PSR, DAL TAR POSIZIONE EQUILIBRATA E RAGIONEVOLE.

ORA LA REGIONE COMPLETI CELERMENTE LE VERIFICHE SULLE ISTANZE PRESENTATE IN MODO DA RESTITUIRE SERENITÀ E CERTEZZA DEL DIRITTO IN UNA PROCEDURA LARGAMENTE ATTESA DA TUTTO IL MONDO DELL’AGRICOLTURA.

L’esito del giudizio cautelare dinanzi al Tar Puglia, sui ricorsi presentati avverso le procedure adottate dalla Regione Puglia nell’ambito degli avvisi pubblici a valere sul Piano di Sviluppo Rurale, segna certamente un punto di equilibrio molto avanzato tra le diverse e complesse esigenze in campo.

Non c’è ombra di dubbio, infatti, che – come avevo evidenziato diversi mesi fa e, in particolare, nel gennaio scorso, in occasione di una audizione dell’assessore all’Agricoltura Leo Di Gioia in IV Commissione (per maggiori dettagli si veda qui) – l’eccessiva incidenza riconosciuta, tra i criteri di selezione individuati dall’Autorità di Gestione del PSR, all’IPE – Incremento Performance Economiche (e cioè l’incremento presunto, rispetto alla situazione ante investimento, delle performance economiche dell’impresa beneficiaria, dovuto proprio alla realizzazione dell’intervento finanziato), stesse generando evidenti criticità e difficoltà agli operatori agricoli e, soprattutto, a quelli che indicavano nelle istanze di partecipazione al bando per l’ottenimento dei finanziamenti, dati credibili e realistici.

Si tratta, in particolare, della situazione venutasi a creare con riferimento ai bandi relativi alla Misura 4.1a (interventi volti a migliorare l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale delle attività produttive aziendali) per cui l’incidenza del criterio relativo all’IPE era pari a 25/100, alla misura 6.4 (agriturismo) per cui l’incidenza dell’IPE era addirittura di 60/100, e alla Misura 4.1b (investimenti per giovani agricoltori) con una incidenza del medesimo criterio di 25/100.

Il problema che si è posto, infatti, riguarda il fatto che in molti progetti presentati per accedere a queste risorse, quell’IPE era calcolato indicando valori assolutamente abnormi, al punto da risultare irrealistici.

Questo rischiava e rischia di produrre un doppio danno ingiusto, da un lato, consentendo a chi ha indicato dati fuori misura di ottenere un punteggio più alto per posizionarsi ai vertici delle graduatorie, dall’altro, alterando il livello medio di quell’IPE tra tutte le istanze presentate, con la conseguenza di tagliar fuori tutti coloro che, al contrario, hanno inserito dati più realistici e verificabili.

Ebbene, dinanzi a questa illogicità, rilevata dal Tar e riconosciuta dalla stessa Regione Puglia nella relazione sulle attività istruttorie espletate depositata nel corso del giudizio cautelare, i giudici amministrativi hanno sostanzialmente accolto la tesi proposta dall’Avvocatura Regionale, consentendo alla Regione di completare la fase istruttoria, già avviata, di verifica puntuale della correttezza dei dati contenuti in tutte le domande presentate, con particolare riferimento all’IPE.

Che questa attività di verifica e controllo sia particolarmente importante è dimostrato dal fatto che dai primi dati disponibili è emerso che ben il 73% delle domande ammesse alla fase successiva del procedimento presentino dati ritenuti non conformi e non credibili.

A tutela di tutti, quindi, tanto di coloro che oggi risultano esclusi perché il dato medio dell’IPE risulta particolarmente elevato, quanto di coloro che hanno inserito valori molto significati con riferimento a quell’indice che, però, possono essere dimostrati sulla base di elementi oggettivi e verificabili, è necessario andare fino in fondo, caso per caso e domanda per domanda in modo da essere più trasparenti possibile.

All’esito di questa verifica puntuale, svolta in contraddittorio con ciascun proponente in modo che si possa approfondire ogni aspetto, la Regione dovrà riconsiderare il valore dell’IPE medio, ricalcolandolo al netto dei dati ritenuti non conformi. In tal modo sarà possibile consentire l’accesso al beneficio del finanziamento anche a chi oggi rischia di rimanere escluso, anche a causa del comportamento ritenuto scorretto adottato da altri.

Si tratta, tra l’altro, di un percorso che avevo ipotizzato nel corso dell’audizione in Commissione dell’assessore Di Gioia svoltasi, su questo tema, in data 8 gennaio scorso, allorquando avevo proposto che gli uffici regionali intervenissero in presenza di candidature con indicazioni evidentemente non realistiche, chiedendo ai proponenti (sul modello di quanto accade in sede di procedure ad evidenza pubblica con le “offerte anomale”) di giustificare dettagliatamente tali previsioni, con la conseguenza di arrivare ad escludere quei progetti per cui non fossero state presentate giustificazioni convincenti.

Ritengo, per questo, che la posizione espressa dal Tar sia assolutamente ragionevole, ben lungi dai toni apocalittici utilizzati in queste ore da diversi colleghi consiglieri, che inviterei a leggersi meglio l’ordinanza, e auspico che gli uffici regionali dell’Assessorato all’agricoltura completino celermente questa istruttoria (che viene svolta con particolare rigore e attenzione, coerentemente con l’impegno assunto in tal senso dall’assessore Di Gioia nel corso dell’audizione svolta in Commissione) al fine di riportare serenità e certezza nell’ambito di una procedura molto attesa da tutti gli operatori del settore, in particolare dai giovani, per dare nuova linfa e nuove prospettive di sviluppo all’agricoltura di qualità nella nostra regione.