Con una interrogazione ho sottoposto all’attenzione del Governo regionale e, in particolare, dell’Assessore allo Sviluppo Economico, Cosimo Borraccino, l’opportunità di rivedere i criteri previsti dalla Regione Puglia per l’accesso ai finanziamenti a fondo perduto relativi ai Programmi Integrati di Agevolazione (P.I.A.) rivolti alle Piccole Imprese.
Si tratta di una misura di straordinaria importanza, gestita dalla Sezione Competitività e Ricerca dei Sistemi Produttivi, avviata nel maggio del 2015 con un bando a sportello e finanziata con le risorse derivanti dal Programma Operativo FESR 2014/2020, sulla quale la Regione Puglia punta moltissimo al fine di sostenere gli investimenti posti in essere dal tessuto delle piccole e medie imprese del nostro territorio nel loro percorso di crescita e di internalizzazione per aprirsi a nuovi mercati e intercettare nuove opportunità di sviluppo.
Dal giugno 2015 al febbraio 2019 sono state presentate 82 iniziative nell’ambito del P.I.A. – Piccole Imprese, per investimenti complessivi pari ad oltre 293 milioni di euro, e contributi finanziari concessi dalla Regione Puglia pari a più di 144 milioni di euro. Nello stesso periodo, per quanto concerne il bando P.I.A.- Medie Imprese (con più di 50 dipendenti), sono 67 le iniziative presentate, con investimenti complessivi pari a 425,5 milioni e contributi regionali pari a 166 milioni.
Per quanto riguarda la Provincia di Bari, le istanze presentate sono state 48 per il bando P.I.A. – Piccole Imprese (ben più della metà, quindi) per investimenti complessivi pari a quasi 160 milioni di euro e contributi finanziari concessi dalla Regione pari ad oltre 80 milioni di euro. Sono state invece 39 le iniziative nell’ambito della misura P.I.A. – Medie Imprese, con 212 milioni di investimenti complessivi e 89 milioni di contributi regionali.
In questo contesto, particolarmente attivo appare il territorio murgiano e, in particolare, le realtà di Altamura e Gravina sui cui territori insistono ben 18 iniziative, in particolare 10 ad Altamura (di cui 5 per P.I.A. – Piccole Imprese e 5 per P.I.A. – Medie Imprese) e 8 a Gravina (di cui 3 P.I.A. – Piccole Imprese e 5 P.I.A. – Medie Imprese), per investimenti complessivi pari ad oltre 50 milioni di euro (28 milioni ad Altamura e 22 a Gravina) che rappresentano il 14% degli investimenti di tutta la Provincia di Bari (pari a 360 milioni di euro), con un contributo regionale di 11,5 milioni per Altamura e 10 milioni per Gravina, a conferma della particolare vivacità del tessuto imprenditoriale presente sul territorio murgiano.
Sono numeri, questi, pur limitati solo alla misura del PIA, che dimostrano il grande impegno e la grande attenzione che la Regione Puglia (avvalendosi di uno straordinario organismo intermedio come la sua società Puglia Sviluppo, che gestisce buona parte degli strumenti regionali di incentivazione per le imprese) sta dedicando, in questi anni, al tema dello sviluppo, con particolare riferimento al sistema delle piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura principale della nostra economia e alle quali vengono dedicati strumenti e misure destinati alla loro crescita e al loro consolidamento, con risultati certamente apprezzabili anche sotto il profilo occupazionale, come dimostrano i recenti dati Istat (+3% del Pil nell’ultimo triennio e +9% di occupati).
Per quanto concerne la misura regionale P.I.A. – Piccole Imprese, ricordo che gli interventi ammissibili sono quelli destinati alla realizzazione di nuove unità produttive, all’ampliamento di unità produttive esistenti, alla diversificazione della produzione in uno stabilimento esistente o al cambiamento sostanziale del processo di produzione.
Tuttavia questa importante misura potrebbe svolgere un ruolo ancora più incisivo nell’ambito delle politiche strategiche poste in essere dal governo regionale per promuovere sviluppo e occupazione sui territori, se fossero in parte modificati e resi più accessibili i requisiti richiesti alle aziende per accedere alle agevolazioni.
Mi riferisco, in particolare, alla necessità che la piccola impresa proponente abbia registrato, nei tre esercizi precedenti a quelli di presentazione dell’istanza di ammissione al beneficio, un fatturato medio non inferiore a 1,5 milioni di euro.
Si tratta di un importo probabilmente troppo elevato e difficilmente raggiungibile per moltissime piccole imprese pugliesi che non riescono a sviluppare volumi di fatturato di questa consistenza, con la conseguenza che vengono in questo modo di fatto escluse dalla possibilità di accedere a finanziamenti che, invece, se realizzati, potrebbero consentire di realizzare investimenti importanti finalizzati alla loro crescita, con positive ricadute occupazionali e in termini di sviluppo economico.
Tra l’altro il nostro sistema produttivo è composto in gran parte da un articolato e vivace tessuto di Piccole e Medie Imprese operanti sul territorio che rappresentano l’ossatura dell’economia regionale e che potrebbero ambire a crescere e innovare ulteriormente se fossero messe nelle condizioni di cogliere a pieno la grande opportunità offerta da questa valida misura regionale.
Per questo ho già proposto all’Assessore Borraccino di valutare l’opportunità di rivedere questi criteri alla luce dell’esperienza di questi anni, allo scopo di prevedere, anche in misura sperimentale, una più bassa soglia di accesso con riferimento al fatturato medio degli ultimi tre anni, pensando magari anche a ulteriori agevolazioni per imprese condotte da giovani o da donne.
In questo modo ritengo si possano creare le condizioni per rendere ancora più incisiva ed efficace questa misura per le tante piccole imprese del nostro territorio, dinamiche e proiettate al futuro, che intendono realizzare progetti di investimento per crescere ed innovare, rappresentando così anche una grande opportunità in termini di sviluppo economico per il territorio.