PIANO ENERGETICO REGIONALE, OCCASIONE DA NON PERDERE PER NUOVO MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE.

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Le Regioni hanno potestà regolamentare e pianificatoria in materia di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili. In questo quadro, la Regione Puglia si è dotata dal 2007 di un Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), strumento che contiene indirizzi e obiettivi strategici in campo energetico con un orizzonte temporale di dieci anni. L’intento, alla sua base, è di contemperare le esigenze di sviluppo economico e sociale con quelle di tutela dell’ambiente e del paesaggio e di conservazione delle risorse naturali e culturali.
Successivamente, con la legge regionale n. 25/2012, la Regione ha disposto l’aggiornamento del PEAR, anche in ragione degli obiettivi assegnati dallo Stato alla Regione Puglia con il burden sharing, vale a dire il contributo che ciascuna regione è tenuta a fornire per il raggiungimento degli obiettivi nazionali al 2020 di energia prodotta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.
Nel 2015, la Regione ha adottato il documento di aggiornamento e, su questo, ha aperto una fase di consultazione le cui risultanze hanno indotto la giunta regionale, nelle scorse settimane (deliberazione n. 1390/2017), a prevedere una revisione del documento di aggiornamento del PEAR per dare maggiore rilevanza alla decarbonizzazione, all’economia circolare e ai nuovi scenari di evoluzione del mix energetico.
È un’occasione importante. Non può essere mancata, perché può segnare un nuovo (o almeno aggiornato) modello di sviluppo sostenibile che promuova: a) le fonti energetiche rinnovabili; b) ricerca e innovazione tecnologica; c) condizioni per una “nuova vita” degli impianti esistenti; d) utilizzo di mezzi di trasporto clean; e) generazione di energia ad impatto zero.

Tra i possibili temi da sviluppare, mi limito a segnalarne due.

1) Fine vita. La Puglia deve prepararsi al termine del ciclo di vita degli esistenti impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, un termine segnato dall’usura, dalla scadenza delle autorizzazioni e dalla conclusione del programma di incentivi che rischia, senza un effettivo ripristino dei luoghi, di lasciare sui territori impianti inutilizzati. La sostituzione degli aerogeneratori e dei pannelli ormai vetusti con macchine di nuova generazione, più efficienti, può consentire alla Puglia di mantenere la sua posizione di assoluto rilievo nella produzione di energia pulita. Tale prospettiva, per un verso, sfrutta infrastrutture già esistenti, senza interessare e “consumare” altre aree, e, per l’altro, ottimizzando le risorse vento e sole, consente di ridurre le superfici occupate dagli impianti, con effetti positivi per il territorio. Per tutto questo, occorre definire un quadro normativo e regolamentare chiaro e semplificato che garantisca un giusto punto di equilibrio tra misure di compensazione di carattere ambientale, riduzione degli impatti sul paesaggio e l’iniziativa imprenditoriale.

2) Idrogeno. La Puglia deve puntare sull’ottimizzazione delle fonti energetiche rinnovabili. L’energia elettrica non immessa nella rete e non consumata in loco viene attualmente dispersa. Può invece essere utilizzata per produrre idrogeno, attraverso processo elettrolitico, da destinare all’autotrazione, alla generazione di energia e di calore per edifici pubblici e privati. Peraltro, la promozione di tecnologie che impiegano idrogeno consente di rafforzare quel dialogo tra il mondo della ricerca e dell’industria, chiave del successo di una economia competitiva e che potrebbe rendere la Puglia leader mondiale nel panorama della mobilità sostenibile.

Favorendo la generazione di energia da fonti rinnovabili e percorrendo le nuove frontiere ad essa correlate, la Regione potrà offrire un contributo concreto per una crescita sostenibile.

ENZO COLONNA