Abbattere le liste di attesa in sanità, responsabilizzando maggiormente il personale medico e le aziende sanitarie pugliesi al fine di migliorare e rendere più tempestivo il servizio rivolto ai cittadini: è questo l’obiettivo della proposta di legge depositata nei giorni scorsi dal collega consigliere regionale Fabiano Amati, che ho voluto sottoscrivere per rappresentare la mia adesione all’iniziativa legislativa intrapresa e per poter contribuire alla sua rapida approvazione [da qui la scheda e il testo della pdl].
Si tratta di una iniziativa molto importante che affronta in modo innovativo uno dei temi più delicati che riguardano il sistema sanitario pugliese e cioè le liste di attesa che, in molti casi, rendono difficoltoso per i cittadini poter effettuare, in regime pubblicistico, visite mediche o esami diagnostici in tempi ragionevoli. Molto spesso, si tratta delle stesse prestazioni che, privatamente e dietro il pagamento della parcella al medesimo professionista, si possono ottenere nel giro di qualche giorno. Tutto questo rende obiettivamente iniquo il sistema, ingenerando sentimenti di sfiducia e disapprovazione nei cittadini cui viene di fatto negato un diritto costituzionalmente tutelato, e cioè quello alla salute.
Con questo, ovviamente, non si vuole demonizzare la generalità dei medici pugliesi che lavorano con competenza e professionalità, spesso in contesti difficili, nell’ambito del servizio sanitario regionale, né addossare loro colpe e responsabilità per l’esistenza di lunghe liste di attesa (che, per la verità, interessano, a macchia di leopardo, solo talune strutture), dal momento che la possibilità di svolgere l’attività intramuraria è opportunamente riconosciuta dall’ordinamento al fine di evitare che pregiate professionalità, in un campo così importante e delicato, optino esclusivamente per lo svolgimento dell’attività libero-professionale, di fatto depauperando il servizio pubblico che offrirebbe, in tal caso, un servizio qualitativamente e professionalmente più modesto.
È certamente utile, quindi, la previsione del sistema intramurario, a condizione (ovviamente) che lo svolgimento della propria attività professionale nell’ambito delle strutture pubbliche e fuori dall’orario di lavoro, non generi disfunzioni e ritardi nell’erogazione delle prestazioni sanitarie in regime istituzionale.
Molti passi avanti sono stati compiuti in questi anni per rendere la sanità pugliese migliore e all’altezza delle aspettative dei cittadini, anche compiendo sacrifici dolorosi e difficili allo scopo di recuperare terreno in termini di efficienza, efficacia ed economicità di tutto il sistema sanitario. Ora, accanto alla fase di concreta attuazione del nuovo piano di riordino ospedaliero (che dovrà essere accompagnato da verifiche costanti per migliorarne e integrarne i contenuti) e al potenziamento del personale in corso, è indispensabile fornire una risposta concreta anche al bisogno di tempestività delle prestazioni richieste dai cittadini.
Per questo la proposta di legge punta innanzitutto a rendere trasparenti i tempi di attesa e ad individuare un responsabile unico per ogni azienda sanitaria cui spetterà il compito di attuare tutti gli interventi necessari per il loro abbattimento. D’altro canto molto significativa è anche la previsione di sospendere temporaneamente l’attività libero professionale intramuraria ove i tempi di erogazione delle prestazioni in regime istituzionale superino di più di cinque giorni i tempi di attesa relativi alle stesse prestazioni erogate in regime privatistico.
Si tratta, come appare evidente, di una proposta di legge finalizzata esclusivamente ad apportare correttivi per assicurare la tempestività delle prestazioni del servizio sanitario pubblico, che sta generando un appassionato e intenso dibattito in questi giorni tra operatori del settore, osservatori e rappresentanti istituzionali.
Quel che desta una certa sorpresa, però, sono le argomentazioni di chi, allo scopo di contestare l’iniziativa legislativa intrapresa dal collega Amati e da me condivisa e sostenuta, ha parlato di una presunta incompetenza della Regione ad affrontare questa materia. Questo convincimento è, infatti, assolutamente infondato.
La Corte costituzionale, è bene ricordare, ha più volte ribadito che la disciplina dell’attività medica intramuraria rientra nell’ambito della materia della “tutela della salute”, quindi materia di legislazione concorrente, ai sensi dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione. Spetta quindi alle Regioni disciplinare nel dettaglio la materia, nell’ambito dei principi di carattere generale dettati dalle norme statali.
A questo scopo, l’art. 1, comma 4, della legge 3 agosto 2007, n. 120 recante “Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria”, prevede espressamente, tra l’altro, che le Regioni:
1) adottino misure finalizzate a garantire il monitoraggio aziendale dei tempi di attesa delle prestazioni erogate nell’ambito dell’attività istituzionale, al fine di assicurare il rispetto dei tempi medi, attivando ogni meccanismo utile a ridurre i tempi di attesa (lett. d);
2) garantiscano il «progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, al fine di assicurare che il ricorso a quest’ultima sia conseguenza di libera scelta del cittadino e non di carenza nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale» (lett. g).
Il nodo è proprio questo. Tocca alle istituzioni regionali garantire che il ricorso alle prestazioni professionali intramurarie sia espressione di “libera scelta” dei cittadini pugliesi e non, invece, “necessitata” da carenze nell’organizzazione dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale.
Esattamente in questo quadro e nei limiti fissati dalle norme costituzionali e statali si muove la proposta di legge presentata che ha l’obiettivo di rendere più efficace e tempestivo il servizio sanitario regionale.
Credo, per questo, che il proposto intervento normativo sia molto importante, soprattutto nella direzione di responsabilizzare tutto il sistema sanitario regionale affinché si faccia carico di affrontare e risolvere una criticità, quella rappresentata dalle liste di attesa, che mina alle fondamenta il diritto ad una buona sanità pubblica per tutti i cittadini pugliesi.
Da qui il mio impegno nel sostenere questa iniziativa legislativa.