Ieri, ancora una volta, il sindaco ha dato in escandescenze. Succede regolarmente ogni volta che si ritrova senza argomenti o quando viene richiamato agli impegni presi nei mesi, negli anni scorsi, soprattutto in campagna elettorale.
I presenti mi hanno riferito che, in occasione del sopralluogo della funzionaria archeologa della soprintendenza presso il Parco degli Ulivi, il sindaco ha pensato bene di apostrofare cittadini altamurani, che sono impegnati nel comitato in difesa di quel parco (a ragione o a torto, si badi, comunque la si pensi sul merito della questione) utilizzando unicamente gli strumenti messi a disposizione dalla democrazia e dalla legge, con epiteti quali “morto di fame”, “ignorante” e con un finale “fatti votare” (all’indirizzo in particolare di Pasquale Dibenedetto).
Ecco, metto da parte ogni considerazione sull’insana idea per cui solo il voto legittimi a parlare o proporre, a dire cose sensate o ancora ad avere ragione, dimenticando che il voto dà diritto, in più rispetto agli altri, solo a governare, a prendere decisioni assumendosene meriti (se ci sono) e responsabilità (sempre e comunque vada).
Evito anche di ricordare che la Costituzione, forse per qualcuno irrilevante, obbliga chiunque eserciti “funzioni pubbliche” ad “adempierle con disciplina ed onore” (art. 54).
Tengo invece ad esprimere pubblicamente affetto e vicinanza a Pasquale Dibenedetto, cittadino consapevole e maturo come pochi, professionista serissimo ed eccellente, soprattutto, per me, Amico caro e prezioso.
Non sono in condizione di dire se il Potere cambi le persone (come si usa normalmente affermare) o piuttosto riveli, gonfiandoli ed esaltandoli, i tratti più veri e autentici di una persona, quindi anche quelli negativi, che, prima del Potere, anonimato e ipocrisia tenevano nascosti.
So con certezza, però, che una Comunità non ha bisogno di amministratori e politici inutilmente offensivi o offensivamente inutili. Non la fanno crescere, non ne agevolano il progresso.
Della ricchezza culturale e della vitale sensibilità di persone come Pasquale, invece, non possiamo farne a meno. Ci aiutano a migliorare e a stare meglio.
Dunque, giù le “mani” e il cappello.