“Le mura della città diventano mura nella città”. Saltano i confini esterni e sorgono linee di frattura interne alle città con zone “grigie”, spazi dell’indecisione, dell’insicurezza, dello stress individuale e sociale: centri storici svuotati da abitanti e decaduti ad aree residuali, margini urbani non buoni né per abitarvi né per l’agricoltura, quartieri abbandonati e degradati, nuovi ghetti. Spazi dell’esclusione, in cui vengono confinati, emarginati e “nascosti” segmenti di popolazione e relativi problemi, ma che divengono incubatori di conflitti, di odio, paure e rancori e quindi di rischi per la convivenza e per la stessa democrazia.
[leggendo Settis, “Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili”]