ANCHE SULLA QUESTIONE SANT’AGOSTINO, SIAMO VITTIME DI UNA POLITICA IMPOTENTE E IMBARAZZANTE.

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ANCHE SULLA QUESTIONE SANT’AGOSTINO, SIAMO VITTIME DI UNA POLITICA IMPOTENTE E IMBARAZZANTE.

Venerdì 26 ottobre, altra discussione surreale in Consiglio,
un “non-luogo”, un vuoto in un circolo di pochezze, interessi, ambizioni
personali.

Questione Sant’Agostino, vale a dire la destinazione di
quella parte del complesso di proprietà comunale (ex monastero, ex mattatoio)
attualmente oggetto di lavori di restauro (un investimento pubblico cospicuo di
circa 1.800.000 euro, di origine europea, filtrati attraverso la regione e
l’area vasta “la città murgiana”).

Con fatica, avevamo definito una proposta di deliberazione,
anche a fronte della richiesta della Parrocchia di Sant’Agostino e dell’Agesci
di tornare nella disponibilità degli spazi di cui hanno goduto negli anni
passati. La proposta agli atti del consiglio, infatti, era stata elaborata dal
dirigente del settore “lavori pubblici”, l’ingegnere Maiullari, sulla base
degli indirizzi che, all’unanimità, avevamo fornito nella commissione consiliare
“bilancio e patrimonio”:

  • concessione dell’uso gratuito di parte del complesso, almeno
    nella medesima misura di cui la Parrocchia e l’Agesci disponevano prima dei
    lavori;
  • realizzazione di servizi e attività di interesse sociale e
    collettiva (come da programma proposto dalla parrocchia);
  • affidamento della gestione della piccola sala
    teatrale/musicale che verrà realizzata nel cuore del complesso da parte della
    Parrocchia con adozione di specifico regolamento d’uso che garantisse la
    fruizione da parte del Comune e di qualsiasi altra realtà cittadina interessata.

Abbiamo inoltre proposto, dalla nostra minoranza, di
assegnare, alle medesime condizioni (previste dal regolamento comunale sulla
“contabilità” e dallo statuto), i restanti spazi (3-4 locali dell’ala
posteriore del complesso, ala di via Marecchia) ad uffici, servizi o attività
del Comune purché compatibili con la destinazione complessiva della struttura o
ad altri enti o organizzazioni operanti nel territorio comunale selezionati
attraverso un avviso pubblico da adottarsi in tempi rapidi (entro 60 giorni).

È partita una corsa ad accreditarsi come i più bravi, i più
buoni, i più compiacenti con le aspettative che la parrocchia con molta educazione
e civiltà aveva avanzato. Insomma, la solita tecnica furbesca e infantile.

Imbarazzante e indecente.

C’era chi proponeva di affidare tutto il complesso,
dimenticando che il Comune sopporta un esborso annuo di oltre 500mila euro di
fitti passivi (per uffici, servizi  e
attività comunali) e che ci sono richieste di spazi da parte di altre
organizzazioni del territorio. C’è stato alla fine il Sindaco, notoriamente “secondo
a nessuno”, er mejo
fico der bigonzo
”, che, prima di abbandonare l’aula
consiliare, impedendo il voto, ha tuonato: vi faremo vedere noi, quanto vale la
parola del sindaco, che è la parola di tutta la maggioranza, presenteremo una
proposta per assegnare tutti gli spazi alla parrocchia e alle “associazioni
satelliti” (sic! proprio così!) e anzi, ha aggiunto, rinunceremo a riscuotere i
fitti pregressi non riscossi dal Comune (circa 22mila euro, per questi la
proposta agli atti prevedeva una rateizzazione del pagamento in dieci anni).
Tecnicamente, una rimessione del debito… chissà, forse pensa che a questa si
accompagnerà, come contropartita, la rimessione dei peccati! Ha volutamente
dimenticato che tutta la materia, per regolamento, è competenza sua e della
giunta comunale. Perché, sinora, non ha mosso un dito? Perché non ha adottato
alcun provvedimento? Perché ha atteso il consiglio comunale per fare annunci così
roboanti?

Abbiamo assistito a scene penose, al solito coro di voci
bianche della politica, un coro di “eletti” che rinunciano alla loro missione e
alla loro funzione, quella di guardare alla Città (per intero), di governarla,
definendo progetti, obiettivi, soluzioni. Si è pure sentito: fate voi, perché
noi, della politica, non ne siamo capaci.

Imbarazzante e indecente.

Alla fine, il sindaco ha pensato bene, dopo cinque ore di
discussione, di abbandonare l’aula, con gli altri (soli) cinque consiglieri presenti
della sua minimaggioranza, facendo venir meno il numero legale (eravamo in
dodici, i consiglieri delle due minoranze) e determinando lo scioglimento del
consiglio comunale. Insomma, terzo consecutivo consiglio andato a vuoto per
“indisponibilità” della minimaggioranza che poi – oltre ai tre consigli comunali
del 29, 30 e 31 ottobre – si affanna a convocarne altri dieci (avete letto
bene, 10!) dal 5 al 16 novembre, per poter approvare il bilancio di previsione
del 2012 (ad anno finito!).

Imbarazzante e indecente.

L’ultima perla. In aula si è pure sentito affermare, da
persona in politica e nelle istituzioni da anni: grazie a voi, al “volontariato
del terzo settore” (non sapevo che ce ne fosse uno del primo, secondo, quarto,
quinto…!), grazie per il contributo che date alla politica!

Non ne ho potuto più, alzandomi dalla sedia, ho sbottato: il
problema è che non ho capito voi, consiglieri e “politici”, quale contributo
date alla politica, quindi alla Città? In termini più brutali: che cazzo ci
state a fare in consiglio?

Imbarazzante e indecente.

Quando finirà questa pena, questa lenta e inesorabile
agonia?

enzo colonna

(consigliere comunale, Movimento Aria Fresca)