IL NOSTRO TEMPO BREVE.

Il nostro tempo breve.

So che questa mia esperienza di consigliere regionale (da nemmeno un anno e mezzo, per un “caso” della vita) sta ingenerando, in una ristretta fascia di persone, perplessità, incomprensioni, in alcuni astio e irrisione.

Ho messo in conto tutto, non solo la fatica (questa è solo dovere), ma anche solitudine, incomprensioni, delusioni, quindi amarezze personali. Non fa nulla.

Ho fatto una scelta approcciandomi, di fatto la prima volta, ad un’esperienza in una compagine di governo, pur con tutti i limiti del ruolo di consigliere (che non è il presidente, non è l’assessore, non è il dirigente…). Piuttosto che dedicare tempo ed energie ad avviare polemiche, a declamare principi, a marcare una mia “presunta” diversità, a elencare o contemplare cosa non va (ed è tanto), sono impegnato giornalmente, per moltissime ore tutti i giorni, a risolvere problemi, immaginare soluzioni, costruire percorsi normativi e amministrativi, aprire varchi nuovi, immaginare e offrire opportunità, sollecitare risposte, dare il senso che solo il lavoro ci migliora e migliora la nostra realtà. Insomma, il senso della nostra dimensione. La normalità, anche quando tutto attorno forse normale non è.

La faccio breve. Avverto il senso del tempo breve, il nostro. Che è le ore e i giorni che passano.

La nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Il nostro. A questo è affidato il nostro destino, personale, familiare e collettivo.

E questo vale anche per la nostra Città, in un periodo così delicato e difficile. Altamura sarà veramente libera quando saranno in tanti ad occuparsene, quando in tanti occuperemo il Comune. Non ci salverà nessuno (sicuramente non io, per rispondere a diverse sollecitazioni di queste ore). Sarà libera se saremo in tanti… tante persone normali, consapevoli e motivate. Il resto e il rischio sono il perpetuarsi, in altre forme, di cose già viste, vissute, subite, nell’ultimo decennio almeno.

Essere speranza, ripeto spesso, è ben più importante che avere speranza per sé. Lasciatemi consumare e proseguire in questo tentativo, qui, per il tempo (breve) che mi è ancora dato.