Pochi giorni fa, un giornalista di quella pattuglia di osservatori della politica regionale mi fa: 《Ti vediamo, tu che sei sul merito delle questioni e dei problemi, come un pesce fuor d’acqua in questa fase》. Il riferimento è a questi ultimi due tre mesi di, per così dire, politica politicata, intendendo così quella tutta gestita dal ceto politico guardando a se stesso in vista delle imminenti elezioni politiche. Su tutti i fronti, posizionamenti, clamori, slogan, nel tentativo (legittimo e comprensibile, sia chiaro) di darsi un profilo in vista di una candidatura o della ricerca del consenso. È come il battage pubblicitario prima del lancio di un prodotto, così che si sia riconoscibili, sugli scaffali, dai consumatori/elettori.
Aveva colto nel segno. E gli replicai che è un mio limite e che in realtà lo interpretavo, intimamente, come un complimento.
Sono dove sono stato eletto. Convinto che, qualunque sia il proprio ruolo (vale anche nella dimensione privata della nostra vita), si debba, prima di tutto, avvertire la responsabilità. Opposizione o governo che sia. Vivo e sento questa responsabilità con intensità viva, quotidianamente, profondamente. Con tutto quello che ne consegue, di buono e di brutto.