RIFIUTI, LA REGIONE HA RIDOTTO (NON AUMENTATO) ECOTASSA. PREVISTO ANCHE FONDO PER COMUNI CHE AVVIANO MODELLI VIRTUOSI DI RIDUZIONE E GESTIONE.

Appaiono del tutto destituite di fondamento le polemiche sollevate in questi giorni da amministratori di alcuni comuni pugliesi in ordine al presunto aumento, da parte della Regione Puglia, della ecotassa in materia di smaltimento dei rifiuti. Niente di più falso.

Nel marzo scorso, il Consiglio regionale ha approvato la legge n. 8/2018 relativa alla determinazione del “tributo speciale per il deposito in discarica e in impianti di incenerimento senza recupero energetico dei rifiuti solidi”, la cosiddetta Ecotassa.

Si è trattato di un provvedimento necessario per adeguare la normativa regionale al quadro nazionale, in particolare alle disposizioni del Testo unico in materia ambientale (D. Lgs. 152/2006) introdotte dalla legge 221/2015 (c.d. “Collegato ambientale” alla legge finanziaria per il 2016).

Questa norma, infatti, stabiliva che, a partire dal 2018, tutti i Comuni o gli Ambiti territoriali ottimali (Ato) dovessero assicurare livelli minimi di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani pari almeno al 65%. Nel caso in cui tale percentuale non fosse raggiunta, sarebbe stata applicata una maggiorazione del 20% rispetto alla tariffa base.

Dopo un iniziale regime transitorio con un ampio sistema di deroghe previste in sede di prima applicazione della riforma, nel 2019 la nuova disciplina è entrata pienamente in vigore, determinando il suo inevitabile e prevedibile impatto soprattutto per quei Comuni che, nonostante tutto il tempo a disposizione, non hanno posto in essere politiche efficaci per aumentare in maniera significativa la raccolta differenziata e ridurre, conseguentemente, il conferimento in discarica del residuo indifferenziato.

A fronte di questo quadro e per venire incontro alle esigenze degli enti locali, la Regione Puglia, nella legge di bilancio per il 2019 (l.r. 67/2018), ha previsto una norma (art. 101) che istituisce un apposito fondo, con una dotazione finanziaria di un milione di euro, finalizzato a mitigare l’impatto della introduzione inderogabile (per legge statale) della soglia minima del 65% di raccolta differenziata su base annua, a favore dei comuni che, pur non avendo raggiunto tale livello minimo di differenziata, dimostrino di aver avviato modelli maggiormente virtuosi e rispettosi dell’ambiente.

In particolare, questo fondo è destinato:

  1. a ridurre il costo del servizio di igiene urbana degli utenti dei comuni che nell’anno precedente l’applicazione hanno prodotto quantitativi di rifiuti indifferenziati pro-capite inferiori al 70 per cento della media regionale registrata;
  2. a ridurre il costo del servizio di igiene urbana degli utenti dei comuni che nell’anno precedente hanno raggiunto obiettivi di raccolta differenziata maggiori al 65 per cento (quindi anche se tale percentuale non è stata raggiunta su base annua);
  3. a ridurre i costi di avvio di sistemi di raccolta differenziata “spinta” (per esempio con la modalità “porta a porta”), finalizzati anche all’implementazione di sistemi di tariffazione puntuale;
  4. alla realizzazione di centri comunali per il riuso ed a progetti comunali di riduzione della produzione di rifiuti.

Ma non finisce qui.

Sempre nella legge di bilancio per il 2019, infatti, la Regione Puglia ha stabilito, all’art. 104, una sensibile riduzione dell’ecotassa per i Rifiuti Solidi Urbani conferiti in discarica, portandola, da 25,82 euro a tonnellata, a 17,24, con riferimento alla soglia base del 65% di raccolta differenziata (prevedendo una maggiorazione del 20% in caso di percentuali inferiori di raccolta differenziata e consistenti e progressive riduzioni in caso di percentuali superiori, sino a scendere a 5,17 euro/tonnellata qualora la raccolta differenziata si attesti oltre il 90%).

Quindi nessun aumento dell’ecotassa ma, al contrario, una evidente diminuzione che si traduce in un aiuto concreto per i Comuni, anche per quelli ancora (colpevolmente) indietro con la raccolta differenziata.

A tutto questo si aggiunga anche che con un accordo di programma stipulato lo scorso 6 febbraio tra la Regione Puglia, l’AGER (Agenzia Regionale per la Gestione dei Rifiuti) e soggetti gestori di discariche private sono state stabilite le tariffe da applicare ai Comuni pugliesi, in modo da uniformare le stesse e scongiurare aumenti già annunciati dai gestori che avrebbero pesantemente gravato sui bilanci comunali (e, quindi, sulle tasche dei cittadini), così da calmierare in misura significativa il costo di smaltimento dell’indifferenziato. Fino al 31 luglio 2020, infatti, la tariffa sarà di 100 euro a tonnellata, oltre IVA e ecotassa. Nell’ambito dello stesso accordo, la Giunta regionale si è impegnata a presentare al Consiglio, entro 60 giorni, il disegno di legge avente ad oggetto l’avocazione alla regione dei procedimenti di autorizzazione e di valutazione degli impatti ambientali (AIA o VIA/AIA) relativi agli impianti di smaltimento dei rifiuti non pericolosi, attualmente di competenza provinciale. Questo allo scopo di dare impulso con maggiore determinazione e celerità alla realizzazione, su tutto il territorio regionale, di impianti in grado di consentire la chiusura del ciclo dei rifiuti, unico modo per risolvere le criticità ancora presenti nel sistema.

Per fare questo, però, è indispensabile che tutti i soggetti interessati, ivi compresi i Comuni, collaborino alla definizione e al raggiungimento di un obiettivo di fondamentale importanza per i territori e per i cittadini, resistendo alla facile tentazione di scaricare su altri colpe e responsabilità.

ENZO COLONNA