Ottimo lavoro di Angela Colonna. Dal suo ultimo pezzo [leggi qui]
emergono almeno due nuovi elementi:
- Veniamo a conoscenza di un’interrogazione presentata nel
2007 da due consiglieri regionali (tra cui Michele Ventricelli) da cui si
evincono alcuni elementi sinora sconosciuti: ci sono stati problemi, non meglio
precisati, relativi alla procedura di demanializzazione della paleosuperficie e
delle particelle funzionali alla fruizione del sito (la strada di accesso). È una
questione su cui ho insistito, pur non disponendo degli elementi di conoscenza
dei consiglieri regionali, nei miei ultimi interventi e nella mia interpellanza
al sindaco [ad esempio, leggi qui l’intervento pubblicato dal sito di Repubblica Bari qualche giorno fa].
Sarebbe interessante capire a cosa i consiglieri regionali si riferivano quando
scrivevano "la procedura di demanializzazione subisca una brusca ed
inspiegabile interruzione" e quali siano state le risposte ottenute alla
loro interrogazione. - In risposta alle domande della giornalista, il
Soprintendente La Rocca ha precisato: "La superficie con le impronte è
negli elenchi dei beni demaniali". Ne prendo atto, anche se ci sono i
rilievi messi in evidenza dall’interrogazione regionale (trasmissione planimetrie,
risposte all’agenzia del demanio, ecc.).
Evidentemente ho grandi limiti comunicativi. Non per questo
qualcuno è legittimato a darmi del cialtrone o a riversarmi le solite ammuffite
accuse di “protagonismo”, dopo aver dedicato in questi anni, assieme a pochi
altri soggetti (quelli riuniti prima nel Comitato per lo sviluppo e la qualità
della vita, poi quelli del Comitato per l’Uomo fossile e le Orme di dinosauro, a
persone come Fabio Perinei e Luca Bellarosa),
un costante impegno diretto, anche con successo, a impedire che la Cava dei
Dinosauri fosse compromessa da abusi, dall’industrializzazione della zona, da
sperperi di denaro pubblico, da incredibili operazioni societarie [per una
parziale documentazione, c’è questo nostro blog e in particolare un sua apposita
sezione dedicata a "Murgia e Territorio" (da qui)]. In tutte queste
occasioni, quando si trattava di prendere “schiaffi”, non fisici ovviamente, o
assumere posizioni difficili, davvero difficili, non abbiamo ritrovato in
passato molti “protagonisti” al nostro fianco.
Con difficoltà, per i menzionati limiti comunicativi, e
tornando al merito delle questioni, quello che conta per davvero, le questioni
che mi sto sforzando di mettere in evidenza sono altre:
- Se la superficie con le orme e la relativa strada di
accesso sono beni demaniali (quindi di tutti, della ‘nazione’), perché in tutti
questi 13 anni non si è intervenuto e ancora non si interviene per la messa in
sicurezza di un patrimonio già della collettività? È semplicemente un dovere,
un obbligo, giuridico, oltre che di altra natura. A noi tocca esigere il
puntuale adempimento di quest’obbligo. - Perché si continua a parlare (facendo un’incredibile
confusione) di provvedimenti di "occupazione"? È evidente la
contraddizione, banale rilevarla: se è demaniale, si tratta di preservare un
bene già della collettività e non sono necessari decreti o provvedimenti di
sorta. La Soprintendenza già dispone del Bene e senza alcun impedimento
giuridico può procedere con i necessari interventi di preservazione. Scusate se
banalizzo con un esempio: per fare i lavori in casa mia, che faccio, mi firmo
un provvedimento con cui mi autorizzo ad entrare e sistemare l’impalcatura?
Difficile comprendere questo? Non mi pare proprio. - E ancora e questa cosa mi fa davvero impazzire o, meglio,
mi fa impazzire rilevare che non si riesca a cogliere l’assurdità delle cose
che si scrivono e leggono in giro, da più parti. Se è un Bene demaniale, come
ora ribadisce il Soprintendente e non ho motivo di dubitare (nonostante i fatti
a cui si riferisce l’interrogazione del 2007, resa nota solo oggi da
Altamuralife.it, dei consiglieri regionali e che mi auguro possano essere
meglio spiegati), perché è necessario chiedere il permesso ai proprietari
privati della Cava per accedere alla superficie, per organizzare una visita,
per organizzare – come ora, ad esempio, intende lodevolmente fare l’Ente Parco
– una stagione di visite guidate? Se la superficie e la strada di accesso sono
beni demaniali, l’unico referente, a cui chiedere l’autorizzazione, per foto,
riprese, accessi, visite, ricerche, è la Soprintendenza per i Beni archeologici
della Puglia.
Evidentemente, c’è qualcosa che non torna. È cialtroneria o
smania di protagonismo mettere in evidenza queste contraddizioni?
Il fatto è che questa vicenda si trascina penosamente e
tristemente da tantissimi anni. L’unico modo per venirne a capo, a mio parere, è, con
l’umiltà dello studio e del lavoro quotidiano, individuare i problemi negli
esatti termini, altrimenti continuiamo ad alimentare incertezze,
disinformazione e soprattutto alibi, esattamente quegli alibi che sinora hanno
impedito di attivare le opportune procedure di legge, in questo caso
finalizzate almeno a preservare orme e superficie.
Come ho già scritto, difficili non sono le risposte, ma le
domande. Porre le giuste domande significa essere già a metà del processo per
la loro risoluzione. Nella formulazione del problema è già implicito il
criterio della soluzione. Altrimenti ci si avvita con le proprie fallaci
certezze e il problema resta lì, irrisolto.
Per la prospettiva, infine, resta la proposta da tempo
avanzata e che ho rilanciato con la mia interpellanza. Al cospetto di una stima
della Cava, il contesto e non la superficie (appunto, come si dice, già
demaniale), pari a 500mila euro, per accelerare la definizione della questione
relativa alla titolarità del Bene, preliminare ai successivi interventi di
valorizzazione e fruizione, non è opportuno, doveroso, che siano, assieme, il
Comune di Altamura, la Regione Puglia e la Provincia di Bari ad attivarsi per
espropriare l’area ai sensi dell’art. 95, comma 2, del Codice dei beni culturali
e del paesaggio (che così recita: "Il Ministero può autorizzare, a
richiesta, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro
ente ed istituto pubblico ad effettuare l’espropriazione di cui al comma 1. In tal caso dichiara la
pubblica utilità ai fini dell’esproprio e rimette gli atti all’ente interessato
per la prosecuzione del procedimento")?
Ritengo che su questa prospettiva, molto realistica a mio
parere, tutte le Istituzioni territoriali debbano lavorare assieme e
rapidamente, per superare anni di desolante paralisi, di rimpalli di
responsabilità, per superare una lunghissima stagione di rassegnazione e
lamentazione, di sconcertante e ingiustificabile abbandono di un bene comune di
assoluta e unica rilevanza.
Altamura, 3 maggio 2013
ENZO COLONNA (Movimento cittadino Aria Fresca)