Ancora una volta grandi esperti e strateghi di politica, comunicazione e sondaggi, non hanno capito nulla.
Invece, aveva ragione lui, il mio Michele.
Riprendo un post del 3 marzo scorso:
«”Ciuffettone vincerà”, va ripetendo da diverse settimane il mio piccolo Michele riferendosi a Trump. Con mio sgomento.
Non servono guru elettorali, grandi esperti di politica, comunicazione e sondaggi, per cogliere i segnali, lo spirito dei tempi.
Il problema è che spesso, chi fa politica, anche dalle nostre parti, non è in grado di leggere la realtà o, meglio, la legge attraverso la lente dei propri schemi, dei propri calcoli, delle proprie ambizioni, delle proprie sovrastrutture mentali spesso elitarie e scollegate dal vissuto di tutti i giorni. La realtà viene così deformata e si va incontro a sconfitte e delusioni.
Il problema, per chi fa politica e si rifiuta di abbandonarsi a derive populistiche, volgari e demagogiche (alla Trump e affini europei), è mantenere la necessaria connessione fisica ed emotiva con la realtà e gli elettori.
In una parola, empatia, la capacità di sentire come propri i bisogni e le posizioni degli altri.
Questo significa essere semplici, ma non banali. Popolari, ma non populisti. Diretti, ma non volgari. Seri, ma non cinici. Razionali, ma non calcolatori. Competenti, ma non supponenti.
E, comunque, senza dimenticare mai che politica è anche e ancora capacità di emozionarsi ed emozionare.
Questo percepiscono le persone che incontriamo tutti i giorni. Non figure astratte di elettori, riferimento di “strategie” politiche, grandi quanto inconcludenti. Ma persone vere.
Come un bambino di 7 anni.»