Casi di sindrome emolitica-uremica (SEU), necessario e urgente assicurare verità e chiarezza sulle cause di diffusione del batterio. Pesanti conseguenze anche in alcuni settori produttivi e commerciali.

È necessario che gli organi competenti forniscano rapidamente tutte le informazioni disponibili sulle cause della trasmissione del batterio che ha determinato, nelle scorse settimane, i casi dei bambini affetti da Sindrome Emolitica-Uremica (SEU).
Ricordo che, ad oggi, sono due i casi accertati di SEU, entrambi di Altamura: la piccola Vittoria, di 15 mesi, purtroppo morta pochi giorni fa (per una serie di complicazioni) e il bambino ricoverato da diversi giorni al Giovanni XXIII. Una terza bimba altamurana è stata colpita da una forma acuta di gastroenterite, quindi, al momento, solo un sospetto caso SEU. Un quarto bambino del napoletano, di passaggio ad Altamura, presenta un’infezione da batterio di ceppo diverso da quello che ha colpito i bimbi altamurani. Quindi si tende ad escludere una connessione. Si tratterebbe solo di una coincidenza.
Secondo quanto dichiarato a margine della riunione del 5 giugno scorso del tavolo di crisi sulla sicurezza alimentare, convocato dal Presidente Emiliano e presieduto dal direttore del Dipartimento ‘Politiche della salute e benessere sociale’, Giancarlo Ruscitti, «allo stato attuale non c’è nessuna emergenza Seu in Puglia». Quanto alle cause della trasmissione del batterio le autorità sanitarie hanno riferito che «la contaminazione deriva probabilmente dall’uso non corretto di latte crudo che non può essere assolutamente utilizzato per l’alimentazione umana se non previo trattamento termico». In ogni caso, si legge nella nota diffusa, «la Regione Puglia, tramite i suoi organi competenti, la Asl di Bari, l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata e l’Arpa, sta monitorando la situazione che in questo momento non desta preoccupazione».
Malgrado tali dichiarazioni, il timore della diffusione del batterio resta attuale e l’allarme tra la popolazione è altissimo, alimentato da voci e sospetti del tutto incontrollati.
La situazione sta anche compromettendo l’attività di aziende di alcuni settori produttivi e commerciali (caseifici, gelaterie, aziende zootecniche, in generale tutte le attività connesse alla produzione, distribuzione e trasformazione del latte). Da diversi operatori di tali settori giungono infatti notizie di pesanti cali di vendite negli ultimi giorni, anche dell’ordine del 60-70%.
Ricordo che su tutta la vicenda sono in corso indagini e accertamenti da parte delle autorità preposte (con professionisti ed esperti di altissimo livello), con cui sono in contatto costante da diversi giorni.
Analogamente fuori controllo (e al limite dell’isterìa) sono poi le voci che attribuiscono la causa dell’infezione alla contaminazione dell’acqua distribuita dalla rete idrica per il consumo umano a seguito del rifacimento di tronchi fognari o addirittura per i problemi connessi con l’invaso del Pertusillo. Al riguardo, è ragionevole pensare – come peraltro riferiscono esperti – che, se fosse stata l’acqua la causa dell’infezione, i casi non sarebbero stati due-tre, bensì svariate decine.
Tali messaggi, spesso diffusi attraverso social e canali della comunicazione digitale, rischiano seriamente di destabilizzare la comunità, cui invece devono essere assicurati in tempi brevi elementi di verità e chiarezza sulla vicenda.
Pertanto, pur comprendendo le grandi difficoltà nella individuazione delle cause di trasmissione del batterio e la necessaria prudenza nel trarre conclusioni in assenza di evidenti e oggettivi riscontri, occorre fornire al più presto ai cittadini tutte le informazioni a disposizione delle autorità competenti comprese le risultanze di verifiche e controlli già espletati o in corso da giorni da parte degli organi competenti, anche se parziali o anche se utili solo ad escludere determinate cause di trasmissione del batterio.
Anche per sollecitare tali azioni ho presentato una interrogazione urgente.