) Adriatica Puglia-Molise.
Si tratta, ricordo di una delle due macro aree geografiche del territorio regionale (l’altra è quella “Jonica”), collegate a una o più aree portuali, per le quali saranno previste specifiche misure (benefici fiscali, incentivi, semplificazioni amministrative) finalizzate a creare un contesto orientato alla crescita di imprese, all’attrazione di investimenti, all’incremento di scambi commerciali ed export.
In un incontro avuto nei giorni scorsi con l’assessore allo Sviluppo Economico Cosimo Borraccino, ho potuto approfondire lo stato dell’arte dalla complessa procedura relativa alla Zona Adriatica.
A tale riguardo, è ormai imminente la definizione – probabilmente a seguito di una riunione congiunta che si terrà questa settimana tra assessorato regionale allo sviluppo economico, strutture regionali, autorità portuale e la task force individuata dalla giunta – del piano strategico unitario di questa ZES, coordinato con quello elaborato dalla Regione Molise, che sei mesi fa circa aveva chiesto alla Regione Puglia di integrare nella zona pugliese le proprie aree. È proprio l’adesione del Molise che ha determinato un rallentamento nella definizione del piano, poiché si sono attesi gli atti che la Regione Puglia aveva già adottato con la deliberazione di giunta n.1441 del 2 agosto 2018 (ne avevo scritto qui).
Nelle settimane successive, entro la fine di aprile, la Giunta regionale approverà questo piano che sarà poi sottoposto ai Ministeri competenti per l’approvazione definitiva, che consentirà di avviare le specifiche misure (incentivi e benefici) previste.
La ZES Adriatica, ricordo è connessa ai porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Monopoli e Brindisi (nonché agli snodi logistici degli aeroporti di Bari, Brindisi e Foggia, dell’interporto regionale della Puglia, della piattaforma logistica di Incoronata) e comprende, per quanto riguarda il territorio pugliese, superfici pari a circa 2669 ettari che, oltre alle aree portuali e aeroportuali, include:
- il polo di Foggia (con la zona industriale di Manfredonia e l’agglomerato ASI Foggia-Incoronata);
- il polo di Barletta (con la zona industriale di Barletta);
- il polo di Bari (con la zona P.I.P. di Bitonto, l’agglomerato ASI Bari-Modugno, la zona industriale di Altamura, la zona P.I.P. di Gravina, le zone industriali di Monopoli e Molfetta);
- il polo di Brindisi (con le aree ASI di Brindisi, Fasano e Ostuni);
- il polo di Lecce (con le aree ASI di Lecce-Surbo, Galatina-Soleto, Nardò-Galatone, le zone industriali di Casarano e Matino, il centro intermodale di Melissano).
La Regione ha promosso la creazione di questa ZES come strumento per facilitare l’attrazione di investimenti diretti, promuovere la crescita della competitività delle imprese, l’incremento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro e il più generale rafforzamento del tessuto produttivo.
Sono molteplici gli strumenti previsti dal Piano strategico a questo scopo: semplificazioni amministrative, credito d’imposta sugli investimenti, esenzione IRAP, esonero quota comunale IMU per i proprietari degli immobili ricadenti nelle aree ZES, esonero TASI (sempre per la quota destinata ai Comuni) per i possessori e detentori di immobili nelle medesime aree, esclusione di addizionali comunali TASI, esenzione dalle spese istruttorie connesse alla realizzazione degli interventi in tali aree.
Come ho già più volte ribadito, sono davvero soddisfatto per gli esiti di un complesso lavoro che, con l’inserimento nel perimetro della ZES di ampie aree produttive dei territori di Altamura (185 ettari della zona industriale che insiste sulla strada statale 96 per Gravina) e Gravina (10 ettari di aree P.I.P.), valorizza adeguatamente, all’interno del perimetro della ZES Adriatica, il vasto e articolato sistema produttivo della Murgia barese, come da me sollecitato in molteplici circostanze e riunioni.
Più volte, infatti, da oltre due anni (leggi qui, ad esempio), ho ribadito come la Murgia meritasse una specifica considerazione in vista della definizione del perimetro delle Zona Adriatica e questo per una serie di ragioni: si tratta infatti di un territorio caratterizzato da un vivacissimo tessuto produttivo, vocato all’innovazione tecnologica e dei processi produttivi, alla ricerca, alla commercializzazione su scala nazionale e internazionale.
Un territorio in cui si sono insediate, negli ultimi quarant’anni, numerose realtà industriali e artigianali attive in differenti settori produttivi: agroalimentare (in particolare, lavorazione e trasformazione di cereali e derivati, legumi), manifatturiero (mobile, design, moda), meccanica, impiantistica avanzata.
Tale bacino produttivo si è sviluppato lungo il principale asse stradale di questo territorio, la statale 96 (i cui lavori di ammodernamento e raddoppio sono ormai prossimi ad essere terminati), peraltro l’unico asse di collegamento tra l’area portuale e retroportuale di Bari, l’entroterra e la Basilicata.
Il territorio murgiano rappresenta, inoltre, la naturale (e necessaria) cerniera tra le due ZES (Adriatica e Jonica) e tra la Puglia e la Basilicata, con cui condivide contiguità non semplicemente fisiche-territoriali, ma molto più profonde e strutturate nel tempo, di tipo economico-produttivo, storico-culturale e infrastrutturale.
Per questo l’inserimento dell’area murgiana (con i Comuni di Altamura e Gravina in Puglia, cui si potranno aggiungere anche aree di altri comuni grazie alla previsione, contenuta nel Piano Strategico, di estendere le zone già perimetrate con ulteriori 200 ettari circa che saranno individuati a seguito di un avviso pubblico rivolto ai comuni) all’interno della ZES, rappresenta certamente un importante traguardo raggiunto da questo territorio sotto il profilo di una aggiornata prospettiva di sviluppo economico, che consentirà di attrarre investimenti e di creare nuova impresa e occupazione.
Un risultato frutto di un complesso lavoro che ho seguito per mesi e coordinato sin dall’avvio di questo percorso con i Comuni (e, in particolare, con i rispettivi uffici tecnici), le associazioni e le organizzazioni del mondo imprenditoriale (CNA – Area Metropolitana di Bari, Confesercenti – Terra di Bari, Confcommercio – Delegazione di Altamura, Apulia Fashion Makers, Copim), che ringrazio per aver sostenuto sin dal primo momento l’iniziativa, credendo nella possibilità di raggiungere questo importante obiettivo.
A tale riguardo colgo con favore quanto annunciato dal Ministro per il Sud Barbara Lezzi, circa l’incremento di risorse (stimate in 300 milioni di euro), previsto dal cosiddetto “Decreto Crescita”, che dovrebbe essere a breve licenziato dal Consiglio dei Ministri. Da quanto si apprende, la norma statale dovrebbe prevedere l’attivazione di un apposito strumento finanziario di sostegno agli investimenti diretti e l’istituzione di un fondo di investimento, al quale si potranno ‘agganciare’ ulteriori fondi, allo scopo di sostenere le imprese. Si tratta comunque di risorse che, ove confermate, andranno a rimpinguare quelle già stanziate pari a 250 milioni, in realtà esigue, per consentire una effettiva operatività delle Zone Economiche Speciali. Ovviamente, bisogna attendere il testo del decreto legge e, soprattutto, quello approvato in sede di conversione.
ENZO COLONNA