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È certamente un passo in avanti l’approvazione nei giorni scorsi, da parte della Camera dei Deputati, della proposta di legge in materia di coltivazione e somministrazione della cannabis a uso medico. Ora il provvedimento passa all’esame del Senato. Il testo, però, lascia irrisolti alcuni importanti nodi e non è chiaro se possa essere licenziato in via definitiva entro la fine della legislatura.
Le procedure parlamentari e i tempi della politica italiana non sono compatibili con i tempi delle tante persone affette da patologie (neurodegenerative, neurologiche, oncologiche), che potrebbero trarre giovamento dalla cannabis. Ogni giorno che passa, infatti, è una sofferenza non affrontata. Ogni indugio è violazione, per tantissimi pazienti, del diritto alla cura, ad un’efficace terapia del dolore, al trattamento degli effetti collaterali negativi di terapie farmacologiche, con sostanze e principi attivi sulla cui utilità la scienza non nutre ormai più alcun dubbio.
Il problema reale, infatti, è che la coltivazione della cannabis ad uso terapeutico, la sua preparazione e distribuzione alle farmacie sono strettamente controllate dallo Stato. L’unico centro autorizzato da Aifa e Ministero della Salute alla produzione di cannabis resta lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, che assicura una disponibilità estremamente limitata, del tutto insufficiente a far fronte alle tante richieste che provengono da tutta Italia.
Tutto questo è divenuto assolutamente insostenibile.
La giunta regionale ha predisposto, quasi un anno fa, un disegno di legge che va proprio nella direzione di avviare un progetto pilota per la coltivazione, produzione e distribuzione regionale di sostanze di origine vegetale a base di cannabis per finalità terapeutiche. È indispensabile procedere con decisione in questa direzione, sul solco già tracciato con la legge regionale n. 12 del 12 febbraio 2014 rimasta in gran parte inattuata.
Per questo ho apprezzato la posizione espressa dal Presidente Emiliano che, nelle scorse settimane, aveva annunciato l’intenzione di procedere autonomamente, come regione, nella produzione di cannabis. Per questo, visti i ritardi e le incertezze accumulati a livello statale, gli chiedo di rompere gli indugi, di prendere l’iniziativa e passare all’azione.
Le malattie e le sofferenze delle persone non aspettano. Alle Istituzioni, a tutti i livelli, tocca il dovere della risposta, concreta ed efficace, alla domanda di cura delle persone.