Ne ho lette tante in questi giorni, sui temi più disparati. I tempi rilassati mi hanno consentito di indugiare di più su questo mezzo, sulla rete e così di cogliere umori e istinti che via via trovavano espressione in prese di posizione, post, commenti, provocazioni e reazioni.
Ne ho ricavato una sensazione, netta e sgradevole: non sappiamo più cosa significhi vivere insieme, quale inscindibile rapporto di obblighi/diritti implichi, quali siano gli anelli che ci legano, quale trama di valori e elementi comuni ci sorregga. Sembra perduta o comunque non più viva la memoria del dolore, della perdita, del trauma che non portarono solo alla liberazione dal nazifascismo e dalla dittatura, ma portarono soprattutto a liberarsi, cioè a ritrovarsi come comunità, consapevole di una storia e di un destino comuni. Il cuore non è più spezzato da tempo, la sua memoria sembra essere svanita e con essa sembra sfuggita la nostra capacità di cogliere il segreto delle cose, oscenamente coperto da lazzi, grida, parole vuote di senso e cariche di risentimento, sospetto, rancore, odio, diffidenza, quindi paura. E con il segreto delle cose, dello stare insieme, viene meno anche la capacità di immaginarci in un futuro migliore.