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ECCO LA RICOSTRUZIONE DEL MIO INTERVENTO DI SABATO 27 OTTOBRE 2012.
Ieri, cortesemente invitato da Franco Fiore (API) al
convegno/dibattito "Restituiamo dignità al nostro voto. Modifica della
legge elettorale", ospite l’onorevole Pino Pisicchio, presidente della
Commissione elettorale della Camera dei Deputati, mi sono soffermato in
particolare su due punti.
Ho ricordato l’articolo 49 della Costituzione sulla
democrazia interna ai partiti ("Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale"). Ho sottolineato la mancata
applicazione della previsione costituzionale che perdura dalla promulgazione
della Costituzione. Il prossimo 27 dicembre saranno 65 gli anni di questa
previsione costituzionale non attuata.
La necessità di attuare la Costituzione attraverso la
regolamentazione giuridica dei partiti investe infatti il tema della
“democrazia nei partiti”, della loro “trasparenza”, della loro “funzione di
formazione e selezione della classe dirigente e dei candidati a funzioni
elettive e rappresentative, ma anche questioni come "costo della
politica" e “mezzi di finanziamento”.
L’attuazione della Costituzione è dunque, a mio parere, a
monte della questione “sistema elettorale”.
«Per ottenere questi scopi di pubblica moralizzazione,
occorre anzitutto affrontare il problema giuridico della figura e dell’attività
dei partiti» – scriveva, nel 1958, il senatore a vita Luigi Sturzo, fondatore
del Partito Popolare nel 1919, presentando la sua proposta di legge con una
possibile soluzione al problema – e aggiungeva: «La Costituzione implicitamente
contiene tutto quel che si può esplicitare in leggi per mantenere puro, alto e
indipendente l’ufficio di rappresentante della nazione, in modo da non essere
mai accusato di aver contratto legami per finanziamenti di dubbia origine o
peggio essere portavoce di gruppi particolari contro gl’interessi generali. Per
precisare la responsabilità occorre anzitutto che il partito, pur conservando
la libertà che deve avere il cittadino nella propria attività politica, sia
legalmente riconoscibile e sia posto in grado di assumere anche di fronte alla
legge le proprie responsabilità.»
In tal senso, ho rilevato, forse sarà l’Europa a spingere
l’Italia ad introdurre una regolamentazione dei partiti che da noi non si è
riusciti a realizzare in 65 anni di vita repubblicana [v. la Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al
finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche
europee: http://www.ipex.eu/IPEXL-WEB/dossier/document/COM20120499.do].
Ho anche ricordato cosa scriveva la
"Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto" del
Consiglio d’Europa nel "Codice di buona condotta in materia elettorale.
Linee guida e rapporto esplicativo":
«Gli elementi fondamentali
del diritto elettorale, e in particolare il sistema elettorale propriamente
detto, la composizione delle commissioni elettorali e la delimitazione delle
circoscrizioni non dovrebbero poter essere modificate meno di un anno prima di
un’elezione, o dovrebbero essere regolate a livello costituzionale o ad un
livello superiore a quello della legge ordinaria. (…) La stabilità del
diritto è un elemento importante della credibilità del processo elettorale, che
a sua volta è essenziale per il consolidamento della democrazia. In effetti, se
le regole cambiano spesso, l’elettore può essere disorientato e non capirle, specialmente
se hanno una natura complessa; soprattutto, può considerare, a torto o a
ragione, che il diritto elettorale è uno strumento che coloro che esercitano il
potere manipolano a loro favore, e che il voto dell’elettore non è più quindi
l’elemento che decide l’esito delle elezioni».
Argomenti che condivido e che mi fanno concludere: sia la
prossima legislatura, sin dalle primissime battute e magari con impegni in tal
senso assunti da tutte le forze politiche durante la campagna elettorale, a
mettere mano alla definizione dello statuto giuridico dei partiti politici,
dando finalmente attuazione all’art. 49 della Costituzione, e all’adozione di
una conseguente nuova legge elettorale che esalti la centralità del voto
dell’elettore. In tal senso, guardo con diffidenza e preoccupazione a soluzioni
ora banali ora sofisticate. Sono per risposte semplici, comprensibili, dirette:
o un sistema proporzionale puro o un maggioritario secco sul modello
anglosassone (senza recuperi, listini, quote proporzionali) con collegi piccoli
(un candidato, una compagine politica, un territorio). La mia preferenza, per
quello che vale, cade su quest’ultimo modello.
Enzo Colonna (consigliere comunale di Altamura – Movimento cittadino Aria fresca)