Le polemiche sulla temporanea copertura della statua in piazza Duomo – per comprensibilissime esigenze di protezione, sicurezza, organizzazione connesse alla manifestazione Federicus del prossimo fine settimana – mi hanno fatto tornare alla mente un argomento filosofico/teologico per cui dall’assenza si ricava la prova della presenza. Così sta avvenendo, per tanti, in riferimento all’esistenza di quella statua, sinora generalmente e quotidianamente utilizzata, nella migliore delle ipotesi e nell’indifferenza generalizzata, come appendice di seduta dei bar della zona o seduta dei turisti affranti dall’assenza di qualsivoglia area pubblica per la sosta e il ristoro. Analogo discorso vale per le condizioni di degrado di tutto il centro storico, su cui si concentra l’attenzione solo nella tregiorni federiciana.
Non male, come risultato, per tutta questa vicenda, di cui dovrebbero menar vanto gli organizzatori.
Come diceva Hölderlin, “là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva”.
In tante altre situazioni, ben più serie, di mutilazione e sottrazione di spazi e beni comuni c’era e c’è da aspettarsi un’analoga e diffusa percezione del pericolo, non circoscritta ai solitamente pochi soggetti sensibili. Una percezione da cui è auspicabile cresca qualcosa che ci salvi tutti.